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Un blog creato da vocedimegaride il 09/11/2006

La voce di Megaride

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FAMIGLIE D'ITALIA

"ARGO" (dim.di LETARGO) il caporedattore de "LA VOCE DI MEGARIDE"/blog, coraggioso foglio indipendente, senza peli sulla lingua... ne' sullo stomaco!
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L'archivio delle video-news e delle interviste filmate per "La Voce di Megaride" è al link http://www.vocedimegaride.it/Fotoreportages.htm

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http://www.napoletano.info/auto.asp

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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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AREA PERSONALE

 

 

C’era una volta un “generale”

Post n°846 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

... il suo nome era Giuseppe Garibaldi. Egli agiva, foraggiato da massoni di varia nazionalità, in nome della libertà. Ma suoi sono stati i genocidi perpetrati contro i popoli meridionali … comandava mille uomini l’eroe dei due mondi … definizione data dai “vincitori” … altrimenti, storia alla mano, da definirsi aggressori … .Il loro ideale era unificare l’Italia … purtroppo con la forza e la violenza! Questo era il 1860 … centodieci anni dopo, precisamente nel 1970 appaiono dei volantini firmati Brigate rosse. Vi è disegnata una asimmetrica stella a cinque punte. E' nato un progetto di guerra civile, ma l'opinione pubblica non se ne accorge. Lo Stato stesso lo sottovaluta. Non ci si allarma neppure nell'ultima settimana di agosto quando, all'interno dello stabilimento Sit-Siemens di piazza Zavattari, a Milano, viene rinvenuto un pacco di ciclostilati. Il testo, in cui ci si riferisce soprattutto a situazioni aziendali, contiene pesanti insulti a "dirigenti bastardi" e a "capi reparto aguzzini" da mettere - cosi' è scritto - fuori gioco. Ma quella sigla, Br, è pressoché sconosciuta alla direzione di fabbrica e molto di più non ne sa neppure la questura di Milano. 

17 settembre 1970, via Moretto da Brescia, una tranquilla strada residenziale del quartiere Città Studi. Ore 20,30. Due bidoni di benzina esplodono contro il box di Giuseppe Leoni, direttore centrale del personale della Sit-Siemens. Sulla porta del garage la scritta: Brigate Rosse.  

E' la prima azione cosiddetta punitiva delle Brigate rosse in ottemperanza allo slogan: "colpiscine uno per educarne cento". Ma gli inquirenti ritengono che si tratti di un atto teppistico, e che la rivendicazione sia soltanto una copertura.
Poi ,vengono tutti gli attentati allo stato … e tanto per ricordarlo il sequestro Moro e la sua tragica conclusione … ma non finisce li … inutile continuare a raccontarVi la storia che tutti conoscete.

Questi, signori sono stati definiti CRIMINALI … ma oggi sono tutti liberi e protetti!
Mi domando se questi “signori”, che hanno agito perseguendo un “LORO PERSONALISSIMO IDEALE” sono definiti dalla storia “organizzazioni terroristiche” perché una associazione sovversiva, che a suo tempo ha minato l' autonomia di uno stato SOVRANO, ed un massone che la comandava sono definiti EROI, PATRIOTI … PADRI DELLA PATRIA. Nel mio piccolo non posso far altro che associarli a coloro che hanno TENTATO negli anni ’70 dell’ultimo millennio di cambiare l’ordinamento del nostro stato.
La verità dov’ è ?… sono delinquenti i Brigatisti che hanno tentato di porre le loro regole come aveva fatto 110 anni prima l’eroe Garibaldi … o sono entrambi  da accomunare in un' unica logica sovversiva? … Oggi i brigatisti sono stati, come denunciato prima, ammessi a cariche istituzionali … Garibaldi, osannato e dichiarato l’eroe dei due mondi, anche se in sud America lo ritengono un FUORILEGGE, … la nostra verità dov’è ? Quanti anni ancora dovremo attendere per poter finalmente far luce su quanto è avvenuto dallo sbarco di Marsala in poi ?
Oggi si parla di MAFIA, CAMORRA, ‘NDRANGHETA e SACRA CORONA UNITA … ma dimentichiamo che il nostro eroe dei due mondi nel lasciare la NOSTRA CAPITALE affidò la gestione dell’ordine pubblico alla “famigerata camorra”?
Oggi, la combattiamo con tutte le nostre forze … ma chi gli ha dato l’autorità del controllo e della gestione dell’ordine pubblico… e da allora quanti politici hanno “collaborato” con “questi delinquenti”?
Penso che ognuno di noi si sia fatta una propria idea di quanti di questi “SIGNORI”, che noi stessi abbiamo votato, si siano alleati al MALAFFARE per impinguare le LORO CASSE FAMILIARI…
Oggi, abbiamo, nella nostra regione, politici intoccabili … gente che non può subire procedimenti penali fino a … ma questo "fino a" chi lo codifica? … Magistrati che rimandano udienze … faldoni che vengono sistematicamente rimossi e “occultati” sotto cumuli di altri … Abbiamo GLI INTOCCABILI … eppure il POPOLO SOVRANO E’ STANCO … non ne può più di sopportare le stesse facce … gli stessi ipocriti giochi e manomissioni con cui da decenni ci governano … allora, invocare un nuovo Masaniello ci porterebbe ad evocare un’ascesa ed una fine di reazione nell’arco di una sola settimana, come la storia ci insegna … quindi ben venga un nostrano “Ga-ribaldo” che possa porre fine, con un gran botto, allo stato attuale delle cose. Se non altro, per movimentare questa storia ingessata!
Mauro Caiano

 
 
 

Contrasti identitari

Post n°845 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

E’ incredibile! Già si avvertono, da molto lontano, i miasmi delle ipocrite future celebrazioni per il 150.mo dell’Unità d’Itaglia; è un puzzo nauseabondo di finanziamenti che obbliga istituzioni locali, associazioni culturali , movimenti, pseudo intellettuali e pseudo artisti a prone minzioni di retorica, pur di raccattare, affamati, briciole di euro che cascano dalla ricca tavola imbandita dallo Stato per l’occasione. Uno Stato ch’è perfettamente al corrente della Grande Menzogna Risorgimentale e che, in quanto Repubblica nata da un Plebiscito che relegò finalmente nell’onta suprema i nemici “fasti sabaudi”, ancora ne celebra, per oscuri motivi, la memoria… a partire da quella buffa marcetta ch’è l’Inno di Mameli zum pa pa zum pa pa zum…  Inspiegabilmente! Forte è il contrasto, oggi più che mai – con al governo reazionari della Lega Nord e del MPA – tra la Storia bandita e la Storia impartita alle giovani generazioni, laddove sarebbe obbligatoria una sincera revisione del Risorgimento e dell’empia era sabauda, per affermare – proprio in tempo di auspicato federalismo – le peculiarità degli antichi stati pre-unitari, con le loro gloriose storie. Ciò che più provoca la nausea è che proprio nel mezzogiorno, da Marsala a Teano, per una rozza “sindrome di Stoccolma” - o, forse, semplicemente per il solito accattonaggio senza dignità – certi illustri “assistiti”, mutuati della Menzogna Istituzionale, insistono a darsi la zappa sui piedi, ad evirarsi, a infibularsi, in uno strumentale sadomasochismo di stampo esibizionista, per una manciata di spiccioli e di notorietà. Sono questi, i meridionali di merda, quelli che fanno da amplificatori dei volgari luoghi comuni vomitati da un secolo e mezzo sulle fiere genti del Mezzogiorno. Eppure, solo una settimana fa, eravamo con Ben Hopkins, giovane regista inglese, a magnificare – per un film destinato ad un pubblico straniero – la Storia gloriosa del regno napolitano di Sua Maestà siciliana… mentre a Teano, ignoranti politici locali e – quel ch’è più grave -  responsabili della Pubblica Istruzione progettavano, incoscienti ed anacronistici, quanto segue… Ma, per Fortuna, in Abruzzo possiamo ancora contare su di un manipolo di eroici partigiani, come leggerete. (Marina Salvadore)
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Teano. Lettere a Garibaldi di Lacetera. In vista dell’anniversario dello storico incontro. Si avvicina a vista d’occhio la data dello storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele III^ e l’assessorato al Turismo e Spettacolo, guidato da Rosaria Pentella, sta mettendo a punto gli ultimi dettagli. Il Comune di Teano quest'anno ha voluto porre l'accento sul tema dell'Unità d'Italia nata dall'incontro dai due grandi leader dell’epoca. In quest'ottica, il giorno 26 è previsto un dibattito sul tema “Quale federalismo per l'Italia e per il Sud”. Interverranno l'ex ministro della Pubblica Istruzione On. le Giuseppe Fioroni ed il ministro leghista Calderoli. Sarà un incontro sicuramente molto attuale ed interessante che vedrà peraltro gli alunni delle scuole superiori nelle vesti di intervistatori dei due relatori. Il giorno 25, invece, sarà rappresentato uno spettacolo dal titolo “A Giuseppe Garibaldi: lettere dal presente”. Lo spettacolo è basato sulla lettura di lettere immaginarie, scritte dal dottor Giuseppe Lacetera,  attraverso le quali alcuni attori impersoneranno i protagonisti della vicenda garibaldina (il padre, la madre, la zia, Don Giaccone, il comandante della nave Clorinda, la moglie Anita, il figlio Menotti, Bixio, Dumas, ecc.) racconteranno tre momenti della vita di Garibaldi: l'infanzia e l'adolescenza, gli anni trascorsi nel sudamerica, gli anni dell'esilio a Caprera. La recitazione sarà accompagnata da musiche della metà dell'ottocento contemporanee alla vicenda narrata, musiche sia popolari che classiche e liriche, curate dal maestro Antonio Pompa. Durante lo spettacolo, a sottolineare i passaggi tra una fase e l'altra, vi sarà l'intervento di un gruppo locale che presenterà balli e musiche dell'area  campana e meridionale  coeve alla vicenda narrata. La regia è curata da Alessandro Frolli. Gli interventi di stacco sono curati dal gruppo "L'aquilone" di Teano. Lo spettacolo si terrà nella sala dell'Annunziata alle ore 19.00. Grazie anche al fattivo interessamento del presidente della locale sezione dell’associazione nazionale bersaglieri, Giuseppe Palmieri, in città saranno presenti anche due fanfare: quella della sezione bersaglieri di Benevento e quella dell’Arma dei Carabinieri di Napoli.
 (Nunzio De Pinto – ag. TeleRadioNews di Gianni Gosta)

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RAI 3: “BRIGANTI: eroi o malfattori?”
Venerdì 24 ottobre, su Rai Tre, nel corso del programma “Geo&Geo” che va in onda alle 17, verrà trasmesso il documentario “Briganti, eroi o malfattori?”, prodotto da Rai Radio Televisione Italiana e realizzato dalla San Polo Produzioni s. r. l., per la regia di Andrea Cherubini. Attraverso numerose testimonianze di anziani che hanno raccolto i racconti di testimoni diretti di quelle vicende, e il parere di alcuni studiosi, questo documentario intende far piena luce sul controverso fenomeno del brigantaggio. I briganti, considerati da alcuni come volgari malfattori o incalliti criminali, da altri come una sorta di benefattori e di giustizieri, formarono numerose bande (circa 1400) in tutta l’Italia meridionale. Complessivamente furono 80.000 circa, uomini e donne, le persone che vollero ribellarsi all’invasione dei Piemontesi del 1860. Il documentario intende far piena luce su quella guerra civile che si scatenò nel decennio successivo alla forzata unificazione dell’Italia (1860-70) e che causò centinaia di migliaia di morti (qualcuno parla addirittura di un milione), che vennero occultati dalla storiografia ufficiale per non intaccare la connotazione epica ed eroica che si volle dare al Risorgimento. Intende chiarire, con obiettività, il vero significato e la reale portata di quella terribile lotta. Dall’analisi emerge uno scenario di feroci guerriglie, di tremende repressioni, di fucilazioni, di atti di crudeltà da entrambe le parti, ma anche gesta di solidarietà, attaccamento alla propria terra, ai valori, alla religione ed al Sovrano Francesco II. Il documentario è impreziosito dalla limpida voce del narratore Cristian Jansante, e dalle scene girate, prevalentemente sul monte Sirente, con il gruppo teatrale “I briganti”, di Secinaro (AQ) brigantidisecinaro@yahoo.it, che recitano la parte di “ribelli” con un realismo sorprendente. Questo gruppo, ogni anno, in prossimità del 15 agosto, fa, nello stupendo scenario del monte Sirente, una bellissima rievocazione storica sul tema del brigantaggio. Altre scene sono state girate a Sante Marie, a Pietrasecca e Civitella del Tronto. Il gruppo musicale “VIA”, di L’Aquila, intona mirabilmente la canzone “brigante se more” Il documentario merita dunque di essere visto per la bellissima scenografia, per la sapiente regia di Andrea Cherubini, per l’obiettività con cui è condotto e per il fatto che molte delle scene sono state girate in Abruzzo con personaggi abruzzesi - . G.Ranucci
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MERCOLEDì 29 p.v. ore 18 al Vomero, presso il Koesis, in Via Luigia Sanfelice, 2, 80127 Napoli (palazzina della funicolare)
Proiezione del video "NAPOLI CAPITALE" di MAURO CAIANO - conversazione con MARINA SALVADORE e MAURO CAIANO -  intervento di LUIGI RISPOLI -  introduce YVONNE CARBONARO. Vi attendiamo numerosi e... motivati!
www.puntosunapoli.it

 
 
 

Mi chiamo Roberto ma di cognome non faccio Saviano

Post n°844 pubblicato il 19 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

L'imprenditore schiacciato da strozzini e tribunale
di Antonio Corbo - Repubblica

