Creato da daughterofthedesert il 28/06/2006

Match point

mai certa la vittoria, nemmeno la sconfitta però...

 

 

Post N° 255

Post n°255 pubblicato il 07 Marzo 2008 da daughterofthedesert
 

 
 
 

Il mostro di Vega

Post n°254 pubblicato il 04 Marzo 2008 da daughterofthedesert

Mi è venuta una cosa orrenda sotto l'occhio. Destro. "Oc dret cor flet, oc mench cor frenk." Allora devo avere il cuore afflitto. Fa prurito ed è inguardabile. Il mostro di Vega dico.

Non so bene come siano le condizioni del mio cuore, lascio la saggezza popolare ai suoi modi di dire, non voglio curarmene più di tanto. La gente mi guarda e sembra contenta, ieri G, amica/collega del cuore mi ha detto che non può fare senza di me perchè la tengo serena e ama la mia leggerezza.

Se aveste voglia di togliervi di dosso la superficialità che vi fa vedere  sulla  mia faccia quello di cui avete bisogno, forse vi accorgereste di come quel mio sorriso dipinto costantemente sulle labbra non si discosti poi tanto da quel bitorzolo che mi trovo sotto l'occhio. Ben pochi si son mai curati di investigare se il dentro fosse uguale al fuori. O forse sì, ci hanno provato, ma il sorriso a volte nasconde desiderio di non essere penetrati.

Oppure troppo presi tutti dallo stress and strain per soffermarsi sui dettagli: conta più il generale, questo generale che trovano così rassicurante e rilassante e benefico e morbido.

Così tanto che finisco anche io per crederci e volentieri avvilupparmici intorno.

 
 
 

Quellachelepiacevabarrywhitequando..

Post n°253 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da daughterofthedesert

Già, sono io quella.

Ore 17. Palestra. Fate esercizi di allungamento intanto che metto un CD. Io dicevo una cassetta o un nastro, ma adesso si dice CD. Non ho tanta voglia di fare ginnastica, mi fa male la testa, ma mi piego sui mattoni stile lego e mi allungo. Play. OhOh, senti senti chi c'è. Barry White. Sorrido e penso alla gigantografia che avevo sul letto, quando le amiche avevano al muro mal o   il tipo dei fotoromanzi. I fotoromanzi cavolo.. ora a piedi incrociati, dai, continuate ad allungarvi... Mai letto uno, ma le amiche ci sbavavano dietro al tipo, chissà come si chiama, chissà com'è ora, nei poster era un bellone. Mai amato i belloni. Barry non lo era proprio, ma come cantava! Son sempre stata una che non si conformava alla massa, avevo il mio stile e seguivo quello che mi dava emozione... Ora prendete gli elastici, metteteli sotto la pianta del piede e tirate.. Tiro e canticchio.. 

 I know there's only one, only one like you There's no way they could have made two. Girl, you're my reality. But I'm lost in a dream, You're the first, you're the last, my everything.

 làla làla làlalaaa lalààà na nàna nàna nàna na nanàààà my eveything.

Ondeggiate! Ondeggio con la musica. Ma non con la musicaaa! Respirazione! Uf.Sorrido e ondeggio.

Sì, quellachelepiacevabarrywhitequandoallealtrepiacevamaldeiprimitives ero io.

E ora chi sono? Forse nn mi sono allontanata più di tanto da lì. Mettete la pallina da tennis sotto il coccige. Vai a trovarlo il coccige,vado per tentativi, quando ero quelladibarrywhite mi sa che il coccige lo trovavo subito, ma non c'era alcun bisogno di spalmarlo su una pallina da tennis per star meglio.

Let the music play on
Just until I feel this misery is gone
Movin, kickin, groovin, keep the music strong
On and on and on and on and on and on and on and on and on and on and on and on and on and on

..

 
 
 

leaving

Post n°252 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da daughterofthedesert

Guarda com'è tardi, sveglia alle 4:30, dovrò fare in fretta, controllare che ci sia tutto in valigia, darmi una sistematina... L'ombrello lo porto? Dice che giovedì pioverà. Ma no, magari si sbaglia, poi ho il cappellino, mi arrangerò. La lista degli studenti? Sì, ok. Dovrei essere a posto. Viaggio di istruzione, domani io parto per Barcellona, mi confonderò con chi parte verso mete vecchie  e nuove, con negli occhi il passaggio veloce di file di alberi e case su cui lo sguardo si perde,dai vetri di un pulmann, di un'auto o di un treno,con il pensiero alle cose lasciate alle spalle e a quelle che aspettano in fondo al viaggio.

