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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
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un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

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LA LEGGENDA DEL MOSSAD TORNA AD INGRANDIRSI

Post n°2202 pubblicato il 05 Agosto 2024 da massimocoppa
 

LA LEGGENDA DEL MOSSAD
TORNA AD INGRANDIRSI

L’intelligence di Israele sembra aver ritrovato lo smalto dei suoi giorni migliori.
Il leggendario Mossad, il servizio segreto estero, semplicemente conosciuto come “l’Istituto” nella comunità mondiale dello spionaggio, negli ultimi giorni ha messo a segno due colpi da maestro nell’ambito delle uccisioni mirate di leader terroristi.
Anche se il colpo finale ha l’aspetto di un missile, di un drone o di una bomba, sono gli agenti segreti del Mossad ad individuare e confermare la presenza del bersaglio in un certo luogo ed in un certo momento, geolocalizzandolo per fornire le coordinate di tiro.
Qualche giorno fa a Beirut, nel quartiere degli Hezbollah, un comandante della potente milizia filoiraniana, Fuad Shukr, responsabile di quello stillicidio di missili sparati dal Libano sui territori settentrionali di Israele, è stato eliminato da un drone militare con la stella di Davide.
Passano ventiquattr’ore ed il bersaglio colpito è ancora più clamoroso: nientemeno che Ismail Haniyeh, uno dei massimi leader di Hamas che viveva tranquillo nel Qatar, ragionevolmente certo che Gerusalemme non avrebbe rischiato un incidente diplomatico colpendolo nel luogo del suo dorato esilio.
Questo tipo di calcoli, in realtà, non riveste certezza matematica, perché lo Stato ebraico, nella sua storia, ha spesso attaccato infischiandosene delle conseguenze politiche. Nel 2010 il Mossad ha condotto una spettacolare operazione a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove una squadra di ventisei uomini concorse all’uccisione, nell’hotel dove alloggiava credendo di essere al sicuro, di un leader delle brigate Ezz ed Din Al Qassam, il braccio militare di Hamas, Mahmoud al Mabhouh, operando a viso aperto ed in pieno giorno, sparendo poi senza lasciare traccia.
Haniyeh, col senno di poi, non si sarebbe arrischiato a partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano, Massoud Pezeshkian, eletto in consultazioni anticipate dopo la morte del suo predecessore, Ibrahim Raisi, in un misterioso incidente aereo, per il quale si è già vociferato sullo zampino del Mossad – ancora.
Haniyeh è stato colpito nel palazzo dove era ospitato. Dapprincipio si è parlato di un missile israeliano; poi, considerati anche i danni ridottissimi all’edificio, sembra più probabile trattarsi di una bomba: piazzata dal Mossad, ovviamente, forse addirittura con mesi di anticipo.
Commenta il “Corriere della Sera” di oggi: “Mai è stato così chiaro alla Repubblica Islamica che il Mossad è ovunque”.
L’efficienza del Mossad è un mito con forti fondamenti reali sin dalla nascita di Israele, nel 1948. Oltretutto ha una lunga tradizione di omicidi mirati: basterebbe ricordare il programma ultradecennale col quale sono stati raggiunti ed uccisi, in tutto il mondo, i responsabili del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972 di Monaco, in Germania; per non parlare, negli ultimi anni, dei responsabili del programma nucleare iraniano, tra scienziati, funzionari e militari, colpiti da emissari che hanno operato direttamente in loco.
Di pari passo, anche il servizio segreto israeliano interno, lo Shin Beth, e quello militare, l’Aman, hanno goduto di una fama meritata.
Tuttavia lo splendore dell’intelligence ebraica si era appannato, negli ultimi anni, a partire almeno dal 2006.
In quell’occasione le forze armate israeliane invasero il Libano per regolare i conti dopo l’uccisione di tre soldati ad opera di Hezbollah. Si trovarono però di fronte ad una resistenza inattesa ed il breve conflitto si concluse con un bilancio opaco ed amaro. La milizia filoiraniana aveva fatto passi da gigante sia come organizzazione logistica (con trincee, rifugi, tunnel sotterranei, depositi), che come abilità di combattimento. Possibile mai, si polemizzò allora, che il Mossad e l’Aman non sapessero niente della clamorosa riorganizzazione di Hezbollah?!
A sua volta lo Shin Beth ha avuto la sua Waterloo nello scorso ottobre, quando si fece sorprendere dall’incursione di Hamas in territorio israeliano, partita dalla Striscia di Gaza, che costò la vita ad oltre mille civili e la presa di centinaia di ostaggi: azione che ha portato al conflitto a Gaza, che dura ancora oggi. In quell’occasione, in verità, le carenze e le responsabilità israeliane nell’aver ignorato o sottovalutato moltissimi segnali di avvertimento furono piuttosto diffuse e riguardarono anche le forze armate di frontiera.
Ma con questi ultimi colpi l’intelligence israeliana si è risollevata alla grande ed è tornata ad essere una fondamentale pedina nell’ambito della deterrenza israeliana. Il concetto che viene portato avanti da Gerusalemme è che quando il Mossad ti mette nel mirino, la tua morte potrà essere solo rimandata, ma difficilmente sventata.
A mio parere tre sole organizzazioni, al mondo, presentano questa caratteristica, cioè mantenere i “file” dei loro nemici sempre aperti, chiudendo la pratica solo con la loro morte, non importa quanto tempo occorra: il Mossad, come detto, i servizi segreti russi (Fsb, eredi del mitico Kgb) e… la mafia.

