LA REPUBBLICA FA 70 ANNI, RENZI LA CELEBRA PIEGANDO LA COSTITUZIONE AI SUOI BISOGNI...
La macchina propagandistica di Matteo Renzi è all’opera già da settimane, diffondendo con incredibile parossismo il vecchio nucleo principale del pensiero-slogan del padrone del PD, del governo e, quasi, dell’Italia: “Chi non la pensa come me, è nemico del Paese; è il vecchio che resiste, mentre io sono il nuovo che avanza”.
Corollario recente di questa odiosa semplificazione e personificazione della politica, che non ammette il dissenso ed il dibattito (in spregio ad ogni principio democratico), è il referendum che, ringraziando il Cielo, gli italiani avranno la possibilità di votare in autunno e che promuoverà o boccerà la pessima, pasticciata e pericolosa riforma costituzionale voluta sempre da Renzi.
Come cacio sui maccheroni renziani arrivano i settant’anni della Repubblica italiana. Occasione d’oro per la propaganda del “caro leader”… Stiamo assistendo ad un profluvio di amorosi sensi verso la Repubblica, di celebrazioni di quel 2 giugno del 1946, di amarcord per la Repubblica nata dalla lotta partigiana, con la prima volta del voto delle donne, eccetera.
Ebbene, come Renzi vorrebbe celebrarli questi settant’anni? Stravolgendo la Costituzione! Depotenziando il Senato (che però continueremo a pagare), cosicché non dia fastidio al manovratore; aumentando le firme necessarie per i referendum, cosicché anche il popolo dia fastidio il meno possibile; riducendo il numero di voti necessari per eleggere il presidente della Repubblica, cosicché sia più facile eleggere un amico, un uomo di parte.
Inoltre, ma questo non entra nella riforma della Costituzione, varando una legge elettorale che consenta a chi vince le elezioni, anche se di poco, di avere una super-maggioranza: una volta la si sarebbe definita “legge truffa”, come quella di Acerbo, ma per i media oggi essa è diventata bella, necessaria ed imprescindibile.
Insomma, la ratio della macchina riformatrice renziana è, sostanzialmente, quella di aumentare il potere del governo e del suo capo, e contestualmente quella di ridurre il potere del Parlamento e, quindi, dell’opinione pubblica. È un disegno di potere, abilmente camuffato come azione riformatrice per tirare l’Italia fuori dalle secche: un tentativo vecchio come il mondo, ma ben dissimulato.
A questo si aggiunge la riforma del mondo del lavoro, con la totale distruzione dei diritti dei lavoratori e la consegna agli imprenditori di un potere enorme, che schiaccia la controparte con il più antico ricatto del mondo capitalistico: quello del licenziamento, della miseria.
L’Italia che ha Renzi in mente è una nuova Cina turbocapitalistica: tutto il potere al governo ed agli imprenditori, il resto zitti e lavorare in schiavitù.
Se la Repubblica italiana fosse stata una persona adesso si rivolterebbe nella tomba osservando l’ipocrita omaggio che le viene reso dopo settant’anni, mentre la realtà è che i suoi valori vengono stravolti.
Ricordiamocelo quando andremo a votare il referendum: la Costituzione ha bisogno di modifiche: ma non queste, non così, non fatte da questa gente.