Creato da loredanafina1964 il 10/10/2011

loredanafina

scrivere scrivere scrivere!

 

 

LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - le frasi e le pagine più belle - QUINTA PUBBLICAZIONE

Post n°126 pubblicato il 23 Luglio 2013 da loredanafina1964

"...ma c'è una cosa, cari compagni che non sono riusciti a cambiare: l'odore delle manifestazioni".

Claudio Delicato si scioglie dal collo il fazzolettone rosso e ci si asciuga la fronte sudata prima di riannodarlo. Unisce l'utile al dilettevole, in questo gesto che trabocca tradizioni e orgoglio: si rende più presentabile e, sopratutto, genera una pausa scenica che sembra nata apposta per farsi riempire da un applauso.

"Si amici, in questa Italia che è una finta democrazia, in questa Italia in cui non ci riconosciamo, ci hanno tolto tanti diritti, rimpiazzandoli con diritti nuovi di zeccam fatti a loro immagine e somiglianza. Diritti, certo, ma diritti che noi non condividiamo!

E' compito nostro, compito di questa Sinistra dire No. Noi qui oggi siamo gli ambasciatori di quel pezzetto d'Italia che ancora dice no". 

Ancora applausi, stavolta più convinti.

L'Onorevole Claudio Delicato guarda la folla sotto di lui con un misto di orgoglio e tristezza. E' proprio così, pensa, queste quattrocentomila anime (che la Questura domani, nei dati ufficiali, ridurrà a centomila, ne sono certo), sono lo specchio esatto del nostro 7% scarso di voti.

Li ama, l'Onorevole Claudio Delicato, rappresentante di spicco della Macchia Rossa, unica forza rimasta di quella che una volta si poteva definire sinistra. Li ama sinceramente. 

Anche adesso, mentre li inonda delle parole scritte per lui dal suo segretario (voleva parole corrosive come acetone, che scuotessero gli animi in petto e pizzicassero le coscienze. Ha ottenuto un discorso che è un ablanda limonata, buona a mala a pena per placare la frustrazione dei tanti anni d'opposizione e oblio). Li ama tutti. Coi loro megafoni, gli striscioni, le canne d'erba, e le bandiere della pace tirate fuori per l'occasione dagli scatoloni e dagli armadi nei quali erano state lasciate a prendere polvere.

Ama i professori in pensione. Ama gli studenti con le loro kefie e le felpe del Che, ama i punkabbestia che applaudono di sbieco, facendo tintinnare la catena del guinzaglio per cani. Ama anche quello spruzzo di ferrovieri che ancora resistono, accalcati ai margini della folla, con le sigarette e i suoi discorsi sulla Base e sul Comunismo Reale, entrambi perennemente accesi - le sigarette, alla lunga, si consumano e si spengono, i discorsi no.

Tanto è felice di questa manifestazione che, guarda un pò, ama anche quel mucchietto di teste di cazzo con la faccia coperta e i bastoni in mano che, come al solito, fanno casino.

Si son fatti chiamare in tutti i modi: Squatter, Black Block, Tute Bianche. Erano sempre gli stessi, le stesse teste mezze vuote che si rifiutavano di invecchiare e che per distanziarsi da quello che odiavano, dalle "guardie", dai "fasci", finivano per comportarsi esattamente come loro. Così distanti dalla Democrazia che Claudio ogni giorno cercava, faticosamente, di creare, muovendo i fili scivolosissimi della Politica.

Ma non rovineranno certo questa giornata, il ritorno a una manifestazione, la prima dopo quasi due anni senza nessun evento di piazza, nessun corteo - tanto c'era voluto, a questa sinistra, per riprendersi dall'ennesima batosta elettorale.

Ma ce l'aveva fatta, alla fine, era stato ancora una volta un perfetto burattinaio e, coalizzando le schegge di opposizione ancora vive, aveva forzato gli indecisi e s'era fatto paladino del ritorno nelle piazze. E così, oggi erano tutti qui.

