DALL’FMI ALLA BCE, LA LAGARDE PROVOCA
SOLO DANNI
Non ho nessuna simpatia per Christine Lagarde.
Quando era a capo del Fondo Monetario Internazionale, ha costretto numerosi Paesi ad impiccarsi a condizioni disastrose pur di ottenere aiuti finanziari. Chi finisce nelle mani dell’FMI passa dalla padella alla brace: dal collasso economico alla perdita della sovranità.
È una situazione davvero orribile per uno Stato: evitare il default finanziario accettando i soldi del Fondo? Forse è una scelta obbligata, ma il rimedio è peggiore del male. Da quel momento in poi non si instaura la semplice dialettica tra debitore e creditore: non si tratta solo di restituire il prestito; non si tratta solo di pagare gli interessi. Ci si consegna, in realtà, in mano ad un organismo sovranazionale, potentissimo, non retto da regole democratiche, con dirigenti non eletti dai cittadini, che costringono il Paese debitore a consegnarsi nelle loro mani, varando programmi turbocapitalistici che magnificano la libertà di mercato, distruggono i diritti dei lavoratori e bloccano ogni ipotesi di spesa pubblica rivolta al miglioramento delle condizioni di vita. Insomma, Keynes è bandito e bisogna solo pareggiare il bilancio, accettando una fragilità economica istituzionale eterna che consente poi ai big dell’economia mondiale (Stati e privati) di disporre a piacimento di quello sventurato Paese.
Insomma, per ripianare il debito, si perde la libertà.
Questa campionessa del capitalismo adesso è il capo della Banca Centrale Europea.
Con le sue dichiarazioni avventate, qualche giorno fa, relative al possibile aumento dei tassi d’interesse (il costo del denaro) superiore a quanto previsto per combattere l’inflazione, ha provocato l’ennesimo, ulteriore crollo dei mercati. Le Borse, già in crisi da due anni a causa della pandemia ed in forte crisi da febbraio, cioè dall’inizio del conflitto in Ucraina, sono letteralmente impazzite. Oggi dalla BCE ammettono che c’è stato un errore di comunicazione e cercano di minimizzare le dichiarazioni della Lagarde.
Nella migliore delle ipotesi, dunque, ci troviamo di fronte ad un fenomeno di dilettantismo sconcertante: come fa una super-addetta ai lavori a non sapere/capire che le Borse sono estremamente sensibili verso prese di posizione terroristiche?
Keynes aveva già spiegato, sin dalla crisi del 1929, che non ci sono manovre economiche e finanziarie che tengano se non si diffonde ottimismo e serenità negli investitori: se, cioè, si contribuisce a mantenere negative le “aspettative”.
Grazie, Christine, ci stai veramente aiutando tutti...
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