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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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kuskus0
kuskus0 il 21/02/12 alle 05:26 via WEB
Da tempo questa nazione ha smesso di essere tale. Da tempo viviamo in una falsa democrazia. Da tempo la giustizia è sempre più ingiusta. Da tempo i veri giornalisti come Marina Salvadore sono nell'ombra mentre i cessi della sedicente informazione copia-incolla continuano a spurgare merda, possibilmente camuffata da soufflè al cioccolato. Perfino l'associazione Italia-USA (usa & getta), nata in Italia, presieduta da un italiano (pagato e pagata coi nostri soldi) se n'è altamente fottuta di Carlo Parlanti, dedicandosi interamente a leccare il culo e a prodigarsi per Ama nda Knox e a suo tempo pubblicai anche lo scambio di mail con questi cialtroni. Da tempo paga il giusto per il peccatore, l'innocente per il colpevole, la vittima per il carnefice, il corrotto per l'onesto, il lavoratore per il vagabondo, l'invalido per il sano,il povero per il ricco. Mi dispiace ho perso tutte le speranze e Carlo farà bene contare solo su se stesso e su quei pochi veri amici, anche nel web, che hanno lottato insieme a lui e per lui. Il resto è pura FUFFA. Agnesina Pozzi
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
marialuisa attisani il 21/02/12 alle 03:30 via WEB
correzione: i quali dovrebbero soltanto vergognarsi (non preoccuparsi, scusate)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
marialuisa attisani il 21/02/12 alle 03:27 via WEB
bellissimo articolo marina, meriterebbe di essere pubblicato sul corriere della sera, e letto da quanti dovrebbero essere preposti x un caso del genere, i quali dovrebbero soltanto preoccuparsi. Se Carlo Parlanti fosse stato un americano in Italia, la sua vicenda sarebbe andata molto diversamente! Mi auguro che ora il suo paese faccia il suo dovere!
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 19/02/12 alle 13:08 via WEB
Sen. Vincenzo Fasano INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA FASANO - Al Ministro dell’Interno, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Premesso che: - L’Amministrazione Municipale di Giugliano (NA) ha approvato un programma d’iniziative volte a celebrare la “Giornata del ricordo”, di cui alla legge 30 marzo 2004, n. 92; - in detto programma era fissato un incontro presso il Liceo Scientifico De Carlo per venerdì 17 febbraio 2012, regolarmente autorizzato dalla dirigente scolastica, alla presenza di autorità politiche, primo fra i quali il presidente del Consiglio Provinciale di Napoli; - l’architetto Raffaele Magno, tecnico dell’associazione CNS Fiamma, affidataria della manifestazione, si è recato alle 9.30 del 15 corrente, presso detto liceo per un sopralluogo dell’aula magna destinata ad accogliere i partecipanti, e nulla gli era stato riferito dal responsabile tecnico della scuola; - verso le ore 12.00 la dirigente scolastica contattava telefonicamente il responsabile dell’associazione CNS Fiamma per comunicare che la concessione dell’aula era revocata a causa di una infiltrazione d’acqua; si rifiutava, però, di rilasciare una dichiarazione scritta su quanto sopra; - un dirigente dell’associazione, sig. Antonio Arzillo, accompagnato dall’assessore provinciale sig. Francesco Mallardo, oratore nell’ambito della manifestazione, si recavano presso il liceo per comprendere e accertare i riferiti motivi d’impedimento; - la dirigente scolastica confermava l’inagibilità dell’aula magna, affermando che aveva inviato una richiesta all’ASUB, società affidataria della manutenzione scolastica, in relazione al presunta inagibilità; Considerato che: - all’interrogante la suddetta l’infiltrazione non risulta veritiera, per cui si potrebbe configurare una responsabilità della dirigente scolastica in ordine alla sua volontà di rendere inoperosa una legge dello Stato, probabilmente anche a causa di pressioni da parte di ignoti contrari alla celebrazione; L’interrogante chiede: - al Ministro dell’Interno e al Ministro della dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca se siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e, in caso affermativo, se e quali iniziative urgenti intendano assumere presso le Autorità scolastiche competenti al fine di accertare responsabilità riferite al comportamento della dirigente scolastica ed eventualmente riferirne alle sedi competenti. Sen. Vincenzo Fasano