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MUSK CHE SOSTIENE TRUMP È UN PARADOSSO CLAMOROSO

Post n°2201 pubblicato il 18 Luglio 2024 da massimocoppa
 

MUSK CHE SOSTIENE TRUMP È UN PARADOSSO CLAMOROSO
La notizia che Elon Musk donerà la colossale cifra di 45 milioni di dollari al mese, da qui a novembre, per sostenere la campagna elettorale di Donald Trump, induce a qualche riflessione.
Innanzitutto conferma tutte le riserve che si possono legittimamente avere su di uno spregiudicato imprenditore che ama spingersi oltre ogni limite, anche e soprattutto morale. Giustamente, uno dall’ego ipertrofico che lavora, da sempre, per ottenere il controllo totale della comunicazione e, diciamolo pure, dell’umanità, è naturaliter simpatizzante di un mostro politico come Trump, almeno in apparenza.
Infatti sembra sfuggire ai diretti interessati ed anche a molti commentatori (almeno così mi pare) un clamoroso controsenso, per non dire paradosso.
I sostenitori di Trump sono cospirazionisti e complottisti sfrenati: vedono dappertutto piani del governo, del “Grande Vecchio”, delle “eminenze grigie” plutocratico-giudaico-massoniche (si sarebbe detto sotto il fascismo) mondiali per controllarci tutti e distruggere ogni libertà, sia politica che individuale. In Italia, grande ed esplicito simpatizzante e sostenitore del trumpismo sono, ça va sans dire, Salvini e la base leghista no vax, terrapiattista e via discorrendo.
E dunque, la contraddizione sta nel fatto che i trumpiani americani e nostrani, con quel tipo di retroterra culturale che ho appena tratteggiato, non si accorgano o facciano un plissée di fronte al fatto che a sostenere massicciamente la candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti sia un tizio, Musk, che impianta microchip nel cervello delle persone (ne parlavo QUI). Un microchip col quale si possono controllare device esterni ma che nulla vieta, un giorno, di poter essere usato al contrario, per controllarci ed influenzarci.
In pratica, gente che non si fa il vaccino perché pensa che dentro ci siano dei nanochip con i quali poi il governo prenderà in ostaggio la nostra volontà, poi accetta che ad aiutare il proprio leader politico sia uno che, in effetti, seppur ufficialmente a fin di bene, i chip nel cervello te li mette veramente…

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TRUMP, INCREDIBILE UOMO DA PALCOSCENICO