In tutta onestà si sarebbe aspettato un pò più di polemica da parte di quel viscido di Milani e da quel branco di iene che si porta attorno. Quasi gli dispiace che, invece, la manifestazione sia stata accolta con una indifferenza vagamente benevola, come un babbo che osserva i colpi di testa del figlioletto adolescente e lo lascia fare con un paternale buffetto sulla guancia. Proprio non dobbiamo far paura più a nessuno, se ci lasciano fare, pensa. Ma dove sono finiti i Comunisti di una volta, quelli che facevano dormire male il Papa e mangiavano i bambini? 

Sbuffa e si accinge a leggere la frase successivia.

Aspetta un attimo, cìè un rumore di sottofondo, diverso da quello dei megafoni, dei fischietti, dei tamburelli. Sembra..... Anzi, è.....Elicotteri!

Sbucano fuori dallo skyline ottocentesco di piazza del Popolo, e si avvicinano a grande velocità, sovrastando rapidamente sia il rumore della folla in fermento, sia il normale rumoreggiare di Roma. Quattro elicotteri dei carabinieri tagliano la piazza e poi pigramente girano e tornano indietro. Claudio Delicato pensa: allora non vi siamo così indifferenti. E sulla faccia spunta un sorriso.

Che si spegne subito. Qualcuno tra la folla grida: "bastardi!" E da politico consumato qual'è, l'Onorevole Claudio Delicato si sente ancora più burattinaio e in quanto tale cerca di tenere in mano la situazione. "Tranquilli, Compagni, il potere ci teme ma non potrà tapparci la bocca", rendendosi conto di averla un po esagerata, che questo potere non teme proprio nessuno, e intanto spera che nessuno faccia cazzate.

Fremiti di tensione fra gli astanti. I carabinieri, che prima facevano cordone a distanza, già in completa tenuta antisommossa, si avvicinano. Le nocche delle dita diventano bianche mentre stringono più forte l'impugnatura del manganello.

Ancora, fra la folla "Maledetti bastardi!"

E l'Onorevole Claudio Delicato comincia a temere il peggio.

"Vi prego di mantenere la calma, è tutto sotto controllo".

Ma ai piedi del palco gli stessi quadri dirigenti del suo partito stringono le mascelle, rabbiosi. C'è dentro la rabbia di anni e anni di minoranza, di opposizione inutile, di frustrazioni elettorali.

Sfottuti dagli avversari e fottuti dai dirigenti dei loro stessi partiti, dirigenti come Claudio Delicato, che hanno disposto di loro promettendo vittorie sempre più grandi e sempre più vicine e riducendoli, invece, a personaggi di un grottesco teatrino, un'imitazione della Politica. Anni ad essere burattini, senza anima, senza volere. Ma non oggi, non davanti a questo, non più.

Sguardi d'odio, qualcuno inizia a bersagliare con lattine e bottiglie di plastica le guardie. Che battono sugli scudi il primo avvertimento dei tre che preludono una carica.

Stavolta le voci sono tante e ognuna insulta a modo suo, con accenti diversi, diversa intensità. Spintoni, sputi.

Nelle foto sui giornali il giorno dopo, guardando attentamente, si può capire che questo è il momento esatto in cui Claudio Delicato si è cagato addosso. Le lattine diventano sassi, qualcuno, si sfila la cinta, i più facinorosi fanno brillare una lama. Quanto fanno paura, certe volte, certi burattini.

Secondo avvenimento.

Non aspettano di battere il terzo.

Mentre Claudio Delicato lascia la piazza in fretta e furia a bordo dell'auto governativa intuisce, nel rumore della carica che si è scatenata, il suono sordo di uno sparo. E prega Dio di essersi sbagliato.

La musica pomposa che da anni ormai si può sentire uscire dai teleschermi prima di ognuno dei tanti discorsi a reti unificate che il Presidente Milani ama tanto fare ai suoi adorati elettori, stavolta sembra davvero fuori luogo. Il clima di questo Paese è tutto fuorchè pomposo, ultimamente.

