Una notizia passata quasi inosservata in Italia,
ma sorprendente e dalla valenza geopolitica enorme
SE UN PAESE ARABO VENDE GAS AD ISRAELE,
E PURE SOTTO COSTO…
Una notiziola passata quasi inosservata, in Italia, avrebbe meritato diversa fortuna. Un tribunale amministrativo egiziano ha accolto il ricorso del governo e consentito la ripresa delle esportazioni di gas verso Israele. In prima battuta la giustizia locale aveva stoppato il governo, accusandolo di vendere allo Stato ebraico gas a prezzi inferiori alla media internazionale. Adesso l’esportazione può riprendere, con l’ovvia condizione che, prima, sia soddisfatta la domanda nazionale di gas.
Dal fatto si possono trarre due interessanti considerazioni.
Innanzitutto stupisce, ma a quanto pare è possibile, che un regime autoritario come quello egiziano (dove governa lo stesso presidente, Mubarak, da oltre trent’anni!), preveda la possibilità che un tribunale blocchi una decisione del governo, anche se solo in primo grado.
Ma, soprattutto, stupisce che un Paese arabo non solo venda gas al “nemico sionista”, ma addirittura glielo venda a prezzi di favore, inferiori alle quotazioni vigenti! Si tratta, evidentemente, di una decisione politica, che peraltro parte dal 2005. E le basi sono assai solide, visto che il gas viene esportato attraverso una condotta sottomarina lunga ben cento chilometri, per costruire la quale ci vogliono evidentemente motivazioni valide e molti soldi, oltre che un accordo di ferro tra i due Stati.
E’ vero che l’Egitto è, storicamente, il capofila della svolta moderata di diversi Paesi arabi: è stato il primo (e lo restò fino al 1994, quando lo fece anche la Giordania) ad aver firmato una pace ufficiale con Israele dopo ben quattro guerre; una scelta politica e storica che portò all’uccisione del presidente Sadat ad opera di estremisti islamici. Il Cairo è un solido alleato degli Stati Uniti sin dalla fine degli anni Settanta del Novecento, ed è un nemico giurato dell’estremismo islamico. È di fatto uno Stato laico, che non ammette l’ingerenza diretta della religione negli affari di governo. Tuttavia, se le istituzioni sono formalmente filo-americane ed in buoni rapporti con Gerusalemme, è anche vero che i mass media e l’opinione pubblica locale sono attraversati periodicamente da fortissimi sentimenti anti-israeliani, per non dire anti-ebraici. E’ quindi, e comunque, una decisione coraggiosa e problematica quella di vendere ad Israele del gas, e di farlo ad un prezzo di favore. Perché, poi, l’Egitto svende le sue risorse energetiche all’ingombrante vicino, suscitando la reazione dell’opposizione sia laica che religiosa, e mentre la popolazione deve fare i conti con un’indigenza sempre crescente? L’unica spiegazione è che questo sia un segnale agli Stati Uniti: “Siamo sempre il vostro braccio destro in Medio Oriente, dopo Israele: ricordatevelo”, sembra voler dire il governo Mubarak. Ed è vero che l’esecutivo cairota resta un baluardo, anche se in fase di indebolimento, all’antisemitismo delle masse egiziane ed alla deriva fondamentalista.