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« BAMBINO DI CARTANON UNA POESIA...SOLO SENSAZIONI »

IL MARE

Post n°182 pubblicato il 23 Giugno 2006 da lucaalbanese

Nascendo a Sanremo, in un ospedale arroccato sulla collina, con le finestre affacciate ad una vallata che sboccia sul mare, non posso evitare questo argomento. Ha praticamente accompagnato il mio lento crescere.
Diciamo subito che ho una sorta di odio-amore con il mare. Già da bambino ero intimorito dalla sua grandezza, dal mistero che muove quell'enorme massa d'acqua e poi...ma l'acqua che va a finire in mare perché non ne fa crescere il livello? Sono domande che un bambino si pone, sono domande importanti, soprattutto quando ti scappa la pipì e la mamma ti dice vai a farla in acqua e tu pensi non è mai  straripata fino ad ora, vuoi vedere che io faccio pipì e inondo la città?

Armati, paletta e secchiello come dei neo-architetti e carpentieri provetti ci mettevamo sulla spiaggia a fabbricare castelli di sabbia.
Un particolare. Sabbia sulle spiagge di Bordighera  non ce ne sta neppure se te la porti da casa. Quei pochi metri di sabbia sono occupati dai ragazzi più grandi ed è così che hai il primo impatto con le concessioni edilizie e le lotte per gli appezzamenti di terreno edificabile. Sono un pacifista, non faccio lotte, almeno non quelle fisiche quindi mi trasformo in petroliere e comincio gli scavi nella spiaggia, scavando tra le pietre. Di petrolio nemmeno l'ombra, ma la gioia nel vedere qualcuno che ci cade dentro è impagabile.
E il mare è li a guardarci.
Mi sento fortunato ad essere nato vicino al mare, se non altro evito code chilometriche in macchina. Ma si sa, avendo il mare a due passi tutti i giorni fa si che diventi parte di te e alla fine non ti accorgi neppure di lui. Finché un giorno non ti svegli, dai un respiro profondo e non senti più la stessa aria, il mare è lontano e ora lo senti.
Il mare io lo preferisco in inverno, quando il cielo è indeciso e non tira neppure un filo di vento, il mare è calmo e davanti a te, seduto sugli scogli, vedi passare un peschereccio pedinato dai gabbiani gracchianti in cerca di cibo facile.
Il gabbiano al primo impatto può far pensare ad un uccello romantico ma il romanticismo di un gabbiano può essere paragonato ad un preservativo con le rose disegnate sopra.
Goffo, sgraziato, sporco e fastidioso con quel suo versaccio, so che mi farò nemici gli animalisti ma convivere con i gabbiani è un impresa al limite della sopportazione. Giovanni questo lo sa.
Passeggiare lungo la spiaggia deserta, i ciottoli freddi sotto le tue scarpe, rotolano e schioccano come tanti baci. Belle e levigate le pietre marine hanno il loro fascino, qualcuno un giorno guardandole disse: che lavori che fa il mare.
Ho passato molto tempo faccia a faccia con il mare, soli io e lui. Respirandoci, guardandoci disarmati o semplicemente sfiorandoci. È un rapporto di odio-amore tra noi.
La mia prima ragazza "importante" l'ho conosciuta proprio in riva al mare in una spiaggia esclusivamente di sabbia, perché nel frattempo qualcuno si era rotto le palle di inciampare in buche improvvise fatte tra i ciottoli.
Il mare mi ha visto allenarmi per il corso di paracadutismo, mi ha accompagnato finché ha potuto mentre andavo a fare il militare, è stato il panorama invidiabile dei miei studi, ogni scuola che ho frequentato aveva le finestre sul mare.
Il mare mi ha interrogato un pomeriggio di fine novembre quando solo soletto ero andato a chiedergli un consiglio, come sottofondo la musicassetta "Siamo tutti elefanti inventati" degli Stadio, ed era sempre li quando ho immortalato il giorno del mio matrimonio, tra sbuffi di vento e felice apprensione. Era ancora li quando una mattina d'aprile mentre il freddo pungeva la pelle io lo interrogai nuovamente, era passato qualche anno, ma lui mi interrogo di nuovo...io risposi
Il mare è buffo è triste e allegro, è semplicemente il mare, compagno ideale della mia vita. Tra odio e amore.
Il mare lo temo perché è misterioso, lo scruti solo in superficie, il suo cuore è nascosto. L’unica volta che presi coraggio e mi buttai tra i cavalloni impazziti un giorno da bandiera rossa, presi una pietra in fronte che mi fece desistere da altri tentativi.
Lo rispetto come un padre, come colui che è stato spettatore e lo è ancora, della mia vita, lui lo sai cosa c’è dentro al mio cuore.
Soffro il mal di mare, accidenti quanto soffro il mal di mare, non potete neppure immaginarlo. L’unica volta che sono salito su una barca, era un veliero, di quelli che dondolano che sembrano le navi dei luna park, ero a Tenerife e l’idea era carina, andare a vedere i delfini.
È probabile che i delfini hanno visto me, ma io non li ho certo visti, ero piegato nel bagno del veliero a cercare di capire cosa dovevo ancora rimettere visto che non avevo neppure risorse per sudare. Meno male che la traversata è durata poco. 5 ORE!!! Non lo auguro a nessuno. Diciamo soprattutto che non consiglio di bere la sangria alle 10 di mattina sotto il sole cocente avendo in programma una giornata in alto mare.

 

 
 
 
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LE SIRENE

 

Andavamo per sirene in riva al mare

quell’inverno mite

con la sua brezza che ci assaporava.

Le sirene forse erano nascoste

o forse non c’erano già più

mentre noi con insistenza le davamo la caccia.

Eravamo bambini

giocavamo e le sirene di nascosto sorridevano

andando a tempo con le onde.

Ora ansimiamo d’innanzi al mare

perché le sirene non ci sono più

al loro posto, relitti galleggianti

che come anni passano coccolati

alla deriva

nel mare dei ricordi

che non ha mai smesso di ritmare i nostri pensieri.

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