Quello che sta per dire non è un segreto per nessuno, dato che da sei giorni stampa e tv non parlano d'altro. Erano almeno dieci anni che a una manifestazione non ci scappava il morto. E, sopratutto, l'ultima volta a cadere non erato un uomo delle forze dell'ordine. Come ci fosse finita, quella pistola, in mano a qualcuno dei manifestanti, davvero era impossibile stabilirlo.

L'arma era stata ritrovata quasi subito, chiaro segnale della feroce efficienza con cui gli investigatori si stavano battendo per garantire "Giustizia e certezza di pena". Una Beretta modello Cougar, una comune nove millimetri, potente e affidabile, con numero di serie abraso.

Dalle perizie si riscontrava che era, senza ombra di dubbio, proprio quella l'arma che aveva ucciso l'agente Marco Freddi, un ragazzo di 26 anni, sposato da sei soli mesi. Lascia vedova e mutuo a tasso di interesse variabile.

Che tragedia.

Scegliere il tasso variabile deve essere una scelta ragionata, non una scelta azzardata, e proprio chi ha minor disponibilità (e lo stipendio di un carabiniere significa esattamente questo), dovrebbe optare per un mutuo a tasso fisso.

Chi invece ha la fortuna di poter sopportare una variazione in negativo della rata da pagare può permettersi di optare per il tasso variabile.

Chi invece è morto può non preoccuparsi più di pagare.

________________________________

Prossima pubblicazione al più presto. 

 
 
 

LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - le frasi e le pagine più belle - Quarta pubblicazione

Post n°125 pubblicato il 20 Luglio 2013 da loredanafina1964

Caldo accecante dai fari che illuminano a giorno lo studio televisivo. Giovedì, ore 21,30, da ormai due anni l'Italia intera e unita si ferma e cerca me per farsi due risate. L'assistente di produzione mi guarda nervosissimo. "Dario, 45 secondi alla diretta".

La truccatrice mi svolazza intorno dandomi gli ultimi colpi di cerone. Questa cosa del cerone mi manda ai matti, ci penso ogni volta. Ci truccano per renderci più opachi, più torbidi, perchè un viso troppo lucido in tv viene male. Non si può essere troppo puliti in tv. Che poi, col caldo che fa qui, come si può non sudare? Sia quel che sia, siamo qui e ci conosciamo.

Buona sera a tutti, Dario Sensoli, 42 anni, professione comico. Occhi neri, belle labbra, belle mani, non mangio i gamberi e i carciofi. Vorrei salutare mamma, papà, mio fratello, il mio ginecologo di fiducia, l'eroe che ha inventato il gin-tonic e tutti quelli che mi conoscono. Bah, questa era pessima.

Ripasso a mente il primo monologo di stasera, sono io che mando avanti la baracca, qui. E lo sanno tutti da quando avevamo vent'anni e gli amici mi invitavano alle serate perchè altrimenti erano un mortorio. Lo sanno i politici che mi riempiono casa di scatole di sigari per schivare le peggiori punture nei miei monologhi il giovedì seguente, lo sanno i direttori di questa rete che hanno sfidato l'ira del Presidente rinnovandomi un contratto a tanti zeri, nonostante qualche battuta di troppo.

A proposito: un uomo entra in un caffè. Splash. "Dario 30 secondi"

Lo sa l'Italia che ogni giovedì sera accende la tv e cerca qui un po di conforto ai suoi guai. Lo sanno le donne che mi aspettano davanti al camerino. 

Un trentino entra in un caffè. Speck.

"Dario 15 secondi"Perchè non sta zitto questo stronzo? Lo so leggere anch'io un orologio.

Un persiano entra in un caffè. Scià.

Lo odio. Odio. Senza l'Odio noi comici saremmo tutti disoccupati. L'odio genera invidia. L'invidia genera scherno. Lo scherno genera vendetta, che genera altro odio e altro scherno, e Così Sia, in un immenso gioco delle parti che allarga sempre di più la forbice fra i due attori finchè la natura separa gli esseri umani in due: i Persecutori e i perseguitati. Eternamente vittoriosi i primi, eternamente sconfitti i secondi. La differenza fra i due, è solo aver saputo odiare meglio. 