I'll be back in a week.

:)

 
 
 

Post N° 251

Post n°251 pubblicato il 16 Febbraio 2008 da daughterofthedesert

   

Ti abbraccio senza lasciare libero alcuno spazio della pelle, respiro con il tuo respiro in un tempo senza tempo.

Painting: Francesco Errico, L'Abbraccio

 
 
 

Interno giorno

Post n°250 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da daughterofthedesert

"Questa era la natura della rivelazione. In mezzo al caos c'era forma." V.Woolf, Gita al faro

Ho fatto un sogno.

Esterno. Una imponente villa  dai muri bianchi in campagna, intorno prati immensi, a perdita d'occhio, di un verde lucidissimo. Imposte serrate.

Interno. Un salone, mobili coperti da teli candidi, nella oscurità la luce del sole dalle fessure di persiane serrate, lungo raggi di pulviscolo. Nessuna presenza se non la sensazione del calore di quelle strisce di luce.

Scultura: Andrea Salvetti, L'Apparita

 
 
 

Deceived

Post n°249 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da daughterofthedesert

"...it is the people outside who are deceived by the illusions of a life in constant motion. They revolve with life and contribute to its unreality. We who are immobile both see and know." O. Wilde, H.M.Prison, Reading, April 1st, 1897

Immobilità. Garanzia di più profonda e sincera capacità di capire il mondo? Mi fermo e osservo, ma non capisco tanto lo stesso.

Mi muovo e agisco, ma la vita che volteggia con me è davvero irreale, mio buon Wilde, e come tale ingannevole.

Ci sarà uno spazio su cui io possa appoggiare i piedi senza avere la spiacevole sensazione di calpestare terra che frana?

Painting: Landslide, Penelope Long

 
 
 

Sapienza

Post n°248 pubblicato il 16 Gennaio 2008 da daughterofthedesert

 

Non ho avuto modo di controllare sulla carta stampata, ma ho vagato fra i vari TG in questi giorni e non mi risulta avere sentito leggere la trascrizione delle "famigerate" lettere scatenanti la bagarre: credo che per dovere di informazione completa e per un dibattito corretto sia giusto conoscere le motivazioni precise di entrambe le parti ( non solo di quella che si è indignata sentendosi vittima di intolleranza ), unico modo per promuovere serenità di giudizio, che allontani le solite inevitabili strumentalizzazioni che fanno diventare povere vittime coloro che in realtà hanno una voce sempre molto grossa e faccia riferimento alla coscienza individuale di ciascuno di noi.

Lettere dei professori de La Sapienza in merito alla visita del Papa

Lettera aperta del professor Cini ( 14 novembre 2007 )

 Signor Rettore, apprendo da una nota del primo novembre dell'agenzia di stampaApcom che recita: «è cambiato il programma dell'inaugurazione del 705esìmo Anno Accademico dell'università di Roma La Sapienza, che in un primo momento prevedeva la presenza del ministro Mussi a ascoltare la Lectio Magistralis di papa Benedetto XVI». Il papa «ci sarà, ma dopo la cerimonia di inaugurazione, e il ministro dell'Università Fabio Mussi invece non ci sarà più».

Come professore emerito dell'università La Sapienza - ricorrono proprio in questi giorni cinquanta anni dalla mia chiamata a far parte della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali su proposta dei fisici Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini e Enrico Persico - non posso non esprimere pubblicamente la mia indignazione per la Sua proposta, comunicata al Senato accademico il 23 ottobre, goffamente riparata successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo stesso ne mantiene sostanzialmente l'obiettivo politico e mediatico.

Non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico. Un cattolico democratico - rappresentato per tutti dall'esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la capitale dello stato pontificio. Mi soffermo piuttosto sull'incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università - da più 705 anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa.

Sul piano formale, prima di tutto. Anche se nei primi secoli dopo la fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali, non è da ieri che di questa disciplina non c'è più traccia nelle università moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali. Ignoro lo statuto dell'università di Ratisbona dove il professor Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermerò più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose. I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non dovrebbero comunque rientrare nell'ambito degli argomenti di una lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una università della Repubblica italiana. Soprattutto se si tiene conto che, fin dai tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato con la condanna di Galileo da parte del Santo ufficio, a una spartizione di sfere di competenza tra l'Accademia e la Chiesa. La sua clamorosa violazione nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel mondo, come un salto indietro nel tempo di trecento anni e più.

Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più devastanti. Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma. In essa viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più: «Nel profondo.., si tratta - cito testualmente - dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall'infima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio».

Non insisto sulla pericolosità di questo programma dal punto di vista politico e culturale: basta pensare alla reazione sollevata nel mondo islamico dall'accenno alla differenza che ci sarebbe tra il Dio cristiano e Allah - attribuita alla supposta razionalità del primo in confronto all'imprevedibile irrazionalità del secondo - che sarebbe a sua volta all'origine della mitezza dei cristiani e della violenza degli islamici. Ci vuole un bel coraggio sostenere questa tesi e nascondere sotto lo zerbino le Crociate, i pogrom contro gli ebrei, lo sterminio degli indigeni delle Americhe, la tratta degli schiavi, i roghi dell'Inquisizione che i cristiani hanno regalato al mondo. Qui mi interessa, però, il fatto che da questo incontro tra fede e ragione segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero essere subordinate. «La moderna ragione propria delle scienze naturali - conclude infatti il papa - con l'intrinseco suo elemento platonico, porta in sé un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche. Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda {sui perché di questo dato di fatto) esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali a altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e alla teologia. Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia, l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità, specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi a essa significherebbe una riduzione inaccetabile del nostro ascoltare e rispondere».

Al di là di queste circonlocuzioni (i corsivi sono miei) il disegno mostra che nel suo nuovo ruolo l'ex capo del Sant'uffizio non ha dimenticato il compito che tradizionalmente a esso compete. Che è sempre stato e continua a essere l'espropriazione della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da parte di una istituzione che rivendica l'esclusività della mediazione fra l'umano e il divino. Un'appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità personale e l'integrità morale di ogni individuo.

Ha tuttavia cambiato strategia. Non potendo più usare roghi e pene corporali ha imparato da Ulisse. Ha utilizzato l'effige della Dea Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga. Non esagero. Che altro è, tanto per fare un esempio, l'appoggio esplicito del papa dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo - condotto tra l'altro attraverso una maldestra negazione dell'evidenza storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della caricatura delle posizioni dell'avversario - di ricondurre la scienza sotto la pseudo-razionalità dei dogmi della religione? E come avrebbero dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un attacco più o meno indiretto alla teoria danwiniana dell'evoluzione biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia evolutiva?

Non desco a capire, quindi, le motivazioni della Sua proposta tanto improvvida e lesiva dell'immagine de La Sapienza nel mondo. Il risultato della Sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita del papa (con «un saluto alla comunità universitaria») subito dopo una inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali del giorno dopo titoleranno (non si può pretendere che vadano tanto per il sottile): «Il Papa inaugura l'Anno Accademico dell'Università La Sapienza».

Congratulazioni, signor Rettore. Il Suo ritratto resterà accanto a quelli dei Suoi predecessori come. simbolo dell'autonomia, della cultura e del progresso delle scienze.

Marcello Cini

aprileonline.info

La lettera di 67 professori al Rettore de La Sapienza

 Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza.

Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: ''All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto''.

Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato.

Painting: Bertuzzi, dipinto sul soffitto ingresso biblioteca Zambeccari, Bologna 

 

 

 
 
 

..and the winner is...ossia oscar 2007 di casa mia

Post n°247 pubblicato il 11 Gennaio 2008 da daughterofthedesert
 
Tag: oscar

Tempo fa ne scrissi, amo il cinema e da due anni mi concedo il gioco di annotare con cura sul lato sinistro di questo blog i titoli dei film che vedo, preferibilmente nelle vecchie sale del centro con quell'odore di muffa e il riscaldamento a volte spento in inverno ( una volta ci portammo dietro il plaid),le sole ancora esenti da film di Natale e compagnia. Con tutto il rispetto per i gusti di tutti, oso dire della massa visti gli incassi, preferisco quelle piccole nicchie, pur non disdegnando incursioni sia nei generi che non prediligo, di tanto in tanto, giusto per capire, che nelle terrificanti multisala. Nel mio spazio "Seen in..." a fianco aggiungo il voto che ormai per tradizione attribuiamo all'uscita dal cinema, rigorosamente per ultime, dopo aver letto anche il nome dei parrucchieri.

