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Giornalai d'assalto e connivenze

Post n°691 pubblicato il 03 Giugno 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

E’ innegabile che l’ingerenza della stampa in campo giudiziario è spesso responsabile degli sviluppi anomali delle medesime “cronache” giudiziarie, soprattutto quando travalica arrogantemente, in delirio d’onnipotenza, i capisaldi dell’etica di comodo della libertà d’espressione, strumentale non alla libertà di stampa fine a se stessa ma alla dittatura di pensiero di viscidi figuri, manovratori dell’opinione pubblica. E’ letale, poi, quando certo travestitismo giornalistico è suffragato da spirito giustizialista, accanimento terapeutico di morbosità scandalistica ed autentica cattiveria umana, da parte di chi, munito dell’unica arma di una “penna”… di pavone… nasconde sotto le piume un coltello. Michele Orsi, l’imprenditore assassinato dalla Camorra a Casal di Principe l’altr’ieri è l’ultimo caso emblematico del terrorismo giornalistico. Responsabili della sua “esecuzione” non sono solo i “casalesi” dalle mani lorde di sangue ma quei meschini mentalmente disturbati che, per anni, dalle pagine delle cronache locali, ne hanno costruito l’esasperata immagine di “camorrista” eppoi di “pentito”. Con un po’ di buonsenso chiunque avrebbe stabilito da se’ che se Michele Orsi fosse stato inteso dalla Procura quale “collaboratore di giustizia” avrebbe avuto tutto il diritto d’essere ammesso al “programma di protezione” previsto per gli squallidi eroi del “pentitificio nazionale”; sarebbe stato immediatamente trasferito con la famiglia in località segreta, gli si sarebbe garantita una vita civile per se’ e per i suoi, avrebbe goduto di una scorta ed altri benefici. In mancanza di questi elementi, in assenza di quest’iter giudiziario, come hanno fatto i “giornalai d’assalto”, peraltro ignoranti in materia, a spedirlo con leggerezza che si può solo definire cretinismo alla pubblica gogna quindi nelle mani dei killer? Perché non esiste censura per costoro, corresponsabili della morte di un uomo? Quanto Orsi fosse una persona onesta o disonesta questo non c’è dato saperlo ma che fosse un imprenditore, probabile anello di congiunzione tra la politica e la camorra, che aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine perché spaventato da precedenti “avvertimenti” di stampo camorrista lo si evince, come già detto, dall’assenza di misure cautelative nei suoi confronti ed anche dal tipo di reato imputatogli di Truffa ai danni dello Stato, nel processo che il 17 giugno l’avrebbe visto come imputato e teste e dal quale sarebbero probabilmente sortite preziose indicazioni per meglio delineare la preziosa ed astratta mappa dell’ECOMAFIA sul territorio. Non potrà più parlare, Michele Orsi, con grave danno per la Giustizia e la Società Civile. Ora, alla corresponsabilità in quest’ennesimo omicidio, ai “giornalai” di cui sopra non andrebbe imputato anche il famoso “spurio giurisprudenziale” ad uso di disinvolti magistrati del “concorso esterno in associazione mafiosa”, valutando il profittevole aiuto che costoro hanno fornito all’ecomafia casalese, indicandogli pure il bersaglio?