Un ebreo entra in un caffè. Shoah.

Ma chi vince è scomodo, se vince da solo, i Persecutori questo lo sanno. E allora cercano di tirarsi dietro tutti quei Perseguitati che per ora non stanno ancora tormentando. Il mezzo è sempre lo stesso, da Socrate in poi: l'ironia. La vittima del momento vede tutti ridere intorno a sè, e il gioco finisce. Se tutti ridono tranne te, quello sbagliato sei tu. Fine di ogni reazione. I cattivi vincono, i buoni perdono. E tutti ridono. 

"Dario 5"

Ci siamo.

"Dario 4"

Butto uno sguardo alla gigantografia di David Letterman che mi fissa da dietro le quinte. Lo so, lo so, è un pò un clichè abusato, ma mi piace. Il mio portafortuna.

"3"

Schiarisco la voce.

"2"

Sguardo fisso nella telecamera, cercando di renderlo più intelligente che mi riesce.

"1"

Breve religioso silenzio, come prima di ogni sacrificio umano che si rispetti.

Una donna entra in un caffè. Squirting.

Geniale.

Sigla.

_____________________

Prossima pubblicazione al più presto.

 
 
 

LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - le frasi e le pagine più belle - TERZA PUBBLICAZIONE.

Post n°124 pubblicato il 19 Luglio 2013 da loredanafina1964

Prima di continuare a raccontarVi questa storia, ho un favore da chiedervi. Se vi sembrerà - e so che sarà così - che non si leghi a quello che vi ho appena raccontato, non preoccupatevi: ho fiducia che alla fine tutto vi sarà chiaro. Ecco quel che vorrei facesse per me. Se vi fermate in un giorno di pioggia, in una città, diciamo Roma, diciamo al tramonto, diciamo di Novembre, se decidete di fermarvi a Roma, di Novembre, al tramonto, mentre piove, ma piove di brutto, piove quelle piogge di cocce pesanti che inzuppano e quasi fanno male, beh, se decidete di Novembre a Roma di fermarvi al tramonto mentre piove vi accorgerete che la pioggia, sì, la pioggia, fa un piccolo miracolo. La pioggia mette a nudo le fragilità della gente. Specialmente quella di Roma, a Novembre, al tramonto. Ma ho il sospetto che anche altrove l'effetto possa essere lo stesso. No, non sempre, in verità. Credo che non faccia lo stesso effetto la pioggia di Messina ad Aprile, nè quella di Lodi a Agosto, di prima mattina, o la stessa pioggia d Novembre che cada, però, a Imperia, in una notte fonda e senza sogni. Ma a Novembre, al tramonto, a Roma, se vi fermate a guardare intorno a voi, mentre piove, e guardate la folla che vi scorre addosso, come acqua sulle rive di un fiume...Vedrete, nel loro sguardo, una piccola disperazione. La colpaè, io temo, della sensazione, cui la pioggia condanna, di aver perso le certezze, di non aver più punti di riferimento. Questo perchè...Perchè gli esseri umani passano la loro vita, e questo non solo a Roma, e non solo di Novembre, a costruirsi piccole corazze. Le indossano, di norma, in tutte le situazioni per cui sia prevista una, seppur vaga, socialità. Quando un padre di famiglia ogni mattina dismette le sue ciabatte e lascia il dolceamaro nido familiare, armandosi di giacca e cravatta per andare a lavorare, con quell'abito assume su di se, contemporaneamente, la sua armatura. La indossa sull'uscio di casa, dopo aver dato il consueto bacio del buongiorno a sua moglie, e sarà quella corazza a portarlo, sul metrò, mentre si dirige al suo posto di lavoro, a tenere lo sguardo fisso sul quotidiano davanti a sè anzichè guardare il dirimpettaio di posto, o il mendicante zigano che gli porge la mano sporca, o il ragazzino che gioca col cellulare. Sarà quella corazza a farlo sentire sicuro quando entra al bar e ordina cappuccino e cornetto, stando attentissimo che le vibrazioni nella sua voce non tradiscano nulla che possa essere frainteso, nulla che sia nemmeno lontanamente allusivo verso la barista, che gli sorride. Già, la Barista. Carina, molto, capelli rossi a caschetto, occhi verdi, qualche lentiggine. 

