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la felicità

Post n°40 pubblicato il 28 Settembre 2008 da a9927

Una volta ho fatto un sogno e ancora oggi non so se lo fosse veramente o era una realtà vissuta: mi trovavo in compagnia  dei miei amici, quando una figura di donna prendendomi per mano mi condusse in un corridoio buio, lungo e stretto; ogni tanto una lanterna indicava la strada che era tortuosa, in salita, e c'era freddo, un'aria gelida che penetrava nelle ossa.  Camminammo per ore, non ricordo quante, sempre con la mia mano saldamente tenuta dalla sua. A dir la verità cercavo di sfuggire a quella presa, perchè in qualche modo quel posto mi metteva a disagio, non paura, ma un senso di estraneità: non era il mio posto, non so ben definirlo, nè ricordo le luci strane che sfavillavano echeggiate sulle pareti del corridoio. Alla fine di quel lungo corridoio, ci trovammo all'improvviso su una enorme distesa d'erba tagliata da poco, un enorme prato ben curato; qua e là c'erano dei rosai che emanavano profumi e che davano all'aria una leggerezza quasi come fosse un cuscino, una nuvola. Percorremmo insieme tutto il giardino, la sua mano lasciò la mia, io qualche passo più avanti. Alla fine dell'immenso giardino, mi ritrovai davanti ad un cancello, oltre il quale non si vedeva nulla. Mi chiesi cosa ci fosse lì dietro, quando ad un tratto, una voce mi invitò ad entrare. La ragazza che mi accompagnò svanì dietro di me come un fantasma. Io rimasi lì, immobile, perchè non avevo più la mia guida, ma quella voce mi esortò ad entrare e io obbedii. Una volta dentro, il cancello si richiuse alle mie spalle, e mi ritrovai in un altro giardino, questo molto diverso dall'altro, meno curato, senza erba ma con tantissimi fiori che per camminare bisognava per forza calpestarli, La voce mi guidò al centro del giardino e mi fece sedere su un sasso, ben formato e rotondo, e mi chiese di aspettare. Passarono molti anni, penso, poichè vidi le mie mani diventare rugose, la pelle raggrinzita, mi toccai il viso, era scarno, i capelli ormai pochi.  Fu allora che la voce si fece sentire ancora: mi disse di andare dietro il portone che si trovava dall'altra parte del giardino e mi invitò ad entrare. Con mia grande meraviglia e stupore mi ritrovai in una sala enorme, luminosa, i lampadari scintillavano con i loro lumini. Ad un tratto, mi sentii chiamare Era una voce che ricordai di aver sentito già, una voce che conoscevo; e a questa si unirono altre voci. Mi voltai e... sussultai. Loro erano là. Tutti i miei amici erano lì con me, in quella grande sala.  Dopo tutto quel tempo passato a camminare ed aspettare, ritrovare i miei amici fu una grande gioia che la mia anima esplose in un'incontenibile festa. Sapevo che sarebbero rimasti con me per sempre.

 
 
 
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Luna, luna là, che solitaria te ne stai, e tutto vedi e nulla sai... Luna, luna là, che sui confini nostri vai e fronte e limiti non hai e tutti noi uguali fai.
Tu che risplendi, sui nostri visi bianchi e neri, tu che ispiri e diffondi uguali brividi e pensieri, fra tutti noi quaggiù.
Luna, luna là, mantello bianco di pietà, presenza muta di ogni Dio, del suo, del mio, del Dio che sa.
Tu che fai luce, all’uomo errante in ogni vita, dacci pace, la tua pace, la bianca pace e così sia, per questa umanità.
Oh, bianca luna, bianca luna

 

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