Creato da mariaimmacolata1951 il 15/04/2011

Maria Immacolata 51

Apre la Scuola Maria immacolata di Alghero 1951

 

 

« La Scuola Maria Immacola...Dal 1931 al 1933 »

Prima della costruzione

Post n°2 pubblicato il 16 Aprile 2011 da mariaimmacolata1951
 

FRANCO CERAVOLA RICORDA


Nel terreno dove sono state edificate le scuole si trovava un largo fossato formato da terra argillosa, chiamato l'Algirera (scrivi: l'Argillera).
In realtà era un luogo usato come discarica d'ogni genere dove noi bambini ci divertivamo a frugare tra i rifiuti. Trovavamo vetro, ferro, e soprattutto argilla che serviva per fare il funerale di Pinocchio. Con l'argilla facevamo la bara e Pinocchio. Mettevamo il burattino nella bara e facevamo il funerale sotterrando la bara nella zona a ridosso dei muri del vecchio cimitero.

Tra l'altro, prendevamo i barattoli di conserva vuoti e li usavamo per i nostri giochi.
Li trasformavamo in trampoli. Facevamo due buchi dove legavamo due spaghi; quindi salivamo sui barattoli e camminavamo come sui trampoli tenendo stretti in mano i capi dei due spaghi.

I bambini più azzardati ed imprudenti facevano saltare in aria i barattoli col carburo. Si faceva un pozzetto poco profondo per terra e si riempiva d'acqua. Dentro quest'acqua si metteva il carburo che ribolliva. Sul carburo si metteva il barattolo rovesciato dopo aver forato il fondo con un chiodo. Il carburo nell'acqua emetteva dei gas che riempivano il barattolo e così si formava una camera di scoppio. Allora si avvicinava un pezzo di carta accesa al foro del barattolo. Per accenderlo i bambini si coricavano per terra, tendevano la fiamma verso il foro del barattolo e scappavano velocemente. Dopo qualche secondo avveniva uno scoppio e il barattolo saltava per aria.

 

Un altro gioco era quello del telefono. Si prendevano due barattoli e si praticava un foro sul fondo di ciascuno. Poi si inseriva uno spago trattenuto dentro il buco da un nodo. I due barattoli erano così in comunicazione. Un bambino parlava dentro il barattolo e l'altro ascoltava con l'altro barattolo appoggiato sull'orecchio.

Panorama di Alghero anni 50

Nella foto si nota il vecchio cimitero in basso a destra. Di fronte le Scuole Nuove sono in via di completamento (freccia rossa). 

La foto si può vedere anche collegandosi al blog:

http://scuola-maria-immacolata-1951.blogspot.com

 

Quando il caseggiato era già funzionante in parte, noi ragazzi scorrazzavamo indisturbati nell'ala verso via Carducci, non ancora ultimata, dove trovavamo ampi spazi a disposizione per i nostri giochi. Dalle scale del fabbricato talvolta ci capitava di vedere i seppellimenti che ancora si effettuavano nel vecchio cimitero, pur essendo già allestita la nuova struttura di Via Vittorio Emanuele.
Il fossato fu quindi riempito in parte per potervi costruire sopra e non fu oneroso fare gli scantinati in quanto non si dovette procedere a particolari lavori di scavo.
Lungo il cimitero, che risultava situato su due livelli a quote più alte della strada, passava una cunetta che raccoglieva le acque piovane che scorrevano abbondanti dopo gli acquazzoni scendendo dalla strada di Villanova, come succede ancora oggi. Le acque si indirizzavano tutte verso un tombino che si trovava nella zona dell'incrocio tra via Cagliari e via Carducci verso la piazza della Mercede. Il tombino era ampio e noi ne approfittavamo per calarci dentro e seguire il percorso del canalone che sboccava nell'apertura a mare di fronte all'Hotel Esit, attuale Istituto Alberghiero. Per noi era un'eccitante avventura percorrere quel passaggio sotterraneo per raggiungere il mare dove in quel periodo si trovava una spiaggetta sabbiosa.

Miliare 0 nei pressi delle Poste Centrali

Il miliare 0 si trova nella via Giovanni XXIII che è la prosecuzione di Via Cagliari. E' collocato accanto ad un caseggiato che nel tempo ha ospitato diversi istituti scolastici.

 Occorre sapere che nella via Cagliari sulla sinistra per chi va verso via XX Settembre c'era un'officina. Quest'officina, durante la guerra, era usata dai tedeschi. Ricordo che una volta mi sono infilato sotto un camion militare che era dentro l'officina. I soldati tedeschi allora mi hanno visto e mi hanno fatto subito uscire da là sotto.

 

 Il meccanico dell'officina gettava i copertoni vecchi e sfibrati nell'ingresso del tombino. Noi ragazzi prendevamo i copertoni li usavamo per farne delle torce.
Prima di tutto facevamo un fuoco con la legna. Accendevamo il copertone ridotto a una lunga striscia e lo tenevamo in mano con la parte accesa verso il basso per fare luce nel canalone. Il copertone bruciava molto lentamente e si scioglieva producendo delle gocce nerastre, un odore infernale e un fumo denso che ci faceva diventare tutti neri.
Spesso durante l' "escursione" ci fermavamo e sostavamo per lungo tempo a chiacchierare seduti sugli scogli. Infatti la scogliera originaria è stata riempita in tempi lontani per poter edificare le fortificazioni della torre di Sulis e del rivellino che fu demolito alla fine dell'ottocento. Quando il copertone si spegneva, usufruivamo del chiarore che giungeva dalla grande bocca a mare del canalone.
Qualcuno faceva questo percorso da solo, come prova di coraggio; nel periodo invernale, dopo gli acquazzoni, quando il canalone si riempiva d'acqua che scorreva veloce verso lo sbocco, l'attraversamento era ancora più avventuroso e rischioso. Nel canalone si scaricavano anche le acque luride delle poche abitazioni della zona e, come si può facilmente immaginare, il luogo era frequentato da numerosi ratti.

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