Non è un semplice elenco, credo che quell'angolino possa condurmi a riflessioni su vari piani, su me compresa.

Non c'è stato tanto da discutere quest'anno, stagione piuttosto piatta.

I nomi dei premi giocano con quelli dei premi noti.

Oscar:ex aequo "le vite degli altri" e "Cuori"

Palma d'argento: ex aequo: "Irina Palm", "Quattro minuti" e "Paranoid Park"

Palma Rossa ( impegno sociale ):"In questo mondo libero"

Premio ciofeca ( peggior film italiano ) : ex aequo "Centochiodi" e "L'ora di punta"

Nessun premio assegnato al migliore film italiano.

 Ahimè, non trovato.

 

 
 
 

Post N° 246

Post n°246 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da daughterofthedesert

Voglio sparire.

 
 
 

memoria vs. oblio 1-1

Post n°245 pubblicato il 04 Dicembre 2007 da daughterofthedesert

"L'uomo invidia l'animale, che subito dimentica [..] l'animale vive in modo non storico, poiché si risolve nel presente [..] l'uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblìo: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità. La serenità, la buona coscienza, la lieta azione la fiducia nel futuro dipendono [..] dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto." (F. Nietzsche, Considerazioni inattuali)

Un raggio di sole impertinente entra dalla persiana semichiusa a scrutare i residui del mio sogno. Luminoso e insistente mi costringe a dimenticarlo. Mi alzo confusa. Di esso ricorderò solo il tepore dello squarcio di luce che lo ha spento. Il giusto tempo.

 
 
 

Post N° 244

Post n°244 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da daughterofthedesert

"Owner of a lonely heart / much better than a broken heart..."

Il mio cuore ha lunghi corridoi silenziosi e solitari e batte forte e sano.

Il solo uomo che è rimasto è il mio compagno, che forse rimane solo in virtù della condizione scelta. Non ho avuto mai uomini per tempi lunghi, per lo più se ne sono andati loro. Devo essere impegnativa forse, chi lo sa. O forse son quel tipo di donna il cui risucchiato non si rigenera così che, seccata e inaridita, resta priva pure del più vago degli appeal. O forse ai miei uomini piaceva soffrire e andarsene era questo, il godimento estremo della tristezza del distacco. Più semplicemente li avrò annoiati o si saran stancati, sopraffatti dalla mia maledetta disponibilità e pacatezza. Un uomo sta a lungo con una donna che lo fa "morire" di quella estremamamente vitale Morte-in-Vita in grado di rigenerare in lui cellule nuove, infinitamente.

 
 
 

Post N° 243

Post n°243 pubblicato il 30 Novembre 2007 da daughterofthedesert

Non è poco.

:)

 
 
 

it hurts

Post n°242 pubblicato il 28 Novembre 2007 da daughterofthedesert

Non ho pensieri lieti oggi, non trovo ristoro in nulla, sarà la pioggia che batte contro i vetri, sarà un dolore sordo che non mi lascia, sarà che dormo male, sarà...

  1. Risalire con coraggio alla fonte del disagio. Nudi, spogliàti degli abiti e delle maschere che proteggono dal male. Come  quando tirano i tendini per un crampo, se ci si irrigidisce è ancora peggio.
  2. Elencare ciò che fa male.
  3. Togliere quello che è sopportabile.
  4. Eliminare dalla lista ciò che dà disagio, ma conta poco. Resta ciò che fa male e che conta.
  5. Ammettere di avere un problema e che fa male.

Non sembrava tale. Per mesi ci ho convissuto, dando retta ad una mia naturale predisposizione verso posizioni di attesa e di amore per piccoli gesti cui dare un senso.

Ma il senso che a volte diamo alle cose è solo la versione più politically correct per noi stessi: prima o poi veniamo smascherati dagli eventi.

E qui, ora, così a nudo, pesa. Oggi che la pioggia batte così forte sui vetri.

 
 
 

The Earth has music for those who listen ( Shakespeare )

Post n°241 pubblicato il 26 Novembre 2007 da daughterofthedesert

Prof, venerdì suoniamo, viene a vederci?

