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Messaggi di Marzo 2019

 

Carabinieri...

Post n°431 pubblicato il 22 Marzo 2019 da il_parresiasta

PUBBLICO COSI' COME RICEVUTO

 

Carabinieri do it better

Quello che è successo ieri è stato un esempio di professionalità dei Carabinieri a livello mondiale. In tutto l’occidente non c’è una situazione cominciata così (51 bambini ammanettati sull’autobus, taniche di benzina, uno psicopatico che vuole arrivare all’aeroporto) che sia finita senza un solo colpo di pistola e un solo ferito. È stata una dimostrazione di bravura che va ben oltre l’immaginabile, e come al solito seguendo solo buon senso e il pragmatismo. Niente protocolli SWAT, negoziatori, cecchini negli elicotteri, visori termici, nulla. Praticamente i bastoni e le pietre.

“Voglio andare a Linate, non voglio vedere nessuno per chilometri, ho 50 bambini in ostaggio, è pieno di gasolio”.

La risposta negli USA sarebbero stati elicotteri, preevacuazione di aeroporto e autostrada, 14 negoziatori idioti che litigano tra di loro, 400 SWAT armati di bazooka a distanza; appena possibile crivellano di colpi l’autista e nel farlo uccidono sei bambini e un insegnante. L’autobus prende fuoco e ne muoiono altri 19. Segue guerra preventiva a una nazione a caso.

Risposta francese: scoprono che il fatto è vero quando ormai l’autobus è a Linate e ha fatto schiantare un aereo in fase di atterraggio. Cominciano a litigare sulla competenza territoriale, il giudice telefona a Macron che telefona al suo consulente d’immagine che telefona al giudice, alla fine il pazzo sfonda il blocco davanti all’aeroporto, investe quattro agenti di polizia, gli altri aprono il fuoco e tutti muoiono crivellati nell’autobus.

In Russia o in Israele neanche a parlarne.

Vittime della strage al teatro Dubrovka, Russia, 2002

Risposta italiana: una Renault Clio non blindata della stazione dei Carabinieri di San Donato Milanese affianca l’autobus in corsa. A bordo ci sono un appuntato, un carabiniere e un carabiniere scelto, tutti con moglie e figli a casa e che tra loro manco si conoscono. Gente normale, pagata quattro soldi, originari del paesino in Puglia e di stanza in una stazioncina di periferia.

Non sono Tuscania, GIS o incursori della marina: sono il classico maschio italico che quando vede i criaturi in pericolo diventa Schumacher a bordo di una Fiat Punto pimpata. Sterzano davanti all’autobus e ci si schiantano contro. L’autobus si ferma. L’appuntato scende e brandisce minaccioso i pugni verso lo psicopatico, che essendosi preparato guardando i film americani rimane confuso. Nel frattempo gli altri due forzano la porta posteriore, gli sfondano a sfregio il finestrino e tirano fuori i ragazzini di peso. Il pazzo se ne accorge, ma quando fa ripartire l’autobus gli ultimi ragazzini si lanciano fuori in corsa. A quel punto viene acciuffato, percosso e portato in centrale vivo e vegeto.

Tutto questo favorito dal fatto che in Italia la gente non fa quello che gli dici manco minacciandola col coltello; siamo un paese di anarchici dove un bambino di 10 anni ti frega e si tiene il cellulare, un professore di 40 mette male le fascette ai polsi dei ragazzini e il Carabiniere mentre ascolta il sequestratore ha il tono di chi pensa “ma vaffanculo, adesso ti faccio vedere io”. Risultato finale: un sequestro con tentata strage risolto in venti minuti con una decina di escoriazioni, quattro cartoni all’autista e un autobus in fiamme. Tutti vivi. Qualsiasi altra forza dell’ordine, davanti a un risultato del genere, più che applaudire si dovrebbe mettere a studiare.

 
 
 

Papà...

Post n°430 pubblicato il 19 Marzo 2019 da il_parresiasta

Quando Dio creò il Papà

 

Quando Dio creò il papà cominciò disegnando una sagoma piuttosto robusta e alta.

Un angelo che svolazzava sbirciò sul foglio e si fermò incuriosito.

Dio si girò e l’angelo, “scoperto”, arrossendo gli chiese:

“Cosa stai disegnando?”.

Dio rispose: “Questo è un grande progetto”.

L’angelo annuì e chiese: “Che nome gli hai dato?”.

“L’ho chiamato papà”, rispose Dio, continuando a disegnare lo schizzo sul foglio.

“Papà... E a cosa servirebbe un papà?”, chiese l’angioletto accarezzandosi le piume di un’ala.

“Un papà”, spiegò Dio, “serve per dare aiuto ai propri figli; li incoraggerà nei momenti difficili, li coccolerà quando si sentiranno tristi, giocherà con loro quando tornerà dal lavoro, li educherà, insegnando cosa è giusto e cosa no”.

Dio lavorò tutta la notte dando al padre una voce ferma e autorevole, e disegnò ogni singolo lineamento.

L’angelo, che si era addormentato lì accanto, si svegliò di soprassalto e girandosi vide che Dio ancora stava disegnando.

“Stai ancora lavorando al progetto del papà?”, chiese curioso.

“Sì”, rispose Dio con voce dolce e calma, “richiede tempo”.

L’angelo sbirciò ancora una volta sul foglio e chiese: “Ma non ti sembra troppo grosso questo papà, se poi i bambini li hai fatti così piccoli?”.

Dio, abbozzando un sorriso, rispose: “E’ della grandezza giusta per farli sentire protetti e incutere loro quel po’ di timore perché non se ne approfittino troppo e lo ascoltino quando insegnerà loro ad essere onesti e rispettosi”.

L’angelo proseguì con un’altra domanda: “Non sono troppo grosse quelle mani?”.

“No”, rispose Dio continuando il suo disegno, “sono grandi abbastanza per poterli prendere tra le braccia e farli sentire al sicuro”.

“E quelli sono i suoi occhi?”, chiese ancora l’angioletto indicandoli sul disegno.

“Esatto!”, rispose Dio, “Occhi che vedono e si accorgono di tutto, pur rimanendo calmi e tolleranti”.

L’angelo storse il nasino e aggiunse: “Non ti sembrano un po’ troppo severi?”.

“Guardali meglio”, rispose Dio.

Fu allora che l’angioletto si accorse che gli occhi del papà erano velati di lacrime mentre guardava con orgoglio e tenerezza il suo piccolo bambino.

 

***********************

Auguri ai nostri papà e... un pensiero a quelli che ci guardano dal Cielo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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