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Claudio Antonelli il 19/02/12 alle 00:25 via WEB
Una partenza senza ritorno------------ Mio padre e mia madre portarono sempre nell’anima il lutto per la perdita della terra natia, dove non vollero mai più tornare neanche per una fugace visita. Soprattutto mio padre non si riebbe mai più dal trauma del crollo del proprio mondo e degli inauditi atti di ferocia di cui furono vittime tanti suoi amici, a Pisino, ad opera dei “liberatori” titini. Questo fardello doloroso di memorie e di lutti è stato da loro trasmesso a me. Ed io non riesco a parlare di certe cose senza che il male che mi porto dentro non straripi attraverso tutto il mio essere. Perché non è facile scoperchiare la bara delle vittime, degli infoibati, degli sradicati per sempre, senza soffrire profondamente di nuovo. Noi profughi istriani, fiumani e dalmati, vittime di una vicenda storica per tanti anni ignota ai più – noi non abbiamo avuto il conforto che altri conoscessero solo un po’ la nostra storia – e vittime della nostra stessa mitezza: noi non abbiamo mai espresso atti di violenza terroristica, neppure con bombe-carta o petardi di sorta. Se è impossibile trascorrere 24 ore negli Stati Uniti o in Canada senza imbattersi, una decina di volte, in notizie riguardanti l’Olocausto e il ruolo – storico e metafisico – di vittime degli ebrei, per noi è stato per tanti anni quasi impossibile trovare un interlocutore solo un po’ attento e sensibile alla nostra vicenda di esuli giuliano-dalmati. Infatti, quando, sollecitato da qualcuno, avevo parlato della mia origine e un po’ della nostra vicenda storica, avevo trovato nell’interlocutore, non di rado, perplessità, incredulità o addirittura ostilità. “Allora sei slavo...”, era una reazione normale. I comunisti, poi, ci condannavano apertamente. L’antipatriottismo, invalso in Italia per tanti anni, spiega queste reazioni. Cosa volete, l’italiano è innanzitutto “uomo di partito”. Il sentimento di Patria gli è estraneo. In Italia ed al di fuori dell’Italia, il grottesco manicheismo stabilito dai vincitori non può conferire altre patenti al di fuori di quella di carnefici, o di alleati dei carnefici, al campo dei vinti. Da ciò consegue che Tito, per anni, è stato visto come una figura leggendaria d’eroico combattente antinazista. Sconfitta, esodo, perdita della terra natale… Tali parole evocano negli italiani brani lirici, avvenimenti biblici, pagine di storia riguardanti popoli esotici. La parola “esodo”, per noi, non ha invece nulla di indeterminato, di vaporoso, di romantico. Esodo fu la nostra partenza di massa, con la perdita di una delle cose più preziose per l’uomo: il microcosmo che lo ha visto nascere e gli ha riempito l’anima di colori, suoni, sapori, che mai più ritroverà altrove. Partenza, abbandono, radici spezzate, fedeltà, madrepatria… Le parole, finché non vengono vissute, sentite nella carne, non possono darci tutto quello che hanno dentro: dolcezze ineffabili o tremendi veleni. Come passa il tempo… La Jugoslavia di Tito solo ieri dava lezioni politiche e morali al mondo intero. Non vi era foro sui problemi dell’umanità al quale l’uomo nuovo titoista non partecipasse, per dare ammaestramenti con voce grossa ai meschini abitanti del resto del pianeta su come superare gli egoismi nazional-borghesi, e così accedere ad una nuova umanità, più aperta, più tollerante, più generosa. Fa quasi pena ironizzare sui sanguinosi massacri che hanno accompagnato lo smembramento della Jugoslavia lungo le sue cuciture etniche, ma non è difficile immaginare lo stato d’animo di un profugo istriano come me, che per anni ha dovuto subire le incredibili menzogne jugoslave, avallate dai “progressisti” del mondo intero, primi fra tutti gli italiani. Questi ultimi stravedevano per le bandiere e le stelle rosse, mentre giudicavano che esibire i colori della propria bandiera costituisse una provocazione di stampo reazionario e fascista. La tragedia della nostra gente si consumò, in quei lontani giorni, nell’assenza d’ogni segno d’attenzione, di solidarietà, di simpatia, e senza la presenza dei riflettori, delle telecamere e delle cineprese, che invece illumineranno a giorno e riprenderanno per le platee del mondo, i sanguinosi scontri tra le etnie jugoslave, anni dopo. L’Istria si svuotò. Anche l’anima venne strappata ai luoghi. Lo sa così bene chi vi è tornato in visita: i luoghi non hanno più i loro Penati, i loro Mani, i loro Lari, gli spiriti benigni custodi