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Fini, che delusione! Stavi andando così bene…
Post n°1673 pubblicato il 14 Agosto 2010 da massimocoppa
Tag: alleanza nazionale, berlusconi, colleoni, elisabetta, feltri, fini, giornale, libero, montecarlo, tulliani La vicenda opaca della casa di Montecarlo è obiettivamente grave, al di là delle intenzioni di killeraggio politico dei giornali di Berlusconi
Ricapitolando: il “Giornale”, nuovamente diretto dall’immarcescibile Vittorio Feltri, sta martellando da giorni su una casa sita a Montecarlo e destinata all’ex Alleanza Nazionale da una nobile discendente del famoso condottiero Bartolomeo Colleoni. Ebbene, per farla breve, si è scoperto che questo apparentemente prestigioso immobile è stato venduto da Alleanza Nazionale, durante la gestione di Fini, ad un prezzo notevolmente inferiore al suo valore di mercato. Come se non bastasse, non si capisce bene nemmeno a chi sia stata venduta: nel senso che l’acquirente è una società, probabilmente risiedente addirittura in uno di quei Paesi considerati paradisi fiscali e dove tutto viene nascosto molto bene. Per finire, questa casa vede come suo attuale inquilino (che pare paghi un affitto mensile) il fratello della compagna del presidente della Camera, Elisabetta Tulliani, grande appassionata di uomini maturi ed importanti (fu la fidanzata di Luciano Gaucci, il presidentone del Perugia oggi in disgrazia e latitante all’estero). In realtà, secondo le ultime accuse, Fini e la Tulliani userebbero in prima persona la casa monegasca, che avrebbero arredato con mobili acquistati a Roma. Questa vicenda, di cui Fini si dice all’oscuro (anche sulla questione del cognato e negando il fatto dei mobili) è oggettivamente molto seria. È vero, non c’è uno sperpero di denaro pubblico e non sono danneggiate le casse dello Stato. Però dietro alla compravendita dell’immobile c’è molta opacità: era destinato al patrimonio di un partito votato da milioni di italiani; era necessario venderlo? È stato venduto bene? Ed a chi è stato venduto? Cosa se ne è fatto del ricavato? Qualcuno ci ha lucrato? Com’è finito al cognato di Fini? Non è una bella storia, ed in un certo senso rappresenta comunque una brutta gestione di denaro che ha, comunque, un valore pubblico: innanzitutto perché riguarda un partito, cioè un’organizzazione autorizzata a svolgere attività politica, che riceve oltretutto generosi compensi elettorali presi dalle nostre tasse e nonostante che il finanziamento pubblico ai partiti sia stato abolito con un referendum dal risultato plebiscitario e poi reintrodotto surrettiziamente con la farsa dei “rimborsi elettorali”, i quali hanno aumentato a dismisura la massa di denaro pubblico che affluisce a soggetti sostanzialmente privi di democrazia interna. Quest’ultima, poi, è una vecchia questione mai risolta nell’era repubblicana: i partiti sono macchine di potere senz’alcun meccanismo interno realmente democratico e veramente rappresentativo delle esigenze e degli interessi degli elettori. Quindi, la cattiva gestione del denaro di un partito, per non supporre peggio, è comunque un argomento di valenza pubblica. Ce n’è, obiettivamente, abbastanza per distruggere la figura del presidente della Camera. Ovviamente la vicenda viene usata nel modo più sporco possibile, ed appositamente con intento di killeraggio mediatico e politico. E tuttavia, tralasciando il processo alle intenzioni, è vero che Fini ha delle colpe, quantomeno oggettive: se dice la verità, è stato superficiale sulla svendita dell’immobile e sull’ignoranza del ruolo del cognato. Se poi mente: be’, non c’è bisogno di aggiungere altro. Forse il suo più grosso errore è stato quello di essersi messo con la Tulliani: donna affascinante, ma tanto più giovane e con una famiglia ingombrante che, forte del nome di Fini, si è mossa troppo rumorosamente e troppo pericolosamente, anche buttandosi in sorprendenti produzioni televisive generosamente avallate dalla Rai e, quindi, ancora una volta con i nostri soldi.
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