Post n°2200 pubblicato il 15 Luglio 2024 da massimocoppa
 
Tag: trump

TRUMP, INCREDIBILE UOMO DA PALCOSCENICO
Non ho nessuna stima di Donald Trump: rappresenta tutto ciò che disprezzo in politica e non solo, e cioè demagogia, populismo, rozzezza, sciovinismo, ignoranza, sessismo, razzismo e potrei continuare per un quarto d’ora a colpi di altri “ismi”; credo inoltre che sia, obiettivamente, un pericolo per la democrazia americana e per la democrazia tout court, nel senso che con parole ed atti effettivamente deteriora e mette in crisi l’istituzione, oltre ad aver svilito la presidenza degli Stati Uniti, uno dei ruoli più prestigiosi del mondo.
Eppure, da appassionato di comunicazione (quale un tempo mi piccavo di essere) devo riconoscere che egli è un grande animale politico e da palcoscenico. Dopo essere stato colpito di striscio ad un orecchio da un proiettile, sanguinando vistosamente e sentendo certamente un forte dolore, rendendosi probabilmente conto di essere ancora vivo e sostanzialmente incolume per una questione di millimetri, invece di essere vistosamente scioccato ed impaurito, come credo sarebbe accaduto a quasi tutti noi, e chiedere di essere portato via, ha prima gridato “Wait, wait!” (“Aspettate!”) agli agenti della sicurezza che gli facevano scudo con il proprio corpo e lo stavano trascinando altrove, e poi ha alzato il pugno con una meravigliosa espressione di fierezza, incitando i suoi fanatici seguaci a lottare: “Fight, fight!” (“Lottate!”), con sullo sfondo la bandiera americana ed uno sguardo da leone mai domo. Per un attimo è sembrato un bellissimo anziano guerriero.
La fotografia di Evan Vucci, dell’agenzia di stampa Associated Press, è già entrata nella storia: nella “Storia” con la “s” maiuscola, non solo nella storia della comunicazione. Mostra un uomo che, anche se non è attualmente presidente degli Stati Uniti, lo è stato e probabilmente lo sarà ancora, nonostante tutto. Ma, soprattutto, siamo di fronte ad una potente immagine evocativa delle migliori qualità del popolo americano: la forza, il coraggio, l’intraprendenza, la resilienza. Sarebbe veramente un simbolo straordinario, se non ci trovassimo di fronte a Donald Trump.
E, tuttavia, bisogna riconoscergli che è un uomo dotato di una grande presenza di spirito e di un fiuto soprannaturale per lo spettacolo: ha capito in un istante che quest’attentato era per lui una mano santa e gli consentirà di essere rieletto a novembre.
La solita fortuna sfacciata di “The Donald”.

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NON SONO ANZIANI, MA HIGHLANDERS

Post n°2199 pubblicato il 06 Giugno 2024 da massimocoppa
 

NON SONO ANZIANI, MA HIGHLANDERS
Oggi sono ottant’anni dallo sbarco in Normandia, la celeberrima e spettacolare operazione militare degli Alleati che diede vita alla fase finale e decisiva della Seconda Guerra Mondiale, con la sconfitta della Germania nazista.
Le celebrazioni sono cominciate già ieri, cioè un giorno prima.
Una delle fotografie più iconiche della giornata vede il presidente francese Macron in compagnia di quello che le didascalie definiscono l’ultimo sopravvissuto tra i combattenti francesi di quell’operazione, un certo Achille Muller, di 98 anni.
È un signore anziano ma, considerata l’età, apparentemente in buona forma.
Non si può che restare stupiti di fronte a tanta resilienza: sono, questi, esseri fatti di un materiale che, a guardarsi intorno oggi, forse non esiste più. Di certo non nelle nostre società opulente.
Questo “highlander”, inteso come “immortale” (qualcuno ricorderà il film del 1986 con Christopher Lambert), dritto come un fuso in una posa di ieratica dignità, stride al confronto con persone anche molto più giovani.
Io mi sveglio ogni giorno con qualche dolore da qualche parte: del resto, nelle mie zone si dice: “Passata ‘a cinquantina, nu’ uaje ogne matina”, e cioè: “Dopo i cinquant’anni, un guaio di salute al giorno”…
Antica saggezza popolare che però, a quanto pare, non vale sempre e per tutti.
A tal proposito, mi sovvengono dei ricordi.
Fino all’età di 47 anni non facevo un metro a piedi; poi, ho cominciato a praticare “sport estremi”, come dice mia moglie: in pratica faccio trekking in zone alquanto difficoltose e trail running. Ho anche un sacco da boxe.
Fiero dei miei risultati, un giorno, percorrendo un bosco in altura, mi compiacevo del fatto che, pur stando sulla cinquantina, riuscivo ad essere piuttosto performante… Fino a che incrociai un signore anziano, ma veramente anziano, che saliva il sentiero tranquillamente, vestito di tutto punto, con un canestro in braccio. Andava al suo terreno agricolo, situato in culo al mondo. Non era vestito e calzato da trekker, ma normalmente. Non era neanche sudato, mentre io grondavo da fare schifo. Mi sorrise e, con uno sguardo di compatimento, commentò: “State facendo la passeggiata? Bravo, vi fa bene”. Insomma, mi irrise apertamente...
Fra qualche giorno, il 9 giugno, ad Ischia si terrà la festa di San Pancrazio. Nell’omonima località scoscesa a picco sul mare, dopo aver percorso qualche chilometro di ripide discese (che poi, al ritorno, diventano drammatiche risalite) su sentieri sdrucciolevoli, sotto il sole, si arriva di fronte ad una cappelletta dedicata al santo, dove si tiene una messa, seguita da un sobrio rinfresco.
Da anni penso di andarci e non l’ho mai fatto. Forse lo farò quest’anno.
In ogni caso, un mio amico mi ha raccontato che lui, una volta, c’è andato. Pensava fosse una cosa solo per gente giovane ed in forma, ma si è dovuto ricredere. C’erano diversi anziani, invece. Sulla lunga salita al ritorno mentre lui, tutto sudato, a momenti spenzolava per la fatica la lingua da fuori, come fanno i cani, ed ansimava come un mantice, questi anziani respiravano tranquillamente, avevano un passo regolare, discutevano pacatamente tra loro e qualcuno si accendeva pure una sigaretta!
Perciò, concludeva il mio amico, non c’è speranza per noi: siamo una generazione di fradici.

