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Un blog creato da vocedimegaride il 09/11/2006

La voce di Megaride

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"ARGO" (dim.di LETARGO) il caporedattore de "LA VOCE DI MEGARIDE"/blog, coraggioso foglio indipendente, senza peli sulla lingua... ne' sullo stomaco!
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LE NOSTRE VIDEO-NEWS

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L'archivio delle video-news e delle interviste filmate per "La Voce di Megaride" è al link http://www.vocedimegaride.it/Fotoreportages.htm

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SFIZIOSITA' IN RETE

 Il traduttore online dall'italiano al napoletano
http://www.napoletano.info/auto.asp

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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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Messaggi di Settembre 2008

Premio Masaniello 2008

Post n°823 pubblicato il 29 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Con il raffinato Premio Masaniello piazza del Carmine - l'antica agorà di Partenope - risponde per le rime, con i  suoi "napoletani protagonisti",  ai "napoletani parassiti" della "Farina, Feste e Forche" della solita piazza del Plebiscito

servizio di Marina Salvadore - riprese e montaggio di Mauro Caiano per V.I.P.

 
 
 

Apre la catena di supermercati CompraSud

Post n°822 pubblicato il 29 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Il partito del Sud si sta attivando per creare strutture atte a far crescere l'economia del Meridione d'Italia. A fine novembre sarà inaugurato a Catania il primo supermercato "Compra Sud"


Perseguiamo i nostri programmi politici con oculatezza, ringrazio i compatrioti siciliani per l'iniziativa, primo fra tutti il vice coordinatore nazionale dott. Erasmo Vecchio, a cui va il merito di aver organizzato una struttura che sarà d'esempio per tutto il sud e l'Italia intera. Non dobbiamo più essere una colonia del Nord, abbiamo risorse umane ed economiche per ribaltare la situazione. Dobbiamo commercializzare i nostri prodotti, avviarli sul mercato italiano. Hanno aderito ai "COMPRA SUD" già 409 imprenditori, utti del sud e presto tale cifra raddoppierà. Apriremo questi supermercati in tutta Italia, i nostri prodotti non sono secondi a nessuno. Abbiamo contattato già diversi imprenditori della nostra provincia e presto aderiranno all'iniziativa. Speriamo di aprirne anche a Gaeta, Formia e nella nostra provincia.Abbiamo imprenditori capaci; a Gaeta abbiamo le cantine Ciccariello, la Medfish, la PIA;a Formia il pastificio Paone, ad Itri l'UNAGRI, l'oelificio Mancini. Dobbiamo ininternazionalizzare commercializzare i nostri prodotti: Le olive di Gaeta, l'olio di Itri, il vino Ciccariello, le cozze di Gaeta, la cicoria le spagnolette di Gaeta, e soprattutto "La Tiella" devono essere messe a mercato. Il nostro spot è " Comprate prodotti Meridionali, ovunque". Dobbiamo dare la voro ai nostri giovani, e comprandoli, si dà lavoro ai nostri giovani e…  mangeremo meglio. Speriamo di aprire tali supermercati anche a Gaeta e nel nostro territorio, lo vogliamo fortemente. Intanto al comune stiamo mettendo a punto anche un mercato agricolo diretto, senza che vi siano i vari passaggi dalla produzione alla vendita. I contadini della zona potranno vendere i loro prodotti direttamente alla gente con i prezzi abbattuti del cento per cento. Erasmo Vecchio, siciliano di Catania, ci ha spiegato come è nata l'idea dei " COMPRA SUD":" Negli ultimi anni si è assistito nel nostro Paese a forti cambiamenti dell'apparato distributivo, che si concretizzano in una rapida crescita della Grande Distribuzione a scapito dei piccoli negozi al dettaglio. Se da un lato questa situazione permette di razionalizzare la distribuzione consentendo ai consumatori di concentrare i propri acquisti in un'unica soluzione, dall'altro preannuncia la crisi del commercio tradizionale in quasi tutti in settori merceologici. In questo contesto si è assistito ad un rapido incremento delle forme associative nell'ambito delle quali il Franchising ha assunto notevole importanza. COMPRASUD rende possibile ai piccoli supermercati far parte di un canale distributivo alternativo capace di sottrarsi al potere della Grande Distribuzione. COMPRASUD guarda all'esperienza della catena belga Express (Gruppo Carrefour) che ha basato il suo progetto di sviluppo puntando principalmente sulla prossimità. Per Express il mercato sta dimostrando un trend verso «la prossimità». Nella misura in cui il ritmo di vita del consumatore è diventato più frenetico, i negozi di prossimità offrono, infatti, una buona soluzione per guadagnare tempo. Tale filosofia sottointende una grande flessibilità : occorre adattarsi alla struttura della vicinanza e fornire una soluzione appropriata valorizzando le produzioni locali. Per quanto riguarda la superficie media dei punti vendita Express, essa oscilla generalmente fra 150 e 250 m² . Il negozio Express rappresenta un vero mini-Carrefour con un assortimento completo arricchito di prodotto tipici del territorio che risponde alla maggior parte dei fabbisogni sia per il food che per il non-food. Nel futuro, secondo Vancrutsen (manager dei contratti franchising della catena), la tendenza della prossimità nel franchising continuerà a crescere. Nell'anno 2007 la catena ha aperto 42 nuovi punti vendita ed è obiettivo del gruppo inaugurare nel 2008 altri 72 punti vendita. LO SVILUPPO TERRITORIALE DEL FRANCHISING COMPRASUD La strategia di sviluppo del Franchising di COMPRASUD è incentrata sul progetto di una nuova formula commerciale. Entro il 31 Dicembre 2009 si prevede l'apertura di n. 20 punti vendita di cui almeno 4 al centro-Nord ed uno all'estero. Il Progetto Franchising di COMPRASUD punta sulla creazione di punti vendita capaci di distinguersi dalle formule di affiliazione concorrenti per due elementi fondamentali: - riconvertire il modello tradizionale di supermercati di vicinato dotandoli di un assortimento esclusivo di prodotti del Mezzogiorno d'Italia in un layout dove immagini e colori si legano al gusto di prodotti che affondano le proprie radici nella tradizione del Sud Italia - promuovere una nuova cultura dell'acquisto meno di impulso e più consapevole. Attorno al progetto di sviluppo si intende sviluppare un' azione di condivisione e sostegno da parte: a.. dei consumatori meridionali, e non, interessati ad orientare i consumi verso prodotti di qualità a prezzi contenuti. b.. di una miriade di piccoli produttori locali vogliosi di affermare le loro produzioni nel mercato contro lo strapotere della standardizzazione alimentare e di valorizzare le tipicità locali minacciate dall' omologazione industriale. c.. della grande comunità meridionale interessata alla crescita economica del territorio e, di conseguenza, dell' occupazione. d.. delle Istituzioni locali, interessate a sostenere le attività imprenditoriali rivolte a sviluppare il tessuto economico del Mezzogiorno d'Italia che accusa un "deficit" economico e sociale rispetto alle aree più ricche del Paese. Il franchising COMPRASUD si sviluppa a partire da una straordinaria intuizione che lega la caratterizzazione dei prodotti locali al contenimento dei prezzi al pubblico. L'obiettivo finale consiste nel diffondere la cultura enogastronomica del Sud Italia in Italia e nel mondo. Il successo del format COMPRASUD fa leva su un know-how aziendale messo a punto in oltre vent'anni di attività da parte di professionisti del settore. Lo sviluppo del fanchising Comprasud prevede in futuro la creazione di cluster di punti vendita gestiti da un' unica società di riferimento ed una piattaforma logistica dotata di personale e mezzi per operazioni di logistica e distribuzione anche verso i punti vendita propri ed affiliati per rispondere alle inevitabili esigenze di tempestività, accuratezza e completezza dell' informazione lungo tutta la catena logistica ed a supporto di tutte le attività, sia interne che esterne, che compongono l'acquisto on-line fino alla consegna finale delle merci. Compito della piattaforma sarà anche quello di rendere più dinamico ed efficace il flusso delle informazioni al proprio interno ma anche e soprattutto tenere aggiornati i clienti fornendo accurati dettagli sullo stato di avanzamento degli ordini, sulla data e modalità di consegna e sulla disponibilità di prodotti a catalogo, sulle attività promozionali e di marketing.

Antonio Ciano
segretario nazionale del Partito del Sud
assessore al demanio del comune di Gaeta

 
 
 

Mamma Marina

Post n°821 pubblicato il 28 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

“I carri d’argento e di rame / Le prue d’acciaio e d’argento/
Battono la schiuma/Sollevano i ceppi dei rovi.
Le correnti della landa,/E le immense carreggiate del riflusso,/
Filano in cerchio verso est,/Verso i pilastri della foresta,/
Verso i fusti della diga,/E nell’angolo vi cozzano turbini di luce”.
(Arthur Rimbaud - Marina - da “Illuminazioni”)


Immagini di backstage dell’indimenticabile giornata del 26 settembre u.s. a bordo del cacciamine Sapri della Marina Militare Italiana in missione speciale per le isole del golfo di Napoli nell’ambito del programma di cooperazione per la ricerca di siti archeologici subacquei di interesse – “Operazione Vivara 2008” – in collaborazione con il ministero dei Beni Culturali ed Ambientali.
 “Megaride” si è calata magicamente nel suo elemento e nella sua antica storia, riconquistando identità e dignità… e per questo rigenerante tuffo nella civiltà perduta ringrazia la formidabile “macchina del tempo” Nave Sapri ed il suo equipaggio che – contrariamente al misogino precursore odisseo – non teme il canto delle sirene.

Per questa meravigliosa opportunità professionale offertaci  - che ben presto sarà documentata in video – un particolare ringraziamento va a Claudio Romano, capo ufficio stampa del Distaccamento Marina di Napoli e storico della Marina Militare Italiana, al giovanissimo comandante della “Sapri”, il Tenente di Vascello Manuel Moreno Minuto, al Capitano di Fregata Maurizio Granato, al Comandante di Vascello Guido Rando ed al nostro squisito “Virgilio” di bordo, il sottotenente di vascello Simone Natale: questa bella esperienza ci ha dato modo di capire anche quant’è dura e disciplinata la vita dei nostri amati marinai d’Italia, di sondare finalmente la cortina della loro forzata e silente solitudine, di documentare l’eccellente professionalità di ognuno: dal comandante al cuoco di bordo; questo è quanto vi offriremo tempestivamente in video, perché gli italiani siano un po’ più consapevoli dell’abnegazione, del sacrificio, della forza dei nostri uomini del mare.
...Personalmente, solo il 26 settembre di quest’anno ho compreso che vita dura abbia avuto mio padre - 34 anni di Marina - ed è svanito in un lampo quell’eredità di malinconica rabbia per un’infanzia ed un’adolescenza carica delle sue lunghe assenze! Grazie, Marina Militare Italiana!   

A presto, dunque, con il nostro prossimo, avvincente documentario!

Marina Salvadore 

fotoreportages di Mauro Caiano

 
 
 

Vittime & Carnefici

Post n°820 pubblicato il 27 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Riceviamo quasi in contemporanea e doverosamente pubblichiamo

Comunicato DOMUS CIVITAS
Valerio Morucci, l’assassino, presenta un libro a Roma ed io, in rappresentanza di tutte le vittime del terrorismo, sarò presente per contrastare per l’ennesima volta questo modo di fare di uno Stato che persevera nel proteggere i terroristi,  permettendo loro di tramutarsi in vedettes ed opinionisti e  guadagnare soldi, senza contrastarli minimamente.  I protagonisti degli anni di piombo, assurti al leggendario ruolo di eroi romantici dell’epica italiota, amano raccontare le loro gesta, sfornando libri a gogò… mentre per le vittime del terrorismo c’è solo disinteresse e oblio; per dirne una: nel mentre siamo tuttora in attesa di godere dei sacrosanti diritti dell’ultima finanziaria del governo Prodi, lo Stato ha  tacitamente stabilito che le vittime del terrorismo non possono comparire in TV, non possono essere intervistate, non possono raccontare con la propria voce la storia degli anni di piombo che ha insanguinato il nostro paese; ci deve essere sempre un filtro di questo o di quell’altro giornalista ad inquinare la volontà e la libertà di espressione delle vittime del terrorismo.
La nostra associazione ha intrapreso un’azione legale contro tutti gli ex terroristi (causa che si terrà a Roma il 22 Dicembre) e chiederemo un risarcimento a tutti di un milione di euro, facendo leva sulla sentenza del tribunale di Padova, laddove Curcio e compagni sono stati condannati a risarcire le famiglie di Mazzola e Girarducci di 350.000 euro . I veri detenuti siamo noi.
Bruno Berardi p. Ass. DOMUS CIVITAS Vittime del Terrorismo e della Mafia – Roma

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da AIVITER - Associazione Italiana Vittime del Terrorismo e dell'Eversione
Contro l’Ordinamento Costituzionale dello Stato