delle memorie. I morti ingoiati dalle foibe sono morti per sempre. Forse è stata la superstizione balcanica di far morire con gli infoibati anche un cane nero ad aver sortito il suo effetto. Nessuno, niente più tornerà. L’estraneità dei luoghi fu suggellata per sempre in quei tragici giorni. I campioni di pulizia etnica, dopo tutto, seppero pulire a fondo. La morte delle foibe segnò l’agonia e la fine di un popolo. Questa morte avvenne nell’isolamento, nell’indifferenza, nel silenzio. Fu una morte solitaria, senza funerali, senza segni di lutto, senza cordoglio, senza riti di passaggio. Fu una morte, appunto per questo, che non è mai stata esorcizzata. Una morte rimasta per sempre in molti sopravvissuti, come purtroppo ho potuto constatare nella mia famiglia, nei miei genitori, in me stesso. È pur vero che i vinti hanno sempre torto. Ma questa volta ai vinti sono stati attribuiti tutti i torti dell’universo. E in più hanno avuto diritto ai lazzi e agli sberleffi. La sconfitta della patria nella seconda guerra mondiale ha fornito un inesauribile materiale umoristico alle meningi dei creatori italiani, che hanno prodotto una chilometrica sequela di film, libri, lavori teatrali, improntati alla parodia… Il paese di Pulcinella è ritornato alla sua vocazione antica, forse la sua sola vera, di popolo di saltimbanchi, di macchiette, di gente scaltra, esuberante, che sa divertirsi, e che per secoli ha fatto il tifo ora per un occupante straniero ora per l’altro. Oggi, dopo decenni di martellamento e di spernacchiamenti contro l’Italia che fu, io stesso ho talvolta dei dubbi e mi chiedo se – dietro gli apparati, dietro una certa retorica e il pompierismo di certi protagonisti e di certe comparse che seppero trarre profitto da quel “sogno di gloria” – vi fosse vera sostanza, cioè gente con intenzioni sane, coscienze normali, sentimenti giusti. Ma poi mi basta pensare ai cosiddetti “fascisti” della mia famiglia e della cerchia dei miei parenti – gente pacifica, seria, onesta, umana, leale, ordinata, con un profondo senso di civismo e di solidarietà nazionale – e allora ancora più tragica mi appare la sorte di chi, ai confini, fu ingannato da quella speranza, e credette realmente in quel sogno, pagando poi di persona, anche con la vita, per quella che in fondo era un’illusione... Molti degli italiani del confine orientale vissero il sogno di una nuova Italia come qualcosa di serio, di nobile, di bello. All’ordine e alla serietà erano stati educati dalla dominazione austriaca. Al senso dell’onore, al patriottismo, al desiderio di essere considerati in tutto e per tutto italiani, erano stati preparati da una lunga attesa, dal culto di Roma e di Dante... Da molto, troppo tempo questa gente attendeva la “redenzione”, termine che non ha avuto mai nulla di retorico per i nostri padri perché sentimento vero. Triste fu la sorte di tanti profughi che, come i miei genitori, dopo il naufragio, rimasero, nonostante tutto – perché nasconderlo? – fedeli a quell’illusione così vicina alla loro natura più intima, e continuarono a mettere in pratica quotidianamente gli ideali d’ordine, autodisciplina, onestà, serietà, solidarietà nazionale, patriottismo. E non avrebbero potuto far diversamente, perché non tutti cambiano natura cambiando geografia. Chi parlava dei morti della foiba di Basovizza, fino a non molto tempo fa rischiava l’accusa di voler minimizzare la Risiera di San Sabba. Il Presidente più amato dagli italiani, Pertini, non fece mai pericolose confusioni circa i martiri “Doc”. Quando andò a Trieste volle commemorare le vittime della Risiera di San Sabba, ma non le vittime delle foibe. Non si può capovolgere il lieto fine della seconda guerra mondiale. Alla belva è stata piantata un’asta d’acciaio nel cuore. Ci mancherebbe altro che si cercasse ora di dar voce ai morti delle foibe, che si rivelasse il martirio dei vinti, ricordando la tragedia degli stessi civili tedeschi, bambini compresi, espulsi, violentati, massacrati. Non confondiamo i cattivi con i buoni. Non confondiamo i morti innocenti... Ai Finzi Contini i loro giardini, sempre al centro della produzione letteraria e cinematografica del mondo intero in un crescendo di cui non si intravede la fine. Silenzio assoluto invece per più di mezzo secolo sui nostri orti dell’Istria, sulle nostre case di pietra occupate da altri, e sullo sradicamento che è stato la peggiore tragedia che poteva toccare a noi, popolo non nomade ma profondamente attaccato alla