Neanche quarant'anni, da nove Roberto Battaglia resiste a usurai, esattori del racket, banche ma anche giudici inflessibili, come quelli del tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. "Mi è stata negata la sospensiva di trecento giorni sollecitata dal prefetto e prevista dalla legge per chi denuncia usura e racket. Mi trovo schiacciato
tra due forze dello Stato: magistratura penale e carabinieri mi hanno salvato dalla malavita ed io ho fatto arrestare chi mi ricattava. Ma se il tribunale civile manda all’a sta i miei beni, per soddisfare le banche mi condanna alla fame". Si è scoperto che una delle banche creditrici ha presentato una difejussione con firma falsa, e le copie originali di quel fascicolo non si trovano più. Un fascicolo sparito nel tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. Possibile? "Possibile, anche se la coincidenza è sospetta", sospira uno dei legali di Roberto Battaglia in una mansarda adibita ad aula di udienze, ultimo piano di un edificio convertito con buona fantasia in un irriconoscibile tribunale, dove si registra un giallo dopo l’altro. Battaglia racconta il suo in un lungo incontro nella fattoria di Caiazzo, tra bufale, tori, mucche, cavalli e un incubo. Quelle porte chiuse. "Rischio la vita, dopo aver fatto arrestare chi mi ricattava. Ed ora un giudice civile può distruggermi negandomi una sospensiva prevista dalla legge, non posso crederci". Il giudice è di Santa Maria Capua Vetere. Battaglia ha pensato più volte di ricusarlo. Gli avvocati lo frenano. Il primo soccorso è di Confindustria, che ha chiesto l’intervento di Roberto Maroni. Si comincia dall' Agenzia Battaglia. "L'Alitalia, fine anni Novanta con la deregulation, revoca le 28 agenzie generali in Italia. Una era di mio padre. Biglietti aerei per tutta la provincia. Il fatturato crolla. Le banche ci mettono in sofferenza. Un avvocato consiglia di vendere l' immobile dell' agenzia e ci presenta tre signori. Vogliono investire, dice lui. Ci danno un acconto di cento milioni. Ma le banche impediscono la vendita, hanno una ipoteca. I tre pretendono quindi il fitto di un locale che non possono più comprare e la restituzione dei cento milioni. Ne incassano in poco tempo 300". Non finisce qui, perché Battaglia non si libererà più di loro, né di altri usurai che prestavano i soldi da versare ai primi tre. "Solite minacce, interessi del 10 per cento mensile, in un anno è il 120. Prendevo i soldi dall'allevamento, avevo allora 300 mucche". I nuovi usurai sono ancora più infidi. "Mio padre muore il 19 gennaio 2000, io provo a dire basta. Macché. Gli usurai impongono la cessione delle nostre auto del noleggio a metà prezzo. Uno era un commerciante di auto. Firmavo un assegno da 10 milioni di lire, me ne davano 8. Portavo gli assegni dei caseifici che pagano il mio latte a 60 giorni, e loro trattenevano il 10 per cento. Esempio: su 10 milioni, per due mesi di attesa, perdevo due milioni. L'azienda produceva bene, lavoravo tanto, ma mi ritrovai con un'esposizione di 250 milioni. Come un naufrago che nuota controcorrente. I debiti si gonfiavano giorno per giorno. Mi fermo a 250 e chiedo una dilazione. L' ultima. Riesco ancora a pagare". Perché sempre nella morsa degli usurai? "Perché le banche non mi aprivano le porte. Avevano ormai aggredito il mio patrimonio, valeva 4 milioni. Non c' era interesse a riaprirle". Ma neanche gli strozzini, recuperati i soldi, lo mollavano. Dall' usura al racket. Roberto Battaglia tra 2003 e 2006 rende più moderna l' azienda: inserisce 500 bufale in un ciclo meccanizzato, perfetti i controlli sanitari e la sala mungitura. Un gioiello. Ma l'azienda attrae. Anche la zona. I casalesi vogliono espandersi verso campi di quieta bellezza, da Caiazzo a Squille a Monteverna. Che Battaglia abbia superato la crisi, sembra certo. Lo scoprono i tre, che avevano tentato di acquistare l' agenzia. "Me li ritrovo in azienda, ogni tre-quattro mesi, dicevano che il conto era aperto, e conoscevano loro la strada giusta per farmi pagare.Capisco qual era la strada ad aprile 2008, e corro in Procura. Viene un certo Giuseppe D'Anna, a nome di Luigi Schiavone, cugino di secondo grado di Sandokan. Sono costretto a incontrarlo a Caserta Nord il primo luglio, ma il procuratore Luigi Gay mi aveva subito affidato al colonnello Burgio. A Caserta Nord c'è con me un carabiniere in borghese. Luigi Schiavone mi parla chiaro: sono di Casale, mi dice, e ho in mano i titoli che devi onorare, da questo momento te la vedi solo con me. Insisto: non devo più niente a nessuno, poi prendo tempo, 15 giorni". Attenti al 17 luglio, è la data da ricordare. La mattina un giudice civile dà esecuzione alla vendita dei beni all'asta per soddisfare le banche. La sera alle 17.30 sono arrestati Luigi Schiavone e Giuseppe D'Anna, di professione mago. I carabinieri li fermano all'uscita dell' azienda con 140 mila euro in assegni e tremila in contanti, la somma pattuita dopo quasi un'ora di discussione, tutta registrata. Luigi Schiavone ha nelle tasche anche altri assegni, che forse porteranno ad altre vittime. Gente che ancora tace. "Devo tutto al colonnello Carmelo Burgo, ai carabinieri di Caserta, fantastici, al maresciallo Francesco Corrado e la sua squadra. Magari mi fossi rivolto prima". Ma le banche hanno memoria lunga. Sono andate avanti. C' è una fideiussione contestata. "Ha una firma falsa", denuncia Battaglia nell’intervista apparsa su "Repubblica" a fine settembre. Non sfugge al nuovo procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo. Un magistrato che arriva dalla Superprocura antimafia. Silenzioso, deciso, concreto: ha restituito efficienza e serenità ad un ufficio molto concitato. Lembo invita Battaglia in Procura, scopre che era stata già presentata una denuncia per quella firma falsa, associa i fascicoli. E l’inchiesta prende slancio. Il procuratore aggiunto Palo Albano e il pm Antonio Ricci ottengono la prima conferma da una perizia lampo: la firma non è di Battaglia. Scoprono che il direttore dell’agenzia, anni fa, aveva fatto cambiare anche titoli attraverso l’imprenditore Cipriano Chianese, insospettabile all’epoca, ma finito in cronaca nera, coinvolto nel traffico di rifiuti tossici sotterrati nei campi di Giugliano. "Il giudice dice che non sono stato corretto, che non è arrivata in tempo la notizia degli arresti, e che va all' asta tutto quello che ho. Azienda, casa, tutto", protesta Battaglia. I carabinieri intanto vanno a cercare il fascicolo della fidejussione da 450 milioni di lire, diventato 400mila euro in pochi anni, ma non trovano le copie originali. Il giudice aveva fissato per il 16 ottobre l’esecuzione, "basandosi su una perizia fatta attraverso Google che non tiene conto di tutti i modernissimi e costosi apparecchi della mia azienda, ovviamente sottovalutata", precisa l’imprenditore che torna il 14 ottobre con una istanza. Ma il giudice Felice Pizzi non c’è, è malato. Sembra la fine. Battaglia sbianca. Il suo avvocato insiste con una istanza urgente che finisce sul tavolo di un altro giudice. Giuliano Tartaglione. Al termine delle sue udienze, concede una pausa. Fissa una udienza per il 20 novembre. Battaglia si commuove, trema, rivede la sua agenzia e la sua azienda, può ancora salvarle. La Procura intanto indaga. "Nel fascicolo ci sono solo fotocopie. Una montagna di carte, carte molto dubbie, poteva strapparmi quello che la mia famiglia in un secolo ha realizzato". Non è finita, Confindustria con Cristiana Coppola ha promesso che gli sarà accanto. Ha scritto a Maroni. Un deputato, Domenico Zinzi, ha inviato una interrogazione perlamentare ai ministri dell’Interno e della Giustizia, notizia che ha subito diffuso l’ipotesi di una ispezione nel tribunale dal tetto obliquo, dove le aule sono ricavate nelle mansarde e vi passano ogni giorno i drammi dei disperati di Caserta.

 
 
 

Cronaca di un pontificale

Post n°843 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da vocedimegaride

...rovinato dai cattocomunisti

Atto I: il 2 settembre 2008, il Vicario generale della Curia di Verona, Monsignor Giuseppe Pellegrini, verga a mano, su carta intestata della Curia, l’incarico a Monsignor Juan Rodolfo Laise, già Vescovo argentino di San Luis, ad amministrare le Sante Cresime secondo il rito antico in Verona, presso la chiesa di Santa Toscana, in occasione della Messa  Pontificale per il Beato Imperatore Carlo d’Asburgo; le funzioni sono fissate per domenica 19 ottobre 2008; Monsignor Laise vive attualmente presso il convento di Padre Pio, di cui è da sempre devoto, in San Giovanni Rotondo ed è spesso chiamato in varie diocesi del mondo, di recente anche per le ordinazioni sacerdotali presso il seminario internazionale di Wigratzbad, in Baviera.
 Atto II: tre giorni prima del Pontificale il quotidiano L’Arena, per la penna di Enrico Santi, già corrispondente dell’agenzia cattocomunista Adista, intraprende una feroce campagna diffamatoria contro il Vescovo Laise: mescolando fonti indirette, inverificate e parziali, L’Arena accusa S. Ecc.za Laise (che non ha nessuna condanna, né processo sia in sede civile che canonica a suo carico) di legami con i militari argentini, al tempo in cui i montoneros, le Brigate Rosse di lì, insanguinavano il Paese, quasi fosse una colpa non aver approvato il terrorismo; fra le imputazioni de L’Arena a S. Ecc.za Laise anche quella di essere contrario alla comunione nella mano e di credere nell’origine divina dell’autorità legittima, secondo l’insegnamento della Santa Chiesa.
Atto III: l’articolo fazioso e irresponsabile di Enrico Santi conduce a immediate conseguenze sul piano dell’ordine pubblico; per Centri Sociali e ultrasinistra extraparlamentare è una manna avventarsi contro i tradizionalisti e infatti preannunziano azioni davanti a S. Toscana contro le Cresime; Monsignor Bruno Fasani, direttore dell’ufficio stampa della diocesi, scrive un vergognoso comunicato stampa in cui dimostra di non sapere neppure dell’autorizzazione scritta data dalla Curia a Monsignor Laise circa le Sante Cresime e il Pontificale per Carlo d’Asburgo; Fasani smentisce ciò che la Curia stessa aveva consentito, dice che le Cresime erano autorizzate, ma non Monsignor Laise (e chi mai può conferire il Sacramento della Confermazione, se non un Vescovo?); dichiara che il Vescovo di Verona non conosce S. Ecc.za Laise e, anziché difendere un Vescovo cattolico, lo scarica indegnamente, mostrando di credere alle infamie gettategli contro dalla sinistra.
Atto IV: Una Voce Verona, associazione organizzatrice del pontificale e che promuove la liturgia latino-gregoriana, smentisce le falsità contro Mons. Laise, ma L’Arena pubblica scorrettamente non più di un periodo del comunicato di rettifica; in un incontro col Vescovo di Verona, che avviene nel primo pomeriggio di venerdì 17 ottobre, chiede al Presule di difendere l’onore di Mons. Laise non solo in privato, con gli organizzatori del Pontificale e con lo stesso Vescovo argentino che sarebbe stato ricevuto in udienza l’indomani, bensì sulla stampa; si trattava, in sostanza, di mettere una toppa al mare di sciocchezze e di cattiverie scritte da don Fasani e dai giornalisti suoi sodali; Mons. Zenti e Mons. Pellegrini, Vicario generale, assicurano che dirameranno subito questo comunicato; Una Voce Verona s’impegna a rassicurare Mons. Laise.
Atto V: il comunicato “riparatore” promesso dalla Curia non vede mai la luce o, comunque, non perviene ai giornali, né appare sul sito della diocesi, dove troneggia invece quello precedente del Fasani; la Curia insomma non se la sente di smentire lo smentitore Fasani; Mons. Laise, pressato dal Superiore dell’Ordine cappuccino, ispirato (è lecito supporre) dalla Curia scaligera stessa, decide di non venire più a Verona, adducendo motivi di salute e, del resto, quale Vescovo sarebbe mai venuto a Verona, vedendosi così malamente difeso?; L’Arena, nella sua nuova veste di militante dell’ultrasinistra, il 18 ottobre riprende con enfasi trionfale il disgraziato comunicato del Fasani, mettendo in forse persino le Sante Cresime per accrescere il panico tra i fedeli; comunisti e cattocomunisti possono menare festa, grazie a chi, avendone il dovere, non ha avuto la fortezza necessaria nel difendere né un confratello Vescovo, né la causa cattolica; nel frattempo, nella notte fra il 17 e il 18 ottobre, la solita manina vandalica della sinistra antagonista fa sparire, fuori dalla chiesa di Santa Toscana, il manifesto che annunciava la celebrazione col Vescovo Laise.
Atto VI: la Curia di Verona, per “riparare”, incarica il Vescovo emerito di Scutari, in Albania, che ha patito il carcere comunista, che ha sempre celebrato l’antica Messa latina e che risiede a Verona, di amministrare le Sante Cresime col rito antico e di officiare il Pontificale per il Beato Imperatore Carlo d’Asburgo, in Santa Toscana, come previsto, domenica 19 ottobre 2008, alle ore 10.30.
 Il Presidente UNA VOCE – Verona prof. Maurilio Cavedini
www.unavoceverona.it 

(in foto: Chiesa di Santa Toscana (secolo XII), presso Porta Vescovo a Verona. Interno)

 
 
 

