Lunedì

Galeotto fu il secchio

Mattina ore 7.50, in viaggio verso il lavoro, autostrada direzione Milano.
Un tragitto della durata massima di 10 minuti, ogni mattina. La scelta di prendere l'autostrada esclusivamente perchè la statale in direzione Rovato da Brescia era, e lo è tutt'ora, un incubo per chi, come me, ha il vizio di arrivare sempre all'ultimo minuto.

Mai in ritardo, mai in anticipo. Almeno fino a quella mattina, quando, anzichè arrivare alle 8 meno 2 nell'azienda dove lavoravo, ho finito il mio viaggio al pronto soccorso di Chiari, alle 9.20. Era il 30 maggio 2000.

Nel mio percorso mattutino ho incontrato un secchio abbandonato che ha cambiato la mia vita. L'auto, un anno di vita, completamente distrutta. Danni fisici: nulla al momento, ernia e cervicale a distanza di 4 anni. Danni morali: non ripagabili, in quell'incidente ho perso tutto ciò che avevo, in termini di libertà, indipendenza economica, risparmi di anni.

Però ho conosciuto lui, il mio destino. Si è fermato tra quelli che hanno, per un attimo, pensato che io non fossi viva. Si è fermato per subire la valanga di rosari e smadonnamenti che ho infilato uscendo dall'auto, ancora non so come ma sulle mie gambe, all'indirizzo di uno sconosciuto imbecille che aveva lasciato un secchio in autostrada. Sulla terza corsia. Dove stavo passando io.

Si è fermato e nemmeno ho saputo il suo nome. Quello stesso nome che una sera in chat due anni dopo ci avrebbe avvicinato. E ci avrebbe fatto ricordare uno strano secchio, causa di un altrettanto strano incidente.