SOFRI E GLI ALTRI
L’11 settembre, su Il Foglio, Adriano Sofri è ritornato con un lungo articolo – quasi un’autoanalisi – sull’assassinio di Luigi Calabresi, per il quale è stato condannato come mandante. E lo ha fatto, innanzi tutto, per dichiararsi ancora una volta innocente e poi per affermare che l’omicidio Calabresi non fu un atto terroristico. La nostra Associazione conosce bene il meccanismo in gioco: il prof. Angelo Ventura, già al nostro convegno del 1986 segnalava che: “Gli studiosi delle forme di violenza politica conoscono bene la tendenza dell’opinione pubblica a criminalizzare la vittima, per rassicurarsi ed esorcizzare il pericolo, convincendosi che in fondo la vittima qualche cosa deve pur aver fatto per meritarsi la violenza. È questo uno dei principali effetti psicologici che intende ottenere il terrorismo, secondo un meccanismo già largamente sperimentato dallo squadrismo fascista...”. Luigi Calabresi prima di essere assassinato fu linciato mediaticamente giorno dopo giorno, inizialmente sul quotidiano Lotta Continua (« [Calabresi] dovrà rispondere di tutto. Gli siamo alle costole, ormai, ed è inutile che si dibatta come un bufalo inferocito (…) Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, che più modestamente di questi nemici del popolo vogliamo la morte… » (Camilla Cederna, Lotta Continua del 6 giugno 1970) e poi da un famigerato ‘appello’ ( «un torturatore» ... «responsabile della morte di Giuseppe Pinelli»), che raccolse su L’Espresso ottocento firme di noti, famosi e illustri intellettuali: articoli e manifesto contenevano espliciti inviti alla violenza. A causa di questa denigratoria campagna di stampa, ai tempi una parte dell’opinione pubblica non condannò l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Adriano Sofri ancora oggi si ostina a porre le vittime su una linea valoriale, per cui la vita di Pinelli vale più di quella di Calabresi, perché questo ultimo avrebbe avuto delle responsabilità che il primo non aveva. Non è così. Non lo è, non solo per le risultanze processuali, ma da un punto di vista morale: le vittime non possono essere giudicate mai in relazione alla causa dei terroristi. Noi rivendichiamo il valore assoluto del dolore delle vittime, senza che nulla di esterno possa servire a relativizzarlo. Diversi terroristi rossi affermano ancor oggi la loro estraneità al terrorismo in quanto nella loro azione eversiva non hanno lanciato bombe, non hanno utilizzato armi bianche né mai hanno attirato in trappole le pattuglie di forze dell'ordine. Parecchi di loro, poi, dichiarano come nobili padri i partigiani e la Resistenza tradita. Sofri, per l’esecuzione del commissario Calabresi, si richiama anche alla giusta indignazione per la strage di Piazza Fontana ed alla vendetta per le vittime di quell’attentato e per le mire dei neo fascisti. Per quanto ci riguarda, terrorista è chi utilizza la violenza a fini politici, ma anche chi istiga a utilizzare la violenza. Secondo la Corte di Cassazione “Per terrorismo si deve intendere qualsiasi condotta diretta contro la vita e l'incolumità di ogni persona al fine di diffondere, per motivi religiosi, politici o ideologici, il terrore fra la popolazione o costringere uno Stato o un'organizzazione internazionale a compiere o a omettere un atto”. E’ pertanto fuori dubbio che l’omicidio Calabresi abbia avuto matrice chiaramente terroristica.  L’articolo del leader di Lotta Continua è solo il più eclatante di una serie di episodi tendenti a riaccreditare politicamente e culturalmente i terroristi degli Anni Settanta/Ottanta. Siamo alla vigilia di altri articoli, libri, interviste che verranno a rinforzare queste tesi dei ‘bravi ragazzi’, i Good Fellows che si ritenevano - e si ritengono - mossi da ideali giusti malamente indirizzati verso atti (forse) riprovevoli. Abbiamo questa amara certezza perché tutti costoro, assassini e mandanti, non erano soli. Non erano dei Sante Caserio, dei romantici anarchici ottocenteschi con pochi amici. Erano dei criminali con obiettivi di prospettiva ed erano sospinti, appoggiati e protetti da una nutrita avanguardia di intellettuali e militanti politici: l’humus che nutrì l’eversione criminale.  Questi uomini di cultura non sono svaniti nel nulla, molti occupano oggi posizioni di rilievo, ma pochi hanno ritenuto di rinnegare o riconsiderare criticamente gli estremismi del passato. È quindi logico che gli ex terroristi, assassini e complici di mille reati, trovino assistenza, considerazione e collocazioni di riguardo, anche presso quelle istituzioni che volevano abbattere. Le operazioni mediatiche potrebbero riguardare anche il cinema. I libri di memorie dei terroristi sono pieni di preziose suggestioni per il cinema: giovinezza, passioni, bombe, complicità ancora misteriose, vittime, come nei film di Jessie James. I cineasti, peraltro spesso formatisi nel clima del ‘70, garantiranno in perfetta buona fede la massima considerazione per le vittime, ma i protagonisti – gli “eroi” – saranno loro, gli assassini, con in più il glamour di volti di attori belli e fascinosi. E il messaggio che ne sortirà servirà a mistificare la realtà degli ‘anni di piombo’ ed a ingentilire la figura del terrorista nell’immaginario collettivo, in un’esemplare nemesi: paradossalmente da terrorista a vittima degli eventi, delle ingiustizie, della società...Così come Sofri, condannato come mandante, si autoconvince d’essere stato vendicatore di torti.  Riaffermiamo quindi con chiarezza che i terroristi non furono mossi da “sdegno e commozione per le vittime” (delle stragi), ma dall’odio cieco e da criminale cinismo; che nella loro sanguinaria vigliaccheria non c’era ombra di nobiltà, né allora, né tanto meno oggi: codardi e abietti eversori di ogni sigla, silenti autori delle stragi compresi, quali che fossero gli intenti che li muovevano, si rivelarono malviventi settari e ottusi nel perseguire i loro fanatismi, talvolta opportunisti e sempre spietati nell’eseguire i loro attentati verso cittadini inermi e, purtroppo, indifesi. Furono proprio le loro vittime, con il loro sacrificio, la rettitudine e la forza delle idee, a muovere l’opinione pubblica, risultando determinanti nel contrastare il terrorismo nel suo folle disegno eversivo ed a decretarne dapprima l'isolamento e poi la sconfitta. Siamo ancora noi, le vittime e i loro famigliari, a vigilare per impedire che la storia sia oggi scritta dagli eversori e dagli esecutori di ieri.
AIVITER - SEDE: PRESSO AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI TORINO  - VIA MARIA VITTORIA, 12 – 10123 TORINO  - TEL 011.8125406 – FAX 011.8122488
INFO@VITTIMETERRORISMO.IT

 
 
 

Napoli: donne sull'orlo di una crisi di nervi

Post n°819 pubblicato il 27 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Napoli, la sua gente e i potenti
di Vittoria Mariani 

E’sorprendente come si possa mistificare la realtà anche nelle piccole cose…  è ancor più sorprendente come si possa avere la faccia di bronzo,  da presentarsi al cospetto di una parte del popolo in spoglie di umile agnellino… quando poi si è ammantati da un’aura fetida ch’è un puzzo di zolfo che sale dall’inferno…  ma quel che lascia ancor più sgomenti è la pochezza di acume di una parte del popolo napoletano che - vuoi per clientelismo, vuoi per comodità - fa finta di accantonare o,  peggio ancora, di dimenticare i drammi quotidiani, appiattendosi su piaceri  personali che tempo troppo effimero hanno.

Al di là delle promesse che ogni politico di razza quotidianamente fa,  resta un boccone troppo duro da digerire: la vita grama che da venti anni e più siamo costretti a fare!.. allora, vendersi per un pugno di promesse, ti accorgi che non vale… che per un attimo di serenità non ti puoi sputtanare! Ti fermi un attimo ,rifletti -  se te ne danno il tempo -  tu,  tutto preso a sbarcare onestamente il lunario, tu che hai avuto l’ardire di metter su famiglia, come ti sei permesso ? Ed ora pretendi pure di Pensare, esprimere idee, dissenso… Non lo sai che gli unici che hanno il diritto di fare e di disfare sono solo i potenti e la loro progenie?
Tu sei al mondo solo perché non ti hanno ammazzato ancora… e non con le armi… ma solo struggendoti quotidianamente in un’ affannosa corsa verso la soluzione delle tue responsabilità quotidiane. Così, pian pianino,  il tempo scorre più veloce di quanto sembri…  e da giovane professionista diventi precario;  da precario disoccupato; da disoccupato, anziano e stanco… e per il regime risulti essere un peso morto, giacché non hai più la forza di lavorare o, peggio,  ancora non ti permettono di farlo .
“Largo ai giovani!” urlano… ma i giovani - che sono già vecchi dentro ed hanno assicurato il loro futuro - sono i figli di quei vecchi potenti che sempre hanno ragione;  anche quando i loro errori sono palesi… ma -  per il sol fatto che comandano - ,garantiscono idioti e banderuole umane che mangeranno pane a tradimento, ai danni, come sempre, di quella brava gente che ogni mattina si sveglia con mille guai da risolvere e che, comunque e sempre,  va a tentare di lavorare tra traffico esasperante, cortei pilotati, parcheggi inesistenti… taglieggiata sino allo spasimo da tasse e nuovi divieti. Questa, Napoletani miei,  è la vita che ci hanno regalato… e ci maledicono e ci bestemmiano se, colti da disperazion,e trasgrediamo le loro leggi… tanto, siamo carne da macello e già è molto che ci consentano di respirare! Che vita grama, Popolo mio paziente!
Che ipocondria esser gestiti e governati da gente che non se ne importa niente. Quando torniamo a casa, alla sera, non abbiamo voglia di nulla:  troppo oberati ed ebbri della giornata…  e neanche ci accorgiamo di  quanto i nostri figli agognino una nostra parola o il nostro semplice condividere con loro qualcosa, anziché stargli accanto ma  distanti !Che vita grama, NAPOLETANI MIEI,  popolo benedetto oltremisura da DIO e massacrato dai governanti! Ridicolo ma vero. Eppure, ogni volta che ci si presenta l’occasione per reagire, basta che ci diano il contentino…  e cancelliamo tutto il male con un colpo di spugna!
Basta! Non si può subire l’opera degli imbalsamatori, dei mistificatori e potenti, in eterno: è giunto il momento di manifestare un rigurgito di reazione, poiché se noi continuiamo a far finta di non vedere, per “QUIETO VIVERE”, tra un po’ non avremo più la forza neanche di provare emozioni. Svegliaaaaaaaa! Il tempo passa e i satanassi ingrassano.
www.vittoriamariani.org
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MEA CULPA!
di Graziella Mazzoni
Diciamolo subito: la mia terra non è il Sud. E non è la Campania. E’ quella striscia di terra che va da Caserta a Napoli. E striscia di terra è una metafora perché è tutto cemento selvaggio, accavallato, grezzo, soffocante. E i rifiuti, tanti, sparsi dovunque, sui cigli delle strade, nelle piazze storiche, davanti alle scuole. Punti strategici della dignità. E i veleni ammucchiati nelle campagne , così tanti che li vedi da lontano minacciosi e con quel fumo sinistro. La quotidianità è una guerra, i giorni speciali battaglie decisive. Mea culpa, mi dico ogni giorno. Mea culpa e non getto per terra nemmeno più la cicca della sigaretta. Mea culpa e leggo tutto quello che contiene la parola Campania, devo sapere tutto, non mi devo più sentire impreparata. Mea culpa e osservo le città civili per imparare. Mea culpa e sono spietata con me stessa. Non si può guarire la mia terra malata, ma solo curarla con amore. Anche le parole hanno ora un carattere diverso, drammatiche, sempre in bilico tra la retorica e il patetismo. Ma si sa, quando la realtà è terribile le parole appaiono sempre inadeguate. E questo vorrei dagli altri. Basta! guardare fuori da noi, basta! incolpare gli altri. Basta. Mea culpa. Solo così il cambiamento è possibile. Prima dentro di noi e poi fuori. Perciò è così doloroso nella terra di nessuno.
 
www.graziellamazzoni2.blogspot.com

 
 
 

"Pubblicità Comparativa"... alla napoletana

Post n°818 pubblicato il 26 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

 
 
 

Attività del Comitato Bruno Contrada

Post n°817 pubblicato il 26 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

 

Forum delle associazioni liberali del centrodestra
Accogliendo le richieste pervenute da diverse associazioni d'ispirazione liberale, sabato 4 ottobre 2008, con inizio alle 10,30, presso la sede romana dell'Opinione (Via del Corso 117) si terrà un incontro aperto non solo alle associazioni liberali che aderiscono al PDL ma anche ai media liberali on e off-line e ai think tank liberali. L’idea è quella di coordinare le attività delle diverse associazioni e di organizzare manifestazioni ed iniziative politiche congiuntamente, collaborando ma senza dar vita ad alcun nuovo soggetto, organizzazione, o federazione, ritenendo l’appartenenza o la vicinanza al PdL un elemento identificativo necessario ed al tempo stesso sufficiente. L’incontro sarà strutturato per dar modo a ciascuna associazione di presentare se stessa le proprie attività. Ogni partecipante potrà intervenire brevemente, per 3-5 minuti, e distribuire del materiale informativo: si tratterà quindi di un primo incontro organizzativo che si prefigge di porre le basi per un lavoro continuativo.
Il Comitato Bruno Contrada de La Voce di Megaride si onorerà intervenire con il suo portavoce romano, Signora Maria Venera, che relazionerà in tema di INGIUSTIZIA sul “caso Contrada”. La relazione, attualmente allo studio, sarà pubblicata. Seguirà anche fedele cronaca dell’evento a cura del nostro portavoce.

I punti sostanziali della ns. relazione verteranno sulla richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta circa la cosiddetta "Legge dei Pentiti", sulla richiesta della revisione del processo Contrada e - non ultimo - sulla misura degli "pseudo-domiciliari" assegnati al prefetto Bruno Contrada presso il domicilio della sorella Anna, al Varcaturo di Giugliano di Napoli e NON a Palermo, presso il suo effettivo domicilio. In breve, tratteremo del fumus persecutionis che avvolge la sinistra vicenda Contrada, alla luce degli ultimi avvenimenti di cronaca: massacri perpetrati  nel comprensorio della provincia di Caserta ad opera dei più celebri clan camorristi locali, dei quali 118 appartenenti - assicurati alle patrie galere - sono stati in questi ultimi anni premiati con i domiciliari, sulla base di certificazione medica fasulla, dal magistrato di sorveglianza di S.Maria Capua Vetere, dott.a Daniela Della Pietra; la stessa che ha più volte rigettato l'istanza per il differimento della pena (o in alternativa i "domiciliari".. VERI) al dott. Bruno Contrada, superperiziato da medici e nosocomi.