Napolitani e Tiro...LESI

Post n°842 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

di Patty Ghera


Torno volentieri sul tema della religiosità. So che voi napoletani mi capite, basta osservare le vostre tradizioni. Dovete sapere che il vostro senso della religiosità e dell'appartenenza è molto simile a quello di un popolo lontano geograficamente da voi, un popolo in cui ritrovo molte caratteristiche comuni quali, appunto, la fede e il senso di appartenenza. Si tratta del popolo tirolese. Lo amo e lo conosco bene. Mio marito è per metà austriaco. Mia suocera è nata nel 1914 quando c'era ancora l'Austria felix di "Cecco Beppe" e Sissi, viveva in quelle terre di confine che, in seguito ai due conflitti mondiali, hanno avuto una storia lunga e sfortunata. I potenti a tavolino, tracciarono una riga di confine, e la famiglia di mia suocera si ritrovò, dall'oggi al domani, ad essere italiana, a dover parlare una lingua sconosciuta, a vedersi cambiare il cognome di famiglia. Un po' come successe a voi all'indomani dell'Unità d'Italia..
Andreas Hofer rappresenta un mito in tutto il Tirolo, un eroe che ha combattuto per la libertà da guardare con rispetto ed ammirazione, l’eroe dalla lunga barba che ha pagato con la vita il prezzo per cercare di liberare la sua terra dal potente e dispotico invasore francese Napoleone.
Sui libri di scuola, dalle elementari in poi, quando si tratta di studiare le gesta di Napoleone, si notano imperdonabili lacune che riguardano le insorgenze anti-francesi e anti-giacobine verificatasi non soltanto in Tirolo ma in tutta la penisola.  Penso ai Sanfedisti, al “Viva Maria” toscani, alla controrivoluzione in Emilia Romagna (nei Ducati Padani e nelle Romagne dei Papi), alle Pasque Veronesi e, per tornare in Tirolo, al celebre episodio di Caterina Lanz, la contadina di Spinga, che nel 1797 si oppose con il forcone dinanzi alla porta della chiesa del paese ai francesi profanatori e fu l’animatrice della resistenza dei suoi compaesani all’invasore. Ancora oggi le vetrate della chiesa rappresentano il suo gesto eroico. 
Mi riferisco, in particolare, al periodo che va dal 1796 al 1810 e che riguarda, appunto, gli avvenimenti del Tirolo che terminarono con la morte, per ordine di Napoleone, di Andreas Hofer. Mi stupisco che eventi storici così importanti vengano difficilmente ricordati ed una storia appassionante come quella dell’insurrezione tirolese sorvolata.
Quando Napoleone tolse il Tirolo all’Austria per darlo alla Baviera, i tirolesi, capeggiati da Hofer, insorsero. I motivi dell’insurrezione furono diversi: l’ingiustizia dell’abolizione degli statuti di autonomia, il trattamento inumano subito, l’introduzione di funzionari amministrativi stranieri corrotti, la spartizione del Tirolo in tre province, ma la motivazione principale fu la negazione della religiosità da parte degli invasori. L’esercito casereccio di Hofer, con i suoi Schutzten, si oppose a tutto questo e tenne testa a quello di Napoleone sconfiggendo il nemico in varie occasioni (Vipiteno, Innsbruck, Bergisel) ma alla fine Hofer, tradito per danaro, fu catturato il 27 gennaio del 1810 in un rifugio fra le montagne della Val Passiria. Ed il 20 Febbraio di quell’anno, dopo un processo farsa, è stato fucilato a  Mantova dall’esercito di Napoleone. Lo stesso condannato ha dovuto gridare “fuoco” da tanto il comandante il plotone di esecuzione non aveva  cuore di farlo.
La caratteristica che più salta agli occhi nella vita di Hofer è la sua fede cristiana così autentica da condizionare tutta la sua vita, da far sì che il vento dell’illuminismo, profondamente in contraddizione con la religiosità vissuta dai tirolesi, facesse insorgere l’intero popolo contro l’invasore francese che voleva cancellare tradizioni, usi e costumi ma soprattutto la fede.
Ancora oggi passeggiando per strada se incontriamo un tirolese, dopo un aperto sorriso sentiamo dire “Gruss Gott” che significa Sia lodato Gesù Cristo. Ad ogni angolo di strada e perfino nei boschi ci sono crocifissi e immagini sacre ad illuminare il cammino di questo popolo.
La storia di Hofer  è piena di esempi che confermano l’autenticità della sua fede e il suo retto e cristiano stile di vita. Quando era tenuto prigioniero a Mantova, durante la notte, i fumi dell’esalazioni di una stufa stavano facendo morire i suoi carcerieri che avevano perso conoscenza e, se lui non fosse intervenuto, sarebbero sicuramente morti. Avrebbe potuto fuggire ma il senso cristiano  l’ha fatto agire per salvare la vita di quei soldati. La sua vita per il suo Tirolo, è morto da eroe per quella terra tanto amata che doveva appartenere al popolo tirolese. E’ interessante notare che è stato un Papa a ricordare l’insurrezione tirolese mossa soprattutto da fini religiosi: Giovanni Paolo I quando era ancora patriarca di Venezia. Andreas Hofer, oste di professione, montanaro, generoso d’animo, capo militare arguto e innovativo, rimane ancora oggi il simbolo della identità e dell’autonomismo delle genti del Tirolo. Indubbiamente la figura di Napoleone trova molti riscontri nell’immaginario collettivo, non a caso i manicomi sono pieni di matti che credono di essere Napoleone. Tuttavia l’idea che Napoleone rappresenta è malvagia e demoniaca e non merita, a mio avviso, da parte della storiografia ufficiale, quegli elogi e quei riconoscimenti che gli vengono attribuiti: è un mito da sfatare e da rivedere con obiettività. Per contro Andreas Hofer, relegato ingiustamente al ruolo di capobanda o, al massimo, di ribelle capo di ribelli, merita di essere collocato nella sua giusta luce e cioè quella di eroe che ha lottato fino alla morte per la sua heimat.
Quando vado a Innsbruck mi reco volentieri nella Hofkirke, la cattedrale, sulla tomba di Hofer dove riposano tutti i grandi dell’Impero Asburgico. Una tomba per l’eroe tirolese con la scritta alla base: “Per Dio, per l’Imperatore, per la Patria”.
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 Le "ragazze Wittelsbach" (Sissi futura imperatrice d'Austria, prima a sin. e Maria Sofia futura regina delle Due Sicilie, penultima a ds.), ritratte in famiglia nella ridente Possenhofen
 
 
 

ANATEMA per i politici napoletani

Post n°841 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

di Vittoria Mariani

Quando l’ebbrezza giovanile mi esaltava ad ogni credo, ad ogni dogma, ogni tanto mi richiudevo nel guscio del mio pensieroso io…  E quando l’incedere dei passi stanchi dei vecchi partenopei evocava alla memoria gesta, battaglie e fulgida antica luce di un tempo che fu, allora prepotente in me si risvegliava la voglia di ostentare lo storico passato delle mie genti, il sublime ricordo dei racconti dei nonni che pur tra mille difficoltà ebbero il dono d’avere altra sorte. Altra sorte! Sì, la sorte di chi con signorilità d’animo e con tanta pazienza, costruiva, nell’intento e nella certezza, l’economia di una città che non ha mai avuto pari per clima, per bellezza, cultura e intelligenza. Allora, io pensavo nel mio cuore “Questa città è benedetta da NOSTRO SIGNORE!”... Eppoi l’emozione di camminare su quei ciottoli di lava sconnessi dei decumani, un tempo calpestati da milioni di passi, belli, lisci, ancora pieni dell’energia di quei passi, pronti ad ospitare anche le mie orme, respirando l’aria del Maestrale che dolce ci accarezza, ci trasporta nel sogno ad occhi aperti della nostra Civiltà… quale beata rigenerazione! Tutte le volte che socchiudevo gli occhi, visitavo il buio pesto dell’inferno e avevo sempre timore di non poter più vivere questo sogno eterno: il sogno eterno della freschezza della mia città … che ogni giorno gratifica chi merita...  ed anche e più chi meriti non ne ha. La spuma che superba s’infrange sulla scogliera al’alba, al mattino, alla sera, al ritmo del sospiro del mondo, persino quando è inverno fa piacere, perché sa di un vento caldo, di una brezza sferzante di piacere! Quando piove, poi, e l’aria rinfresca è come una risata, una vera gioia, tra scrosci e dispettose “ventecate”, il dondolio delle barche e le bordate… e pare che la risacca intoni una canzone per questo suo popolo innocente come uno scugnizzo, geneticamente immorale perché libero nonostante le catene di scatenare la fantasia; un popolo di buoni e di mascalzoni, di tenori, baritoni e voci bianche che intonano una canzone che tutti, lungo ogni coordinata, possono ascoltare insieme all’eco del canto delle sirene, che siano figli degni o peccatori del malaffare.... E torno ancora alla giovanile ebbrezza… che palpito… che sogno… quale carezza! E’ la carezza antica della mia città che con la sua aureola, ogni giorno, il sorriso di un saluto mi da. Anche nella solitudine della vita incompresa mi sussurra sempre due parole, mi spinge ad alzare la testa, mi da il suo calore, mi riempie d’amore… e so che ho sempre un rifugio sicuro, ermetico, nel profondo di questo mare che raccoglie le mie confidenze.
Saccheggiatori di Napoli, d’ogni specie e tempo, siete condannati alla solitudine dell’animo, perché animo e cuore sono regali degni delle persone che amano la propria terra, che non la umiliano! Assassini d’ogni tempo, morirete anche voi e per voi ci sarà una scia di vomito e di vergogna a sentiero verso l’inferno. Non passerete mai alla storia, perché la storia si purga delle nefande carogne, ammassi putrescenti dell’illusione del potere dei potenti che usurpano, predano, saccheggiano l’amata terra dei nostri padri. Questo mare non è per voi e alla fine v’inghiottirà e vomiterà fuori le vostre carogne; questo sole non è per voi e prima o poi brucerà le vostre sporche carcasse; questo vento è per voi e vi darà sollievo dal fuoco, anzi vi risucchierà, portandovi lontano come la tempesta azzera e distrugge tutto. Maledetti! Voi non siete degni di questo dono della natura Divina, eppure siete ancora qui ad oltraggiarla! Quando scoccheranno le ultime ore della vostra permanenza sarete chiamati a Giudizio… e non dai giudici cui avete legato le mani e cucito la bocca… e scoprirete com’è facile perire ad opera di voi stessi, scoprirete che il potere non è mai eterno, che il pugno nel quale stringete i trenta danari non sarà più capace di trattenere che un granello di sabbia e le vostre bocche partoriranno empie disperazioni quando dovrete abbandonare la gerla dei doni di cui non siete mai stati degni!

 
 
 

ije mo' te pozzo dìcere chello ca voglio dicere, comme 'o saccio dìcere

Post n°840 pubblicato il 15 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

"Esprimo particolare soddisfazione per l'approvazione, da parte della VI Commissione del Consiglio Regionale della Campania, della proposta di legge sulla tutela e la valorizzazione della lingua napoletana presentata dal Consiglio provinciale di Napoli su mia iniziativa". Il capogruppo di Alleanza Nazionale alla Provincia, Luigi Rispoli, commenta così l'approvazione, avvenuta ieri all'unanimità nella VI commissione regionale, della proposta di legge 'Norme per lo studio, la tutela e la valorizzazione della lingua napoletana, dei dialetti e della tradizione popolare'. "Abbiamo presentato la proposta poco più di due anni fa - sottolinea Rispoli - e da allora abbiamo moltiplicato i nostri sforzi per sensibilizzare il mondo accademico e politico in ordine all'importanza del provvedimento per la difesa e la diffusione della cultura napoletana in Italia ed all'estero: abbiamo organizzato convegni, sostenuto attività di ricerca e di analisi, verificato l'influenza delle lingue straniere per avviare un lavoro che dovrà portare alla codificazione di una grammatica, alla catalogazione dei termini, dei modi di dire, dei proverbi, delle opere letterarie per tenere traccia della Lingua Napoletana lavorando anche alla creazione di un vocabolario".
"In questo momento - evidenzia il capogruppo di An - sono molto felice anche per quanti, esperti, studiosi, storici, docenti universitari, cultori e semplici appassionati della Lingua napoletana mi stanno seguendo in questo percorso. Un ringraziamento particolare vorrei dedicare al professor Umberto Franzese, che tanto impegno sta profondendo in tutte le iniziative che mettiamo in campo per questo progetto". Il progetto di legge presentato dal Consiglio provinciale prevede che il compito di codificare una grammatica ed un dizionario e di garantire lo sviluppo di una costante attività di ricerca e di consulenza intorno al napoletano - con un'attenzione particolare proprio alla sua evoluzione e attualizzazione lessicografica - sia affidato ad un costituendo organismo denominato 'Accademia della Vicaria Vecchia'. L'organismo si dovrà occupare, inoltre, di sostenere un'attività scientifica per la formazione di nuovi docenti e di acquisire e diffondere, nella società, la conoscenza storica della lingua per favorire il suo insegnamento nelle scuole della regione.