Venerdì sono stanca, ma come non andare dopo che te lo han ricordato tante volte, ti han mandato sms ( il numero lo avevano dall'anno scorso durante la gita )  e il pomeriggio delle prove ti han pure telefonato  ( dico, telefonato e non mandato uno squillo perchè richiamassi tu!! ) per darti le indicazioni stradali? E come resistere se in uno dei tre sms dicevano: Dai ( sì, lo so che non è bello, ma da noi quel "dai" che infastidisce il forestiero è piuttosto efficace per colorire il senso della insistenza garbata. Usano "dai" dandoti del lei ), prof, la terza canzone della scaletta è "Should I stay or should I go" dei Clash ( loro lo scrivono senza virgolette e lettere maiuscole, risparmiando la k alla band), l' abbiamo messa per lei...". Come resistere? Leggo capacità di usare le giuste armi. Sì hanno decisamente un futuro questi. :)

Così avviene che carichi in macchina una neghittosa collega e mi avventuri verso un paesetto di collina alla ricerca della "mitica" quanto a me sconosciuta Sala Diana.

Facile trovarla al fin fine ( unico stanzone con tanto di bar e pareti dipinte con scritte in dialetto, tavolini di legno e qualcuno che gioca a carte, in fondo palco pieno fino all'inverosimile di strumenti e attrezzature per luci e suoni), entriamo con circospezione e veniamo accolti dagli occhi sorridenti dei ragazzi. Ci presentano il resto della band, arrivano i genitori del batterista, il padre incredulo di trovare lì la accoppiata di prof. " Ai miei tempi ( che fra parentesi credo si avvicinino ai miei, ma questa è un'altra storia ) alle insegnanti non si diceva di sicuro se si era in un < complesso >!!!!" dice scuotendo la testa con un che da non c'è più religione.

Ecco, cominciano. Fra le altre riconosco Creeps Should I stay.. finale con Sweet Dreams che canticchio, ma come Annie Lennox, non come Marylin Manson. Ne suonano cinque o sei,  sufficienti per farci scoprire semi di talento, soprattutto la voce potente e profonda del cantante e la grinta del batterista.

Lo dico loro, sorridono con uno stupito: "Davvero?".

Tiziano, Concerto campestre

 
 
 

Segnali

Post n°240 pubblicato il 25 Novembre 2007 da daughterofthedesert

 

"Every day people follow signs pointing to some place which is not their home but a chosen destination. Road-signs, airport embarkation signs, terminal signs. Some are making their journeys for pleasure, others on business, many out of loss or despair. On arrival they come to realise they are not in the place indicated by the signs they followed. Where they now find themselves has the correct latitude, long-itude, local time, currency, yet it does not have the specific gravity of the destination they chose.
They are beside the place they chose to come to. The distance which separates them from it is incalculable. Maybe it’s only the width of a thoroughfare, maybe it’s a world away. The place has lost what made it a destination. It has lost its territory of experience.
Sometimes a few of these travellers undertake a private journey and find the place they wished to reach, which is often harsher than they foresaw, although they discover it with boundless relief. Many never make it. They accept the signs they follow and it’s as if they don’t travel, as if they always remain where they already are."
Ten dispatches about place,
John Berger

Giungere al posto verso cui i segnali ti hanno indirizzato per accorgerti quanto sia diverso da come te lo eri dipinto. Sensazione di smarrimento. Però è lì che sei arrivato, ci sarà un senso. O forse no. Decidere se rimanere o proseguire il viaggio......

Painting: Eva Madsen, Development

 
 
 

Back

Post n°239 pubblicato il 21 Novembre 2007 da daughterofthedesert

Per alcuni giorni ho scelto una sorta di "splendido isolamento" che ha comportato lo stare lontano dal pc e da qui. Non ho scritto, non ho letto. Qualcuno mi ha chiesto se mi son fatta trasparente. Non è del tutto vero, perchè questo avrebbe comportato restare presente senza farsi vedere. Io proprio non ci sono stata.

Spesso chi ha un blog si interroga sul senso di svelare i propri pensieri più o meno apertamente, la risposta credo stia nella scelta che si fa a proposito della sua impostazione. Io lo sento una stanza tutta mia, solo per un capriccio del caso in rete, in cui mi capita di volere lasciare ricordi, riflessioni, schiribizzi del pensiero, come mattonelle su cui di tanto in tanto mentalmente camminare e ricordare lo stimolo che mi aveva guidato le dita.

Allontanarmene di tanto in tanto rende il piacere del ritorno a me ancor più gradito.