 
 
 

Caserta: ritorno alle origini

Post n°816 pubblicato il 24 Settembre 2008 da vocedimegaride
 


Vi segnalo l’interessantissima manifestazione culturale che il Circolo Nazionale di Caserta ha programmato, in collaborazione con l’Associazione Culturale Borbonica “Terra di Lavoro”,  per celebrare i 150 anni della sua costituzione da parte di Ferdinando II° di Borbone nel 1858, il 4 ed il 9 ottobre p.v. corredata da una impressionante mostra sul BRIGANTAGGIO del cap. Alessandro Romano  ed un suggestivo CORTOMETRAGGIO del regista Mauro Caiano con sceneggiatura della studiosa meridionalista Marina Salvadore. Nato come foresteria dei Militari Borbonici, con il tempo è diventato il Circolo più prestigioso della città. L’eccezionalità dell’evento risiede nella presenza di un folto numero di soldati in uniforme storica borbonica che sfileranno per la prima volta per il Centro di Caserta con varie tappe per i saluti alla Bandiera con spari a salve. Con soddisfazione possiamo affermare che il lavoro dell’Associazione Culturale Borbonica, iniziato dal lontano 1995, sta portando i frutti sperati per una rivalutazione culturale e identitaria del Sud Italia, passando necessariamente per le memorie della Real Casa Borbone Due Sicilie che tante testimonianze di  Civiltà e Progresso ci ha lasciato. Non siamo ne’ nostalgici ne’ filomonarchici ma siamo giunti all’inevitabile conclusione che la Storia la scrivono i vincitori e che per mera strategia politica hanno dovuto cancellare dalla memoria del Popolo Meridionale tutti gli aspetti positivi del periodo regnicolo, arrivando a denigrare strategicamente i nostri fausti trascorsi. Caserta, in particolar modo, avrebbe dovuto essere la nuova Capitale politico-amministrativa dell’intero Regno, con Napoli che - fino ad allora -  era la terza Capitale d’Europa dopo Londra e Parigi ed oggi è diventata la terzultima terzomondista… Caserta, che dovrebbe tributare ai Borbone gratitudine per la propria identità e soprattutto dignità di capoluogo, senza i quali era destinata a rimanere, probabilmente, villaggio o paesetto rurale, come tanti altri limitrofi…  Caserta, anch’essa vittima della strategia post unitaria di oblìo della Memoria, teatro degli scontri militari, veri ed unici, in tutto il periodo risorgimentale che dilaniarono i “Fratelli d’Italia” per unirla……Ma a che prezzo pagammo l’indiscussa ed indiscutibile Unità italiana? Ed ancora: A spingere i Savoia ad invadere, senza alcuna dichiarazione di Guerra, il Sud Italia, furono solo motivi ideologici? Il Sud Italia era veramente in condizioni di povertà assoluta e di sottomissione alla tirannide dei Borbone Due Sicilie? Cosa successe dopo il 1860 nel Sud Italia quando i nuovi poteri massonico-finanziari del Nord Italia ne decretarono la fine politica? Perché,  per sedare  “alcuni Briganti”  il nuovo Monarca sabaudo impiegò circa 120.000 bersaglieri per circa dieci lunghi anni? Garibaldi fù davvero l’Eroe dei due Mondi? Quali sono state le ombre del Risorgimento italiano? Risponderemo a queste domande in  conferenza con il giornalista Gigi Di Fiore (che presenterà anche il suo lavoro “CONTROSTORIA DELL’UNITA’ D’ITALIA”) il 04/10/2008 presso l’Aula Consiliare dell’Ente Provincia di Caserta, in Corso Trieste, di buon mattino, alle ore 9.30 in linea tematica con la differita contemporaneità del Raduno Nazionale degli immigrati programmato proprio per la stessa giornata a Caserta e che potrebbe comportare disagi alla viabilità. La conferenza successiva, in data 09/10/2008  con il dr. Pompeo De Chiara (Presidente dell’Associazione Culturale Borbonica di Caserta) ed il prof.  Vincenzo Gulì (Vice-presidente Movimento Neoborbonico), cercherà di dare delle risposte ai dubbi che caratterizzarono quell’infausto periodo. La sfilata in uniforme militare d’epoca seguirà il seguente percorso: Piazza Dante-Circolo Nazionale – Corso Trieste-Ente Provincia (1° sosta) – ritorno per Via Mazzini – Via Redentore – Piazza Ruggiero (2° sosta) Piazza Duomo – Via San Carlo – Via Colombo – rientro su Corso Trieste – Piazza Dante-Circolo Nazionale (3° sosta). Le soste saranno caratterizzate dallo scambio formale dei gagliardetti con gli Enti patrocinanti accompagnati da spari a salve.
dr. Pompeo De Chiara
Presidente Ass. Culturale Borbonica
"Terra di Lavoro"
Caserta
pompeodechiara@virgilio.it

 
 
 

Da Partenope a Maria Sofia... e oltre

Post n°815 pubblicato il 24 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Fondata sul mito femminile della sirena Parthenia, svezzatasi nel matriarcato, morta con Maria Sofia, l'ultima regina degna di questo titolo, Napoli è la città "femmina" per eccellenza ed in quanto tale omologata al comune destino di molte donne: stuprata, offesa e saccheggiata dai misogini odissei e dai narcisi di ogni epoca. Napoli: solo le donne potranno salvarla!

Intervista a Vittoria Mariani di "Insorgenza Civile", destinataria di un vile atto di intimidazione.
servizio di Marina Salvadore - riprese e montaggio di Mauro Caiano

 
 
 

Proposte del MPA Campania

Post n°814 pubblicato il 23 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Riceviamo da Salvatore Ronghi, responsabile regionale del MPA Campania, al termine della prima festa del Movimento per Napoli.

LA QUESTIONE RIFIUTI IN CAMPANIA

In Campania il problema rifiuti è ormai incancrenito ed ha radici lontane.

Nel 1994 nacque l’esigenza di istituire un Commissariato straordinario ai rifiuti. Dopo ben 14 anni, lo stesso annovera come unico e concreto risultato quello di aver bruciato, dal 1999 ad oggi, oltre un miliardo e mezzo di euro e di aver lasciato in ‘eredità’ circa 10 milioni di ecoballe (pari a 5 milioni di tonnellate di rifiuti) abbandonate nei diversi siti di stoccaggio sparsi sul territorio regionale. Si tratta dell’equivalente di decine di campi di calcio ricoperti di immondizia e situati soprattutto nel triangolo Giugliano - Villaricca - Villa Literno, il cosiddetto triangolo della morte, per l’elevata percentuale di cancri e leucemia. Enormi piramidi maleodoranti, cumuli di immondizia impacchettata a cielo aperto, frutto delle deficienze dei CDR (impianti di produzione del Combustibile Derivato da Rifiuti) che avrebbero dovuto, in realtà, trattare i rifiuti per trasformarli in combustibile per i termovalorizzatori. Il trattamento prevedeva la separazione del materiale combustibile (carta, plastica, stracci) da quello inerte (cocci) ed organico (residui alimentari che successivamente diventano inerti per vari usi). Tale operazione, a causa del detto malfunzionamento dei CDR, ha prodotto immondizia con potere calorifico troppo basso e/o contenuto di umidità troppo elevato per i termovalorizzatori. Per tali motivi, il 31 luglio scorso la Procura della Repubblica di Napoli ha depositato le richieste di rinvio a giudizio per 28 dei 29 indagati nell'ambito dell'inchiesta sull'Emergenza Rifiuti in Campania. I reati ipotizzati sono: truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture a carico di, tra gli altri, Antonio Bassolino (Commissario Straordinario per l'Emergenza dal maggio 2000 al febbraio 2004). Va ancora ricordato che il 27 giugno 2007 la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l'Italia per la “cronica crisi” dei rifiuti che coinvolge Napoli e il resto della Regione Campania, la Commissione ritiene che gli impianti regionali per lo smaltimento dei rifiuti siano inadeguati e presentino grossi rischi per la salute e per l'ambiente, una situazione che costituisce una palese violazione della normativa UE sui rifiuti. Di conseguenza, la Commissione ha inviato all'Italia una lettera di costituzione in mora - prima fase del procedimento di infrazione - chiedendo anche informazioni sui provvedimenti eventualmente presi per proteggere la salute umana e l'ambiente nella Regione. Parallelamente, la Commissione sta procedendo alla valutazione del Piano predisposto dal Commissario Pansa e fatto proprio dal Governo Italiano. Certo, non sono mancati in questi anni proposte e programmi incentrati su obiettivi condivisi e condivisibili, ma nessuno di essi ha trovato concretizzazione, tanto che c’è da chiedersi perché, nonostante le ingenti risorse messe a disposizione e, in ogni caso, spese, ad oggi il resoconto sia del tutto negativo e si riproponga ciclicamente, circa ogni due mesi, la profonda crisi di tonnellate di rifiuti per le strade della Campania immortalate sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Una situazione drammatica divenuta il simbolo del mal governo locale, dello spreco di risorse pubbliche e del disastro ambientale. Temi sui quali l’inchiesta della magistratura ha portato al rinvio a giudizio, tra gli altri, del Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, nella sua veste di commissario per l’emergenza rifiuti.Alla magistratura, dunque, la risposta giudiziaria, alla politica la proposta strategica.

OBIETTIVI DI UN NUOVO PIANO DEI RIFIUTI PER LA REGIONE CAMPANIA

La linea portante di una corretta proposta politica è caratterizzata dalla volontà di definire uno scenario di uscita dalla gestione emergenziale volto al rientro nell'ordinaria amministrazione e, nel contempo, l’avvio delle necessarie ed inderogabili azioni amministrative finalizzate alla regolarizzazione in Campania del ciclo di gestione dei rifiuti urbani. Appare innegabile che tale scenario debba essere inevitabilmente imperniato, secondo una scala di priorità nazionale ed europea, sulla prevenzione, sul riciclo dei materiali, sul recupero di materia ed energia ed infine sul conferimento in discarica o comunque sullo smaltimento finale della parte comunque necessitata e residuale dei processi di gestione; il tutto nel massimo rispetto della salute dei cittadini. Ma tutto ciò non basta, bisogna andare oltre! Per noi, il vero problema è che la “questione rifiuti” è stata e continua ad essere oggetto di decisioni assunte “a tavolino”, chiuse nelle stanze di palazzo, lontano, cioè, dal coinvolgimento degli Enti Locali e dalla responsabilizzazione dei cittadini campani, veri protagonisti della difesa e dello sviluppo del territorio che vivono o che sono costretti a vivere. Questa è la vera sfida! Per il Movimento resta fondamentale che la materia rifiuti e della bonifica dei siti inquinati rientri, dopo la fase emergenziale, nelle deleghe ordinarie per responsabilizzare la classe politica del territorio. Pur esprimendo consenso sul Piano del ciclo integrato dei rifiuti e sugli interventi del Governo Berlusconi, resta fondamentale il dialogo col territorio non solo nel rispetto delle autorità democraticamente elette ma anche per non dare il segnale che, per colpa del centrosinistra campano, tutta la regione vada ritenuta di fatto Commissariata. Perciò respingiamo fermamente l’assioma “Napoli e la Campania da capitale del Regno a Prefettura di Roma”.

 
 
 

La sfiga di  non chiamarsi Sofri

Post n°813 pubblicato il 21 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

A S. E.
il Procuratore Generale
Corte Suprema di Cassazione
ROMA
RIC. N°28170/08 R.G. Cass. Pen.
Udienza 8/10/2008 – Sez.I^

Oggetto:  Evidenziazione di contrasto di pareri espressi nelle requisitorie Richiesta di risoluzione

Eccellentissimo Signor Procuratore Generale,
ci permettiamo di sottoporre alla benevola attenzione della S.V. il contrasto di opinioni che, in seno al Generale Ufficio che Ella dirige, è sorto in merito al caso di Bruno Contrada e, più in generale, in relazione alla questione di concessione del differimento della pena per grave infermità fisica riguardo a detenuti ultrasettantenni.
In data 27/2/2008 il Sost. Proc. Gen. Dott. Tindari Baglioni, nella sua requisitoria scritta (ric. n.5778/2007 R.G. Cass. Pen. e Prot. P.G. N.502/2 anno 2007), accoglieva favorevolmente il ricorso presentato nell’interesse di Bruno Contrada, motivando la sua soluzione (di annullamento dell’impugnata ordinanza reiettiva emessa in data 10/1/08 dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli) con la considerazione che, data l’età ormai avanzata e le riconosciute condizioni sul grave stato di salute dell’istante, nulla osta perché si giunga alla concessione del rinvio facoltativo dell’esecuzione della pena.
Così infatti si esprimeva il detto Sostituto Procuratore Generale: “una valutazione di sintesi e complessiva dello stato di salute del ricorrente … si rende necessaria anche perché le conclusioni dell’organo giudicante divergono dalle conclusioni mediche sia delle strutture sanitarie (carcerarie ed ospedaliere) sia dei consulenti di parte, che ritengono versare il Contrada in condizioni di salute incompatibili con il regime carcerario”.
Ed ancora, il requirente, in ordine alle condizioni di salute di Bruno Contrada, ha avuto modo di sottolineare l’importanza del “rispetto del principio di umanità della pena, sotto il profilo della sua abnorme afflittività nel caso di accertata grave infermità fisica”, il quale, a volte, deve avere priorità assoluta “sulle esigenze di tutela della collettività” e concludeva evidenziando, attraverso il richiamo dell’importantissima sentenza del Supremo Collegio del 12/2- 20/4-2001 n.16183 RV. 218640, come sia “immanente al vigente sistema normativo una sorta di incompatibilità presunta con il regime carcerario per il soggetto che abbia compiuto i settanta anni, sicchè, nell’ipotesi di esecuzione della pena detentiva che lo riguardi, in presenza di un istanza di differimento per motivi di salute o, in alternativa, di detenzione domiciliare, l’indagine del giudice in ordine alla gravità delle infermità che lo affliggono e alla loro compatibilità con lo stato detentivo non è decisiva, pur se utile, mentre è determinante l’accertamento della sussistenza di circostanze eccezionali, tali da imporre l’inderogabilità dell’esecuzione stessa ovvero …”.
Per contro, in data 27/6/08 diverso Sostituto Proc. Gen., il Dott. Enrico Delehaye, argomentava la sua richiesta di rigetto del ricorso (N. 18812/2008 R.G. Cass. Pen e Prot. P.G. n. 1773/2/2008), avverso altra ordinanza reiettiva emessa in data 3/4/08 dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli, in ordine sempre alla concessione del differimento pena per Bruno Contrada, facendo leva principalmente su un presunto sconfinamento del limite della cognizione del Giudice di Legittimità.
Il Dott. Delehaye, nella citata requisitoria, affermava infatti che “i motivi esposti a sostegno dell'impugnazione  non denunciano vizi di legittimità, ma si risolvono in censure di fatto del provvedimento in esame” e continuava richiamando l’art. 11 dell’ord. pen., il quale riconosce l’obbligo della presenza di un servizio sanitario all’interno di ogni istituto penitenziario e pertanto riteneva sufficiente questa presenza per supportare le sue convinzioni sulla compatibilità dello stato di salute del ricorrente con il regime carcerario.
Così leggiamo ancora nella predetta requisitoria: “… analoghe considerazioni devono essere fatte per quanto attiene alla mancanza di un centro clinico nell’ambito del carcere militare di S. Maria Capua Vetere (ma non di un servizio sanitario in quanto ogni istituto deve esserne obbligatoriamente dotato ed agli atti risultano le varie relazioni del medico incaricato) perché per ogni eventualità può essere disposto il ricovero in luoghi esterni di cura ai sensi dell’art. 11 Ord. Penit., come del resto è ripetutamente avvenuto nei confronti del Contrada”.
Come è noto, successivamente il Tribunale di Sorveglianza di Napoli con ordinanza 23-24/7/2008, col parere favorevole del P.G. di Napoli (Dott. Ugo Ricciardi) alla richiesta di differimento della pena, ha poi concesso a Bruno Contrada la mera detenzione domiciliare presso l’abitazione della sorella Anna a Napoli anziché a casa sua a Palermo.
Proposto tempestivo ricorso avverso detto provvedimento da parte della difesa, lo scorso 3 settembre lo stesso Sost. P.G. Dott. Delehaye si è nuovamente espresso in termini negativi sul ricorso presentato dalla difesa dell’ex Dirigente Generale della Polizia di Stato,  limitandosi in questa occasione (N. 28170/2008 R.G. Cass., Pen. e Prot. P.G. n. 2071/2/2008) a richiamare le motivazioni del provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Napoli  per giustificare la sua ferma posizione di diniego.
Da quanto sopra richiamato è evidente come le requisitorie (che alleghiamo per migliore scienza) dei due ottimi “Consulenti della Corte Suprema” non si differenziano solo su alcune marginali questioni giuridiche, ma sono assolutamente discordanti, ponendosi su posizioni diametralmente opposte.
Riteniamo di ben sapere che è compito della Procura Generale presso la Corte di Cassazione quello di svolgere le funzioni del Pubblico Ministero presso l'organo Supremo della Giustizia, che in base alla legge sull'ordinamento giudiziario interviene e conclude in tutte le udienze civili e penali della Corte Suprema di Cassazione, redige requisitorie scritte nei casi previsti da specifiche norme e con la sua attività contribuisce, nell'interesse pubblico, ad assicurare l'uniforme interpretazione della legge.
Or ci chiediamo dunque come sia possibile che lo stesso Ufficio della Procura Generale, nelle espressioni di due suoi Sostituti Procuratori Generali, formuli pareri così distanti fra loro ed in aperto contrasto con il principio appena richiamato dell’uniforme interpretazione della Legge.
Da qui la nostra determinazione di rivolgerci alla E.V., che dirige l’importantissimo e delicato Ufficio della Procura Generale presso la Corte Suprema di Cassazione, affinché valuti se sussiste il denunciato contrasto di pareri e se vi è la possibilità di porre fine ad una situazione di incertezza che nuoce, non solo per le sorti del Dott. Bruno Contrada, ma anche a quelle della Giustizia in generale.
Allegati ut supra.
Con i più rispettosi ossequi
Avv. Giuseppe Lipera
Catania, 21 settembre 2008

