ANCORA E SEMPRE.....GRAZIE!
Debito di riconoscenza
Troppo abituati
a fremere di sdegno
per i delitti
dei tempi della croce uncinata
dimentichiamo
di essere grati almeno un poco
ai nostri predecessori
perché le loro azioni
possono pur sempre aiutarci
a riconoscere per tempo
il misfatto incomparabilmente più grande
che noi oggi stiamo preparando
ERICH FRIED
( 50 anni dopo la presa del potere da parte di Hitler)
Nell’accettazione passiva e rassegnata del quotidiano spesso non ci chiediamo quali sono le motivazioni che hanno generato e che provocano quello che accade intorno a noi; è semplice capire che gli attuali flussi migratori sono provocati da fame, condizioni di vita insostenibili, disperazione ma chiediamoci perché e da chi è stata generata la disperazione per tanti uomini come noi. Non dobbiamo andare troppo lontano nella storia, non abbiamo bisogno di approfondite analisi socioeconomiche per ricordare i danni provocati dal colonialismo che non è mai scomparso, si è solo trasformato. Non è più indispensabile inviare gli eserciti dei ricchi che ora vanno per “guerre preventive” o per “missioni umanitarie”, è sufficiente esercitare il potere economico su territori i cui confini sono stati tracciati non sulla base delle etnie e delle culture locali ma sulla base degli interessi dei colonialisti. Continuiamo a sfruttare e depredare le loro risorse, dal petrolio ai diamanti, sfruttiamo le loro guerre tribali vendendo armi ai signori della guerra ed ai dittatori locali, corrotti e sostenuti da noi; non abbiamo bisogno così di versare una goccia del nostro sangue e guadagnamo anche sulle loro stragi. Lasciamo che muoiano di fame, di malattie e nell’ignoranza per togliere loro anche la forza di protestare ma non ci basta ancora per sentirci potenti e migliori di loro, vogliamo togliergli anche l’ultima speranza: la possibilità di fuggire. Non basta che anche i loro tentativi di fuga, spesso verso la morte, vengano sfruttati dai nostri criminali, ora gli neghiamo l’ultimo possibile atto di umanità, l’ultima possibilità che abbiamo per non sentirci dei cinici carnefici, fino nel fondo della nostra coscienza. Il Codice della navigazione, sia italiano sia di tutti i Paesi europei, è chiarissimo: «Si deve prestare soccorso in mare a chi è in pericolo di vita» ma, oltre gli eventuali cavilli giuridici, esiste un codice morale che appartiene agli uomini di mare ed a tutti gli uomini: non salvare chi è in pericolo di vita e respingerlo, sapendo i rischi che corre, equivale ad un omicidio. Con quale arroganza, con quale diritto se non quello del più forte, con quale spudoratezza le nazioni ricche che hanno depredato quelle povere ritengono di poter respingere i flussi migratori che hanno loro stesse provocato? Poniamoci un’ultima domanda: dove sono i cattolici e le associazioni per la vita, pronte a scendere in piazza per un embrione?
