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art dossier - una perfetta descrizione della bellezza impressionista

Post n°23 pubblicato il 15 Giugno 2010 da le_vide
 

"Lei non era un gran che; ai lineamenti regolari e minuti mancava un qualcosa, come se la natura le avesse nagato la spinta finale, decisiva, che l'avrebbe resa bella, lasciando quei lineamenti immutati, ma soffusi d'ineffabile. Aveva comunque venticinque anni, il caschetto di capelli alla moda era grazioso, e la sua maniera d imuovere la testa accennava a una possibile armonia, a una promessa di autentica bellezza all'ultimo istante non mantenuta. Indossava abiti estremamente semplici di ottimo taglio che lasciavano scoperti collo e braccia, come se volesse discretamente sfoggiarne la tenera freschezza."

( Vladimir Nabokov, "La difesa di Luzin" edizione adelphi 2001, a cura di G. Scarcia e U. Tessitore)




In questo frammento di descrizione del personaggio femminile del suo primo capolavoro letterario, Nabokov, sembra involontariamente offrirci quella che mi è sembrata una perfetta esemplificazione dei caratteri di un'estetica autenticamente impressionistica, collegata alll'ambito della bellezza femminile.
La bellezza della giovane descritta da Nabokov, sembra infatti, poter essere facilmente avvicinata a quel genere di bellezza che pittori come Manet, Monet, o Renoir, avevano costantemente cercato nei volti delle loro modelle, nei fragili sorrisi delle cameriere, delle passanti o delle prostitute parigine.
Ed è questa proprio quella bellezza dell'ineffabile, così coerentemente descritta da Nabokov, che la caratterizza come "promessa di autentica bellezza all'ultimo istante non mantenuta".
Proviamo a fornire ulteriori chiarificazioni. La bellezza impressionista è, in certo modo, la bellezza "Fin-du-Siècle", con i suoi tratti di decadente ed essenziale eleganza; questo modello convive temporalmente con quello dello Jugendstijle, ma se ne differenzia grandemente. La bellezza impressionista raggiunge un suo ideale che si distacca dal modello, che in pittura la aveva immediatamente preceduta, del Romanticismo o del Realismo di ascendenza romantica, nello stesso modo in cui (potremmo dire) se ne distacca l'arte figurativa che a questo movimento ha fatto riferimento. Non ci sono più, entusiasmanti scorci o immensi paesaggi da dipingere, nei quali la figura umana si perda, contrapponendo un'esile ed elegante soggettività all'infinito prefigurato dall'"altro-da-lui", sottoforma di sublime ammirazione della vastità e della potenza delle forze del creato. Il sublime romantico è ancora strettamente legato al tipico sublime kantiano. L'emozione di trovarsi di fronte all'Infinito e il compiacimento della propria capacità di cogliere un simile concetto, seppur calati nelle misere spoglie di soggetti finiti e quasi insignificanti di fronte all'immensa opera della Natura. Il sublime romantico si genera da questo rapporto e lo assume come base per operare la sua azione travolgente e avventurosa. La bellezza romantica è una bellezza lanciata verso l'Infinito, una bellezza che si auto-impone, che trascina lo spettatore con slancio e veemenza. Questa, per sommi capi, è l'essenza della "Musa" o dell'eroina romantica.
Tutto cambia nell'ambiente dell'impressionismo parigino. Le vedute impressioniste rinunciano ad abbracciare gli immensi scenari dei romantici o le loro tenebrose visioni e scompongono scenari molto più "quotidiani" e cittadini in un velo di colore e movimento, che presta alle forme una vaga attenzione, caratterizzandole proprio come vaghe e incerte produzioni dei giochi di luce e colore. In questo ambiente il soggetto umano deve conquistare la sua propria bellezza portandola su di sè: tra le piege dei vestiti, nei riflessi dorati e profondi dei capelli e degli occhi, nella grazia dei movimenti.
E' una "Bellezza dell'Indefinito", non lontana da quella che Nabokov caratterizza come bellezza dell' "ineffabile".
Non è l'impetuoso incedere di un'armonia tipicamente romantica, ma proprio una "promessa di armonia" all'ultimo disattesa.
Ma se nell'armonia dei caratteri della figura il romanticismo tova il suo pieno slancio, in essa incontra anche una certa forma di limitatezza, ed è proprio dalla mancanza di un contrappunto armonico, che i tratti della bellezza impressionista, invece, traggono la loro forza, riducendosi a dei "tratti-guida".
Chiamo "tratti-guida" dei poli sintetici di autentica e viva bellezza, che in un volto (che potrebbe apparire, ad un primo impatto, non essere "un gran che"), ricostruiscano una nuova bellezza dipendente solo da essi. Per fare un esempio: potrebbe accadere che in un viso femminile, vengano visualizzati un paio d'occhi così allegri e dolci, da essere in grado di assumere la mancanza di un riferimento armonico da parte degli altri caratteri dell'intero figurativo, come un punto di partenza per un loro "sconfinamento", su tutta la superfice del volto, rifondando così, in qualche modo, la bellezza dell'intero su quella della parte; invadendo gentilmente le zone della figura che dovrebbero pertenere alla percezione di altri tratti, essi guiderebbero, per l'appunto, l'intera immagine verso un nuovo ed indefinibile orizzonte di bellezza. Una bellezza che partirebbe da un paio d'occhi, da uno squillante sorriso per arrivare ad intravedere, dietro di esso, un motivo da ritrovare in tutto il volto e, se possibile, al di là del volto stesso, evidenziando i limiti della riflessione visiva, ma promettendo alla stessa, una nuovissima via sulla quale avventurarsi per la sua ricerca.
Da qui una nuova forma di Infinito, che (oso dire), è forse la più autentica, in quanto in grado di partire dalla più chiara semplicità di ogni figura. E' un infinito che trae la sua origine dall'impossibilità di circoscrivere tutti gli stimoli che caratterizzano le forme del bello, in uno schema unitario; dall'incapacità dell'osservatore di comprendere una struttura unica attraverso la quale si articoli una certa forma di bellezza.
Ed è questa il modo in cui, all'ombra di questo senso di indeterminatezza, ad un nuovo tipo di Infinito, corrisponde una nuova forma di Sublime. Che sarà quello derivante dalla capacità di rinvenire i livelli della bellezza, anche al di fuori dei gradi dell'armonia fra le parti, di reinventare il bello ad ogni passo, senza intravedere un obiettivo al quale fermarsi.
Questa capacità si ricollega, nello scenario impressionistico, a quella di ritrovare un'autentica bellezza in ogni cosa: dall'asparago al mazzo di fiori; dallo scintillio della chioma bionda al vento, agli scuri riflessi della dritta cascata di capelli, sulle spalle di una bimba bruna.

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