 
 
 

Il vile danaro

Post n°812 pubblicato il 21 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

From: admin@ammazzatecitutti.org 
To: info@vocedimegaride.it
Sent: Saturday, September 20, 2008 1:43 PM
Subject: Ammazzatecitutti rischia di chiudere entro un mese

"Lettera aperta a chi ci vuole bene"
Cari italiani, care italiane, quando abbiamo deciso di fondare Ammazzateci Tutti, in quel lembo di terra meravigliosa e disgraziata che si chiama Calabria, abbiamo cercato di concentrare le poche, pochissime risorse disponibili e le tante, tantissime speranze, di tutta quella gente che non ce la faceva più a vivere “incellophanata” dall'omertà e, soprattutto, dalla pauraPer essere davvero liberi non ci siamo mai voluti legare a nessun carrrozzone, né politico né imprenditoriale. Solo con il tempo abbiamo capito che è stata una scelta coraggiosa, una sfida più grande di noi, che ha certamente appesantito - non di poco - le già tante preoccupazioni che avevamo comunque messo in conto. Pensate, invece, come sarebbe stato fin troppo conveniente e facile per noi sceglierci uno o più “Mecenate”, anche i meno peggiori e, nel portare silenziosamente acqua al loro mulino, ottenerne laute ricompense in termini economico-logistici (apertura sedi, pubbliche relazioni con gente che conta, produzione di gadget, pianificazione di campagne pubblicitarie,  ecc..). Ma abbiamo fatto la scelta di essere come gli straccioni di Valmy, abbiamo scelto di combattere contro mostri pieni di soldi e di potere, anche indicandoli con nome e cognome, a nostro rischio e pericolo, facendo ogni giorno la nostra parte anche se rimanevamo e rimaniamo sempre più ai margini dello studio, delle professioni, delle assunzioni, dei diritti di cittadini, mentre chi ha  certamente meno titoli ma più amici nelle stanze del potere riesce a laurearsi, ottiene consulenze, incarichi, sponsorizzazioni. E il loro “esercito” diventa ogni giorno più potente ed incontrastabile, mentre il nostro fa i salti mortali per riuscire a sopravvivere e sostenere anche l'azione di magistrati ed uomini delle forze dell'ordine coraggiosi che si trovano finanche nella situazione di dover pagare loro la benzina delle auto di servizio o i toner nelle fotocopiatrici di caserme, commissariati e Procure. Adesso bisogna ragionare seriamente sul ruolo e l'incisività che Ammazzateci Tutti può rappresentare in Italia oggi e domani, se e quanto valga la pena continuare. E lo facciamo iniziando a fare i cosiddetti “conti”: se in termini di consenso e sensibilizzazione il bilancio è in segno positivo ed in netta ascesa costante (partendo dalla Calabria oggi siamo in più di 8.000 ragazzi e ragazze in tutta Italia, dalla Lombardia, alla Sicilia, al Lazio, al Veneto, alla Puglia, al Piemonte, alla Campania), non possiamo dire altrettanto in termini di spese vive sostenute per mantenere aperta la baracca. L'idea di portare sul web e nei territori le nostre rivendicazioni, la nostra voglia di gridare al mondo intero che l'Italia non è solo mafia, che non è colpa nostra se emergono sempre e solo i nostri peggiori concittadini, ci hanno portato a scommettere (e rischiare) sulla nostra stessa pelle il prezzo dell'impegno che ci siamo assunti tre anni fa di fronte a tutti gli italiani onesti. E come se non bastassero le querele, le preoccupazioni, le intimidazioni implicite ed esplicite alle quali siamo ormai abituati, adesso ci troviamo nella situazione in cui - lo diciamo chiaramente - non possiamo più permetterci il “lusso” di continuare con le nostre attività sui territori e quelle telematiche.Partiamo dal nostro sito internet, generosamente ospitato gratuitamente sin dalla nascita su un piccolo server di una azienda calabrese alla quale abbiamo procurato, con la nostra presenza, solo e soltanto danni e preoccupazioni. Ci hanno defacciato il sito per decine di volte, siamo stati vittime di ben 5 attacchi informatici, dei quali due violentissimi (che hanno costretto l'azienda a buttare il server ed acquistarne uno nuovo)  ed ora, proprio ieri, veniamo a sapere che, sempre a causa nostra, alcuni pirati informatici sono riusciti a violare nuovamente il server trasformandolo questa volta in uno “zombie” (così si definisce in gergo tecnico) atto a frodare migliaia di persone in tutto il mondo mediante phishing su conti bancari esteri. Per capire meglio la gravità della situazione basti pensare che siamo stati contattati direttamente dai responsabili della sicurezza informatica di due importanti istituti bancari in Australia ed il Belgio, i quali hanno anche tenuto ad informarci delle responsabilità penali di fronte alla legge nostre e dell'azienda che ci ospita. Quantificare ora il danno economico e quello eventualmente penale, ci porta inevitabilmente a stabilire che la nostra esistenza dovrà essere indipendente da ogni preoccupazione futura e, quindi, essere disposti anche a trarne le estreme conseguenze: partendo dalla chiusura di Ammazzatecitutti.org e degli spazi di comunicazione ad esso collegati (forum, ecc..). A questi conti che non tornano dobbiamo aggiungere diverse migliaia di euro di debiti contratti (anche personalmente) nell'organizzazione delle nostre iniziative (sostenute solo parzialmente dalle poche Istituzioni alle quali ci siamo rivolti). Senza contare il fatto che ormai i nostri ragazzi stanno devolvendo interamente alla causa le loro paghette settimanali in ricariche telefoniche e fotocopie. Per questo ci appelliamo a tutti voi, chiedendovi un piccolo grande gesto di solidarietà; diventate  nostri "azionisti", almeno noi cercheremo di non fare la fine di Parmalat e Alitalia. Non parliamo di milioni, a conti fatti basterebbero 30 mila euro per farci riprendere fiato e metterci in condizione di fissare obiettivi di medio-lungo termine.  Lo facciamo stabilendo una data simbolica: il 16 ottobre prossimo, terzo anniversario dell'omicidio Fortugno e quindi della nostra “nascita”. Se entro questa data non dovessimo riuscire a sanare ogni passivo saremo costretti a staccarci la spina da soli, archiviando prematuramente questa bellissima esperienza. Con la morte nel cuore. Dobbiamo dimostrarci persone serie, soprattutto con chi ci guarda da sempre con ammirazione, stima ed aspettative che non meritiamo, perché, come dice spesso Monsignor Giancarlo Bregantini, <> ed evidentemente noi abbiamo fallito, non riuscendo ad organizzare degnamente le speranze di tutti noi, di tutti voi. Aldo Pecora e Rosanna Scopelliti
Coordinamento nazionale "Ammazzateci Tutti"
 www.ammazzatecitutti.org
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A prescindere dal fatto che un dominio in internet è alla portata di tutti, da Berlusconi ai carmelitani scalzi (persino gli invisibili clochard , apolidi ed apolitici, della Stazione Centrale di Milano hanno un bellissimo sito in rete), e che costa la risibile cifra di appena 25 euri l’anno (vedi Aruba)…vorrei rammentare a questi ragazzi - che un tempo furono capaci di farci battere forte il cuore, come Di Pietro agli esordi di Tangentopoli e che, poi, come Di Pietro, si sono snaturati nell’egocentrismo e nel dogmatismo, credendosi – come trapela dalla loro vittimistica in calce - salvatori del mondo, che la loro supplica giunge alla sottoscritta quantomai inopportuna oltrechè illuminante per i nostri lettori, memori dei loro inqualificabili oltraggi dei quali siamo stati più volte destinatari, poiché colpevolmente giudicati sostenitori lucidi di Bruno Contrada e sommariamente nonché pacchianamente da costoro giustiziati con la pubblica gogna mediatica in rete, su tutti i loro siti e blog, in barba alla libertà di pensiero ed ai principi del confronto democratico, auspicato civilmente sull’entità di prove certe, certificabili e documentate, scevra dall’apologia di menzogna, cara al giustizialismo spiccio (dal termine “spiccioli”, poiché questi salvatori della Patria, dalle “vedove” ed “orfane”, dai “fratelli” ai “cugini” dell’associazionismo vittimista politicizzato perseguono solo la politica del risarcimento). Non amiamo peritarci con loro, per ovvii motivi, ma saremmo anche disposti ad aiutarli qualora dimostrassero la loro buona fede, la propensione al confronto, un briciolo di umiltà. Da perfetti commercialisti, dicono che con “appena” 30.000”  euri potrebbero evitare il fallimento del loro Movimento, premurandosi di distinguerlo da Parmalat e Alitalia, e minacciano, con un vero e proprio ultimatum, di chiudere i collegamenti (ci credete?). Tra l’altro, il primo firmatario dell’appello ha il suo sito personale, dal quale, non esitò a sputare veleno, opportunamente disinformato come tutti, su Contrada ed i suoi sostenitori… ed ora ci viene a chiedere pure di pagare per l’attenzione prestataci, come se fossimo dei masochisti! A questi giovani, che hanno fatto di necessità virtù, cui va il grande merito, comunque, di essersi ritagliati degli spazi vitali in casa, in questo Mezzogiorno, che costringe alla disoccupazione, all’alienazione, all’umiliazione dell’emigrazione la sua bella e colta gioventù, vogliamo rammentare che La Voce di Megaride che difende e fa proprie le istanze di chiunque, si autofinanzia, lavora gratuitamente alla causa della GIUSTIZIA GIUSTA e gratuitamente organizza, con la collaborazione di volontari, iniziative e campagne, senza “bussare a soldi” e senza piagnistei.MAI! Si aggiunge, per maggiore chiarezza, che trattando tematiche poco gradite alle Istituzioni, qualcuno di questa redazione ha anche perso il posto di lavoro e che non si è potuto ricorrere a questo o a quel politico, di destra o di sinistra, per una “raccomandazione”, per non venir meno agli ideali ed alla DIGNITA’ che onorano il nostro CREDO e le idee che professiamo… per non ingannare subdolamente coloro che a noi si rivolgono. Le bollette del telefono, le ricariche del cellulare, riteniamo siano spese personali ed anche ogni altro strumento utile all’amplificazione della VOCE di MEGARIDE è di uso e consumo personale, non imputabile ai “lettori” e ad alcuno. Anche noi abbiamo subito numerosi attacchi informatici, specialmente al dominio della web principale  ed abbiamo sempre ricomiciato da zero . Anche noi siamo stati studenti ed abbiamo organizzato GRATIS cortei, comizi, marce, volantinaggi e manifestazioni... La gioventù non va mai a braccetto con la speculazione e gli ideali non sono aziendalizzabili. Consigliamo quindi loro di inoltrare la suddetta supplica ai loro alter-ego, dei quali sono bandiera e manovalanza, nonché di rivolgersi ad Epifani della CGIL ed  ai piloti ed hostess dell’Alitalia, talmente benestanti da permettersi di rifiutare il posto di lavoro!

La redazione

 
 
 

Storie di ordinario horror istituzionale

Post n°811 pubblicato il 20 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

...carcerazione preventiva della "criminale" infanzia

Riceviamo da
Rafminimi13@libero.it e doverosamente pubblichiamo, associandoci nell’appello ai lettori
:” Leggete con attenzione il testo che segue. Ne sono rimasto profondamente colpito. Ho scelto di omettere i nomi di (QUASI) tutti i protagonisti e delle località, però, chi è interessato, troverà i riferimenti per saperne di più. Ho da fare una preghiera: chi vuole, chi può, cerchi di rendersi bene conto di come realmente  stanno i fatti e se ha la possibilità, faccia qualche cosa.DIO ci benedica!”