Diciamocelo: è bella, la barista.... che a sua volta, si capisce, gli sorride - sorride di rimando al nostro padre di famiglia - perchè la sua, di corazza, è una corazza fatta di eterni sorrisi e costante cortesia. L'ha calibrata, in quel bar, attraverso anni di prove, assidue, quotidiane... Assurdi quanto inspiegabili, eppure necessari tentativi di sorriso. Il sorriso, quello giusto, quello disponibile, cortese, e forse vagamente malizioso (ma appena appena, di quella malizia che la vedi ma non ne sei, poi, così sicuro e non puoi certo sbilanciarti, no, non puoi, sicuramente hai frainteso, ma che cazzo vai a pensare?). Un sorriso che attragga i clienti senza, tuttavia, lasciar trasparire troppo - perchè quel sorriso sia chiaro a tutti a nessuno. Solo noi, noi sappiamo cos'è.  E cioè, una corazza.

La corazza di un adolescente sarà composta di spavalderie coi compagni di classe e di qualche grammo d'erba nascosto nella tasca dello zaino o, se l'adolescente è meno fortunato, di canzoni ascoltate nel buio della sua cameretta in un'aria impregnata dall'odore forte dei suoi ormoni in pieno risveglio. 

Se non fossero importanti, determinanti, non sprecheremmo tanto tempo, ogni giorno, a perfezionarle, lucidarle, calibrarle ...le corazze.

Le corazze ci servono perchè definiscono il nostro ruolo. Stabiliscono qual è il nostro posto nel mondo, o almeno il posto in cui vorremmo stare, quello a cui aspiriamo. Ci servono perchè il mondo, se preso tutto insieme, è troppa emozione, un colpo troppo forte, e noi non siamo abbastanza capienti, o forti, da berlo tutto insieme. Traboccheremmo, strariperemmo, e ne saremmo lacerati - accade sapete? Chiedetelo a un pazzo, a un tossico o a un artista.

Quindi ci proteggiamo. Con le corazze. Attuiamo una selezione all'ingresso nei confronti del mondo. Limitiamo, per convincerci di non essere limitati noi da lui. Sono però queste corazze, corazze idrosolubili. Certe piogge possono scioglierle, ad esempio quella di Novembre, a Roma, al tramonto. E allora, tutte le certezze difficilmente accumulate, per un pò spariscono.

E' qui, proprio qui, che può accadere persino che una donna in carriera chieda un passaggio nella loro auto scassata a due giovani fricchettoni che, normalmente guarderebbe pensando "spero che mio figlio, quando ne avrò uno, non diventi come loro" per superare una pozzanghera di quelle, chilometriche, che si formano d'improvviso per strada a Roma, di Novembre, quando piove gocce pesanti (la corazza dei nostri sindaci non prevede sistemi fognari efficienti).

E' qui che la gente può fuggire a ripararsi ingombrando la veranda di un bar, senza che il proprietario batta ciglio mentre, normalmente, s'adirerebbe per quel carnaio che fa scappare i clienti.

Perchè la pioggia scioglie le corazze e ci rende nudi. La chiave è proprio qui. Ci riporta tutti a zero, nudi in maniera equanime, non qualcuno nudo e qualcuno no. Tutti nudi e, per questo, solidali fra noi. Immagina l'uomo prima della scoperta del fuoco. Immagina la notte, i ruggiti dei leopardi, stringersi sugli alberi sperando di veder sorgere presto il sole.