"Esprimo soddisfazione per l'approvazione da parte della VI Commissione della proposta di legge, presentata dalla Provincia di Napoli su iniziativa del consigliere provinciale Luigi Rispoli, del sottoscritto e del mondo della cultura e della napoletanità, per la tutela e la valorizzazione della lingua napoletana". E' quanto affermato dal consigliere e portavoce regionale del MpA Salvatore Ronghi. "Questa importante normativa intende valorizzare l'identità e il territorio di Napoli, che è stata la capitale del Sud - ha sottolineato Ronghi -; ora tocca al Consiglio regionale portare avanti con celerità l'approvazione del provvedimento legislativo e continuare insieme con Luigi Rispoli la battaglia identitaria per riscoprire le radici e le tradizioni della nostra terra"
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…chissà, forse è giunta l’ora di rivedere anche lo statuto di istituzione della Regione Campania: avvilente per il suo garibaldesimo spietato, di stampo negazionista.(megaride)

 
 
 

La STORIA differenziata si ripete a RIciclo continuo

Post n°839 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

«Il quinto inceneritore si farà. Perché non si possono impiegare anni e anni a bruciare qualcosa come 7, 8 o 10 milioni di ecoballe. E si farà anche perché potrebbe dare una mano ai problemi di crisi rifiuti denunciati dalle regioni confinanti». - È il premier Berlusconi a confermare, di sua iniziativa - a margine di un Consiglio dei ministri "napoletano" .
Carissimi,
le ultime notizie risultano chiarissime ed esplicative di tutta l'intera ed autentica storia dell'affare "emergenza rifiuti" in Campania a me chiare fin dallo scorso luglio ( PER CHI BRUCIA LA CAMPANIA?) : le finalmente esplicite dichiarazioni del premier Berlusconi che con chiarezza dichiara che in Campania si bruceranno anche le "ecoballe" delle altre Regioni di Italia (ma le "ecoballe" non esistono altrove.......) . Tali affermazioni impongono una riflessione rapida ed una azione urgente con unificazione di tutte le forze disponibili ed il recupero del massimo della condivisione della opinione pubblica sul punto essenziale:
dobbiamo a mio parere partire con una immediata e plebiscitaria raccolta di firme di tutti i cittadini campani sia filoinceneritoristi che no (sia di destra che di sinistra) su una esplicita richiesta di legge regionale che imponga che in tutta la Campania non si bruci nessun materiale, nè rifiuti nè cosiddette biomasse, provenienti da altre Regioni di Italia!
e' ovvio che pretendere la iscrizione all'albo dei trasportatori per evitare infiltrazioni camorristiche nei trasporti è una pura barzelletta di quelle esilaranti del Cavaliere! tutte le ditte camorristiche sono perfettamente in regola ed iscritte all'albo e se qualche dubbio rimane persino i Prefetti (vedi in edicola ESPRESSOdi questa settimana ) intervengono per togliere qualunque ostacolo dai controlli,  in cambio magari di un tranquillo "posticiello" da acefalo "pianista" in Parlamento! Dai miei calcoli, tra l'altro semplicissimi, siamo esplicitamente esposti alla infiltrazione di non meno di UN MILIONE E MEZZO DI TONNELLATE DI RIFIUTI all'anno (circa tremila tonnellate al giorno) (NON ADEGUATAMENTE CONTROLLABILI) E FINTE BIOMASSE DA BRUCIARE SUI NOSTRI TERRITORI,MA COSA ANCORA PIU' GRAVE RISULTA la ALTRETTANTO OVVIA E QUINDI GRAVISSIMA CONSIDERAZIONE CHE ANCHE LE CENERI TOSSICHE DERIVANTI DALL'INCENERIMENTO DI TUTTO QUESTO MATERIALE DI PROVENIENZA NON CAMPANA DOVRA' PERO' ESSERE TUTTO SEPPELLITO SOLO E ANCORA NELLE NOSTRE DISCARICHE ( DA CHIAIANO AD ANDRETTA!)
Se da incenerimento dobbiamo essere colpiti , mi sembra ovvio che almeno ci sia l'incenerimento della sola "munnezza" campana e si debbano smaltire le sole ceneri TOSSICHE DELLA nostra sola munnezza! I chiarissimi comportamenti "solidali " (vergogna!) ricevuti da parte di tutte le Regioni di Italia in merito allo smaltimento dei nostri rifiuti urbani ( si sono vantati di avere smaltito BEN 6000 tonnellate IN TOTALE in Lombardia!) impedisce al nostro popolo, se abbiamo un minimo di dignità, di pensare soltanto che noi possiamo smaltire non meno di 1 milione e mezzo di tonnellate anno di munnezza extraregionale e quindi ANCHE non meno di mezzo milione di ceneri tossiche all'anno che rimarranno per sempre nelle viscere della nostra terra ad avvelenare il futuro dei nostri figli.....se ne potremo ancora avere !
Ora basta! sono assolutamente indignato dalla sfacciataggine di chi dispone sapendo di avere comprato tutto e tutti e dalla vigliaccheria di chi tace per quattro soldi di posto politico locale! sia a destra che a sinistra!  risulta chiaro che i politici attuali sia di destra che sinistra non fanno nulla per tutelare la nostra Terra, ma solo i soldi dei loro amici lobbisti e camorristi ! E' ora di cambiare e costruire qualcosa tipo LEGA SUD che possa ben confrontarsi con chiunque e fare capire a chicchessia che in Campania si vive e si muore ma di mano nostra!
Non accettero' mai solo di pensare che avro' accettato passivamente di lasciare a mia figlia una Terra in cui , per mia vigliaccheria, ci avranno prima bruciato e poi sotterrato le ceneri tossiche di qualunque tipo di munnezza proveniente da qualunque delinquente extraregionale!E' arrivata l'ora della verità: ora è tutto chiaro.
A noi il destino della nostra vita e di quella dei nostri figli!
Antonio Marfella

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da
http://procidaniuse.wordpress.com 
5° inceneritore: ditemi che non è vero
Ho letto e riletto l’articolo di Repubblica qui sotto riportato e non mi sembra vero: il “grande presidente” afferma che il 5° inceneritore serve a «un aiuto per le regioni confinanti». Ma non eravamo noi la regione con problemi di rifiuti? Qua se non facciamo attenzione e ci mobilitiamo in massa ci fanno veramente diventare la pattumiera di Europa. L’importante sarà essere in moltissimi altrimenti con le leggi militari avranno gioco facile… E arrivato il momento di partecipare compatti!!! “No al quinto termovalorizzatore”
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Proteste contro il piano del premier: non saremo l´inceneritore d´Italia
«No alla Campania inceneritore d´Italia». Dopo le dichiarazioni del premier, esplode il caso “quinto termovalorizzatore”. L´assessore regionale Walter Ganapini avrebbe appena rinnovato al governatore Bassolino i suoi pesanti malumori e presenterà in giunta un «piano alternativo» contro un prospetto «inaccettabile». È stato il Cavaliere a spiegare, venerdì, la necessità di aggiungere il quinto termovalorizzatore - l´ipotesi è di realizzarlo nel giuglianese - perché serve «un aiuto per le regioni confinanti». Parole contro cui si levano le proteste dei leader della mobilitazione come Alex Zanotelli e Guido Viale, di comitati di cittadini, perfino di esponenti del centrodestra, come Salvatore Ronghi. Silenzio invece dai livelli campani del Pd, nella regione in cui il centrosinistra, di fatto “commissariato” dall´evolversi drammatico della crisi e dal conseguente accentramento dei poteri nelle mani del sottosegretario Guido Bertolaso, ha responsabilmente aderito a tutte le prime soluzioni anti-emergenza. Intanto, proprio ieri sera a Ponticelli sfila un corteo di mille persone contro il progetto dell´inceneritore previsto, dal decreto 90, a Napoli est. Il professore Guido Viale, economista che da mesi coordina un Forum rifiuti presso la Regione, definisce la sortita del premier «pazzesca» e annuncia «una netta opposizione». Ragiona Viale: «Era ovvio che un programma assurdo di 5 inceneritori servisse non “alle regioni confinanti”, ma al Paese intero. Per funzionare, 5 inceneritori avranno bisogno di un quantitativo pari a 10 volte l´immondizia che produce la Campania». Aggiunge Viale: «Questo Piano conferma sulla Campania il ruolo che già la camorra le assegnava, estromettendo gli imprenditori campani sani da questo business». Esprime sconcerto anche Alex Zanotelli, missionario comboniano. «Con le nuove norme contro i “disturbatori” rischio anche 4 anni di carcere, ma non smetterò. Questi inceneritori bombarderanno i neonati e gli adulti; pagheremo con leucemie e tumori, tra decenni, queste scelleratezze. Dico, però, attenzione: il grande scempio sta facendo crescere la consapevolezza nei cittadini». Voci di duro dissenso anche dal centrodestra. Salvatore Ronghi, vicepresidente dell´assemblea regionale, ex An, oggi in Mpa, allarga le braccia. «Avevo visto giusto: la Campania sarà l´inceneritore del Paese. E sono le parole di Berlusconi a dircelo: ma la regione ha già dato troppo, era già la discarica di Italia, con un territorio sfregiato dagli abusi delle imprese del nord, dalla incapacità del centrosinistra e dalla mancanza di controllo». Franco Ortolani, geologo, nemico del sistema-discariche, usa un nero sarcasmo. «Sembra che la monnezza campana stia favorendo la mutazione genetica degli “uomini struzziuti” (fusione di struzzo e rifiuti)». E chiosa: «Si sta convincendo gli italiani che i campani sono sporchi, cattivi e sottomessi alla malavita organizzata: perciò devono essere adeguatamente “trattati”, guadagnandoci sopra. Così si rende legale quanto già accaduto endemicamente in Campania con lo smaltimento illegale dei rifiuti. Dobbiamo solo ringraziare le lobbies che contano, quelle del nord. Hanno pensato, con i contributi del Cip 6, loro a tutto».
di Conchita Sannino
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Come sempre, è una questione di CULTURA che non deve lasciarsi sopraffare dall'ideologia politica. Berlusconi dimostra di ignorare la nostra vera Storia ma è un uomo del nord, strumentale alla politica dei "cummenda" ed è quindi meno colpevole dei tanti autoctoni che si stanno prestando volentieri al gioco delle tre carte: i primi che dovrebbero avere soprassalti di Orgoglio Identitario. Intanto, il Governo che ci sta tenendo impegnati con l'avvincente lotta ai Casalesi, distraendoci da altre "camorre in doppiopetto", ci conferisca cortesemente l'elenco degli imprenditori del nord collusi alla criminalità campana per la brutta faccenda dei rifiuti tossici sversati nelle discariche abusive ed anche negli inimmaginabili lidi ecologici (turistici ed agricoli) e "condominiali", ritenendo che un "principe di galles" ed un "gessato" facciano benissimo il paio con "'nu jeans e 'na maglietta" dei nostri più folklorici delinquenti. Cosa seconda: provveda alla bonifica delle aree di cui sopra, costì inguaiateci dai criminali caserecci ed "esteri". Cosa terza - e non ultima - quelli di Roma, quelli del nord... ma soprattutto quella zavorra di Bassolino & soci (di sinistra e di destra campana) che sta a chiappe strette, per paura di perdere il seggiolone, ripassino un po' di STORIA e provvedano ad istruire le masse di "su" e di "giù", perchè codesta Banda di Banditi ch'è TUTTA l'ITALIA, faccia finalmente ammenda! Disposti a ricominciare daccapo, noi stanchi sudditi campani, purchè governati da onesti e volenterosi uomini radicati sul territorio e custodi dell'antica Civiltà! A tal uopo, un breve stage di 8 minuti, offerto dalla premiata ditta "La Voce di Megaride" (testo di M. Salvadore - regia e montaggio di M.Caiano)

 
 
 

Ho una "petrella" nella scarpa. Ahi!

Post n°838 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

( Ci giunge questo breve appello da Lorenzo Conti, figlio dell’ex Sindaco di Firenze assassinato dalle BR il 10.02.1986.)

APPELLO A TUTTI GLI ITALIANI

Il Presidente francese Nicolas Sarkozy e consorte hanno vietato l’estradizione alla ex terrorista Marina Petrella per motivi umanitari.Tale scelta è grave per i seguenti motivi:
-  i familiari delle vittime hanno diritto alla GIUSTIZIA !
- lo Stato Italiano non tortura nessuno (vedi trattamento riservato a Bompressi e Sofri)
- le Convenzioni Internazionali vanno rispettate
L’arroganza del presidente francese va contrastata con fermezza e decisione.
Lancio quindi un appello a tutti gli Italiani:
NON COMPRIAMO PIU’ IL VINO E LO CHAMPAGNE FRANCESE sino a quando il Presidente Sarkozy non consentirà l’espatrio alla ex terrorista Petrella, condannata all’ergastolo nel processo Moro Ter.

Dott. Lorenzo Conti Via Maffei 99 - 50133 Firenze

cell 333 1485713 lore_co@libero.it
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L'associazione "Domus Civitas" vittime del terrorismo sarà a Parigi il 24 ottobre 2008 per protestare contro la decisione del Presidente Francese sulla mancata estradizione della terrorista Marina Putrella,  insieme -  oltre i rappresentanti dell'associazione - anche ai rappresentanti dei sindacati di polizia. Nel contempo, da oggi, il sottoscritto Bruno Berardi, figlio del maresciallo Rosario Berardi, trucidato dalle BR,  presidente dell'associazione, inizia uno sciopero della fame e della sete ad oltranza, per protesta contro le ingerenze di madame Carla Bruni  nelle istituzioni Francesi: la giustizia deve essere amministrata con egalité non -  come si sta facendo -  con LIBERTE’; madame Carla Bruni si dimostra insensibile verso le vittime del terrorismo e amica dei criminali terroristi. L’Europa ha votato la solidarietà alle vittime del terrorismo e non ai terroristi che hanno seminato lutti e dolore in Italia ed in tutto il continente.
Arrivederci a presto a Parigi!

