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Transparency International: “3,8% degli italiani coinvolti in episodi di corruzione”

Post n°42 pubblicato il 10 Dicembre 2010 da marcobe65

Dal Global Corruption Barometer nel 2010 emerge come una persona su quattro abbia pagato tangenti alle istituzioni. Oltre un milione gli italiani implicati. "Il dato va preso sul serio", dice la presidente italiano dell'Ong Maria Teresa Brassiolo

Oltre un milione di persone in Italia sono coinvolte in episodi di corruzione e il fenomeno è in crescita nei partiti politici. E’ quanto emerge dal capitolo sull’Italia dell’edizione 2010 del rapporto ‘Barometro della corruzione globale’ (Gcb) pubblicato oggi da Transparency International (Ti). Il Barometro, spiega l’ong, ‘mappa’, attraverso un’indagine demoscopica, la visione che i cittadini maturano del fenomeno della corruzione anno dopo anno. Lo studio si differenzia per questo dal più conosciuto Indice della percezione della corruzione (Cpi), che invece si basa sulla percezione dei fenomeni corruttivi nelle pubbliche amministrazioni da parte di esperti e operatori privati. Secondo il Gcb, in Italia “la percentuale di coloro che sono stati concussi o che hanno pagato tangenti si attesta sul 3,8%”. Gli esperti di Transparency International sottolineano che “si tratta di un dato assai serio, poiché comporta che, stando a questa percentuale, oltre un milione di persone sarebbe coinvolto in fatti corruttivi”.

All’interno di questo dato, prosegue il rapporto, la suddivisione per segmento indica che il 6,4% degli intervistati ha pagato tangenti per ottenere permessi, per le utilities il 8,7%, per le imposte il 6,9%. Inoltre, “un forte incremento si ha nelle transazioni immobiliari (12.9%) e doganali (13,9%) – sottolinea lo studio -. Di grande impatto sono infine i dati relativi al sistema sanitario (10%) e al sistema giudiziario, per cui le risposte affermative arrivano fino al 28,8%”. L’associazione spiega poi che “le categorie percepite come più corrotte in Italia sono i media (voto 3,3 su 5), le imprese (3,7 su 5), il Parlamento (4 su 5) e il sistema giudiziario (3,4 su 5)”. Quelle meno corrotte sono invece “le organizzazioni non governative, l’esercito, il sistema educazione e la polizia”.

Per quanto riguarda i partiti politici, l’organizzazione scrive che “mentre per Germania e Francia la corruzione è meno presente” in questo campo, “nel 2010 rispetto al 2005, in Italia cresce dal 4,2 al 4,4 su 5” punti. Il Barometro della corruzione globale “è la vox populi e va preso molto sul serio – ha commentato la presidente di Transparency International Italia, Maria Teresa Brassiolo -. Il dato sconfortante che emerge è l’aumento della sfiducia in Italia: il 40% non si fida di nessuna delle istituzioni prese in esame”. Il costo della sfiducia “è un costo altissimo nelle società e nelle economie – ha proseguito la Brassiolo -. Anche a livello globale c’è una crescente generalizzata crisi di sfiducia”.

Corte dei Conti – In Italia è sempre allarme corruzione. A inizio febbraio, l’ex presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro aveva denunciato: “La corruzione è un tumore maligno contro il quale non ci sono anticorpi nella pubblica amministrazione e che con gli anni addirittura sembra peggiorare. Nel 2009 le denunce sono infatti aumentate del 229%”. “Se non c’è senso etico nell’agire – aveva detto Lazzaro – non bastano mai i giudici, i carabinieri o le altre forze dell’ordine a combattere questo male”. Il 19 ottobre anche il nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel giorno del suo insediamento, era tornato su quello che è diventato il “leitmotiv” della magistratura contabile. “Gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria, persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli - aveva detto Giampaolino – E anche questo aspetto dovrebbe fuoriuscire dalle competenze della Corte” perché di tratta di «materia penale» certo non verificabile con controlli preventivi. Controlli che, viceversa, andrebbero fatti sugli eventi eccezionali gestiti dalla Protezione Civile.

Medioriente e Nord Africa – Secondo il ‘barometro sulla corruzione’, il Medioriente e il Nord Africa rappresentano l’area del mondo più corrotta, con il 36 per cento della popolazione che ha pagato una tangente. Segue il 32 per cento di corrotti nelle repubbliche dell’ex Unione sovieta, il 23 per cento in Sud America, il 19 per cento nei Balcani e in Turchia, l’11 per cento nella regione dell’Asia-Pacifico e il cinque per cento nell’Unione europea e in Nord America. In cima alla lista dei Paesi dove è consueto pagare tangenti si trovano l’Afghanistan, la Cambogia, il Camerun, l’India, l’Iraq, la Liberia, la Nigeria, i Territori palestinesi, il Senegal, la Sierra Leone e l’Uganda, dove più di una persona su due ammette di aver dato soldi a funzionari pubblici. Circa la metà degli intervistati spiega di aver pagato per evitare problemi, mentre un quarto di loro dice di averlo fatto per velocizzare delle procedure.

Israele - La convinzione generale della quasi totalità degli israeliani è che i partiti politici siano gli organi più corrotti del paese. Dopo di loro ci sono il Parlamento e gli istituti religiosi, mentre le forze armate sono ritenute le meno corrotte. Secondo Transparency International, l’88% degli israeliani inclusi in un campione rappresentativo della popolazione ha espresso questa convinzione. Il 76% ha detto di ritenere che la corruzione nel paese sia aumentata nell’arco degli ultimi tre anni, mentre il 20% ha detto che non è cambiata e il 4% che è diminuita. In un indice che va da 1 a 5 (in cui il punteggio più alto indica un livello estremo di corruzione), gli israeliani hanno dato un punteggio di 4,5 ai partiti, di 4 alla Knesset e agli istituti religiosi, di 3,9 alla pubblica amministrazione, di 3,5 alla polizia, di 3,5 al mondo degli affari, di 3,2 ai media, di 2,8 alla magistratura, di 2,6 alle forze armate. La pessima opinione che gli israeliani hanno dei partiti risulta però essere in linea con un fenomeno globale, poichè quasi l’80% degli interpellati nel mondo, secondo i dati dell’Ong, hanno indicato i partiti politici come gli organi più corrotti. Il margine di errore del campione nei paesi indagati è tra il 2,8 e 4,4%.

 
 
 
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