… Da tempo immemore il mediocre giornalismo italiano si ciba di carogne, di lerciume, di sospetti, di malanimo, di becero inciucio, sull’onda intellettuale della munifica corrente del TRAVAGLISMO alla Robespiérre. Cresce a dismisura la pletora dei poveracci di redazione emuli del più celebre personaggio che sta togliendo il pane di bocca persino ai magistrati… non solo, persino a DIO giudice supremo… questi poveracci che si sentono tutti agenti segreti, intelligenti 007, ridicolmente proprio in questo Paese, dove i Servizi si coniugano ai Segreti di Pulcinella! La tuttologia giustizialista di stampo illuminista e rivoluzionario, preordinata sulla vigliacca delazione – e non possiamo fare a meno, in questa sede, di citare il CASO per eccellenza di Bruno CONTRADA – andrebbe perseguita per Legge perché è lampante come il rimescolare continuo di illazioni e diffamazioni serva a distrarre l’opinione pubblica e – spesso – la medesima magistratura dal problema fondamentale della Lotta alla Mafia. Ciò che abbiamo compreso, assistendo impotenti ad un sensazionalismo che non fa più presa sulla gente comune, laddove l’autentica trasgressione parrebbe consistere nell’invocata “normalità”, è che senza rendersene conto il giornalismo scalpitante, questo yuppismo sfrenato nell’informazione, profumato di terrorismo e di catastrofismo, finisce con l’essere il miglior alleato della malavita organizzata e la tomba della lotta alla mafia! Cio' ch'è più grave è che la Magistratura e la Politica lascino fare e non si avvedano che il bubbone anti-ANTIMAFIA se lo covano in seno, come una serpe! Peraltro, non si staglia all'orizzonte, mai, un coraggioso italiano autorevole che denunci queste occulte complicità criminali, temendo l'isolamento o... qualcosa di più. L'omertà di tutti favorisce il lavoro dei boia di regime!   

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/06/08 alle 12:29 via WEB
Quanto scrivi l'ho pensato anche io quando i telegiornali hanno dato la notizia. Giornalisti (?) e certa Magistratura (quella che passa le veline ai pennivendoli) hanno colpe gravissime. Maria
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/06/08 alle 12:34 via WEB
Marina, la generosità della Tua penna è degna di ogni elogio. Hai il merito di cercare di attuare l'unica rivoluzione possibile: LA VERITA'. con affetto e stima. Antimo
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 03/06/08 alle 14:28 via WEB
ricevuto in redazione: Carissima Marina, grazie per avermi mandato il Tuo splendido articolo: Giornalai d'assalto e connivenze. Hai pienamente ragione in un mondo di stravaganti assurdità che in nome di misconosciuta "GIUSTIZIA" procurano solo danni che spesso sono irreparabili. Grazie di cuore la Tua è un'autentica pagina di storia e orgoglio di Giornalismo. Fraterni saluti Gennaro Angelo Sguro
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/06/08 alle 15:04 via WEB
“ res iudicata facit de albo nigrum, originem creat, aequat quadrata rotundis, naturalia sanguinis vincula et falsum in verum mutat". E.B.
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 04/06/08 alle 15:15 via WEB
E' l'invidia o la superbia a muovere giornalai come Travaglio ad esibirsi squallidamente come in alcuni di questi video? http://www.youtube.com/watch?v=MInKUf9x8-o http://www.youtube.com/watch?v=Qwr6nQScNOk&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=siZ9CG_j4L4&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=FelD-R0QR2w&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=wK4b7MhJ42Q&NR=1 Dare addosso a Bruno Contrada in maniera tanto lercia e presuntuosa non significa forse essere collaborativi con i menzogneri mafiosi "pentiti" che l'hanno spedito in carcere? ...non è soprattutto QUESTO un eclatante caso di concorso esterno in associazione mafiosa?