Bruno Berardi "Domus Civitas" vittime del terrorismo – 3295340474 – brunoberard@tiscali.it
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Ho pubblicato on line la petizione "Non mi fido di Violante". Se anche voi non volete che sia nominato giudice della Corte Costituzionale, vi invito a sottoscriverla e a farla girare il più possibile. www.petitiononline.com/violante/petition.html Grazie!
Avv. Barbara Di Salvo

Non mi fido di Violante
In vista delle prossime nomine dei giudici della Corte Costituzionale da parte del Parlamento e del Presidente della Repubblica siamo fermamente contrari alla designazione dell’on. Luciano Violante. Non riteniamo accettabile che sia nominato membro della Consulta uno dei personaggi più ambigui della recente storia d’Italia, le cui implicazioni nell’utilizzo della giustizia a fini politici, in assenza delle forme più elementari di garantismo costituzionale, devono ancora essere chiarite a fondo. Le sue recenti aperture di dialogo nei confronti dell’attuale maggioranza, in merito in particolare alla riforma della giustizia, appaiono, infatti, meramente strumentali e non possono in alcun modo far dimenticare un’intera carriera costruita sulla parzialità, sul giustizialismo e sulla commistione tra politica e magistratura. Nell’equilibrio tra poteri necessario alla nostra democrazia, non reputiamo tollerabile che un esponente politico così smaccatamente di parte, e quindi privo della imprescindibile imparzialità di giudizio, sia chiamato a giudicare la costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento eletto dal Popolo Sovrano. Facciamo, quindi, appello al Parlamento ed al Presidente della Repubblica affinché nominino al suo posto quali giudici costituzionali insigni giuristi che diano garanzia di adempiere imparzialmente il proprio mandato, nel rispetto esclusivo della Costituzione e scevri da pregiudizi e condizionamenti ideologici.

www.barbaradi.splinder.com

 
 
 

Santa TERRONIA nostra benedetta

Post n°837 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Il martoriato Sud, sempre invaso ed occupato da pirati e  nuovi padroni, è sempre più simile alla Terra Santa di Palestina ed è forse l’incarnazione europea delle sante Betlemme, Canaan e Gerusalemme; perlomeno, vi si respira la medesima spiritualità. Lo stesso carisma. Sud: Terra di martiri e santi, paradiso infestato da dèmoni a cui resistere, per elevarsi nella Grazia di Dio. Ancora oggi. Anche Gesù era un “terrone” ed ha aperto la via, con l’esempio, a numerosi altri “terroni” che fanno la differenza in questa nostra martoriata patria a mezzogiorno, troppo spesso ingiuriata e vilipesa. Una patria che dovrebbe riprendere confidenza con i suoi santi e smetterla di pubblicizzare morbosamente i suoi dèmoni. Non a caso il solo centro storico di Napoli conta più chiese dell’intera, allora cattolicissima, città di Barcellona. Non a caso, qui, il sangue di molti santi bolle ancora, nella ripetitività degli antichi culti barocchi.


Dalla Toscana riceviamo da Patty Ghera – e le siamo grati – questo messaggio che accompagna un delizioso cammeo:
“Cara Marina, spesso mi hai detto di scrivere qualcosa di mio. Non so se quello che ti ho inviato sia un tema adatto ad un blog pubblico, dato che l'argomento "fede" è una questione tutta personale e molto intima. Il mio rapporto con la fede, fino a quell'episodio che descriverò, era stato abbastanza superficiale. Mi rivolgevo al "Principale" quando ne avevo bisogno, tutto sommato un bel rapporto egoistico. In famiglia sono sempre stati credenti. La nonna materna Amelia e la bisnonna Maria, erano fedelissime di Sant'Antonio da Padova. Una ragione c'era. Mia mamma si era ammalata piuttosto gravemente in seguito al parto. Fu ricoverata all'ospedale di Padova e la nonna, che l'aveva seguita e dormiva in un convento di suore, tutte le mattine si recava da Sant'Antonio a chiedere la grazia per la guarigione della mamma. Sant'Antonio è considerato il santo delle grazie impossibili. E lui la grazia la fece: la guarigione della mamma fu attribuita alla sua intercessione. Sant'Antonio da Padova troneggiava in camera da letto della nonna, ci parlava tutti i giorni e quel Santo "padano" era l'unica figura di Santo, oltre a Cristi e Madonne, che vedevo in casa. Poi quella sera l'incontro con Padre Pio. Ne avevo solo sentito parlare. Correva la fine degli anni '70 e Padre Pio era morto nel 1968.  Da allora quel Santo "terrone" ha un posto importante nel mio cuore tanto che, grazie a quell'incontro, la "questione fede" ha assunto una rilevanza fondamentale nella mia vita. Ora non è più un rapporto egoistico bensì un rapporto costante e giornaliero che mi fa sentire più viva che mai.”
Quella piccola cicatrice sopra il ginocchio sinistro.
di Patty Ghera
Avevo capelli lunghissimi, mori e forti. La particolarità non era tanto la lunghezza straordinaria quanto le striature naturali color mogano che avevo ereditato dalla nonna materna Amelia. La chioma della nonna era biondo-rame e, in ricordo di lei, quei tocchi di luce nei miei capelli. Mi sarebbe piaciuto avere anche i suoi occhi verdi e la pelle bianchissima. Il nonno Tommaso era stato colpito dai quei colori e si era subito innamorato di lei. L’aveva conquistata poco più che adolescente e le aveva trasmesso il suo amore per la lirica. Tre volte alla settimana la portava al Teatro Salvini di Empoli ad ascoltare opere e romanze. Il nonno stesso era tenore nel Coro di Santa Cecilia. Era un personaggio conosciuto, cantava messa in canti gregoriani. Per quei tempi era considerato un uomo di cultura in quanto aveva il diploma di sesta. Quella sera pensavo a tutto questo mentre mi spazzolavo i capelli nella piccola stanza ricavata in fondo alla mia camera, era la “stanza dei miei trucchi” di forma rettangolare e vi era appeso un grande e pesante specchio che prendeva tutta una parete, talmente grande che mi ci specchiavo tutta. Improvvisamente quello specchio si è staccato, il perno aveva ceduto e, piegandosi in avanti per il peso, era andato a sbattere contro la parete di fronte producendo mille lame taglienti, appuntite come coltelli che mi colpivano tutta. Ero in pigiana di stoffa piuttosto fine vista la stagione primaverile. Mi sono coperta d’istinto il viso e mi sono piegata su me stessa.
In quel preciso momento è apparsa una figura, un uomo con la barba vestito da frate con il saio marrone mi ha coperto con la sua persona quasi a formare una campana di protezione. Sentivo le lame battermi sul collo, sul dorso, dappertutto. Erano lame appuntite ma innocue su di me perché il frate neutralizzava i colpi. E’ successo tutto in un lasso di tempo brevissimo: lo specchio che si è frantumato, il frate arrivato a proteggermi, il rumore assordante provocato dallo specchio che si rompeva. Quando sono accorsi i miei genitori hanno dovuto disseppellirmi dalle macerie di specchi che mi sommergevano tutta. Ero impietrita. Poi ho riconosciuto quel frate, era Padre Pio. Sono riemersa e... Padre Pio non c’era più, al suo posto un intenso profumo di violette che hanno avvertito anche i miei genitori. Un rivoletto di sangue usciva da sopra al mio ginocchio sinistro. L’ho dovuto tamponare con insistenza, non voleva smettere di sanguinare. L’unico ricordo di quella che poteva essere una tragedia è una piccola cicatrice sul ginocchio che guardo spesso e tocco con delicatezza perché è come se accarezzassi il frate con le stimmate che è venuto quella notte in mio soccorso. Quella piccola cicatrice è li a ricordarmi di non dimenticare.
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SAN GAETANO ERRICO, SANTO IL CONFESSORE DI FERDINANDO IV
(Lettera Napoletana m.l. dell’Editoriale IL GIGLIO) Il 12 ottobre è stato canonizzato da Benedetto XVI il  sacerdote napoletano Gaetano Errico. Nato a Secondigliano, all'epoca casale agricolo a nord della città il 19 ottobre 1791, vi morì il 29 ottobre 1860.  Predicatore instancabile, sul modello di S. Alfonso Maria de' Liguori,  avversario del giansenismo, confessore, Padre Gaetano Errico appartiene alla serie di Santi della carità napoletani. Visitava i malati terminali dell'ospedale "Incurabili" ed i carcerati. Per quasi 20 anni fu maestro comunale e sacerdote nella parrocchia dei Santi Cosma e Damiano. Nel 1833 chiese al Re Ferdinando IV di Borbone il riconoscimento del Ritiro, nucleo della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria da lui fondata. Tre anni dopo aprì il noviziato del futuro ordine religioso. Nel 1840 Ferdinando IV, del quale Gaetano Errico era consigliere spirituale, concesse il riconoscimento governativo alla Congregazione. Alla corte di Ferdinando IV il futuro santo era ammesso a tutte le ore.Eletto Superiore, Gaetano Errico si dedicò alla Congregazione per tutta la vita, sia pure senza lasciare Secondigliano, dove è rimasta viva la devozione popolare nei suoi confronti. (LN12/08)
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Torneremo di frequente sul tema della Fede e della santità del Mezzogiorno, raccomandando la lettura del messaggio di insediamento del cardinale Sepe nella Curia Diocesana di Napoli, "Il Sangue e la Speranza", il miglior trattato identitario  - a giudizio nostro - che sia mai stato scritto.

 
 
 

re Nettuno di Ischia e Procida assassinato dall'infante Marte

Post n°836 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Comunicato stampa LAV, Napoli: saranno massacrati a fucilate i tonni dell'allevamento nell'area protetta "Il Regno di Nettuno". LAV deposita denuncia per introduzione di armi in aree protette.

NAPOLI, SARANNO MASSACRATI A FUCILATE I TONNI DELL’ALLEVAMENTO NELL’AREA MARINA PROTETTA “REGNO DI NETTUNO”. LA LAV DEPOSITA DENUNCIA PER INTRODUZIONE DI ARMI IN AREE PROTETTE. CONTRO IL NULLA OSTA DI CONCESSIONE PER L’ALLEVAMENTO DEPOSITATO RICORSO AL TAR DELL’ASSOCIAZIONE.
La LAV ha presentato una denuncia al Commissariato di Polizia di Stato di Ischia, per l’eventuale configurarsi del reato di Introduzione di armi in aree protette, in riferimento alla mattanza dei tonni dell’allevamento intensivo situato nella Baia del Carbonchio a Procida (Napoli), all’interno dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”, annunciata per i prossimi giorni. La Società “Akua Italia srl”, titolare dell’allevamento, infatti, avrebbe intenzione di abbattere 2000 tonni con armi varie, tra cui fucili e fucili di precisione, proprio all’interno della stessa Area Protetta, consentendo così l’introduzione di armi in violazione dell’art.11 comma 3 lett.f) ed art  19 della legge quadro (gestione delle aree marine protette), con particolare riferimento ai commi 3 che stabiliscono che
Nelle aree protette marine sono vietate le attività che possono compromettere la tutela delle caratteristiche dell'ambiente oggetto della protezione e delle finalità istitutive dell'area
”. In particolare sono vietati:
a) la cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché l'asportazione di minerali e di reperti archeologici;   d) l'introduzione di armi, esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura” Le violazioni sono sanzionate in base all’art. 30 della legge quadro (Gestione delle aree marine protette) legge 6.12.1991, n. 394 che stabilisce che ‘
Chiunque viola le disposizioni di cui agli articoli 11, comma 3, e 19, comma 3, è punito con l'arresto fino a 6 mesi o con l'ammenda da lire duecentomila a lire venticinquemilioni. Le pene sono raddoppiate in caso di recidiva.’. Era già grave la concessione del nulla osta ad un allevamento di tonni, catturati in natura nella acque intorno alla Sicilia e trasportati fino alle gabbie per essere ingrassati, ottenuto, peraltro, senza che fossero attesi i risultati della valutazione d’impatto ambientale in un’area protetta. commenta Gianluca Felicetti, presidente LAVOra c’è il rischio che vengano introdotte armi all’interno di un’Area protetta, se già non lo sono già state, a totale disprezzo dei divieti esistenti. Armi che saranno utilizzate per mettere in atto una vera carneficina”. Per questo motivo, ai sensi dell’art. 321 del Codice di Procedura Penale, la LAV ha presentato anche un’istanza di sequestro preventivo delle armi destinate ad uccidere i tonni, in quanto il nulla osta concesso per l’allevamento, non può estendersi all’introduzione delle armi. Per ottenere poi l'annullamento del nulla-osta alla conduzione dell'allevamento intensivo di tonno rosso, inoltre, il 7 ottobre u.s., la LAV ha presentato un ricorso al Tar, con gli avvocati Stefutti del foro di Roma e Russo del foro di Napoli, contro il consorzio di gestione del “Regno di Nettuno", il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la società "Akua Italia" srl (titolare della concessione) e il Comune di Procida. Tale nulla-osta, infatti, è stato rilasciato il 7 agosto scorso nonostante il decreto istitutivo dell’Area Marina Protetta (DM  del Ministero dell'Ambiente il 27 dicembre 2007, pubblicato sulla GU n.85 del 10 aprile 2008) situata in Provincia di Napoli, attorno alle isole di Ischia, Procida e Vivara, specifichi chiaramente all’art.5 quali siano le attività da ritenersi non consentite all’interno dell’area protetta, e alla lett. d) tra le attività non consentite contempla espressamente l’acquacoltura.

Ufficio stampa LAV 06.4461325 – 329.0398535                                                     
www.lav.it

 
 
 

Ci risiamo?.. ma adesso non c'è più "Lui"!