E' un attimo, subito ci si unisce, ci si raggruppa, si stabiliscono ponti e legami. Per indole, nessun uomo è un'isola. Anche se in realtà non fa altro per cercare di rendersi tale, per tutta la sua vita, proprio nel momento in cui l'acqua, davvero, sale e lo circonda, nel momento in cui più assomiglia a quell'isola a cui aspira.....Beh, proprio quello è il momento in cui più si distanzia da essa. Se mai vi troverete sotto la pioggia al tramonto, di novembre, preferibilmente a Roma, ma anche in qualsiasi altra città, va bene lo stesso..... Se mai vi accorgerete che gli uomini intorno a voi stanno smettendo di essere isole, beh, per favore, fate una cosa per me.

Anzichè correre a ripararvi, anzichè smettere, ostinatamente, a vostra volta di essere isole, anzichè fare spazio sotto il vostro ombrello a una vecchietta o a un bambino, come forse fareste, mentre la vostra corazza si scioglie, voi chiudete l'ombrello e rimanete fermi, sotto la pioggia d Novemtre, sotto al peso infinito del tramonto - questo, vi garantisco, questo e non la pioggia, allontanerà tutti gli altri. E accettate con onestà, di essere isole fino in fondo. Perchè alla fine dei conti, non c'è niente di vero se non la vostra corazza a questo mondo.

Quella, e la Didattica dell'Odio".

________________________________

Prossima pubblicazione al più presto.

 

 
 
 

LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - Le frasi più belle - Seconda pubblicazione.

Post n°123 pubblicato il 18 Luglio 2013 da loredanafina1964

"Accettate con ondestà di essere isole fino in fondo. Perchè, alla fine dei conti, non c'è niente di vero se non la vostra corazza a questo mondo.

Quella, e la Didattica dell'Odio..."

_______________________________________

C'è del buono, del mediocre, perfino del brutto in ciò che stai leggendo: ma un Libro è sempre così...

_______________________________________

Io, sinceramente, provo anche Odio.  (Bluvertigo)

_______________________________________

Prologo

Prenderemo in prestito da Oscar Wilde le parole giuste per cominciare questa storia. Anzi faremo di meglio: lasciamogli le parole e rubiamogli un concetto. E' un buon furto, un furto giustificabile, se si sottrae al genio una scintilla e si prova ad accenderci un fuoco.

Nel 1888 il grande scrittore irlandese dimenticò una raccolta di storie per ragazzi intitolata "Il principe felice ed altri racconti". L'opera venne snobbata, e di certo leggendola rimane meno impressa rispetto ad altre cose scritte da Wilde, più famose. La storia da cui la raccolta trae il suo titolo merita comunque un pò d'attenzione.

Come molte favole, parla di un principe. Un principe che visse tutta la sua vita nel castello di San-Souci (tradotto dal francese: "senza preoccupazioni"). Fu potente, rispettato dagli amici e temuto dai nemici. Tanto che, alla sua morte, le autorità di una città vicina, decisero di erigere in sua memoria una statua. Era quella una statua incredibile, preziosa, luccicante, tutta ricoperta di squame d'oro e di gioielli.

Accadde però che di quel principe che in vita era stato così potente e così poco amato, nulla restò nel cuore degli uomini, e fu così che la statua rimase per lungo tempo completamente ignorata, su una collina. Essendo il posto incredibilmente tranquillo una grossa rondine nera decise di nidificare proprio fra i piedi della statua. Dopo una snervante solitudine, il principe fu felice di aver finalmente un pò di compagnia e quindi iniziò a parlare con lei.

I giorni passavano e ogni sera, quando tornava al suo nido, la rondine raccontava al principe di quel che vedeva sorvolando la città. Gli raccontava delle faccende della gente comune, della miseria degli uomini, della loro povertà. Allora il prinicipe ebbe un'idea: pregò la rondine di strappare col becco i suoi gioielli e le foglioline d'oro dal suo corpo e di regalarle alle persone che più ne avevano bisogno. E così, i giorni passavano, e sempre più persone trovavano questi piccoli inaspettati doni davanti alle loro porte la mattina. Di conseguenza, la statua si faceva via via più spoglia, ma il Principe non se ne preoccupava: era quello il prezzo da pagare per fare del bene alle persone, e per avere finalmente compagnia e gratitudine.