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MEDICI, AVVOCATI E NOTAI SONO QUELLI CHE EVADONO DI MENO?!

Post n°2198 pubblicato il 06 Giugno 2024 da massimocoppa
 

MEDICI, AVVOCATI E NOTAI SONO QUELLI
CHE EVADONO DI MENO?!

Il “Sole 24 Ore” di oggi pubblica uno speciale sulle categorie che evadono il fisco, con tanto di tabelle esemplificative.
In realtà si tratta di uno studio messo a punto dal Dipartimento delle Finanze presso l’omonimo Ministero.
Secondo questi dati, che si basano su precedenti accertamenti ma che si spingono verso una dimensione predittiva attraverso un algoritmo (sì, purtroppo anche qui), le categorie che più evadono hanno a che fare con il commercio. Le lavanderie sono in testa, seguite dai noleggi di auto, dai gestori di impianti sportivi, dai ristoranti, dalle pelliccerie (esistono ancora?), dall’assistenza ad anziani e disabili, dai sondaggisti (!), dalla pesca, dalla lavorazione di tè e caffè e da indefinite “associazioni e organizzazioni”.
Questo per parlare delle prime dieci posizioni.
Ma le categorie censite sono centinaia.
Tuttavia i risultati cozzano con il senso comune e con le esperienze di tutti noi.
Se è vero che, spesso, al ristorante il conto arriva scritto a mano su un foglio di carta quadrettato e che le badanti sono spesso tenute in nero (ma non per colpa loro), com’è possibile che medici, avvocati e notai figurino in fondo alla classifica: siano, cioè, considerati tra quelli che evadono meno il fisco?!
Alzi la mano chi ha mai visto una ricevuta datagli da un medico specialista dopo una visita, da un avvocato dopo un consulto, da un notaio dopo un atto!
A me non è mai successo.
Siccome basandosi su queste classifiche sarà condotta la lotta all’evasione, se ne conclude che avvocati e medici potranno continuare a non rilasciarci una beneamata mazza, tanto lo Stato sta già praticamente dichiarando che continuerà a non controllarli per niente.
Non capisco se questa è una politica rivolta a coccolare certe categorie di professionisti per motivi ideologici o elettorali, o se ci siamo consegnati, anche in questo campo, allo strapotere degli algoritmi, questi oscuri, enigmatici ed astrusi meccanismi di calcolo che, pretendendo di regolare la realtà, costruiscono un mondo distopico.

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