Post n°835 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Dalla Toscana, Patty Ghera ci segnala questo bellissimo articolo di FILIPPO GIANNINI, sperando torni utile a quel pirla di Fini che ha scelto il momento sbagliato per la sua squallida abiura strumentale alla "carriera". Si tratta ampiamente di Napoli che, nell'epoca in questione, era considerata una delle più importanti città italiane. Opportunamente a corredo, il documento video di Mauro Caiano su "La nascita della Mostra d'Oltremare



LA CONGIUNTURA MONDIALE DEL 1929 E IL “MALE ASSOLUTO”
Come si è articolata la risposta italiana alla grande crisi economica mondiale del 1929? Giorgio De Angelis [6,137], scrive: «L'onda d'urto provocata dal risanamento monetario non colse affatto di sorpresa la compagine governativa e provvedimenti di varia natura attenuarono, ove possibile, i conseguenti effetti negativi soprattutto nel mondo della produzione (...). L'opera di risanamento monetario, accompagnata da un primo riordino del sistema bancario, permise comunque al nostro Paese di affrontare in condizione di sanità generale la grande depressione mondiale sul finire del 1929 (...) ». Sempre nello stesso volume, il professor Gaetano Trupiano, a pagina 169, afferma: «Nel 1929, al momento della crisi mondiale, l'Italia presentava una situazione della finanza pubblica in gran parte risanata; erano stati sistemati i debiti di guerra, si era proceduto al consolidamento del debito fluttuante con una riduzione degli oneri per interessi e le assicurazioni sociali avevano registrato un sensibile sviluppo». In altre parole, come avevamo già scritto, mentre nel mondo decine di persone si uccidevano per la disperazione, in Italia, anche se la crisi internazionale stava producendo diversi danni, le iniziative del Governo erano riuscite ad evitare che la catastrofe assumesse quelle drammatiche proporzioni che altrove si erano verificate. È vero che la capacità dei ministri finanziari del Governo Mussolini e, ultimo in ordine di tempo fra questi, Antonio Mosconi, riuscirono a far sì, che negli anni fra il '25 e il '30, i conti nazionali registrassero attivi da primato. Vennero intraprese iniziative che ancor oggi non mancano di stupire per la quantità e la qualità dei meccanismi messi in opera e per il successo da essi ottenuto; meccanismi tutt'ora validi, anche se, come tutti sappiamo, l'amministrazione della cosa pubblica in questi ultimi decenni, non è priva da critiche. Lo Stato affrontò la crisi congiunturale spaziando «dalla politica monetaria alla politica creditizia, dalla politica finanziaria alla politica valutaria, dalla politica agricola alla politica industriale, dalla politica dei prezzi alla politica dei redditi, dalla politica fiscale alla politica del commercio estero, dalla politica previdenziale alla politica assistenziale» (Sabino Cassese). Così, con questa varietà di interventi, la politica economica composta da un fattivo intervento nelle attività produttive e finanziarie, lo Stato italiano nell'oculata misura rispetto a ogni altro Stato europeo, divenne titolare di una parte delle attività industriali. Seguendo questa impostazione, sembrò che la cura fosse quella più appropriata per il superamento della crisi, cura che comportò dei sacrifici: per sostenere le industrie, a fine 1930 si rese necessaria una riduzione dei salari dell'8% circa per gli operai, per gli impiegati la riduzione variò, a seconda dell'entità delle retribuzioni, dall'8 al 10%. Il sacrifìcio venne, però, quasi subito compensato dalla con¬trazione dei prezzi delle merci, per cui il valore reale d'acquisto ammortizzò, in breve tempo, l'entità del taglio. Questi sacrifici furono affrontati da tutto il popolo, a parte pochi dissidenti, con disciplina e partecipazione. In alcuni casi, soprattutto da parte dei senza lavoro (l'indice della disoccupazione subì nei primi mesi del '30 un brusco incremento). Si verificarono delle contestazioni con manifestazioni, scioperi, a volte con serrate. Le principali agitazioni avvennero tra l'aprile 1930 e buona parte del '32; mai queste si trasformarono in tumulto e tutte rientrarono in buon ordine, anche se le organizzazioni antifasciste dell'estero spingevano verso azioni violente. Nel periodo di maggior ristagno, l'attività del Governo si svolse in due diversi interventi: uno, immediato, che possiamo indicare come passivo, indirizzato ad assistere le famiglie più colpite dalla grande crisi; il secondo, che possiamo definire attivo, ten¬dente ad incrementare gli investimenti statali nelle grandi opere. Fra gli interventi passivi, possiamo ricordare, oltre al taglio degli stipendi e dei salari: riduzione delle ore lavorative per evitare, il più possibile, il licenziamento; l'introduzione della settimana lavorativa a 40 ore (operazione che comportò il riassorbimento di 220 mila lavoratori); la diminuzione dei fitti; forte riduzione delle spese nei bilanci militari; opere di assistenza diretta, come distribuzione di buoni viveri e centri di distribuzione di pasti. Mussolini seguiva con grande cura l'esecuzione di queste disposizioni; ne fa fede un telegramma inviato al prefetto di Tori¬no in data 1 dicembre 1930: «Buono viveri è insufficiente. Mezzo chilo di pane ai disoccupati senza famiglia sta bene, ma i disoccupati con famiglia devono avere oltre il pane il riso, condimento e carbone. Bisogna dare qualcosa di più del semplice pezzo di pane». Per concludere la parte riguardante gli interventi passivi, è interessante riportare il perentorio telegramma inviato da Musso¬lini il 6 aprile 1931 al prefetto di Ferrara: «Dica ai dirigenti politici e sindacali ferraresi che sciopero Po di Volano per ottenere aumento di salario è grottesco e criminoso tanto più trattasi di lavori pubblici finanziati col sudore e col sangue del contribuente italiano. Se domattina lavoro non sarà ripreso colla massima disciplina darò ordini perché lavoro stesso sia sospeso sine die. Scioperare quando ci sono 700 mila disoccupati che cercano invano lavoro da mesi è atto di incoscienza sovversiva che rivela persistenza vecchia mentalità e che va quindi immediatamente stroncata. Istigatori sciopero devono esse¬re esemplarmente condannati». L'intervento che possiamo indicare come attivo fu molto variegato e riguardò, come abbiamo più volte ricordato, quello dello Stato nelle più diverse attività della vita sociale. Fra gli interventi attivi, possiamo ricordare quelle iniziative che ancor oggi sono al centro del mondo del lavoro e dell'arte: ci riferiamo alle Fiere e attività similari. Non ultima, certamente, quella di Napoli, la Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare: concepita per far sì che ogni tre anni Napoli fosse al centro degli scambi economici e culturali fra l’Africa e l’Europa, un’iniziativa ancora oggi valida… volendo. Per rimanere ancora a Napoli possiamo citare la realizzazione degli ospedali collinari (il XXIII Marzo, poi intitolato a Cardarelli; il Principe di Piemonte, ribattezzato Monadi; la Stazione Marittima; la Stazione di Margellina; il nuovo rione Carità con i palazzi delle Poste, delle Finanze, della Provincia e dei Mutilati; il Collegio Costanzo Ciano per 3 mila ragazzi (ancora oggi occupato dalla NATO); la nuova sede del Banco di Napoli; il palazzo dell’INA, e numerosi rioni di case popolari. A Mussolini e ai suoi collaboratori non sfuggì l'importanza che queste istituzioni, le Fiere appunto, potevano esercitare nel settore commerciale: negli scambi, nelle contrattazioni e nel rilevante stimolo che tutto ciò poteva esercitare per la produzione e acquisto di beni, anche di origine lontana o di lontana destinazione. In quest'ottica, e in occasione del Decennale (1932), il Duce trasformò la Fiera di Milano in Fiera Internazionale. La Fiera Internazionale di Milano  divenne (e ancora oggi lo è) la più importante d'Europa. Visto il successo, Mussolini aggiunse a quella di Milano, la Fiera di Verona, di Napoli (poco sopra ricordata)   e, importantissima tuttora per i commerci verso l'Oriente vicino e lontano, quella di Bari, battezzata Fiera del Levante. Solo la guerra vanificherà il completamento di quella Mostra che nei programmi doveva divenire la più importante del mondo: l'E/42 di Roma. A queste brevi note non possiamo tralasciare di aggiungere l'istituzione del Festival di Venezia, di Roma, di Taormina. Altri interventi attivi videro la luce in quel periodo; ma per l'importanza che questi assumeranno nel futuro, meritano una trattazione a parte. E’ da ricordare che la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ancora oggi venne assegnata al migliore attore e alla migliore attrice la Coppa Volpi di Misurata, dal nome del gerarca fascista che nel 1932 la concepì e la istituì, ebbe ed ha tutt’ora, una valenza internazionale.

www.filippogiannini.it

 
 
 

Una giornata regale

Post n°834 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Videomemory dal back-stage della londinese Tigerlily films production, al seguito del regista Ben Hopkins e la sua troupe anglonapoletana, impegnato nelle ultime riprese del suo film inchiesta su Napoli, negli anni che vanno dal '43 al '48. Proprio indagando la storia del dopoguerra napoletano, a passeggio per antiche vestigia e degrado moderno, Ben Hopkins si è chiesto il perchè di tanto declino ed ha voluto approfondire la gloriosa storia dell'antica capitale del Regno delle Due Sicilie. Il nostro reportages documenta una magnifica, irripetibile, giornata sul set approntato il 7 ottobre u.s. nella reggia di Caserta, protagonisti anche noi di "Megaride" e la sorprendente, mitica, divina Fausta Vetere, voce ed anima della nostra Identità. Abbiamo salutato, ringraziandolo commossi, Ben Hopkins, con l'impegno di presentare pubblicamente a Napoli, nella prossima primavera, il suo film, confidando nella gratitudine di quanti - napoletani illustri ed autorevoli ma distratti - chiamiamo a raccolta sin da ora per il più giusto omaggio ad un giovane e colto straniero che ama Napoli più di un fortunato indigeno!

servizio di Marina Salvadore
riprese e montaggio di Mauro Caiano per V.I.P. Napoli

 
 
 

CACCA DI STATO

Post n°833 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Roma , 07/10/2008 -  le Brigate Rosse finanziate dallo Stato -

 

Mentre si moltiplicano le iniziative delle Brigate Rosse e di altre sigle terroristiche nel falsare la storia degli anni di piombo, con Film (l’ultimo, quello di Segio) libri, conferenze e quant’altro, con l’ausilio ed il patrocinio dello Stato e con i soldi pubblici, le vittime del terrorismo aspettano ancora il rispetto di una legge dello Stato che dovrebbe adeguare il vitalizio previsto dalla legge 244 varata nel Dicembre 2007.
Cosa pensare? Che lo Stato ama di più gli “ex terroristi”… che le loro vittime?  A prescindere dalle belle parole (che non costano niente) e dai piagnistei di circostanza che si susseguono nelle noiose manifestazioni che dovrebbero ricordare il sacrificio di persone che si sono illuse di servire la parte onesta del Paese, resta il fatto che noi siamo sempre più soli e che quando noi facciamo la voce grossa, per non far dimenticare il sacrificio dei nostri cari, avvertiamo una sorta di minaccia velata che ci sprona a lasciar perdere e che…  tanto, “così è se vi pare” .
Mentre le storie dei carnefici dei nostri cari destano interessi morbosi da parte di molti che appartengono al variopinto panorama politico del nostro paese.

Bruno Berardi
Presidente
“Domus Civitas”
Vittime del terrorismo e mafia
3295340474
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IL FATTO:
di Michele Brambilla Tratto da Il Giornale del 7 ottobre 2008
Sembra una tragicomica parabola tipicamente italiana quella della nostra lotta armata, iniziata con le rapine per autofinanziamento e finita con una richiesta di finanziamento pubblico. Oggi infatti a Roma si discute se inserire Miccia corta, un film tratto dal libro dell’ex terrorista Sergio Segio, tra quelli «di interesse culturale nazionale», e come tale meritevole di un contributo ministeriale. Tanto per dare al lettore un’idea delle cifre, ogni anno lo Stato italiano contribuisce al nostro cinema con una cinquantina scarsa di milioni di euro, e solo per Miccia corta se ne chiedono due e mezzo, la metà del costo totale del film. Miccia corta racconta la giornata del 3 gennaio 1982, quando Sergio Segio con venti chili di tritolo fece saltare le mura del carcere femminile di Rovigo e liberò la sua compagna Susanna Ronconi. Le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo pongono una serie di condizioni. Non vogliono che compaiano, tra quelli degli ispiratori del film, i nomi di Segio e della Ronconi; non vogliono che i due partecipino alla campagna promozionale, e tutta una serie di altri dettagli che francamente ci sembrano appunto solo dettagli. Si possono far sparire dai titoli di coda tutti i nomi che si vogliono, ma il fatto raccontato nel film è un fatto storico, ogni spettatore saprà che Riccardo Scamarcio è Segio e Giovanna Mezzogiorno è la Ronconi. Né servirà, per nascondere la parentela con il libro di Segio, cambiare il titolo in La prima linea, come è stato proposto.Non c’è alcun dubbio che da un punto di vista formale il film abbia i requisiti per ottenere il contributo: il regista è bravo e serio, il cast di eccellente livello, i produttori tali da garantire qualità. Ma siccome le forme non sono tutto, a noi sembra che solo in Italia può succedere che si discuta se far finanziare dallo Stato un film tratto da un libro scritto da chi voleva distruggere lo Stato.«Non sarà un’apologia del terrorismo», assicurano quelli del film. Le buone intenzioni sono fuori discussione. Ma è difficile non pensare che anche una «libera interpretazione» non risenta dell’anima del libro. E l’anima del libro la si legge anche sul sito dell’autore: «Nel libro Miccia corta, Segio descrive una delle azioni più clamorose e audaci della lotta armata in Italia: l’assalto al carcere di Rovigo con cui liberò la sua compagna e altre tre detenute politiche». «Clamorosa» e «audace»: sono questi gli unici due aggettivi con cui Segio descrive quell’«azione»: nel corso della quale, va ricordato en passant, morì un poverocristo di pensionato che passeggiava con il cane. Eh no signor Segio: quell’azione va chiamata con i nomi suoi, infame e omicida, non clamorosa e audace.Ma tutto il racconto di Segio corre sul crinale di un pericoloso giustificazionismo: sempre dal sito www. micciacorta. it, leggiamo che «il libro ripercorre le lotte e i movimenti degli anni Settanta, descrive le origini della scelta della ribellione armata, ricorda in dettaglio le stragi fasciste e le deviazioni istituzionali che contribuirono a innescarla». È la solita truffaldina tesi secondo la quale il terrorismo di sinistra fu una reazione a quello fascista e di Stato. Che cosa succederebbe se la strage di Marzabotto venisse raccontata al cinema ispirandosi a un racconto di Walter Reder? E l’eccidio delle Fosse Ardeatine andasse sullo schermo «liberamente tratto» da uno scritto di Herbert Kappler? È bastato che Spike Lee facesse un film non corrispondente all’immagine della Resistenza fissata da Giorgio Bocca per far gridare mezzo Paese alla lesa maestà, anzi alla lesa storia. Sì, lo sappiamo: il fascismo divide ancora. Ma le ferite delle Br sanguinano ancora. E anche se non invochiamo censure, a noi pare rischioso che chi negli anni Settanta non c’era o era troppo piccolo si faccia raccontare il brigatismo da un Segio, e se lo faccia trasformare in Historia de amor y revolución dai volti belli della coppia Scamarcio-Mezzogiorno. E visto che è rischioso, ci manca solo che lo paghi il contribuente
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Indignazione e sgomento

