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Vive felice e tranquillo l’esercito di quelli che non pagano il canone Rai
Post n°1401 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da massimocoppa
L’evasione è stimata in 500 milioni di Euro annui; ma secondo un consigliere di amministrazione siamo al doppio. Eppure governo e TV di Stato non fanno niente per stanare gli strafottenti
Purtroppo è una schiavitù da cui si esce, di fatto, solo con la morte: lo sa bene chi ha provato a dare disdetta per i più svariati motivi (anche ideologici). L’unica possibilità è rifiutare di pagarlo sin dall’inizio: ma se cedi la prima volta, sei fregato per sempre. Conosco tantissime persone che non pagano il canone, e non hanno mai avuto fastidi. La ricetta è semplice: se arriva la famosa letterina a casa, cestinarla. Semmai dovessero bussare alla porta fantomatici ispettori della Rai, non lasciarli entrare. Sembra assurdo, ma la televisione di Stato non ha alcun potere di costringere chicchessia a pagare quella che è una vera e propria tassa. Se, però, hai ceduto una volta, allora la successiva, eventuale morosità viene colpita in tutti i modi previsti dalla legge, fino all’arrivo dell’ufficiale giudiziario ed al pignoramento del divano di casa (per dire). Giusto per allietare i fessi che, come me, pagano regolarmente il canone (per averne in cambio programmi di merda, bisogna pur dirlo), giungono, candide, le denunce di Nino Rizzo Nervo, consigliere di amministrazione della Rai, facente parte della minoranza indicata dal centrosinistra. Secondo Rizzo Nervo, dunque, l’evasione del canone è, in realtà, il doppio di quella, pure enorme, finora stimata. I fessi come me che pagano la tassa televisiva sono sedici milioni e mezzo; si stima che gli evasori totali siano cinque milioni e mezzo, con una perdita di entrate pari alla cifra stratosferica di 500 milioni di Euro annui; secondo il consigliere di amministrazione all’opposizione, dunque, in realtà è un miliardo di Euro tondo tondo a non entrare nelle casse di viale Mazzini. La qual cosa, ovviamente, comporta l’aumento della pressione su chi già paga. E’ la vecchia storia dell’evasione fiscale italiana, insomma. Tra i più grandi evasori, oltre alle famiglie, ci sono alberghi, banche, partiti politici, studi professionali, uffici pubblici e privati.
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