terra, e popolo di una sola patria. La rinuncia forzata alla terra natale è la perdita di un qualcosa d’insostituibile che aiutava a dar senso all’assurdità della vita. Di qui un sentimento di “destino mancato” che hanno tanti esuli, soprattutto quelli che vivono all’estero. I quebecchesi piangono una sconfitta subita quasi trecento anni or sono. Gli ebrei piangono un esodo avvenuto un paio di millenni fa. Vi sono stati dei giovani canadesi, australiani, americani, di genitori croati, che sono andati a combattere, a uccidere e a morire, nella nuova Croazia in guerra con la Serbia (cosa che io stesso giudico eccessiva, anche perché, nella mia concezione del patriottismo, alla terra in cui si nasce sono dovuti amore e lealtà). La sconfitta in Giappone causò suicidi di massa. Molto diffuso tra gli americani è il culto dell’onore nazionale. Io non voglio giustificare certi eccessi che nascono dal culto della patria e dell’onore nazionale, ma semplicemente dire che quando paragono il mio patriottismo, il mio senso di lutto per la tragedia della Venezia Giulia e della Dalmazia al senso spasmodico d’identità etnico-religiosa, al vittimismo, al senso di esclusione verso gli altri, e al culto di un passato plurimillenario che hanno gli ebrei, io non posso non considerarmi un tiepido, un moderato, un “laico” . E lo stesso mi succede quando raffronto il mio senso guerriero a quello di ceceni, serbi, croati, irlandesi, baschi, corsi, ceceni… L’antipatriottismo, l’opportunismo e il filocomunismo di larghi strati in Italia sono stati la causa diretta, se non altro, della mia decisione di emigrare. Adesso può far sorridere il pensiero che vi fosse gente in Italia, allora, che temeva – come sempre lo temettero i miei genitori – il ripetersi del “ribaltone”, quale lo avevano già conosciuto in Istria. Essere profughi giuliani, essere fermamente anticomunisti non era certamente un titolo di merito nell’Italia che espresse il terrorismo delle Brigate Rosse e il diffusissimo fenomeno degli utili idioti e dei radical chic che esaltavano la Jugoslavia di Tito, non solo, ma la Cina di Mao e la Cambogia di Pol Pot. Gli studi consacrati alle vittime di avvenimenti collettivi tragici constatano che queste rimangono afflitte da un senso di solitudine, quando tali pagine sanguinose di storia non sono conosciute dall’opinione pubblica. Il non riconoscimento e l’indifferenza altrui impediscono che si consumi il processo rituale di cordoglio, necessario ad ogni guarigione. Il fatto stesso che gli altri italiani siano così diversi da noi sembrerebbe indicare che il nostro dolore sia frutto di una sensibilità esagerata. Il dubbio che le nostre reazioni agli avvenimenti siano sostanzialmente dovute all’eccezionalità del nostro essere emerge per contrasto di comportamenti e di sensibilità tra il nostro patriottismo e la totale indifferenza, per mezzo secolo, della stragrande massa degli italiani alla tragedia dell’esodo. È una caratteristica soprattutto italiana questo non far coincidere il proprio destino con il destino della patria. La sensazione del disagio-dolore unico, incomunicabile, impedisce il conforto che deriva dalla convinzione che gli altri possano capirci. Tutto è andato nel peggior dei modi, in maniera beffarda. La Jugoslavia è stata acclamata per decenni come una terra promessa dai nostri “progressisti”. La vita in Italia è stata dominata dal filocomunismo e dall’opportunismo più cagone. Noi profughi siamo stati ignorati, oppure considerati moralmente come dei nazifascisti. L’avversione del comunismo ha impedito a molti di noi di restare in Italia. Ma, anche all’estero, nei consolati italiani risultavamo “nati in Jugoslavia”. Poi i buoni e magnifici vicini dell’est si sono scannati. E, che Dio mi perdoni, solo questo mi è apparso come un ritorno alla verità delle cose. Il sangue è ripreso a scorrere. Le foibe hanno ripreso la loro funzione balcanica di carnai comuni. Per noi, infine, le cose hanno ripreso il loro senso. Le nuove morti e il nuovo sangue ci hanno dato ragione. E finalmente, oggi, la nostra tragedia è stata riconosciuta. Le tante iniziative a nostro favore intraprese dal governo di centro-destra, tra le quali il “Giorno del Ricordo”, su iniziativa dell’On. Menia, e i francobolli per onorare l’italianità delle terre perdute, dovuti all’On. Gasparri, hanno messo fine all’indifferenza e al silenzio nei nostri confronti. Anche l’attuale presidente della repubblica Giorgio Napolitano, ex comunista, ha