Post n°832 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Dr.ssa Agnesina Pozzi
Medico
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p.IVA 01279530768
0973  22519
cellulare   3200720452
e mail  Pozzi.Agnese@libero.it
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Allo Studio Legale Lipera nelle persone dell'Avv.to Giuseppe Lipera e dell'Avv.ssa Graziella Coco, giusto mandato conferitomi quale medico del Vs assistito.
Carissimi Avvocati vi comunico il mio parere, dal punto di vista medico, e senza mezzi termini, su quanto messo in atto ai danni di Bruno Contrada, soggetto quasi ottantenne, affetto da cardiopatia ipertensiva, ipertensione sistemica, vasculopatia cerebrale con postumi di ictus, diabete, denutrizione grave, depressione grave reattiva (per citare solo alcune delle numerose patologie), il quale, senza preavviso alcuno, è stato svegliato all'alba dalle Forze dell'Ordine per essere tradotto, nel termine di poco più di un'ora, a Palermo con volo aereo. A parte il fatto che nessuno si è preoccupato di chiedere un parere medico sull'opportunità di traduzione in volo per un simile malato, cosa altrettanto grave dal punto di vista del diritto alla salute (e alla vita), trovo certe modalità d'intervento nei suoi confronti inqualificabili. Un simile detenuto gravemente malato e anziano (ben lungi dall'essere un terrorista ergastolano in buona salute, premiato con la libertà condizionata come ultimamente la Mambro, ed altri delinquenti anche prima), continua ad essere oggetto di veri attentati alla sua vita, come in questo recentissimo episodio. Infatti si è reso necessario l'intervento del medico di base e del 118 a causa del malore, inevitabilmente e prevedibilmente sopraggiunto di conseguenza al "bliz". Tengo a ricordare alle Ill.me LLSS che il Generale Bruno Contrada (ex servitore trentennale dello Sato sempre professatosi innocente, al contrario di ex terroristi incalliti non pentiti e rei confessi ergastolani, giovani ed in ottima salute) è in attesa di un delicato intervento chirurgico con correlata biopsia per un fondato sospetto di patologia degenerativa/tumorale; per la qual cosa stava facendo la relativa preparazione terapeutica farmacologica presso il vicino Ospedale di Giugliano; dal momento che il 25 settembre scorso, proprio a causa del rischio operatorio emorragico, si dovette interrompere l'esame e rimandarlo in tempi successivi. Questo cittadino italiano sta subendo torture nel corpo e nello spirito da parte di uno Stato che, ben lungi dall'essere uno Stato di Diritto, si sta comportando in modo di-storto e che, invece di garantirne la salute e la dignità, ha deciso di ucciderlo. Dal punto di vista medico questo potrà essere l'effetto sulla già minata salute di Bruno Contrada. Vi esprimo tutto il mio sgomento e la mia indignazione, quale medico e cittadina di questa Repubblica.
Lagonegro 7 Ottobre 2008 Dr.Agnesina Pozzi

 
 
 

IL GRANDE ASSENTE

Post n°831 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Il popolo sovrano ridimensionerà la politica.

di Nunziante MINICHIELLO

“La cittadinanza tutta è invitata a partecipare” non è stata sufficiente a far sentire, almeno che non sia sfuggita, la voce del popolo sovrano, che quando si tratta di pagare deve, volente o nolente, fare il suo dovere, a cominciare dai pensionati più poveri, che pure versano le trattenute.

La sovranità popolare è garantita dalla Costituzione, non a caso tenuta lontana dalla popolazione e nota solo agli addetti ai lavori ed a chi sia colpito dalla voglia di sapere.
A Sant’Angelo dei Lombardi moltissimi avvocati, 4 crediti formativi a parte, presenti al convegno sulla “ragionevole” durata del processo e non pochi luminari.
Interessanti gli interventi, tutti rivolti a rafforzare la speranza di “costruire insieme una cultura della giustizia rapida, efficace ed al servizio dei cittadini come condizione per lo sviluppo socio-economico del territorio”.
La speranza non si nega a nessuno, tanto che molti  ne  hanno piena la testa e sono convinti che chi di speranza vive… Dunque si è detto che altrove i processi sono più rapidi; che bisogna recuperare il fine dell’attività giudiziaria; che intanto manca una risposta concreta, per cui ne consegue un certo discredito; che a volte sono trascurate le ragioni di fare giustizia, cioè di dare a ciascuno il suo; che è necessaria la tutela concreta dei diritti; che il rispetto alla lettera della norma interessa più della giustizia; che c’è bisogno di riqualificazione e di valori etici; che bisogna lavorare di più e meglio; che bisogna rimuovere le cause della crisi della giustizia; che non si fa niente, forse per difendere l’esistente, cioè una certa conservazione,e tanto altro ancora che sarà testualmente pubblicato negli atti, che sono da leggere e da meditare.
Qualche nota,  per dimostrare che il popolo sovrano esiste.
Popolo sovrano, che fa sacrifici per mantenere apparati, non viene quasi mai soddisfatto, come, oltre alla giustizia, evidenziano sicurezza,  illegalità galoppante sulle selle apprestate dalla corruzione, come spesso denuncia la Corte dei Conti, ed, in breve, decadenza e degrado, che non rispondono alle aspirazioni del popolo sovrano e denunciano carenze piuttosto notevoli in quelli di cui all’articolo 54 della Costituzione.
Nobiltà e caste, che partorirono rivoluzioni, con l’esasperare  le popolazioni, non insegnano niente!
Il popolo sovrano,  sciente, cosciente e pensante, troverà la via per realizzare tutto ciò che l’esperienza e la scienza dei relatori consiglia.
Il popolo sovrano riporterà nell’alveo della Costituzione la politica, che già con un “ragionevole” toglie dignità ad un aspetto della scienza giuridica, che con ragionevole, con più o meno, con quasi, con all’incirca o peggio diventa teoria di arbitrio e fonte di sfiducia, per cui di nessun processo si ardirà non dire, ma pensare: Roma locuta causa est.
www.minichiello.it

 
 
 

Partecipazione del Comitato Bruno Contrada al Forum de L'Opinione

Post n°830 pubblicato il 04 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

di seguito pubblichiamo la relazione a cura del Comitato Bruno Contrada, presentata stamane nell'ambito dell'affollato Forum delle associazioni liberali del centro-destra presso la sede romana de L'Opinione in via del Corso, a cura della signora Maria Venera, portavoce e membro attivo del Comitato BRUNO CONTRADA Napoli. Si precisa, avendo preso visione di alcune imprecisioni su comunicato-stampa, che la suddetta relazione è stata stilata dal Comitato Bruno Contrada e non è assolutamente dichiarazione autografa del nostro beniamino, come erroneamente riportato da alcune fonti, dal momento che  il prefetto Contrada è ristretto ai domiciliari e non è in grado di rilasciare dichiarazioni di sorta a chicchessia.

Impiegherò il breve spazio di tempo che mi è concesso per ricordare e trattare, sia pure in modo conciso e sintetico, uno dei casi giudiziari più eclatanti e inquietanti che ha occupato le cronache giudiziarie negli ultimi venti anni: la vicenda CONTRADA. BRUNO CONTRADA, nato a Napoli il 2 settembre 1931, uomo dello Stato che lo Stato ha servito in tutta la sua vita. Ufficiale dei Bersaglieri a ventenni. Funzionario di Polizia nei cui ranghi ha percorso la carriera dal grado iniziale di vice commissario a quello finale di Dirigente generale. Negli ultimi dieci anni di servizio, dal 1982 al 1992, funzionario del Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica (S.I.S.D.E.), raggiungendo nell’organismo il grado di v.capo reparto. Nella sua lunga carriera ha ricoperto in Sicilia e a Roma impegnativi, prestigiosi ed elevati incarichi: 14 anni alla Squadra Mobile di Palermo, dal 1962 al 1976; quale dirigente delle sezioni “volante”, “catturandi”, “investigativa”, “antimafia” e, infine – negli ultimi 4 anni – dirigente della Squadra Mobile. Poi, sei anni, dal 1976 al 1982, capo del Centro Criminalpol per la Sicilia Occidentale. Successivamente, dal 1982 al 1986, Capo di Gabinetto dell’Alto Commissariato per la lotta alla mafia e contemporaneamente coordinatore dei Centri S.I.S.D.E. della Sicilia. Infine, dal 1986 al 1992, a Roma, alla Direzione del SISDE, con alti incarichi nei settori operativi. Nell’espletamento degli uffici ricoperti ha compiuto infinite e rilevanti operazioni di polizia, specie nel campo della lotta alla mafia. Ha conseguito innumerevoli riconoscimenti dai vertici dell’Amministrazione per i risultati conseguiti: 60 circa dalla Polizia e quasi 100 dal SISDE. Si è occupato, con totale dedizione, abnegazione, spirito di sacrificio, elevata professionalità, gravi pericoli di vita, dei crimini più eclatanti, cruenti e terribili perpetrati dalla organizzazione criminale mafiosa siciliana. Ha riscosso sempre il plauso, l’elogio, l’apprezzamento, la fiducia incondizionata dei vertici degli organismi di polizia e di sicurezza nell’ambito dei quali aveva operato, nonché l’ammirazione dei colleghi e dei subordinati. Ha perseguito per oltre trenta anni, in situazioni difficilissime, tutte le più sanguinarie e agguerrite “famiglie” di mafia di Palermo e provincia, responsabili di innumerevoli, orrendi delitti. Con rigore e inflessibilità ha lottato contro la mafia e i mafiosi, affrontando pericoli di ogni genere. Ciò si evince in modo certo e inequivocabile dai suoi fascicoli personali del Ministero dell’Interno, della Questura di Palermo, del S.I.S.D.E., dell’Alto Commissariato. Alla fine del 1992, mentre era nel pieno della sua attività professionale e al culmine della carriera, nel momento in cui si aprivano per lui prospettive di più prestigiosi ed elevati incarichi negli apparati istituzionali, venne arrestato (alla vigilia di Natale del 1992) su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo con motivazioni basate su accuse manifestamente calunniose di un nugolo di criminali mafiosi pentiti. A questi, poi, si aggiungevano altri “pendagli da forca” che barattarono la libertà, l’impunità, il danaro con altre calunnie. Tutti delinquenti della peggiore risma, mossi anche dall’odio verso il poliziotto che li aveva perseguiti con denunzie e arresti o che aveva perseguito i loro parenti. E affiliati alle rispettive “cosche” mafiose. Calunnie infondate e assurde, senza alcun riscontro, senza alcuna prova. Molte di siffatte accuse sono cadute miseramente nel corso dei successivi processi per la incontrovertibile assurdità e talvolta assoluta “ridicolaggine”. Ma la cosa più grave e inconcepibile non è che dei criminali responsabili dei più efferati delitti si siano determinati a vomitare con pedissequo adeguamento e certi della impunità accuse del tutto assurde contro il poliziotto Contrada, loro acerrimo nemico, ma che ci siano stati dei magistrati che tali accuse hanno poi posto a fondamento del processo e successiva condanna. Non certo tutti hanno però avuto siffatto comportamento. Infatti, c’è stata una Corte di Appello, quella presieduta dal dott. Agnello (la II Sez. della Corte di Appello di Palermo) che ha ribaltato la sentenza di condanna del Tribunale, assolvendo con la formula più ampia (perché il fatto non sussiste) il dott. Contrada. Sentenza assolutoria del 4.5.2001. Ma poi la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza e si è quindi celebrato un altro processo di appello che sulla base dello stesso inconsistente materiale probatorio ha condannato il funzionario. Ma nel nostro ordinamento giuridico non esiste il principio che la condanna deve essere irrogata soltanto quando la colpevolezza risulta “al di là di ogni ragionevole dubbio”? E quale dubbio è più ragionevole del fatto che la stessa Corte di Appello – quella di Palermo -  prima sentenzia: “quell’uomo è innocente e deve essere assolto” e dopo sentenzia. “quell’uomo è colpevole e deve essere condannato”? E’ vero che a giudicare sono stati due collegi diversi ma sempre della stessa Corte di Appello. Come si spiegano e si giustificano due sentenze così contrastanti? Come si spiega poi che i criminali pentiti in un processo siano ritenuti credibili ed attendibili e in un altro processo no? Come si fa poi a provare che siffatti criminali per apparire veritieri abbiano tra loro concordato le accuse onde realizzare la cosiddetta “convergenza molteplice” che, indipendentemente dai riscontri oggettivi, diventano di per se’ prova della colpa? Quale possibilità ha l’imputato innocente di difendersi, dimostrando che gli accusatori hanno concordato le accuse? Nessuna! Ecco perché sarebbe necessaria la costituzione di una Commissione parlamentare che indaghi sulla Gestione dei Pentiti. Non è possibile che la vita e la libertà degli uomini sia affidata alla parola di turpi individui che, non avendo avuto alcuna remora a commettere le più orrende azioni criminali che hanno fatto inorridire il Paese, abbiano poi scrupolo ad accusare falsamente e calunniosamente un innocente! Il pentito è l’arma più pericolosa che la Giustizia maneggia e tale arma dovrebbe essere utilizzata soltanto da uomini dotati di alta professionalità, rigore morale e profonda coscienza. Nel processo di Contrada sono stati creduti soltanto i criminali pentiti che, per la maggior parte, hanno riferito fatti e circostanze di cui non avevano cognizione diretta e personale ma che, a loro dire, avevano saputo “da relato” cioè da altri. Altri, nella quasi totalità morti, e pertanto non in grado di confermare o smentire. Perché sono stati creduti solo i malfattori e nessuna rilevanza è stata data alle innumerevoli testimonianze a favore, di integerrimi uomini delle Istituzioni ricoprenti incarichi di alta responsabilità? Al processo Contrada hanno testimoniato a favore Capi della Polizia, Alti Commissari, Direttori Generali dei Servizi, Prefetti, Questori, Generali ed Alti Ufficiali dei Carabinieri, Generale e Alti Ufficiali della G.d.F., Funzionari di Polizia, della Prefettura e dell’Alto Commissariato, Magistrati, eccetera… Tutti collusi, anche loro, con la mafia, forse? A loro non è stato dato alcun credito, le loro testimonianze sono state disattese, non sono stati ritenuti credibili, attendibili, veritieri! E tutto l’operato trentennale contro la mafia che il dott. Contrada ha opposto “e provato” di aver posto in essere  Quale rilevanza ha avuto? Nessuna. E perché il Dott. Contrada avrebbe favorito la mafia? La sentenza di condanna non l’ha detto, non l’ha indicato. Si è limitata a dire che non c’era nessuna necessità di specificarlo. E ciò perché non poteva asserire che l’avesse fatto per denaro o per paura o per condizionamento familiare o ambientale o per qualsiasi altro motivo. Da tutte le risultanze processuali infatti il Dott. Contrada è risultato essere un funzionario onesto, di modeste condizioni economiche, coraggioso ed incurante del pericolo, senza alcun condizionamento personale, familiare o ambientale.