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/06/08 alle 10:57 via WEB
da www.giustiziagiusta.info : Travaglio, il pelo e il vizio Scritto da Gianluca Perricone mercoledì 04 giugno 2008 Niente da fare: Marco Travaglio perde il pelo ma non il vizio. Il nostro ha affidato (come al solito) alla generosa - e per lui ospitale – tribuna di Annozero di Michele Santoro la sua ultima, farneticante esternazione. Pur di affondare i propri colpi sulla Prima Repubblica, su socialisti e su democristiani (in particolare Giulio Andreotti), Marco Travaglio non ha trovato di meglio che dichiarare (testualmente): «La cosa paradossale qual’è…è che a buttare giù il velo che in realtà era già giù – cioè a dire “il re è nudo” come fa il bambino nella fiaba – non sono rappresentanti dello Stato, sono dei mafiosi. La fine della Prima Repubblica e lo squarcio del velo lo determinano dei mafiosi che collaborano con la giustizia e che dopo l’assassinio di Giovanni Falcone e poi, ancora di più, dopo quello di Paolo Borsellino, decidono di dire quelle cose che non avevano mai detto prima. E’ così che finisce, cioè per merito di mafiosi». Chissà se mai si è insinuato in Travaglio (e in quelli, pochi per fortuna, che la pensano come lui) il dubbio che spesso, troppo spesso, il “collaboratore di giustizia” è soggetto pluricondannato disposto a dichiarare tutto il dichiarabile pur di vedersi accordato qualche sconto di pena. Ed altrettanto spesso (troppo spesso) i collaboratori di cui sopra tirano fuori storie per “vendicarsi” di qualcuno che ha messo loro i bastoni tra le ruote: chissà se il fine commentatore di Annozero rammenta la vicenda di Bruno Contrada…. L’altra sera il complice di Santoro e Di Pietro ha incontrato sulla sua strada l’ex ministro della Giustizia, il socialista Claudio Martelli, il quale, ha evidenziato una “piccola” dimenticanza di Travaglio ricordandogli che la Prima Repubblica – proprio verso la sua fine – piega il pezzo vincente della mafia e cioè la banda dei corleonesi ed arresta Totò Riina ed altre centinaia di latitanti: «questa – ha sostenuto Martelli - è una vittoria della Repubblica. Che poi in questa vittoria ci siano state anche le imbeccate ad alcuni pentiti contro una parte del ceto politico questo è un altro capitolo che andrebbe anch’esso indagato». A specifica domanda di Santoro su chi avrebbe fatto queste imbeccate, Martelli è stato lapidario: «Alcuni pubblici ministeri». Già, perché tra le peculiarità del “collaboratore di giustizia”, spesso c’è anche la “gestione” dell’imbeccata da altri suggerita. Ma anche in questo caso lo stizzito Marco Travaglio ha fatto finta di nulla.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 07/06/08 alle 12:32 via WEB
Di Orsi ho ritenuto di dovermi occupare brevemente anch'io, nei termini che > seguono: > FIGLI E FIGLIASTRI Le pretese dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata Nelle indagini sulle attività della criminalità organizzata, può accadere, in primo luogo, che l’autorità giudiziaria ascolti dei testimoni, acquisendo il loro patrimonio conoscitivo e assicurando loro più o meno adeguate forme di protezione, a tutela della loro incolumità personale e di quella dei loro prossimi congiunti. Può accadere, poi, che taluno degli accusati decida di collaborare con la giustizia, accusando sé stesso e altri dei reati commessi, nel qual caso, lo Stato prevede che sia predisposto un vero e proprio “programma di protezione” del medesimo e dei suoi congiunti (trasferimento in località segreta, cambiamento di generalità, corresponsione di un contributo in danaro per il mantenimento e così via). Può accadere, infine, che taluno, ritenendosi vittima dei meccanismi della criminalità organizzata, laddove l’autorità giudiziaria lo considera concorrente nei reati, fornisca a quest’ultima elementi utili per l’accertamento dei reati medesimi e dei loro autori, pur senza autoaccusarsi: in tal caso – e la vicenda Orsi ne costituisce la prova tangibile –, lo Stato, pur traendo vantaggio dalle propalazioni del soggetto in questione, non adotta nessuna misura idonea a tutelare la sua incolumità personale, lasciandolo esposto alla vendetta degli accusati. Alcuni anni fa, fu incriminato un altro personaggio, accusato di concorso esterno in associazione per delinquere, ma convinto d’essere egli stesso vittima di quest’ultima, il quale, dopo avere raccontato agl’inquirenti ciò che sapeva, fuggì all’estero: attendo che qualcuno mi dica che costui si comportò male. Sergio Zazzera
 
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a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
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