STORIA DI UN AFFIDO
Una giudice onoraria, da noi incontrata, nei mesi scorsi, ricoprente contestualmente i ruoli di docente universitaria, consulente presso l'ordine delle a.s., nonché curiosamente, presidente di una comunità per minori, ha detto che porterà la storia che riportiamo in seguito, agli studenti delterzo corso, quale esempio da non seguire. Ci auguriamo che possa essere un monito per tutti. Ogni genere di abuso trova nel silenzio il miglior alleato ..Ecco percHè abbiamo scelto di romperlo... non chiediamoci perché solo una famiglia affidataria su cinque è disposta a rifare affido dopo una prima esperienza... molte... troppe, sono le famiglie affidatarie gettate nel silenzio e  nella mortificazione che, hanno preferito dimenticare ..a loro pensiamo nel raccontare la nostra esperienza.. La bambina ci è stata affidata dal servizio affidi del comune di [CITTà DEL VENETO], nel 2002, con un progetto di lunga durata: almeno otto anni, ovvero, fino al compimento della scuola dell'obbligo. Quando varcò per la prima volta la soglia di casa nostra, l'assistente sociale che l'accompagnava, esordì  dicendo:  Omero, ha notato come le somiglia?.... vedrà presto la chiamerà papà. Era una bimba esile, tutta occhi e capelli saltava da una sedia all'altra e cantava "fratelli di taglia". La prima sera, vomitò. E' un'immagine che non ci toglieremo mai dagli occhi Ci era stata presentata come una bimba affettuosa, sempre alla ricerca del centro dell'attenzione, vivace, anche se caratterizzata da un lieve deficit cognitivo, che peraltro percorre tutti i componenti della famiglia così come si evince dal  progetto stilato dagli operatori. Il papà era mancato da pochi mesi lasciando la  madre sola ed incapace di affrontare la quotidianità. Quel vomito era la manifestazione del suo malessere: non aveva la sua mamma con se. Giovanna si era proposta di affiancare la madre dalle faccende domestiche all'uscita per un gelato con le bimbe. Rimase però inascoltata. L'idea di tenere insieme madre e figlie era nelle nostre corde e vedevamo nel rientro in famiglia della bambina il più naturale degli obiettivi. D'altronde cos'altro è  l'affido se non un aiuto a superare una momentanea difficoltà che, dopotutto può riguardare ognuno di  noi Giovanna ed io, avevamo da poche settimane concluso il corso di adozione. Avevamo però scelto di non darvi seguito, perchè al nostro orizzonte c'era lei, che ancora non avevamo conosciuto. Durante i primi mesi la mamma e la sorella incontravano la bambina, il sabato mattina, da noi. Facevano colazione, uscivano insieme, per poi rientrare nel tardo pomeriggio. La bimba era caratterizzata da dei tratti  fortemente oppositivi ed un comportamento spesso provocatorio. Da noi, per quattro anni,  sono volate spesso sedie e stoviglie. Secondo l'analisi degli operatori tale atteggiamento era indotto dall'incapacità di tollerare i comportamenti tipici del modello familiare...  forse, aveva solo bisogno di stare con la sua mamma. Dopo poche settimane, la sorella conobbe l'esperienza della comunità, al compimento del dodicesimo anno, in seguito ad un episodio, sul quale, mai, è stata fatta luce. L'educatrice della sorella, ci confidò che le stavano somministrando psicofarmaci (la comunità che l'accoglie è autorizzata alla sperimentazione di fali farmaci dal 1994). Quando gridammo allo scandalo, improvvisamente, l'educatrice scomparve e fu sostituita da una collega che naturalmente ci evitò con cura. La sorella era mite e remissiva. La bimba, da noi accolta, era stata allontanata perchè i suoi tratti oppositivi, costituivano un impedimento alla relazione fra le due. Quando la sorella iniziò a battere i piedi perchè voleva la  mamma, fu passata per psicofarmaci. Nel frattempo la sorellina che stava con noi, veniva contenuta a terra da Giovanna, quando i suoi scatti d'ira non erano altrimenti controllabili. La bimba in cinque anni non ha mai preso una sola aspirina. Le manifestazioni rabbiose della bambina continuavano a caratterizzare le nostre serate, in  particolar modo nei giorni precedenti l'incontro con la mamma. Sentimenti quali la solitudine, il fallimento nei confronti della bimba, accompagnati da una grande stanchezza cominciavano a farsi strada, in noi. Quando noi riportavamo ciò, nel corso degli incontri agli operatori, questi ultimi ci dicevano che sapevamo a cosa andavamo incontro facendo affido. Le richieste continue di vedere la mamma, di chiamarla al telefono, apparivano a noi più che  legittime. La negazione che a tali richieste, nostro malgrado, seguiva, ci procurava una grande frustrazione.... Avevamo rinunciato all'adozione per svolgere il nostro ruolo di "collante" nel percorso di affido, e ci ritrovavamo, invece, ad essere complici in un processo che divideva. Durante gli incontri periodici gli operatori mettevano in luce aspetti riguardanti gli stili di vita della famiglia d'origine, con la sola finalità di farcela apparire inadeguata, giungendo, a volte a deriderne taluni suoi componenti. Nonostante il nostro senso di frustrazione fosse palpabile, il progetto conobbe vari rinnovi... ma qualcosa stava cambiando... la bimba stava iniziando ad intrecciare relazioni amicali con taluni compagni di classe e mentre un tempo, preferiva i contatti con gli adulti, iniziava , ora, ad uscire il pomeriggio, a giocare con le bimbe dei vicini. Il suo rendimento scolastico andava decisamente migliorando, destando la meraviglia di tutte le  insegnanti. Acquisiva nuove abilità, a lei sconosciute che poi trasferiva nell'esperienza scolastica Si iniziava a stare a tavola, tutti insieme, amabilmente a conversare. In quei momenti la bambina era speciale, in modo particolare quando c'erano ospiti. Sono innumerevoli le circostanze che potremmo ricordare, in cui ricevevamo complimenti e  felicitazioni per la sua prontezza. I vicini , di lei, apprezzavano i bei modi gentili,. Aveva un saluto per tutti. Ci divertiva molto sentirla scimmiottare espressioni colte da noi. Insomma, tutto il vicinato le voleva bene. Piano piano aveva cominciato ad andare a scuola da sola. La mandavamo anche a fare, quindi, qualche piccola commissione, e l'indomani chi l'aveva incontrata aveva qualcosa di carino da raccontarci. La domenica andava a messa con la nonna Paola, con la quale aveva un rapporto speciale: era lei che le preparava il panino tutti i pomeriggi, da lei scendeva per vedere la televisione che noi non abbiamo. Con lei faceva delle grandi chiacchierate. Le raccontava del papà, della sorella, della mamma e dei nonni. Con l'approssimarsi della solennità della Prima  Comunione, la bambina, come tutti i suoi compagni nutriva grandi aspettative per quel giorno. Tutti non facevano che ripetere che lo avrebbero vissuto in modo speciale. Sarebbero andati chi in campagna, chi in un lussuoso ristorante, chi al mare e così via. Lei manifestò, così, il desiderio di avere per quel giorno tanto importante, la presenza della mamma, della sorella e dei nonni. Ci facemmo così interpreti dei suoi desideri, e girammo la richiesta ai servizi sociali un mese prima della solennità. La risposta non arrivava nonostante le nostre rinnovate richieste. La bambina, era inquieta; sapeva c he la decisione non spettava a noi. Arrivammo così alla vigilia. Lei ci disse: mi basta un panino al bar, ma con la mamma, mia sorella ed i nonni. Chiamammo, cosi, per l'ennesima volta l'assistente sociale. La loro presenza fu consentita nello spazio temporale della cerimonia in chiesa. Poi una foto ed ognuno a casa propria. Mi ritrovai così a consolare il nonno piangente sul sagrato. La giornata che appariva compromessa divenne invece motivo di gioia, dopo aver individuato all'ultimo momento un'idea felice per trascorrerla Il giorno successivo manifestammo con fermezza il nostro disappunto per quella scelta adottata dai servizi. Da quel momento diventammo inadeguati. La denuncia della somministrazione di psicofarmaci alla sorella e quest'ultimo episodio ci fecero apparire agli occhi degli operatori non più rispondenti alle loro aspettative. Da quel momento l'assistente sociale ci negò il saluto… più avanti pagheremo lo scotto delle nostre prese di posizione Quell'episodio rappresentò per la bambina un momento chiave. Da quel momento fece un ulteriore grande passo avanti grazie alla complicità che si era instaurata. C 'erano ancora quei momenti ma andavano scemando, e quando accadevano, dopo una lotta corpo a corpo a terra con mamma Giovanna il tutto finiva in un pianto ristoratore. Ultimamente si ritrovavano entrambi a piangere abbracciate. Poi la bimba chiedeva scusa Alle soglie della pubertà, io e Giovanna iniziammo ad interrogarci sulle nostre capacità di affrontare l'adolescenza della bambina. Saremmo stati in grado di fronteggiare da soli quella delicata fase? Ci inquietava ma allo stesso tempo, sapevamo di voler continuare ad essere per lei una presenza costante nel tempo. Dopotutto noi eravamo diventati mamma Giovanna e papà Omero, così come peraltro gli operatori avevano auspicato redigendo il progetto per la bimba. Vedevamo nell'inserimento della bambina presso una comunità, con il rientro nei fine settimana, e  durante le vacanze, la più idonea delle soluzioni. Esponemmo, quindi, la nostra riflessione agli operatori che, approvarono. Questa delicata fase sarebbe iniziata gradualmente, per andare a regime dopo qualche mese. Quando a Gennaio del 2007, in dirittura d'arrivo dell'anno scolastico [la bimba frequentava la quinta elementare presso le scuole di L-(sempre ovviamente in Veneto)], ancora non c'era all'orizzonte una via percorribile, iniziammo a preoccuparci. Quanto più si avvicinava la fine dell'anno scolastico tanto più l'allontanamento sarebbe stato vissuto come uno strappo... Quei mesi volarono La bambina fece il suo primo incontro con la comunità il 14 giugno ed il 15 vi entrò, senza più uscirne. Uscì di casa la mattina del 15 giugno stringendo in pugno, la coroncina che la nonna Paola le aveva messo tra le mani e, con un angioletto appeso al collo, che mamma Giovanna aveva comprato pochi giorni prima. Un secondo angioletto, uguale, se lo appese al collo Giovanna. In questo modo, il dolore per la lontananza, sarebbe stato affievolito. Quella mattina, c'eravamo tutti ad accompagnare la bambina a C., in comunità. C'erano anche  Marcello, Gianmaria in carrozzella ed i cani Lussi e Figaro. Quando fu il momento di lasciarci, lei scompigliò i capelli di Gianmaria, così come aveva visto fare la nonna Paola per cinque anni. In questi nove lunghi mesi abbiamo visto la bambina una sola volta, per un'ora: il 2 agosto, presso i servizi sociali di ... Improvvisamente i ruoli si invertirono: gli esclusi non erano più i nonni e la mamma, ma noi. Su di noi scese la notte. Quando chiamavamo i servizi per avere notizie della bimba, ci dicevano che stava bene e non chiedeva di noi. Tutti gli operatori avevano sempre affermato che non ci sarebbe mai stato rientro in famiglia di origine per la bimba. La dottoressa M..., in carica fino al 30 agosto, lo aveva anche gridato sulle scale il 14 giugno: Omero, toglitelo dalla testa. Quella bambina non rientrerà mai  con la madre Dietro l'angolo c'era e c'è tuttora per la bimba  l'istituzionalizzazione. Sono state vietate le visite anche alle compagne di classe, per mesi. Quando la mamma di una delle compagne si presentò in comunità, con due di loro, per incontrare la bimba, si sentì rispondere da Don G....., referente della comunità, che la bimba non c'era, trascorreva i fine settimana in una località segreta, mortificando il desiderio della signora a ritornarvi. Nell'occasione di uno degli incontri con la psicoterapeuta, la bimba aveva nel frattempo, scritto un biglietto, con la richiesta di farcelo pervenire. Quel biglietto fu poi, invece trattenuto per giorni e giorni, dalla dottoressa Castegnaro. La stessa si affrettò a portarcelo, personalmente, quando la informammo che ne eravamo a conoscenza. Pochi giorni dopo ricevemmo una cartolina, scritta dalla bimba nella quale scriveva: Voglio tornare a casa perchè non posso stare senza di voi. Presi dallo sconforto telefonammo ai nonni, che non ci avevano mai nascosta la loro gratitudine. Con loro avevamo vissuto un momento di intensa commozione, pochi giorni prima dello strappo. Notammo, però, fin da subito che ci erano diventati ostili Con l'inizio della scuola si aprì per noi la sola possibilità di vedere la bimba: piazzarci lungo il percorso del pulmino nel tentativo di catturare il suo sguardo Dopo pochi giorni, quando gli operatori vennero a conoscenza delle nostre iniziative intraprese, l'assistente sociale P. B, ci informò sull'esistenza di una lettera scritta dalla madre nella quale manifestava la volontà che la bimba non potesse vederci. Com'era possibile? La mamma della bimba aveva sempre tenuto con noi un atteggiamento più che cordiale. Ogni qualvolta incontrava la figlia non faceva che ripetere: saluta tutti a casa, dai un bacio a Gianmaria. Ci è stato negato di vedere la bimba anche nell'occasione delle festività natalizie. Dopo estenuanti insistenze abbiamo ottenuto il permesso di chiamare in comunità, il giorno del suo compleanno. Qualche giorno dopo sapremo che la bimba era paralizzata dall'emozione, ed altrettanta ne aveva riconosciuta nella voce di Giovanna Dopo quella telefonata è stato un susseguirsi di affermazioni e di smentite, di lusinghe ed infine di volgarità. pur di distogliere la nostra attenzione dalla bimba, l'assistente sociale ci ha proposto l'affido di una creatura, un bimbo idrocefalo, di 21 settimane abbandonato dalla madre dopo il parto. Aveva appena subito un intervento. Comincia a pensarlo perchè ne ha bisogno, aveva detto a Giovanna, la B. Giovanna, già all'opera con lana e ferri, per tessere un berrettino aveva risposto: lo sto già facendo da quando me ne hai parlato la scorsa settimana. Due settimane dopo, la B. dirà che si era fatta prendere dall'emotività, che il bimbo era più morto che vivo, che era in vita solo grazie all'accanimento dei soliti medici obiettori clericali, che lei l'avrebbe lasciato alla sua sorte, che doveva subire decine di interventi, che un medico era stato nominato tutore e che infine mai l'avrebbe affidato a noi. Mentre due settimane prima aveva affermato che la nostra esperienza nel mondo dell'handicap ci faceva apparire adeguati a prenderci cura di quella povera creatura, della quale ci aveva fornito le generalità,dirà poi che non lo siamo ne per lui, ne per altri. Avete lavorato bene fino al quarto anno (episodio Prima Comunione ); dopo di che vi siete sovrapposti agli operatori, dimostrandovi inadeguati. Nelle settimane a cavallo dello strappo, la dottoressa M..., ci aveva proposto una collaborazione a C. ed un'altra poi al villaggio sos. Avevamo iniziato a fare affido prima ancora di sostenere il consueto corso. Era stata proprio la B, a catturarci nel 2001 quando noi le avevamo chiesto un aiuto per dare un sollievo alle giovani coppie che si trovavano a fronteggiare la nascita di un figlio portatore di handicap.. Ad oggi, la bimba è sotto ricatto. Se ci vedrà, la mamma non la premierà.....non si sta per sempre in comunità.. ci aveva detto la bimba il 2 agosto. Sembra invece che Don G. abbia affermato che possa essere trattenuta fino al ventunesimo anno di età. Se dovesse rientrare in famiglia d'origine, noi saremo i primi a gioirne. Una cosa è certa, non tollereremo che la bambina diventi una voce di bilancio della cooperativa R. [...Ho scelto di omettere dei particolari a mio parere troppo personali  e, tutto sommato, secondari...] Non può diventare un alibi per garantire un posto letto coperto alla cooperativa R, alla quale il comune di  e l'ulss riconoscono una retta giornaliera prossima a 120 euro/giorno. La legge 149/2001 assegna ai servizi affido il compito di facilitare il dialogo fra la famiglia di origine e la famiglia affidataria, non di mettere l'una contro l'altra. La legge 149/2001 nata per dare a tutti i minori in difficoltà una famiglia, ha visto invece crescere a dismisura comunità e case famiglia, particolarmente in Veneto dove 2 minori su 3 sono in comunità. La regione Piemonte attraverso politiche virtuose, ha fatto precipitare in pochi anni il numero degli inserimenti in strutture. Solo un minore su tre, infatti, è collocato in comunità. Lo stato spende oggi più di 500 milioni di euro/anno per tenere i minori lontani dai loro affetti Il Veneto ne spende da solo 24 milioni. Sia rivalutato il ruolo della famiglia affidataria, come ha saputo fare la regione Piemonte. I bambini non possono finire nelle mani dell'industria della solidarietà. - ANACRUSI associazione di promozione sociale  3384296616 http://www.anacrusi.org  - info@anacrusi.org

 
 
 

ve la do io la " 'nzegna " !