Quando non rimase più nulla di perzioso da togliere era ormai giunto l'inverno.

Della statua restava solo un blocco grigio di bronzo tutto rovinato, e per la rondine era tempo di migrare verso paesi più caldi, anzi era già tardi (la specie Hirundo Rustica ovver quella che noi comunemente chiamiamo rondine, di norma abbandona l'Europa entro i primi di Ottobre per andare a nidificare e riprodursi nella zona dell'Africa Subsahariana).

Perchè si attardava, rischiando la vita e obbligandosi ad affrontare da sola il lungo viaggio anzichè farlo con le compagne? Perchè la rondine si era ormai affezionata al suo principe, così come lui teneva a lei. Per la prima volta il principe fu veramente felice. Proprio nel momento in cui non possedeva più niente.

Lo fu perchè la rondine decise di non migrare, e con coraggio attese l'inverno stretta al suo strano amico, fino al giorno in cui la Natura compì il suo corso e il freddo la uccise. Lo stesso giorno alcuni incrociati della città vennero a rimuovere quella statua che ormai era deforme e portarono via contemporaneamente anche il corpo gelato della rondine. Li buttarono nella fornace. Volevano distruggere il corpo dell'animaletto, perchè non imputridisse, e fondere il bronzo della statua per poterlo riutilizzare. Ma con grande stupore, quando la fornace finì il suo lavoro, due cose non si erano sciolte: il corpo della rondine e il cuore felice del principe. 

... Dicevamo, rubiamo a Wilde questa piccola verità: si può essere potenti, ricchi, senza preoccupazioni, e non essere felici. Oppure si può essere completamente nudi, ma amati da qualcuno, magari solo da una rondine, e sentirsi immortali. 

Bingo. E' esattamente il nostro caso.

______________________________________

Prossima pubblicazione al più presto.  :)

 

 
 
 

LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - Le frasi più belle - PRIMA PUBBLICAZIONE

Post n°122 pubblicato il 17 Luglio 2013 da loredanafina1964

PREFAZIONE DI  STEFANO DONNO

Stefano Donno (1975) si è laureato nel 2005 in Filosofia presso l'Università degli Studi di Lecce. Sue poesie sono inserite in numerose antologie e suoi articoli e saggi sono apparsi su importanti riviste nazionali e internazionali.

 

DIDATTICA DELL'ODIO O DELLA TECNOLOGIA SOCIALE DELLA PREVENZIONE

                                      di      Stefano    Donno

 

Che l'Italia, la nostra amata Italia, sia nel bel mezzo di una crisi storica di identità politica, sociale, economica senza precedenti non è una novità. Come non è una novità che tra la gente (diciamocela tutta, anche nelle nostre case), serpeggi quasi prepotentemente una diabolica e singolare confusione che sta letteralmente mandando in frantumi alcuni pilastri alla base del vivere sociale.

Un forte disorientamento c'è, è innegabile, lo si legge sui quotidiani e sulle emittenti televisive di tutto il paese: alla tanto riconosciuta, certificata, conclamata crisi economica che ha condotto buona parte delle persone sull'orlo del baratro (per non parlare delle piccole e medie aziende, ovvero il pilastro della nostra economia), si aggiungono le aporie di una crisi identitaria e fenomenica tout court del nostro governo che esibisce formule "formattatrici" e "rottamatrici" senza troppi fronzoli ma che in realtà sembrano già contenere nel loro DNA istanze di autodistruzione, inoculate dagli anticorpi di dirigenze politiche assolutamente non in grado di cogliere le novità, le proposte, le energie che magari andrebbero spese ed impiegate per "raddrizzare" un pò la schiena a queste latitudini del globo. 