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Padrone, che parola antica, obsoleta, legata ai canti popolari, una parola che incasella nel passato chi osa pronunciarla; è in buona compagnia con schiavo, sfruttato, proletario, lotta di classe, dittatura del proletariato, stato sociale e tante altre. Chi ancora le usa viene considerato un nostalgico, uno fuori dal tempo che non ha capito di vivere in momenti diversi, di essere nella “modernità” (orribile termine). Ora si usano altre parole come potere economico, mercato, manager, classe dirigente, mercato del lavoro, contratto a termine e così via. Abbiamo cambiato la terminologia, l’abbiamo imbellettata, abbiamo costruito una bella maschera dietro cui nascondere il vero ed identico significato delle parole, siamo diventati abilissimi nell’arte di infilare la sporcizia sotto un bel tappeto. Gli schiavi, gli sfruttati, i proletari, i ricattati, i non tutelati, le classi sociali, i bisognosi di aiuto, gli emarginati, le caste e i PADRONI continuano ad esserci in questa “moderna” società. Vengono negate le pari opportunità a chi ha redditi bassi, viene negato il diritto alla salute a chi non ha i documenti in regola, come se fosse un pezzo di carta a certificare l’esistenza di un uomo, i lavoratori vengono ricattati con stipendi da fame, vengono sfaldate e annullate con metodo anche le tutele già acquisite, i diritti vengono contrabbandati come privilegi, le tecnologie che dovrebbero essere usate per migliorare la nostra vita vengono utilizzate solo per incrementare la nostra produttività in nome del profitto, per non lasciarci il tempo per riflettere, per controllarci meglio e di più. I nuovi padroni, esattamente come i vecchi, occasionalmente concedono qualche briciola che passa fra le dita, esaltando la propria magnanimità, la propria umanità, la propria partecipazione al dolore dei “sudditi”ed il popolo applaude il BUON PADRONE come allora, ringrazia e dimentica tutto quello che gli è stato tolto o negato. Stiamo aspettando di dover tornare a lottare fra noi per un pugno di farina prima di dire BASTA? |
Quando gli italiani, per la maggior parte, smetteranno di utilizzare i comodi alibi forniti dalla religione cattolica, si assumeranno la responsabilità delle proprie azioni, non fingeranno più, anche con se stessi, che basta un rapido passaggio in una chiesa per tornare immacolati. Quando la finiranno di citare, spesso a sproposito, Machiavelli come faro della loro morale che considera lecito qualsiasi mezzo per qualsiasi fine. Quando decideranno di giudicare con rigore prima i propri comportamenti e poi quelli degli altri. Quando cominceranno a considerare positiva la coerenza tra quello che si pensa, si dice e si fa. Quando non penseranno più di essere clienti del politico di turno e voteranno per gli onesti. Quando capiranno che essere governati dai furbi e fare i furbi alla fine non rende. Quando si vergogneranno di considerarsi brava gente perché fanno la carità per tutto quello per cui dovrebbero lottare perchè fosse, invece, considerato diritto di ogni uomo per il solo fatto di esistere. Quando si sveglieranno al mattino senza avere l’obiettivo di imbrogliare il prossimo ma solo quello di fare bene il proprio lavoro. Quando leggeranno con attenzione la nostra Costituzione. Quando si riapproprieranno della dignità di essere Uomini. Se ci sarà quel giorno, come vorrei esserci!
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Molti di noi vivono l’appartenenza ad un gruppo come un bisogno primario; avvertono questa necessità non per debolezza e per sentirsi forti in un branco ma al contrario perché consapevoli della propria forza individuale e delle proprie convinzioni. Solo l’unione di più forze che vanno nella stessa direzione può provocare un effetto sinergico, solo l’annullamento degli individualismi permette l’esistenza di un gruppo, solo il reciproco rispetto consente che si continui a vivere; tutto questo si basa sul principio fondamentale di lealtà che dovrebbe governare tutti i rapporti umani. Essere capaci di sopire i propri individualismi in un gruppo, una comunità o nella società non è una diminutio della dignità del singolo ma la condivisione con gli altri dell’esercizio della ragione, dell’intelligenza e della sensibilità di ognuno. L’identificazione dei principi ed il perseguimento degli ideali comuni sovrasta naturalmente, come scelta e senza imposizioni, le differenze e l’affermarsi delle distinzioni del singolo. In questo periodo della nostra esistenza l’individualismo è presente in ogni settore della società al punto da far ritenere non solo che il sole ruoti intorno alla terra ma che l’intero universo giri intorno ad ogni singola persona. E’ il virus che ci sta distruggendo e che ha cominciato ad infettarci quando l’economia capitalista, con le sue intoccabili leggi del mercato, ha ufficializzato il prevalere dell’interesse e del profitto sui bisogni primari dell’Uomo, giustificando qualsiasi nefandezza compiuta dai singoli e dai governi in nome del dio denaro. Nessuno di noi è vaccinato contro questo nemico, neanche tanto subdolo, che si insinua nei nostri comportamenti quotidiani; i nostri desideri diventano prioritari rispetto a quelli degli altri, la nostra libertà non tiene conto di quella altrui, pretendiamo rispetto ma non rispettiamo, dimenticando che il rispetto si conquista con i nostri comportamenti ed è impossibile imporlo. Alcuni ormai si rendono conto del pericolo e unendosi provano a combatterlo, altri non si rendono conto di essere già stati colpiti dal virus, di essere ormai deboli e reagiscono con l’unico atteggiamento che maschera la loro piccolezza, con l’unica arma che gli resta: l’arroganza.
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