Post n°810 pubblicato il 19 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Mimmo Di Renzo

Sono nato "luciano", ci ho vissuto per trentuno anni a Santa Lucia… che a malincuore ho dovuto lasciare… Il  mio quartiere, la mia dimensione felice o, come mi sfottono i miei figli, il mio “paese” . Ho vissuto quegli anni, gli ultimi che hanno visto ancora ardere l'anima dei fieri luciani d’o rre a Via Solitaria, alle spalle di piazza Plebiscito ed a pochi metri dall'imbocco del Pallonetto di Santa Lucia… Gli ultimi anni… quelli che ancora   distinguevano il luciano vero da quello d’importazione, malsopportato: l'invasore odiato, detto il “Buarese”, abitante del quartiere porto del Borgo Loreto, che si era impadronito dei bassi, le fonnachère, i depositi dell'immondizia, in tempo di guerra. Vedete, i luciani hanno una fierezza di casta perché sono figli del mare, come Partenope…  hanno  il mare dentro… e molti di loro, detti “’e Scereppa”, anche se caratterizzati dall’intenso colorito bruno dei luciani, avevano gli occhi azzurri... il mare nello sguardo. Commerciavano il loro pescato o l'acqua ferrata che scaturiva dalle fontane al Chiatamone. I buaresi, piccoli, scuri anche loro, con animo levantino ed avvezzi a vivere alla giornata, portarono a S. Lucia fame, miseria ed i pidocchi. Tanti pidocchi, persino il tifo petecchiale.. Ancora nel 1960 si poteva assistere a zuffe terribili, dove il luciano difendeva la sua integrità, la sua vita, il suo esistere. La sua dignità di schiatta! Poi, gli incroci dell’avvenuta globalizzazione cittadina… poi, l'oblio di tradizioni e cultura, di riti e di miti. Sono un luciano, anche se a metà. Ho il sangue caldo, l'onestà, i principi, la storia dei luciani… O' Rre!…. Per noi il re è solo il Borbone;  l'altro, è venuto dopo e solo il battage del ventennio, la poca occasione di avere ancora un ruolo nella storia è ervita a far accettare al popolino le vicende di Umberto di Savoia, alto, bello, eppoi inquilino  di Palazzo Reale (per noi, “mmiezo palazz”). Anche il fascismo dovette fare i conti con i Luciani, che appoggiarono in massa il movimento di Aurelio Padovani, fino a quel pomeriggio del 16 giugno del 1926, in via Generale Orsini, quando “crollò” la balaustra del balcone… incidente mai periziato. Nel Luciano era viva la rude onestà e da sempre e in ogni tempo ha contrastato i camorristi, anche in pieno periodo del contrabbando. Torniamo alla festa della ‘Nzegna, che ora un regista alternativo ed un po’ confuso sta per ricacciare tra i grandi eventi municipali… Era la festa del mare. Dopo i festeggiamenti del corteo e dell’omaggio alla madonna, tutto il popolo che vi prendeva parte e con esso persino le controfigure in costume d’epoca dei regnanti Ferdinando e Carolina, si tuffava -  o era letteralmente - buttato a mare. Tutti: grandi e piccoli, uomini e donne, luciani e forestieri, in un solo unico abbraccio con il mare. Chi non sapeva nuotare, imparava in quell’occasione; da quì il  “così ti ‘nzegna”, spirito della festa, teso a rievocare l’antica discendenza e la rinnovata complicità con il Mare, con Parthenia. In onore della Madonna Catena, vergine madre come la sirena, ci si lanciava in  una danza con i bastoni (che avevano sostituito i coltelli) e che evocava le danze più antiche e guerriere dei paesi che si affacciano sul nostro mare. Eh!...già, ora la ‘Nzegna risorge ma senza un pezzo di anima, svaporata, irrintracciabile, ormai. Dopo la Piedigrotta profanata, involgarita, è ora la volta della obliata ‘Nzegna!. Tutto in un solo calderone, per tutti i gusti e tendenze: luciani, buaresi, scereppa, repubblica partenopea e risorgimento, Borbone, bersaglieri e sabaudi, saraceni e americani, e le performances di artisti dell’intellighentia giacobina che sanno poco o niente di Napoli. Meglio celebrare nei ricordi la ‘Nzegna, con un bicchiere di asprigno ed un vecchio canto di Ferdinando Russo, autentico bardo dei Luciani. Santa Lucia luntano ‘a te, quanta malinconia!

 
 
 

Addio tradita diva Partenope!

Post n°809 pubblicato il 18 Settembre 2008 da vocedimegaride
 


di Marina Salvadore
… e se l’emergenza rifiuti fosse servita a coprire lerciumi più grandi? Inspiegabile, infatti la crisi paventatasi con tale perniciosità in un incredibile abominio solo negli ultimi anni: tanto macroscopicamente pacchiana nei suoi “effetti speciali” da sembrare l’allestimento scenografico di un film di Spielberg. In primo piano la monnezza; di quinta, gli inceneritori, le discariche ed i luoghi comuni sui napoletani; dietro, nascosti all’obiettivo delle telecamere mondiali ed agli occhi dei napoletani, il nucleare a passeggio per il Golfo di Napoli: un’arma di distruzione totale infinitamente più pericolosa dell’innocente Vesuvio che, da un po’ di tempo, occupa con la monnezza tutti  gli spazi dell’informazione deviata, distraendo colpevolmente spazi ai “segreti di Pulcinella” dei conductor con vocazione al profitto. In questa città popolata da esseri che si credono furbi e che sono telecomandati subliminalmente, come automi, da un manipolo di vecchi spavaldi accattoni che venderebbero la propria madre al mercato degli schiavi, nell’underground metropolitano ovvero il “suburbio dell’intellighentia”, si vocifera insistentemente e… probabilmente con i soliti toni catastrofisti-ambientali, maltusiani - cari alla passionalità talvolta esasperata dei guerriglieri “pacifisti per mestiere” - di ininterrotto transito nel porto civile di Napoli di sottomarini  atomici a propulsione nucleare, armati di missili nucleari, di proprietà del solito “zio d’America”. A quanto pare, il porto di Napoli è stato inserito nella “black list” (la lista dei porti in cui unità militari marine a propulsione nucleare possono transitare o fermarsi) e con la dismissione della base de La Maddalena il traffico e parcheggio di questi mezzi navali della Sesta Flotta U.S. sarebbe stato allocato, silenziosamente, tutto qui. Sappiamo, però, che da sempre – nonostante l’efficienza operativa de La Maddalena -  il Comando della Sesta Flotta U.S Navy. è a Napoli, per cui si potrebbe ipotizzare che la nostra meravigliosa città sia da immemore tempo nella black list ufficiosa o che, al contrario – ma qualcuno dovrà pure garantircelo, prima o poi – il nucleare che nuota nel nostro golfo non è affatto pericoloso… ma questa garanzia dovrebbe essere retroattiva per un bel lasso di tempo e non relativa esclusivamente all’allarmistica odierna, poiché  è da  decenni che il nostro golfo ha ospitato più volte, per  lunghi ormeggi, la portaerei  Nimitz a farsi il bidet, a raffreddare nelle nostre acque i suoi bollori.  (La classe Nimitz comprende la maggior parte delle portaerei a propulsione nucleare attualmente in servizio con la US Navy) e non è un mistero che da Partenope, cara ai poeti ed all’amore, partono le operazioni belliche in Medioriente, nei Balcani, e a Baghdad; attività che con la chiusura de La Maddalena identificheranno Napoli come il principale snodo marittimo per tali “operazioni”. Generalmente, per tutelare i porti non inseriti nella black list è ordinato a questi mezzi il transito a 12 miglia dalla costa ; un’accortezza stupida che sa di macabro umorismo, in quanto perfettamente inutile, in caso di incidente e conseguente contaminazione, il labile confine tra acque territoriali e acque internazionali, perché non ne sarebbe colpito solo quanto è nelle vicinanze, come accade per i disastri petroliferi che si dilatano col favore delle maree, ma  l’idrosfera intera ne sarebbe coinvolta, considerato che il mare non ha confini ne’ discariche ne’ siti di stoccaggio, come la terraferma e che la reazione a catena che se ne instaurerebbe è  – come spiega la dottoressa Angelica Romano – “.. che gli isotopi radioattivi contenuti all’interno del reattore nucleare hanno un tempo di decadimento lunghissimo e possono fissarsi negli organismi viventi, producendo effetti a lungo termine sia sugli esposti [tumori] che sulle successive generazioni [danni genetici] “. Chissà quante volte, noi inconsapevoli, si è già verificata lungo qualche coordinata  geografica qualche accidente del genere… “Beata ignoranza!”, commenterebbe Giacomo Leopardi, il poeta de “L’Infinito”… ed a questo punto ci risulta del tutto inutile anche la veemente rivendicazione “pacifista” dell’applicazione del decreto legislativo 230 del 1995, che prevede siano resi noti alla popolazione i piani d’emergenza esterna e di evacuazione, in caso d’incidente; il prefetto di Napoli, il Sindaco, il “vicerè” ed il Governo medesimo sarebbero stati obbligati alla divulgazione degli irrisori e banali – a giudizio dell’ingegneria nucleare -  piani di evacuazione e protezione della popolazione civile. Resta la vergogna, per i nostri “conductor”, di aver dato fino ad oggi piena disponibilità di Napoli, metropoli ad altissima densità di popolazione, già  a rischio per il solo fatto di sedere di una pentola a pressione quale la Grande Caldera e ad altissimo rischio sismico. Ma, più forte, è l’indignazione  per una Napoli – città unica al mondo – la più militarizzata d’Italia, assediata, deflorata, oppressa da innumerevoli basi logistiche della NATO ed ora degli U.S.A. Vi chiederete qual è la differenza, tra le due: nelle prime, in spirito di cooperazione e sinergia, è consentito l’accesso ai rappresentanti di tutte le Nazioni del Patto Atlantico; le seconde – quelle che si stanno ulteriormente approntando a Giugliano ed a Lago Patria, destinate al solo personale militare, sono considerate territorio americano e nemmeno un nostro parlamentare potrà  mettervi mai piede, per andare a verificare cosa ci combinano là dentro i nostri “liberatori” storici!!! A Lago Patria, c’informano i residenti più attenti, sono in atto immaginifiche opere di scavo, per la realizzazione di bunker antiatomici sotterranei, destinati ai soli militari e non alla popolazione civile. Perché si costruiscono dei bunker se, come ci rincuorano gli jankees stessi, non v’è pericolo alcuno? A questa domanda vorrebbe rispondere qualche pappone che ci governa? Per i sommergibili nucleari, ad esempio, non solo non esistono dati tecnici relativi all’impianto ma è la stessa marina statunitense ad autocertificarli.  Non finisce qui. Per quel poco che La Voce di Megaride potrà fare, nel divulgare in pillole la giusta informazione, scevra da toni allarmistici, su questo tema ritorneremo spesso, magari con interviste mirate ad esperti ed anche ai nostri rappresentati politici, se nel frattempo, al Cern di Ginevra, non avranno fotografato Dio, suscitandone l’ira con la maledizione globale del Buco Nero… a proposito, non ci hanno fatto sapere più niente di come procede la ricerca del bosone. Ci credono davvero ignoranti e pagnottisti? Hanno ragione: lo siamo!... Altrimenti, avremmo saputo difendere Napoli dalla nostra indifferenza, amandola un pizzico in più... non solo in teatro, nelle canzoni e nelle gouaches... ma quando, ferita, stuprata, offesa, è stata ridotta nel bisogno di cure ed attenzioni!

 
 
 

'O Pazzariello

Post n°808 pubblicato il 17 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

