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Perché Mario Draghi non mi fa impazzire
Post n°2101 pubblicato il 15 Febbraio 2021 da massimocoppa
PERCHE' MARIO DRAGHI NON MI FA
Tutta l’Italia sembra impazzita per Mario Draghi. È la superstar del momento. Da un recente sondaggio risulta che il 65 % degli italiani è molto soddisfatto del nuovo capo del governo: un fan club che è maggioranza perfino tra gli elettori del partito della Meloni, unica a schierarsi all’opposizione. Premesso che quando assisto a pubblici deliri di soddisfazione e di appoggio verso una persona o un’idea, automaticamente porto la mano alla pistola (per parafrasare Goebbels), tutto questo entusiasmo mi sembra veramente eccessivo. A parte il fatto che, più ci si entusiasma per qualcuno e più si dovrà successivamente restare delusi (ormai sono al pessimismo cosmico leopardiano), domandiamoci: chi è Mario Draghi e cosa rappresenta? Draghi è un oggetto misterioso, questa è la verità. Nessuno può dire di aver compreso totalmente il personaggio. La mia sfiducia verso di lui deriva innanzitutto da una considerazione tecnica: egli è stato allievo del grande economista Federico Caffè, e di formazione è, dunque, un keynesiano: crede, cioè, nella dottrina di John Maynard Keynes, secondo cui per uscire stabilmente da una crisi economica bisogna promuovere la spesa pubblica, rivolta all’irrobustimento della domanda (per consumi e per investimenti). Per i keynesiani (anch’io lo sono, per formazione universitaria) il deficit pubblico non è un dramma, se rivolto al sostegno dell’economia ed al conseguimento della piena occupazione. Il bilancio in pareggio è, insomma, un feticcio che non ha alcuna vera importanza ma, anzi, può diventare dannoso, specie se l’economia è al collasso e la disoccupazione è elevata. Eppure, è proprio questa dittatura del pareggio di bilancio che caratterizza l’Unione Europea da molti anni. Un vero keynesiano potrebbe fare carriera in un blocco di potere rivolto al liberalismo economico, come quello europeo a trazione tedesca? No. Eppure Draghi è stato ai massimi vertici della politica finanziaria del vecchio continente. Quindi, come minimo, è uno pronto continuamente a cambiare idea: ma verso il peggio. Detto questo, cosa può venire di buono da un governo dove TUTTI i partiti, tranne Fratelli d’Italia, sono saltati sul carro della maggioranza?! È una grande ammucchiata, non un governo. Era veramente necessario? L’obiettiva emergenza dovuta alla necessità di aderire ai piani di aiuto dell’Unione Europea, improvvisamente diventata keynesiana e fautrice della spesa pubblica, necessitava davvero di quest’abbraccio mortale tra tutte le forze politiche e dell’ascesa al vertice del secondo capo di governo consecutivo MAI VOTATO dagli elettori? Con la sua immeritata aura di santità e le eccessive aspettative caricategli addosso, Draghi è il nuovo salvatore della patria. L’ennesimo. È forte il timore che fallirà, come tutti gli altri. Inspiegabile il comportamento di Salvini. Chi mi segue sa che non ho alcuna stima del leader della Lega: quantomeno, però, bisognava riconoscergli una certa coerenza da duro e puro. Invece, pur di tornare al governo, si è fatto umiliare su tutta la linea: nessuno, veramente, ha capito perché.
Sembra incredibile, ma a questo punto devo dire che la migliore del mazzo è la Meloni. Insensibile alle sirene del potere, coriacea verso le lusinghe della poltrona, la minuta leader di Fratelli d’Italia continua a dire che bisogna andare alle elezioni. Dovremmo essere tutti d’accordo con lei, comunque la si pensi, perché in Italia assistiamo ad un grave vulnus democratico: il popolo viene trattato da essere informe, ottuso, ebete ed ignorante, viene messo in un angolo chiedendogli di non disturbare e viene affermato che ha bisogno dell’ennesima guida calata dall’alto e dell’ennesimo governo rimpinzato di tecnici: di una classe di “ottimati”, cioè, che sa sempre cosa sia meglio per noi.
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