fatto un sentito, ammirevole “mea culpa” circa il silenzio che ha avvolto per troppo tempo, in Italia, il dramma delle foibe. Ma questi riconoscimenti giungono troppo tardi per i miei genitori e per tantissimi altri che sono morti lontani dalle amate terre, dopo mezzo secolo d’indifferenza. Né possono dissipare in noi l’amarezza di tutta una vita. Immaginiamo per un attimo che nessuno conoscesse della persecuzione nazista subita dagli ebrei. Come dovrebbero allora sentirsi coloro che direttamente la patirono o le cui famiglie in una maniera o nell’altra la subirono? Certo, il paragone con gli ebrei è estremo, probabilmente eccessivo, ma permette comunque di far capire agli altri che il non riconoscimento di un esodo, di una persecuzione, di una tragedia collettiva è stato fonte, per troppi anni, di solitudine e di amarezza per i sopravvissuti. Claudio Antonelli (già Antonaz) (Canada)
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 18/02/12 alle 00:15 via WEB
FOIBE: RISPOLI, A GIUGLIANO MEMORIA ITALIANA OLTRAGGIATA 17 Febbraio 2012 ¡ª Blog Admin (ANSA) ¨C NAPOLI, 17 FEB ¨C ¡°Ancora una volta la memoria italiana viene oltraggiata¡±. Cos¨¬, in una nota, Luigi Rispoli, presidente del Consiglio provinciale di Napoli, che rende noto che la conferenza sulle foibe organizzata dal Centro Sportivo Fiamma nel Comune di Giugliano in Campania, all¡¯Istituto Marconi, ¡°¨¦ stata annullata per cause di ordino pubblico¡± dopo una protesta messa in atto da ¡°militanti dell¡¯estrema sinistra¡±. ¡°Erano le 11.00 del mattino ¨C racconta Rispoli ¨C quando uno sparuto gruppetto di militanti dell¡¯estrema sinistra ha fatto irruzione nei locali dell¡¯istituto impedendo l¡¯accesso ai relatori ed organizzatori della conferenza. Gi¨¤ dalle prime ore del mattino era comparsa su di un muro antistante la scuola una scritta oltraggiosa che citava Onore a Tito¡±. ¡°Il preside e la Polizia di Stato, accorsa sul posto ¨C continua il presidente del consiglio provinciale ¨C hanno annullato l¡¯evento per cause di ordine pubblico, sancendo cos¨¬ la vittoria dell¡¯odio e dell¡¯illegalit¨¤ su di un¡¯iniziativa sancita dalla legge 92 del 2004¡å. ¡°Tra i relatori invitati al convegno inorriditi per l¡¯accaduto ricordiamo ¨C conclude ¨C l¡¯assessore provinciale Francesco Mallardo; il consigliere del Comune di Giugliano Pietro Ciccarelli; Antonio Arzillo organizzatore dell¡¯evento e dirigente nazionale del Centro Sportivo Fiamma; il professor Arpaia reduce Istriano; Gianluca Esposito presidente provinciale del Comitato 10 Febbraio; il dottor Nunziante Albano¡±
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 10/02/12 alle 22:32 via WEB
Migliaia, forse 10 mila, gli italiani massacrati e gettati,vivi o morti,nelle Foibe (cavità carsiche) dai partigiani slavi tra il 1943 e il 1947, con moda- lità atroci. Legati l'uno all'altro con filo di ferro.Raffiche di mitra per far cadere i primi della fila nelle voragi- ni a strapiombo. Gli altri a seguire. E poi, talvolta, un cane nero, gettato anch'esso nelle fosse, per impedire al- le anime delle vittime di ritornare per vendicarsi,secondo una macabra credenza locale. E'in memoria di questi poveri morti e del successivo esodo degli ita- liani giuliano-dalmati, costretti a la- ciare terre e affetti, che si celebra, solo dal 2004, il 'Giorno del Ricordo'.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
giochi di calcio il 03/02/12 alle 19:46 via WEB
Complimenti per il tuo blog!!!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Patty Ghera il 01/02/12 alle 20:24 via WEB
Per il premio finale mi viene in mente una mail che girava in ufficio dopo il disastro della nave: CO STA MINCHIA CHE VADO IN CROCIERA! Ciao Marina, sei sempre la migliore insieme alla cara Agnese, siete l'anima di questo blog. Baci.
 
bahkty
bahkty il 29/01/12 alle 17:01 via WEB
Quanti poverelli affideranno ancora i propri pensieri ad ideologie politiche fatiscenti e religioni impegnate a disegnare simboli vari a mezz'aria? Buona serata, essere liberi significa gestire il proprio tempo libero in maniera efficace.
 
 
 

PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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NOMEN OMEN

E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

IL MEZZOGIORNO CHE DIFENDIAMO

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I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


Il libro del mese:



 

 
 
 
 

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