GLI ORRORI DELL’UCRAINA SONO UNA LEZIONE
DI STORIA
Le ultime notizie che provengono dall’Ucraina sembrano precipitare il mondo in un’epoca che, sicuramente con un ottimismo eccessivo, credevamo archiviata.
Il coinvolgimento indiscriminato della popolazione civile, le deportazioni e gli stupri sistematici sono il corredo dei conflitti di tutta la storia umana; ma pensavamo che, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, tutto ciò non potesse più accadere.
Invece abbiamo avuto il conflitto balcanico, negli anni Novanta, che ci ha fatto vedere come alcuni belligeranti ritengano normale perpetuare atti di genocidio contro un popolo ritenuto ostile, massacrandolo, deportandolo e violentandone le donne.
Poi abbiamo visto che gli USA nel Vietnam del Nord e la Russia in Cecenia e poi in Siria, giusto per parlare delle superpotenze, hanno elevato a pratica comune i bombardamenti a tappeto di aree civili.
In effetti non dovremmo essere sorpresi di niente: è la solita, vecchia storia. Ma la sorpresa c’è. Forse perché siamo in Europa, forse perché pensavamo che dopo la crisi della ex Jugoslavia saremmo stati capaci di impedirne una riedizione, forse perché era arduo immaginare una superpotenza invadere un Paese confinante estremamente più debole, aggredirlo con motivi pretestuosi, come facevano i nazisti che, oggi, Putin dice di voler distruggere in Ucraina.
Le deportazioni specialmente ricordano un modo di fare che era di Hitler e di Stalin. Con profondo stupore scopriamo che le istituzioni russe, benché post-sovietiche, e gran parte della stessa società russa, sono, nel profondo, ancora staliniste, nonostante il dittatore russo sia morto nel 1953 e sia stato sconfessato e sputtanato già dal suo immediato successore, Krusciov, con la famosa “destalinizzazione”.
Si insinua nella mente il dubbio che, al cuore di alcuni popoli, di alcuni statisti e forse di tutti gli esseri umani, ci sia un’entità selvaggia, maligna, mostruosa, che bisogna continuamente tenere a bada con la democrazia, i sistemi liberali e, soprattutto, la cultura democratica ed un complesso di contrappesi che impediscano la violazione dei diritti civili ed umani.
Forse credevamo che, perlomeno dalle rivoluzioni americana e francese in poi, la libertà politica e civile fosse ormai una quercia secolare: scopriamo invece che essa resta sempre una fragile piantina, continuamente minacciata dal vento gelido della storia, dalla grandine dei nazionalismi, dal diserbante delle dittature.
È una dura lezione di storia, e dovremmo farne veramente tesoro.