Mi auguro il bentornata. :))

 
 
 

Medaglia d'argento

Post n°238 pubblicato il 13 Novembre 2007 da daughterofthedesert

Insegnante donna moglie madre? 

Madre insegnante donna moglie?

Moglie madre insegnante donna?

Donna moglie madre insegnante?

 ....

Non tutti fra noi insegnanti hanno voglia di mettersi in gioco, questo lavoro stanca. Certo non è la stanchezza dell'operaio che sta ore alle macchine e se ne torna a casa con male alle ossa. E' una stanchezza di altro tipo, che prende la testa e da lì si espande a gambe e braccia che possono diventare incredibilmente pesanti. La responsabilità del ruolo è un masso da trascinare.

E allora chi si mette in gioco lo fa perchè ci crede e decide che vale la pena tornarsene a casa la sera tutto indolenzito, la testa che scoppia di mille pensieri, da quella famiglia che ha pari diritto di avere spazio. Forse più che pari, ma chi si mette in gioco sa che i confini diventano labili.

Se poi a mettersi in gioco è una donna e pure con compagno e prole le cose si complicano, perchè è inutile negarlo: nonostante la diffusa partecipazione attiva di tutti i componenti al menage è lei che tira le fila in fondo.

E' lei che si sente addosso a volte gli sguardi di disapprovazione da parte di mamma, nonna, fratello, sorella, figli, compagno, capo quando qualcosa va storto perchè "non puoi pretendere di fare bene tutto, il mondo gira anche senza di te, nessuno è indispensabile, guarda quelli che fanno le loro 18 ore e poi basta, hai la fortuna di avere un lavoro ti lascia un sacco di tempo a casa, tante ferie e non ne sai approfittare, figlio va male a scuola perchè non gli stai sopra come dovresti"  ecc ecc ecc nella solita sarabanda di luoghi comuni.

Ricatti?

E' che si pensa di riuscire a fare tutto, ma viene il momento in cui inevitabilmente è necessario farsi quella domandina che mai si deve ignorare: "Cosa conta?", e nel rispondere hai una lunga lista..  TICK ...

Io lo so, non so se mi piace la risposta, ma io lo so. Io. Conto io. Call me selfish.. lo capirò. Perchè può apparire così a una rapida occhiata, però a pensarci bene, nel momento in cui io riesco a rendere ME contenta e soddisfatta, è automatico che tutto l'ambaradan possa essere poi affrontato con leggerezza e calma e lentezza.

Chiedo solo un pò di comprensione. E' troppo?

Ieri sono stata eletta come una degli otto rappresentanti della componente insegnanti nel Consiglio di Istituto, la seconda più votata dopo il solito successo plebiscitario del collega ciellino. E' un segnale di apprezzamento di molti colleghi e forse anche di altro che ora non starò qui a sottolineare ( già una volta per questo fui messa alla gogna qua dentro e ancora il collo mi duole ).

A casa ancora non lo sanno, ma so già quale sarà il commento.

:(

 
 
 

Attimi

Post n°237 pubblicato il 08 Novembre 2007 da daughterofthedesert

"Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi cogliere dal panico: è questione di un'attimo e passa." (Gesualdo Bufalino)

 
 
 

Post N° 236

Post n°236 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da daughterofthedesert

 

Mentre la maggior parte dei bambini del vicinato se ne andava a far scorta di dolcetti minacciando terribili scherzetti nella notte di Halloween, Linus quella notte la passava nel campo di cocomeri ( chissà perchè in italiano "pumpkin" viene tradotto così  ) aspettando quel Grande Cocomero, che puntualmente non sarebbe mai arrivato. Lo stesso cui scriveva letterine tutto l'anno, lo stesso per cui era preso in giro da tutti, lo stesso che mai e poi mai avrebbe fatto apparire traccia di sè.

Quel Grande Cocomero che è l'attesa che le cose cambino, quel Godot che non conta chi sia e se mai arriverà, ma che dà senso all'attesa. Perchè ciò che si spera giusto per la nostra vita e quella del mondo abbia una svolta, ecco sì, l'attesa della svolta.

Mi piace pensare di fare compagnia a Linus stanotte, mi appartiene più questa idea che quella di contornarmi di zucche di foggia varia o partecipare a idiote feste brutta copia di costumi da oltreoceano.

 

 

 
 
 

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