tadzebao periodico di cronache, annunci e denunce

E’ nata Annina Tirri! Fiocco rosa nella grigia prigione di "zio" Bruno, per Anna Contrada e Giancarlo Tirri, neononni! Annina, bellissima bambina, è venuta al mondo stanotte, stringendo tra le manine frizzanti stelline di luce e benedizioni in quantità che ha sparso con un gran sorriso su tutti. Il Comitato Bruno Contrada Napoli,  adottando simbolicamente Annina quale fortunata mascotte messaggera di buone speranze, si felicita con mamma Monica e papà Massimo.
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Lettera aperta al Ministro della Giustizia Alfano - On Sig: Ministro siamo un'associazione di vittime del terrorismo e di cittadini  comuni, la Domus Civitas che si occupa di mantenere pulita la memoria delle vittime del terrorismo che tanto hanno dato al nostro paese. Da tempo sui mass media del nostro paese il detenuto Adriano Sofri ed altri “ex terroristi”continuano ad infamare ed offendere, senza che alcuno li contrasti, la memoria condivisa da gran parte degliItaliani  delle vittime del terrorismo;  persone che hanno perso la vita per difendere le istituzioni di questo nostro paese. Chiediamo alla S.V di intervenire affinché venga ripristinata la Legge, oltre che per il detenuto Adriano Sofri -  che gode a differenza di altri detenuti -  di una serie di privilegi ed altresì di invitare i massmedia Italiani a non dare enfasi alle parole dell’ex leader di lotta continua , che offendono da tempo le nostre famiglie con esternazioni che rasentano l’istigazione a delinquere. Facciamo nostre le parole del Capo dello Stato che in occasione del giorno della memoria, celebrata il giorno 9 maggio 2008, furono di monito agli organi di stampa e preghiamo di non dare opportunità alcuna agli ex terroristi di imbrattare in maniera costante la memoria delle vittime del terrorismo. Siamo stanchi e stufi di subire umiliazioni da parte di questi personaggi,  senza che ci venga accordato il diritto di replica. Confidiamo nel suo intervento per ristabilire ordine e regole certe per tutti;  specialmente,  chiediamo rispetto per le vittime del terrorismo.
Bruno Berardi “Domus Civitas”
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Vomero: Grande attesa per la festa di San Gennaro - In questi giorni fervono al Vomero, come ogni anno, i preparativi per la festa di San Gennaro, che si terrà il prossimo 19 settembre.  Si tratta un evento molto sentito dagli abitanti della collina. Bisogna ricordare al riguardo che la tradizione popolare, fonti epigrafiche e testimonianze monumentali collocano il primo miracolo della liquefazione del sangue del Santo Patrono proprio nel territorio del Praedium Antinianum, tappa obbligata, in epoca romana, lungo la via Puteolana che, per Colles, collegava la città flegrea a Napoli. Il miracolo sarebbe avvenuto durante una pausa della processione liturgica organizzata dalla diocesi di Napoli e della Campania per la traslazione del corpo e della testa di San Gennaro dall’agro marciano, dove era la sepoltura, alle catacombe di Capodimonte, attuale dimora delle spoglie del santo. Il corteo avrebbe assistito al miracolo quando, durante una sosta sulla collina,  Eusebia, la nutrice del santo, nata e residente nel casale di Antignano, donò le ampolle contenenti il sangue del martire, raccolto, come si usava all’epoca, presso la solfatara all’atto del martirio e custodite dalla stessa per anni. La tradizione popolare vuole che il miracolo sia stato determinato dall’incontro tra la testa ed il sangue del Santo. L’evento viene ricordato sia da un altorilievo posto nella Basilica in via S. Gennaro ad Antignano, dedicata al santo dove si osserva Eusebia che, genuflessa, dona le ampolle al Vescovo che guida la processione, sia dal cippo che nel 1941 venne posto dalla delegazione pontificia a poca distanza dalla stessa Basilica. La festa di San Gennaro, organizzata dall’Unione Cattolica San Gennaro Arenella-Vomero, benemerita associazione, nata nel 1933, come negli anni scorsi si articolerà in due fasi: le celebrazioni liturgiche, con una messa solenne, che si terrà alle ore 18 nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, presieduta dal cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe e con la presenza del vicario episcopale, mons. Gennaro Matino e del decano, mons. Lucio Lemmo. Nella seconda fase vi sarà la processione solenne lungo il tracciato dell’antica via Antiniana e delle strade storiche del quartiere, toccando le tre chiese dedicate a San Gennaro. Gennaro Capodanno – Comitato Valori Collinari
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Oggetto:attenzione: olio per frittura!!!!! URGENTE E' BENE SAPERLO PER LA TUA SALUTE E LA SALUTE DEL TUO MONDO.Sapete dove buttare l'olio della padella dopo una frittura fatta in casa? Sebbene non si facciano molte fritture, quando le facciamo, buttiamo l'olio usato nel lavandino della cucina o in qualche altro scarico, vero? Questo è uno dei maggiori errori che possiamo commettere. Perché lo facciamo?... Semplicemente perché non c'è. Nessuno che ci spieghi come farlo in forma adeguata. Il meglio che possiamo fare è ASPETTARE CHE SI RAFFREDDI e collocare l'olio usato in alcune bottiglie di plastica, o barattoli di mayonese o marmellate,chiuderli e metterli nella spazzatura.UN LITRO DI OLIO CONTAMINA CIRCA UN MILIONE DI LITRI D'ACQUA, quantità sufficiente per il consumo di acqua di una persona per 14 anni
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Domenica 21 settembre dalle 11 del mattino il Pallonetto di Santa Lucia, rivivrà l’antica festa della ‘Nzegna, il tradizionale corteo di luciani che in costume borbonico, seguiva una carrozza con le controfigure di Ferdinando IV e di Maria Carolina. L’evento a cura del regista Pasquale della Monaco strenuo difensore della fiabesca Villa Ebe sulle Rampe di Pizzofalcone, abbandonata e semi distrutta e cultore degli usi e costumi del quartiere, citato da grandi scrittori. “La festa – dichiara il regista - che risale all’800 e si celebrava nel giorno di San Lorenzo, durata fino al 1953, quando fu sospesa perché un ragazzo gettato in mare rischiò la vita, vedrà la partecipazione del quartiere, giovani e anziani per ritrovare tutti insieme i valori dell’Oro di Napoli nobilissima. Discordi gli storici sul significato di ‘Nzegna. Alcuni sostengono che significhi “insegnamento”, in questo caso al nuoto. Altri “Ingegnare” vale a dire smettere gli abiti estivi per quelli invernali. Ingignare il vestito nuovo Un viaggio nella città dell’onirico del mito e degli Dei, quello pensato da Della Monaco. Un omaggio al cinema alla musica e alla filosofia, con il tema dei personaggi dalle opere di Benigni, Fellini, Marotta/De Sica, Pasolini, Wagner, Wertmuller. Personaggi apparentemente diversi ma accomunati e legati dalla stessa radice e filo conduttore: i valori dell’umanità”.  Il corteo attraverserà il Pallonetto, sosterrà nella chiesa della Madonna della Catena per un omaggio alla tomba dell’ammiraglio Francesco Caracciolo e ai tanti personaggi della Rivoluzione napoletana del 1799 declamando i valori della giustizia e dell’eguaglianza; altra sosta nella chiesa di Santa Lucia a mare e, attraverso Via Cesario Console raggiungerà il caffé Gambrinus, Palazzo reale e finalmente tutti al Borgo Marinari per un salutare bagno purificatore.  Il corteo sarà preceduto dalla fanfara dei bersaglieri e dalla banda della Nato.  Depurata dalle forme di violenza, come purtroppo accadeva anche nelle passate edizioni della Piedigrotta, la ‘Nzegna voluta da Pasquale della Monaco, può essere l’inizio di un’antica tradizione, da inserire nel novero dei grandi eventi cittadini. Mario Carillo mcarill@tin.it
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da "laura pompei"
nina978@libero.it   Ancora orrore a Castellammare di Stabia, precisamente nei boschi di Quisisana. Nei boschi sono presenti tanti cani, accuditi  tutti da una ragazza di nome Alessandra; lei porta loro da mangiare tutti i giorni, caricandosi di borse di cibo e bottiglie di acqua su per la strada in salita. Spesso trova li cani impiccati, cuccioli o adulti. Pochi giorni fa lo stesso scenario, un vero e proprio massacro. Questa volta ha cercato di impedire l'ennesimo scempio di cuccioli e per strapparli dalle mani di alcuni ragazzini, dediti a tali atti crudeli e vandalici, la povera Alessandra è stata presa a botte ed è  finita in ospedale. E' riuscita a recuperare solo 5 cuccioli ,tutti gli altri sono stati ammazzati dai ragazzi e altri spariti nel nulla. Molto spesso nella zona ci sono ragazzi con i loro pitt-bull che si divertono a vedere come il loro cane sbrana qualche randagio malcapitato..Il problema ora è questo : sistemare i cuccioloni, che sono di tg media, 4-5 mesi di età, possibilmente anche le mamme che sono ritornate li dopo la sterilizzazione con due cuccioli in grave pericolo e aiutare Alessandra a sterilizzare le altre femmine sul territorio evitando la nascita di altri poveri cuccioli. Riguardo la sterilizzazione fino ad ora sono state sterilizzate piu di 20 femmine, tutte a spese di Alessandra, la quale si è anche rivolta all'associazione che si dice animalista della zona, chiedendole di aiutarla tramite l'asl a sterilizzare gratuitamente, essendo ciò possibile solo alle associazini accedere al progetto gratuito ma le è stato rifiutato l'aiuto, nonostante le associazioni ricevano, contrariamente ad Alessandra, anche contributi annui dal Comune. I cani che hanno bisogno di una casa urgente sono: 4 MAMME DI TG MEDIA, MARRONE FOCATO ED I CUCCIOLI. Per aiutare Alessandra con cibo, medicine, stalli per i piccoli sfortunati o per contribuire  alla spesa di sterilizzazione contattare Laura Pompei al 3332160311. Alessandra non ha dato il consenso per divulgare il suo recapito in rete, a coloro che lo chiederanno in privato posso fornirlo io. Laura Pompei
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L’EMERGENZA RIFIUTI CONTINUA. Dall’olocausto campano Graziella Mazzoni Graziella.mazzoni@yahoo.it  ci invia questo video.
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 ... arrivederci al prossimo Pazzariello! 

 
 
 

L'onore delle cronache

Post n°807 pubblicato il 16 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

... al nostro Gigi Rispoli, navigatore solitario tra le solite "croniche" napoletane


Napoli, record del non fare: 10 anni per posare le transenne


NAPOLI  - Più che un «Villa per il popolo» è un altro «Pacco per il popolo», l'ennesimo schiaffo ai napoletani, imbottiti da quindici anni (da quando, sotto la voce Prima Repubblica, è stata tirata una riga) dalla politica degli annunci che restano tali e dalle promesse mai mantenute.  Il «Pacco per il popolo» doveva sorgere in via Marinella, strada che costeggia il Porto di Napoli, ma il cantiere è ancora lì, testimonial di quest'altro spreco alla napoletana. Fu immaginato nel 1998, quando il sindaco era Antonio Bassolino, campione mondiale nella politica degli annunci, abile tagliatore di nastri di opere appena iniziate e a volte mai ultimate. L'idea di un Parco da consegnare al popolo del Mercato, storico quartiere popolare dove risiedono tra l'altro la più amata delle basiliche di Napoli dedicata alla Madonna del Carmine e un importante mercato all'ingrosso e al dettaglio, venne a un esponente di Alleanza nazionale, Luigi Rispoli, oggi consigliere provinciale, che accusa: «Per il Mercato c'era una grande opportunità per migliorare la propria vivibilità, invece ora parliamo dell'ennesimo spreco del Comune». Nell'ottobre del '98, il consiglio comunale approvò l'istituzione di un parco alla Marinella, fino a quel momento arteria stradale importante, parcheggio per bus pubblici e camion di giorno e per prostitute e trans in attesa di clienti di notte. L'area, circa 30mila metri quadrati, fu recintata dal Comune e chiusa al traffico. Cofinanziata dall'Unione europea con un costo previsto di 3 milioni e 819mila euro, per l'opera era stata prevista, come in ogni appalto che si rispetti, anche una data per la consegna: 8 marzo 2006. Oggi, è il 16 settembre 2008, sono trascorsi 2 anni 6 mesi e 8 giorni dalla data prevista per la inaugurazione della Villa del popolo ma, in Comune, nessuno sa dire quando e se il Parco verrà consegnato alla gente del Mercato. Dire che per tutto questo tempo l'area della «Villa del popolo» sia restata inutilizzata, sarebbe come commettere una grossa infamia nei confronti dell'amministrazione comunale.  Ad esempio è servita a qualcuno per stendere sulle reti migliaia di alici, poi lasciate per giorni ad essiccare al sole. Chi le avrà mangiate quelle alici, restate in compagnia di topi e di cumuli di spazzatura? Già, perché come se non bastasse il disagio di avere un cantiere senza fine sotto casa, gli abitanti del quartiere hanno dovuto sopportare anche che l'area della Marinella sia stata utilizzata da incivili come discarica per la «munnezza» e dagli extracomunitari come area su cui costruire delle baracche. Baracche che ogni tanto vengono abbattute dal comune ma che vengono ricostruite puntualmente il giorno successivo. Ma soprattutto, la zona dove doveva nascere la «Villa del popolo» è stata anche il cimitero per due uomini, uccisi in tempi diversi e lì ritrovati dalla polizia. Si tratta di un diplomatico canadese di stanza a Londra, Lewis Brooks Miskell, il cui cadavere sbucò nel 2006 da un tombino, e di un extracomunitario originario del Ghana, trovato senza vita nel marzo di quest'anno.
(di Carmine Spadafora da IL GIORNALE del 16/09/08)

 
 
 

fa male ma... questa è la verità!

Post n°806 pubblicato il 15 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

Il silenzio del Sud
di Ernesto Galli Della Loggia
Tratto da Il Corriere della Sera del 14 settembre 2008


«Esiste una questione meridionale nella scuola italiana? Temo proprio di sì (…). L'Europa non boccia l'Italia e i suoi quindicenni (…) ma boccia il Sud e le Isole, assai indietro rispetto alla media europea mente il Centro-nord la supera nettamente. (…) Le fredde statistiche rivelano un fenomeno inedito: un abbassamento della complessiva qualità scolastica nel Sud. Nel passato, in piena "questione meridionale" generale, un liceo o una scuola elementare di Napoli aveva in genere un livello analogo alle consorelle milanesi. Oggi non è più così». A parlare in questo modo non è il ministro Gelmini, il ministro della «solita destra italiana». No. E' un esponente di antica data della sinistra come Luigi Berlinguer, tra l'altro un ex ministro dell'Istruzione, in un articolo di rara onestà intellettuale pubblicato sull'Unità del 29 agosto scorso. Articolo che però, abbastanza sorprendentemente, non ha provocato neppure la più blanda protesta da parte di quella legione di politici, professori e intellettuali che invece solo pochi giorni prima si erano stracciati le vesti per le cose più o meno analoghe dette dal responsabile attuale dell'Istruzione, il ministro Gelmini di cui sopra, seppellita sotto una valanga di vituperi per il suo supposto razzismo antimeridionale. Il fatto è che dovremmo prendere atto tutti, una buona volta, di alcuni dati di fatto. Non solo di quelli ormai notissimi delle rilevazioni Ocse-Pisa, ma anche, per esempio, della circostanza, che negli ultimi 7-8 anni i migliori piazzamenti nelle varie olimpiadi di matematica, informatica, fisica o nei certami di latino, ecc. organizzati internazionalmente, li hanno ottenuti quasi sempre studenti dell'Italia settentrionale. Così come dovremmo chiederci perché mai, di fronte a questi risultati, accade però che la maggiore concentrazione dei 100 e lode all'esame di maturità delle scuole italiane si abbia proprio in Calabria e in Puglia, o che le più alte percentuali di punteggi massimi si registrino in una scuola di Crotone (ben 34 «100 e lode»!) di Reggio Calabria (28) e di Cosenza (21), mentre i Licei Mamiani e Tasso di Roma si devono accontentare di appena due, e rispettivamente un solo, 100 e lode. Geni in erba a Crotone e geni incompresi a Friburgo o ad Amsterdam? Andiamo! E forse dovremmo pure chiederci come mai il Friuli, regione che pure fa segnare la percentuale di 100 e lode più bassa fra tutte le regioni d'Italia, veda invece poi i suoi studenti, nell'ultimo quinquennio, fare incetta di premi nelle più varie competizioni. E' fin troppo evidente che questo insieme di dati tira pesantemente in ballo non solo la realtà scolastica ma l'intera realtà sociale del Mezzogiorno. Ne parla del resto, senza peli sulla lingua, lo stesso Berlinguer nell'articolo citato: «Gli enti locali nel Centro-nord hanno fatto in questi decenni cose straordinarie per la scuola, egli scrive (…), nel Sud tutto questo o è episodico o non c'è. Nel Centro-nord la scuola è tema che influenza le scelte dell'elettorato locale, che stimola così gli amministratori. Al Sud o è episodico o non c'è». Insomma la società meridionale presta scarsa o nulla attenzione alla sua scuola, alla qualità dell'insegnamento, perché evidentemente non le considera cose molto importanti. Le famiglie, più che alla sostanza sembrano guardare all'apparenza dei «bei voti» comunque ottenuti. E quando la verità comincia a venir fuori — com'è per l'appunto accaduto con la sacrosanta denuncia del ministro Gelmini — allora la reazione generalizzata è quella del perbenismo indignato, del ridicolissimo «ma come!? noi che abbiamo avuto Croce e Pirandello!»: nella sostanza, cioè, è il fingere di non vedere, di non capire. E' il silenzio. Un sostanziale silenzio sulle condizioni del proprio sistema scolastico che appare come un aspetto del più generale silenzio del Mezzogiorno. Un Mezzogiorno che ormai da anni ha cessato di parlare di se stesso e dei suoi mali, che da anni ha messo volontariamente in soffitta la «questione meridionale», che sembra ormai rassegnato a fingere una normalità da cui invece è sempre più lontano. E così la spazzatura copre Napoli, la scuola del Sud è quella che abbiamo visto, intere regioni sono sotto il dominio della delinquenza, in molti centri l'acqua ancor oggi viene erogata poche ore al giorno, i servizi pubblici (a cominciare dai treni) sono in condizioni pietose, il sistema sanitario è quasi sempre allo stremo e di pessima qualità, ma il Sud resta muto, non ha più una voce che dica di lui. Unica e isolata risuona la nota dissonante di un pugno di scrittori e di saggisti coraggiosi come Mario Desiati, Marco Demarco, Gaetano Cappelli, Adolfo Scotto di Luzio di cui sta per uscire il bellissimo «Napoli dai molti tradimenti». Sì, l'opinione pubblica meridionale, specie quella del Mezzogiorno continentale, nel suo complesso latita, è assente. Mai che essa metta sotto esame, e poi se del caso sotto accusa, i suoi gruppi dirigenti locali di destra o di sinistra che siano; mai che crei movimenti, associazioni, giornali, che agitino i temi della propria condizione negativa; mai che da essa vengano analisi sincere, e magari (perché no?) autocritiche, dello stato delle cose e dei motivi perché esse stanno al modo come stanno. Soprattutto sorprendente e significativo (eppure si trattava della scuola, dell'istruzione, santo iddio!) è apparso nei giorni scorsi il silenzio — o, peggio, l'adesione alla protesta perbenistico-sciovinista — da parte di tanti intellettuali. E' stata la conferma di un dato da tempo sotto gli occhi di tutti: che proprio la cultura meridionale, ormai, non si sente più tenuta a rappresentare quella coscienza polemicamente e analiticamente esploratrice della propria società, a svolgere quella funzione critica, che pure dall'Unità in avanti avevano costituito un tratto decisivo della sua identità. In questo silenzio e con questo silenzio degli intellettuali la «questione meridionale» mette davvero fine alla sua storia. Abituati a essere portatori di istanze di critica e di cambiamento, abituati cioè a svolgere un ruolo socio-culturale oggettivamente di opposizione, e dunque, almeno in questo dopoguerra, orientati tradizionalmente a sinistra, gli intellettuali meridionali si direbbe che siano rimasti vittime della rivoluzione politica verificatasi nel Mezzogiorno negli ultimi vent'anni. La vittoria della sinistra in tanti comuni e in tante regioni, infatti, se per alcuni di essi ha voluto dire l'arruolamento in questo o quell'organismo pubblico, e dunque l'assorbimento puro e semplice nel potere, per molti di più, per la stragrande maggioranza, ha significato essere privati di una potenzialità alternativa essenziale, di una sponda decisiva per il proprio ragionare e il proprio dire d'opposizione. Dopo la vittoria della sinistra essere «contro» ha rischiato di significare qualcosa di ben diverso che per il passato: ed è stato un rischio che quasi nessuno si è sentito di correre. Peccato però che evitare i rischi non significa in alcun modo esorcizzare i pericoli: a cominciare, in questo caso, dal pericolo di un declino inarrestabile di cui sono testimonianza proprio le brillantissime pagelle degli studenti del Mezzogiorno.