Questo libro che si legge velocemente, che rimane in testa a lungo per la sua densità e profondità, è la questione dei personaggi che vivono in questo multiverso creato da Cipollini: sono tutti così importanti, così ben delineati, così perfetti nel ruolo che è stato loro assegnato da poter risultare assolutamente di contorno, visto che di protagonista principale in questa storia, c'è n'è uno e uno solo..... l'Odio! L'Odio che diventa oggetto di una campagna elettorale e addirittura stumento di controllo del consenso e delle vite della gente attraverso una legge vera e propria. L'Odio, quello che conosciamo tutti, è n sentimento che ha come finalità totale quella di distruggere ciò verso cui si dirige, oltre le leggi e le limitazioni morali, e che sente in questa azione di annichilazione totalizzante un profondo senso di giustizia, come se fosse giusto essere così, manifestarsi in questo modo.

L'Odio nel libro di Danilo Cipollini, va al di là di qualsiasi categorizzazione o incasellamento teorico: ovvero è sia misoginia (odio verso il genere femminile) e misandria (odio verso il genere maschile), sia misantropia (odio verso la razza umana). Ma è anche il contrario di quanto sostenuto pocanzi, dal momento che siamo ancora nella dimensione dell'esserci, della mera cosalità, del lineare mondo delle cause e degli effetti. L'Odio offerto da Cipollini diventa, nelle vicende narrate, Didattica, non per escamotage creazionale puro e fantastico, ma per metodo che guida, indirizza, corregge la volontà annichilente affetta da Odio e la conduce in una specie di limbo che assuefa alla tolleranza, che azzera la pulsionalità istintuale e che una volta corretta e inserita nell'istituzionalizzazione di una legge, rivoluziona il concetto stesso di punizione. Ovvero la fa quasi scomparire, rendendo il rispetto della legge, tecnologia della disciplina  più efficace di una lobotomia o degli elettroshock, che si rende reale attraverso la creazione di regole in grado di produrre effetti di prevenzione generale.

Vorrei,  prima di lasciare il lettore in "balia" di queste pagine, fare alcune considerazioni sulla scrittura di Danilo Cipollini,.

Ogni parola viene pesata e scelta con cura, così come l'architettura dei testi e contesti presenti nel libro, è frutto di un lavorìo costante che non si acquisisce solo con il mestiere della scrittura.

Già perchè quest'autore ha il senso dell'urgenza del canto di lotta e di passione che deve ritornare ad animare il mondo delle lettere, e che forse va sostenuto non più con l'assillo del dibattito, o dell'incontro soci-cultural-letterario fine a se stesso, ma deve essere opportunità di costruzione e distruzione costante, in un processo di dialogo che crea in una sintesi superiore Coscienza.

E forse tutto questo sentire nel rinnovarsi passa anche attraverso l'Odio, un sentimento che non si vuole riconoscere, che non si vuole alimentare forse perchè si sbaglia il punto di vista con cui approcciarsi per meglio comprenderlo.

L'Odio nel suo essere disciplina interiore può divenire metodo per il recupero di un futuro migliore ed autenticamente sano, un futuro in cui per vivere non si dovrà sottostare a nessun tipo di ricatto.

_______________________________

Prossima pubblicazione al più presto! 

 

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

caterina.restaguido.cabreleoioioioiolauraruozziforco1sil.morettimgtrasp.sollevamentiwallace981lorenzabcengelbethtononcelli.silviapery78dyerkessconcetta61dgl0piccola.memole
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie per averlo condiviso ! NMRK :)
Inviato da: Laranichinyo
il 31/01/2015 alle 19:15
 
Ciao, bel post, complimenti. Ti auguro una dolce notte....
Inviato da: leggenda2009
il 23/01/2015 alle 23:28
 
:)
Inviato da: loredanafina1964
il 15/01/2014 alle 22:53
 
Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
Inviato da: dakota_07
il 13/01/2014 alle 22:58
 
grazie :) NMHRK
Inviato da: loredanafina1964
il 13/01/2014 alle 21:58
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963