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Coronavirus, la prima vittima è la verità
Post n°2084 pubblicato il 12 Marzo 2020 da massimocoppa
CORONAVIRUS, LA PRIMA VITTIMA E’ LA VERITA’
Come in tutti i conflitti, anche nella guerra al coronavirus la prima vittima è la verità.
Ha cominciato la Cina, dicendoci poco e niente; quando il problema è diventato troppo grosso, allora le autorità hanno deciso di correre ai ripari. In questo i cinesi hanno avuto una marcia in più perché, ancora oggi, in quel Paese, vige un sistema totalitario, dove il governo è onnipotente, e quel popolo è (purtroppo) abituato a millenni di governi autoritari.
Secondo gli esperti l’Italia ha reagito benissimo all’emergenza: le istituzioni hanno fatto e fanno quanto necessita. Ma sono gli stessi esperti che prima ci hanno detto che era solo un’influenza, poi che chi non ha sintomi non è contagioso; poi che lo è un po’; poi che lo è; poi che non si sa!
Ed il nostro governo è quello che prima ha detto che è tutto sotto controllo, poi che “show must go on”, poi che è solo un problema lombardo ed ora pretende che ci segreghiamo in casa e muriamo vivi?
Le nostre autorità sono le stesse che ci impongono di redigere un’autocertificazione per ogni metro che dobbiamo fare? La burocrazia italiana è capace di trasformare anche la tragedia in farsa!
Infine, le nostre istituzioni sanitarie sono le stesse che prima hanno detto “calma e gesso” ed ora ci fanno sembrare quasi di essere sull’orlo di un’estinzione di massa.
Si dice che due potrebbero essere i motivi di una stretta drammatica quale quella annunciata ieri sera dal premier Conte: il governo vuole terrorizzarci scientemente, perché quando ci ha detto con le buone che dovevamo comportarci in un certo modo, ce ne siamo fregati. Se questa fosse la motivazione, sarebbe triste: significa che per gli italiani ci vuole la frusta. Diciamo che non è il massimo della maturità, per un popolo.
L’altra motivazione sarebbe da ricercarsi nella scarsa disponibilità di posti-letto di terapia intensiva in tutta Italia. I cinesi sono capaci di realizzare un ospedale vero e proprio (non una tendopoli) in dieci giorni per mille posti letto: in Italia non ne siamo capaci?! C’era bisogno del coronavirus per scoprire tutta l’insipienza del nostro sistema sanitario nazionale.
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