 
 
 

FINIscila, pappone!

Post n°805 pubblicato il 14 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore


Non ho esperienza diretta del fascismo: sono nata durante il “boom economico” e la “Fiera della Cambiale”. I miei, però, come papa Wojtyla in Polonia, hanno sperimentato il fascismo ed il comunismo, quello più duro: il comunismo titino delle foibe, che l’algido presidente Napolitano e “compagni” dovrebbero ricordare bene  quale ulteriore vergogna italiana da aggiungere al disgustoso “8 settembre”, dove tanti italiani d’Istria e Dalmazia qui giunti rocambolescamente furono trattati peggio degli immigrati clandestini di oggi, per non nuocere ai delicati rapporti diplomatici con druse Tito, sulla linea del confine rosso sull’Adriatico. Ho sempre rispettato chi le guerre – igiene dei popoli, come diceva il solito culattone inglese - se l’è fatte davvero, subendole o combattendole. Non ho mai sopportato, però, i traditori, i vermi, i molluschi che riempiono a iosa le pagine dei libri di Storia Patria; storia ingloriosa di una Nazione che – come diceva un altro celebre inglese mai smentito dai fatti – “corre sempre in soccorso del vincitore” perché, di suo, non  ha mai vinto una guerra! Corsi e ricorsi storici… di Badoglio in Badoglio… fino ai “FINI” occulti. Chi fu Badoglio? Ne rilevo qualche tratto da una mia intervista al celebre Gustavo Palazio, autore e commediografo : “… I giovani del Ventennio hanno immediatamente sospettato ed ggi accusano quello strano “maresciallo d’Italia”. Tutto era stato prestabilito da Badoglio e dagli alleati, i quali sapevano benissimo che quel caos avrebbe obbligato i Tedeschi a fermarsi in Italia, occupandola, impedendo così alle armate di Hitler di attestarsi su quelle Alpi che avrebbero potuto essere difese da poche divisioni, lasciando le altre libere di dare manforte su altri fronti. Badoglio aveva premeditato di mettere gli italiani l’uno contro l’altro, in una lotta fratricida nell’interesse degli Anglo/Americani e dei Savoia, usi ai tradimenti”. Qualcuno racconta anche di quanto Badoglio fosse esoso, arrivando a pretendere dal suocero, in tempi migliori, addirittura una “ducea” in Italia (si credeva bravo quanto l’ammiraglio Nelson in Sicilia) che, per fortuna, gli fu rifiutata… L’emulo a propulsione, Gianfranco Fini, ha avuto il cattivo gusto di assestare la sua ultima roncolata ai suoi  scomodi seguaci nel mentre i maggiori quotidiani d’Italia, di ogni colore, celebravano la saga romanza di Lotta Continua, facendo – come al solito – una gran pubblicità al solito Sofri “graziato in virtù d’ulcera, moribondo eppoi resuscitato” (n.d.r.: Calabresi è sottoterra da anni e Contrada è in galera, per anni!), il quale continua bel bello a pontificare ed a dottoreggiare, trovando sempre – non si sa per quale strana alchimia – giornalai ed intellettuali pronti a pendere dalle sue labbra. Napolitano che bacchetta la Russa e Alemanno per aver onorato entrambi i morti della guerra civile italiana tace, invece, sull’apologia di Lotta Continua… ma ciò ch’è più grave è che abbia taciuto Fini, che ipocritamente con il culo al caldo della seggiola appena conquistata, ha bacchettato anch’egli i “colonnelli” La Russa e Alemanno che… se avessero almeno questi un po’ di dignità (quella che fa rima con "milioni")… dovrebbero quantomeno ammutinarsi e  “congelare” A.N. piuttosto che scioglierla nella bava viscida che cola in rigagnoli putridi dai solchi amari della bocca del “capo”, riconosciuto esperto subaqueo… non a caso. Il signor “navigo sott’acqua”, soggetto non identificabile dato il trasformismo… ma oggetto utile all’interscambio tra PDL e PD, giusto per il tempo di sottoscrivere qualche brandello di federalismo, una botta di Alitalia e, probabilmente, esiti di una Trenitalia, pronta al fallimento anch’essa, memore della pompa di benzina di famiglia a Bologna, sacrifica, irridendo, in un unico falò gli anni, gli uomini e donne, le storie, le lacrime e sorrisi, le sconfitte e rivincite, la passione di un’eredità culturale e sociale che lo ha coccolato, blandito, reso uomo, arricchito, idolatrato persino, in spregio a chi, per tutti questi anni, ha contribuito silenziosamente alla sua crescita, al suo port-folio, alla sua “mission” sfociata nell’egocentrismo tipico degli ignoranti, alfabetizzati per luoghi comuni e plastificati nella superbia. Analogo complesso della popolarità, come per il più ruspante e meno machiavellico Diego Maradona, che ha finito col fare male solo a se stesso.  Il bel fighetto dei tempi passati, s'è fatto quattro calcoli: "nel 2008 avranno finalmente tirato le cuoia tutti i reduci della RSI, mica sono bionici? Ergo, posso darci dentro un bel colpo di piccone"... Peccato, però, che a tutti 'sti poveri cristi", per tutta la vita, gli sono stati negati i sette anni  -  validi per il pensionamento - della Legge dei Combattenti, cancellati dal foglio matricolare e che la maggior parte sia morta prematuramente di fame, per l'esiguo obolo, contrariamente agli "uomini di Vichy", cittadini  ed ex militi di una nazione più civile... "Vabbe'... vabbe'... Acqua passata - gli avrà suggerito la neomogliettina platinata - CHISSENE!... Vogliamo mica intossicarci le ferie in Sardegna, quest'anno?". "Potresti però uscirtene con un minimo d'onore, dottor Balanzone - aggiungo io - restituendo il simbolo della Fiamma a chi è intenzionato a tenerla ancora accesa!" tanto per sfatare il mito che gli "uomini d'onore" sarebbero ALTRI, più noti alle cronache giudiziarie... e potresti anche restituire al patrimonio del povero Staiti di Cuddia la sede milanese della Federazione di Milano, tanto non ti serve più. o sbaglio?  Cavalcavi la tigre, secondo l'adagio èvoliano; ora, cavalchi una pantegana! A quando una cena a Napoli con Bassolino?...  Dissertando, Berlusconi non mi è molto simpatico, per certe sue boutades e carnevalate inopportune, tipo quella di presentarsi in  anacronistica camicia nera, come un mussolini-bonsai, alla medesima festa di Azione Giovani, laddove il voltagabbana celebrava le misere esequie del suo "dipartito"... a meno che non si sia trattato di un subliminale passaggio di consegne, fantapoliticamente parlando...  ma vorrei avvisarlo,  Berlusconi, perchè lo avverto più sincero, di stare attento nel covarsi in seno una simile serpe, capace – domani – di morderlo ed iniettargli veleno. Dovrebbe prendere esempio dagli scafatissimi Savoia “usi al tradimento” che nelle fila dell’esercito dell’Italia UNA non ammisero nei ranghi di comando, dopo averli corrotti, gli alti ufficiali traditori del Regno delle Due Sicilie, sapendoli giustappunto avvezzi al mercimonio di se' stessi!
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LA VOCE DEI TRADITI:
STORACE: Fini vuole riportare Italia 68 anni indietroRoma, 13 SET (Velino) - "Con le sue dichiarazioni, e' Fini a  confermare chi e' che vuole riportare l'Italia sessant'anni indietro, e' lui  che irresponsabilmente rinfocola odi e mette nel mirino dell'estrema sinistra quanti non si rassegnano a subire la verita' di chi per decenni ha negato persino la tragedia delle foibe". Lo dichiara Francesco Storace, segretario nazionale de La  Destra. "Ci ha messo quarant'anni, l'onorevole Fini, per scoprire l'antifascismo che a Fiuggi era strumento ed ora e' issato a valore, dimenticando i crimini commessi persino nell'immediato dopoguerra nel nome dell'antifascismo nel triangolo della morte. E' Fini - aggiunge Storace -, per ragioni interne a un partito e a una coalizione, che vuole il ritorno dell'estremismo con le sue irresponsabili dichiarazioni di oggi. L'uomo che a Sorrento predico' il fascismo del 2000 fa scoprire ogni giorno di piu' quante falsita' abbia propagato a chi credeva in lui. Si puo' essere tranquillamente democratici senza bisogno di essere antifascisti proprio perche' ci sono stati antifascisti - in Italia e non solo nell'Urss - che tutto furono tranne che democratici; si puo' fare il presidente della Camera senza bisogno di ripetere quel che diceva il suo predecessore; ma non dica mai piu' quel che deve fare una comunita' di destra che questo Paese ha amato per tantissimi anni e che non merita di essere offesa fino a questo punto".

LA DESTRA NAPOLI: FINI "ANTIFASCISTA" MASSIMO BENEFICIARIO DEL NEOFASCISMO - "In Italia per cinquant'anni si è sviluppato grazie al  MSI ed alle sue organizzazioni giovanili il complesso fenomeno del neofascismo, che ha eletto deputati, senatori, parlamentari europei ma anche centinaia di sindaci, assessori e decine di migliaia di consiglieri che, ovunque e al prezzo di indicibili sacrifici, e della vita di numerosi militanti, hanno difeso con orgoglio, coraggio e senza equivoci, un grande patrimonio storico, politico, ideale e sociale, all'insegna del motto di Almirante: non rinnegare e non restaurare, lottare per la verità e per la giustizia. Un fenomeno intorno al quale si sono sviluppate negli anni migliaia di riviste, di giornali, di case editrici, di associazioni, che ha determinato al suo fianco la crescita di un'area culturale viva, vivace che ha contribuito, in maniera significativa ed incidente, ad impedire, in tutti i campi, che la cultura egemonizzante della sinistra trionfasse. I maggiori beneficiari in termini politici e personali del neofascismo-afferma Bruno Esposito, dirigente nazionale de LA DESTRA, la formazione politica che fa capo a Francesco Storace- sono gli attuali dirigenti di Alleanza nazionale, primo fra tutti il presidente della Camera Gianfranco Fini.  Che oggi Fini dichiari di essere antifascista,(un termine che ha avuto un significato ben preciso nel dopoguerra fino ad oggi) e che per sua affermazione la formazione politica che egli capeggia sia tale; al di là delle valutazioni che ciascuno  possa fare sulla  coerenza ed anche sull'ipocrisia di chi lo applaude, è un fatto importante rispetto al quale ciascuno , a destra, sappia come stanno le cose,al di là di ogni infingimento e cosa si debba fare se si vogliono difendere i valori della Destra italiana che Fini ed i suoi calpestano in modo così grave e definitivo".

 
 
 

Scuorno!

Post n°804 pubblicato il 14 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

da graziella.mazzoni@yahoo.it
Domani, in Campania, si apre ufficialmente l'anno scolastico. Guardate in che condizioni è la città e le scuole aversane. L'orrore non sono i rifiuti per le strade, l'orrore è che domattina nessuno protesterà, nessuno andrà all'ASL, al Comune, dai Carabinieri. E sapete perchè? Perchè ci siamo abituati all'orrore.
Ecco perchè abbiamo perso questa guerra.
p.s. : non preoccupatevi dei rifiuti tossici e dei veleni sparsi sulla nostra terra, non preoccupatevi dell'aria carica di diossina, del cibo avvelenato.
Se domani permettiamo che i nostri figli vadano a scuola in queste condizioni, vuol dire che siamo già un pò morti.

 
 
 
 
 

PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

IL MEZZOGIORNO CHE DIFENDIAMO

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I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


Il libro del mese:



 

 
 
 
 

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