Infine, per concludere. Per quale reato il Dott. Contrada è stato condannato con la devastazione della sua vita e quella della sua famiglia? Per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Reato che non esiste nel nostro codice penale. Nel nostro codice esiste il reato di cui all’art. 416 bis, cioè l’associazione per delinquere mafiosa puramente e semplicemente. Associazione di cui fai parte o non fai parte. Anche questo argomento dovrà essere oggetto di approfondito esame in una auspicabile riforma della giustizia che dovrà necessariamente essere attuata se vogliamo che il nostro sia uno Stato di diritto a pieno titolo. Noi del Comitato Bruno Contrada chiediamo la revisione del Processo e la Piena Riabilitazione di Bruno Contrada!

Grazie, per la vostra calda accoglienza e condivisione.

 

 Il Comitato “Bruno Contrada” Napoli

 
 
 

CONTRADA: LO VOGLIONO MORTO!

Post n°829 pubblicato il 04 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Blitz all'alba

Evidentemente, a qualcuno ha dato parecchio fastidio che in una sede pubblica si parlasse di Bruno Contrada, oggi… e la macchina infernale dei “violantini” si è rimessa in moto. Come per un pericoloso delinquente – quali i tanti arrestati da Bruno Contrada nel corso della sua specchiata carriera – stamane alle cinque, su ordine del novello magistrato di sorveglianza, Anna Pancaro (che dimostra di essere il miglior erede della “mission” di Daniela Della Pietra), una scorta della polizia penitenziaria si è presentata a casa di Anna Contrada, per trasferire a Palermo – senza preavviso – con un volo delle 06,55 il pericolosissimo prefetto. Denunciamo con forza quest’ennesima gratuita violenza che interpretiamo come un vero attentato alla vita di Bruno Contrada. A prescindere dall’intrinseca sceneggiata volta ad umiliare ancor più la dignità del detenuto, al quale spetta la scorta dei carabinieri e non quella della polizia penitenziaria, riservata ai delinquenti comuni ed ai camorristi ai domiciliari premiati dalla Della Pietra, stamane non trattavasi di eseguire una procedura d’arresto e di cogliere di soppiatto, con un blitz, un latitante. Svegliare di soprassalto un vecchio che ingurgita dosi da cavallo di tranquillanti per riuscire a dormire, è una crudeltà degna della peggiore Guantanamo (tanto criticata dai sinistri pseudo-pacifisti di casa nostra). Pretendere, d’impronta, di svegliare il vecchio ammalato, ricomporlo alla chetichella nella sua interezza fisica e con i suoi effetti personali, per imbarcarlo sul primo aereo, è chiaro indice di disumanità, così come oltraggiosi giungono i domiciliari  postumi a Palermo, interpretabili come un’ulteriore perfidia, ora che Bruno Contrada è intrasferibile e sta per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico. All’alba di stamane, nella concitazione che ha interessato anche i suoi familiari, innocenti cittadini di questa incivile nazione, il risultato è stato un malore improvviso e preoccupante del detenuto, che ha richiesto l’intervento del 118 e del medico personale, con il risultato che l’aereo per Palermo è partito senza il suo prezioso carico: l’icona sacra dell’INGIUSTIZIA d’Italia!. A questo punto, si chiede al presidente Napolitano di smetterla di fare lo gnorri, l’ignavo e di intervenire, mettendo in pratica tutte le buone e belle retoriche democratiche con le quali ci sommerge di continuo dalle TV! Desse l'esempio, per primo, a quegli scolari che ha riunito nel giorno del "remigino" al Quirinale, dell'applicazione delle minime norme di civiltà in questo Paese tenuto in ostaggio da un oscuro regime!

marina salvadore

 
 
 

Domani a Roma il Comitato Bruno Contrada a convegno

Post n°828 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Domani, in rappresentanza del Comitato Bruno Contrada, la  gentile signora Maria Venera relazionerà sulla vicenda Contrada presso la sede romana dell'Opinione  in Roma (Via del Corso 117) ove si terrà un incontro aperto  non solo alle associazioni liberali che aderiscono al PDL ma anche ai media  liberali on e off-line e ai think tank liberali. Pubblicheremo in concomitanza su La Voce di Megaride il nostro documento, che stiamo definendo in queste ultime ore, e  distribuiremo ai presenti la seguente scheda di presentazione del Comitato Bruno Contrada:


SCHEDA COMITATO “BRUNO CONTRADA” NAPOLI

 

Il Comitato nasce in Napoli in tempi non sospetti: quando persino alcuni ex colleghi e collaboratori del Prefetto Capro Espiatorio erano convinti che il medesimo fosse a casa sua, a Palermo, a godersi la Pensione ed i Nipotini… ed invece languiva, dimenticato da tutti – soprattutto dai suoi avvocati - nel carcere militare di S. Maria Capua Vetere. Stante l’odissea di ben tre lustri durante i quali si è snodato il Processo Contrada, si è sentita l’esigenza – in primis - di colmare il salto generazionale e di informare i “giovani”, completamente ignari di questa squallida epopea di storia all’italiana; infatti, è conseguentemente lievitata nel tempo, come prevedevasi, la schiera dei giovanissimi sostenitori del dott. Bruno Contrada e di coloro che - presisi la briga di approfondire la conoscenza dell’oscura vicenda, attraverso gli atti ufficiali ed il coinvolgimento in numerose iniziative del Comitato – si sono spogliati dell’ignavia e dell’indifferenza (strumentali al Potere Occulto), sposandone la Causa. Al Comitato va il merito di aver nuovamente acceso i riflettori sul caso Contrada, riuscendo a sollecitare ancora l’interesse della Stampa Nazionale e la coscienza di molti parlamentari. Molti dei componenti il Comitato hanno subito vessazioni d’ogni tipo, censure, boicottaggi ed anche, in un caso, dopo abbondante mobbing il licenziamento dal posto di lavoro.

Inutile aggiungere che la vicenda Contrada è un vero e proprio caso politico collegato probabilmente all’annus orribilis 1992: quello dell’abortito “Colpo di Stato” della “sinistra”, paventato dal giustiziere Violante in un suo scritto – ora ritirato dalle librerie ed “esaurito” anche presso l’editore – “Il Piccone e la Quercia”: un saggio melenso, noioso e monocorde di indottrinamento subliminale nella cui sola ultima pagina 83 è viscidamente segnalata l’opportunità dell’agognato ribaltamento istituzionale per il quale si postula minacciosamente la necessità di far ricorso a metodi anche cruenti, se necessari… Infatti, basta rivisitare tutta l’annualità 1992 – tra l’altro, data di pubblicazione del saggio – per afferrarne razionalmente la strategia: dal gennaio di TANGENTOPOLI, con un Di Pietro costruito a tavolino per l’occasione, alle stragi di Capaci e di via D’amelio, all’elezione”alla chetichella” di Scalfaro a presidente della Repubblica, fino al dicembre ’92: arresto di Bruno Contrada, una settimana prima ch’egli mettesse le mani su Bernardo Provenzano!!! Ecco, perché il caso Contrada – siamo soliti ripetere – offende l’intelligenza media degli Italiani! I degni discepoli “violantini” si sono, poi, dimostrati all’altezza del mentore: il fumus persecutionis - in quest’italietta generosa e perdonista per mafiosi pseudo-pentiti e terroristi – che ha investito l’ormai  vecchio e malato Contrada, amplificato dalle strutture virtuali del Pentitificio di Stato e dell’unico riconosciuto Vittimificio ad uso dei soli “sinistri” (gli unici risarciti) che in nome del Dio Danaro e di un tronetto para-istituzionale, continuano ad infangare la memoria dei loro illustri ed irreprensibili, nobili defunti – scende pe li rami violantini fino al magistrato di sorveglianza di S. Maria Capua Vetere, dott.a Daniela Della Pietra, la cui tempra aguzzina e disumana esercitata sulla persona di Bruno Contrada è assurta più volte agli onori delle cronache, per quelle inenarrabili torture psicologiche praticate sul detenuto eccellente, ad ogni richiesta del legale per il differimento della pena o, in alternativa, per i “domiciliari”… intesi presso l’effettivo domicilio palermitano del dott. Contrada e NON al Varcaturo di Napoli, com’è accaduto quando, come benedizione dal cielo, tra i tanti periti medico-legali coinvolti, è giunta la dottoressa Agnesina Pozzi, la sola che abbia relazionato in maniera altamente professionale ed inconfutabile sulle tragiche condizioni di salute del detenuto… Ora, a prescindere dall’umana preoccupazione sollecitataci dalla viscida (e falsa!) retromarcia effettuata da Violante, che fa” il piedino” al centro-destra, bisognoso di voti, per assurgere alla carica di presidente della Corte Costituzionale, a proposito dei novelli “domiciliari” a Palermo, appena decretati per il dott. Contrada (impossibilitato, ormai, a qualsiasi trasferimento) il Comitato eccepisce, nell’ultimo comunicato-stampa: “Ce lo aspettavamo e comunque non riusciamo ad esser grati e scodinzolanti al  cospetto del "benefico" Tribunale di Sorveglianza di Napoli, per i seguenti motivi: 1) E' stato scandaloso il comportamento - tenuto fino a prima del suo recente trasferimento - del magistrato di sorveglianza di S.Maria Capua Vetere, dott.a Daniela Della Pietra, che dovrebbe essere sotto accusa e passare un brutto quarto d'ora - istituzioni non compiacenti,  come al solito - per aver regalato i domiciliari a 118 delinquenti camorristi tuttora in attività criminale nel comprensorio casertano (che avrebbero meritato il confino), negando al prefetto Contrada ogni umana comprensione del suo stato psicofisico, ed elevandolo a livello di squallida pericolosità sociale che non ha termini di comparazione con la pericolosità dei veri delinquenti da ella beneficati negli ultimi anni; 2) Non è un risultato politico avvincente per i parlamentari interessati al caso Contrada, che avrebbero dovuto da lungo tempo battersi per la piena riabilitazione del dott. Bruno Contrada, giochi politici esclusi e fatta salva solamente l'opera di Stefania Craxi che, da sempre, ha inteso portare conforto e consiglio a Bruno Contrada, anche quando gli italiani lo credevano a Palermo, a godersi i nipotini e la pensione, mentre, invece, languiva nel carcere militare di S.Maria Capua Vetere. 3) Se questo beneficio accordatogli in ultimora è un favore di scambio, utile a salvare qualche toga da futuri impicci, il Comitato Bruno Contrada persevererà nel suo primario obbiettivo, ch'è quello della revisione del processo-Contrada, per la piena riabilitazione del generale Bruno Contrada!”

Marina Salvadore
http://blog.libero.it/lavocedimegaride
info@vocedimegaride.it 

importante: il Comitato è spontaneo e non gode di finanziamenti o contributi, autoproducendosi con il volontariato, l’attivismo ed i mezzi dei suoi componenti.

"PER LA PIENA RIABILITAZIONE DI BRUNO CONTRADA" firma la petizione al link http://www.petitiononline.com/contrada/petition.html

 
 
 

Megaride in zuppa inglese

Post n°827 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da vocedimegaride
 

Incredibile! Questa volta, l'intervista l'abbiamo subita noi!... Sul leit-motiv del "Nemo Propheta in Patria", gli inglesi si sono gentilmente occupati di Megaride e della nostra bellissima Napoli! Dal back-stage del "set" approntato per l'occasione, a telecamere incrociate, il nostro più sincero augurio di ogni successo alla simpatica e giovane troupe dell'United Kingdom che martedì prossimo accompagneremo orgogliosamente alla Reggia di Caserta!

 
 
 
 
 

PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

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RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


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