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A Nairobi il check-up dell'ambiente

Post n°47 pubblicato il 25 Settembre 2007 da nellofareambiente

Tratto da: www.tgcom.it

Si è aperta a Nairobi la 12esima Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici. Per undici giorni, fino al 17 novembre, seimila delegati esamineranno le ultime scoperte scientifiche e si confronteranno sulle strategie per ridurre le emissioni di inquinanti nell'atmosfera. E cercheranno di suggerire ai paesi in rapida industrializzazione, come Cina e India, come ridurre al minimo l'impatto ambientale del loro sviluppo.

Mentre è ancora lontana la piena applicazione del protocollo di Kyoto del 1992 col quale si tentò di bloccare l'effetto-serra, i delegati riuniti in Kenya sotto l'egida delle Nazioni Unite tentano una riflessione su cosa accadrà dopo il 2012, quando scadrà il trattato.

Grave minaccia "Il cambiamento climatico si sta rapidamente manifestando come una delle più gravi minacce che l'umanità abbia mai dovuto affrontare", ha dichiarato il vicepresidente del Kenya, Moody Awori, nell'aprire la conferenza. "Abbiamo una grande compito da affrontare", ha aggiunto Awori, particolarmente preoccupato degli effetti dell'aumento delle temperature nei Paesi dell'Africa Sub-sahariana. Le economie di questi Paesi "sono le più colpite", ha sottolineato, "oltre il 70 per cento della nostra popolazione vive in aree rurali".

Fare presto Molti responsabili governativi e organizzazioni ambientalistiche hanno firmato un appello per un'azione immediata e incisiva conto il riscaldamento globale, definito "una delle minacce più gravi all'umanità". L'organizzazione ecologista Greenpeace ha sottolineato come "sia ancora possibile evitare le peggiori conseguenze", ma soltanto se "i governi agiranno subito". 

Il "no" degli Usa Uno dei principali paesi inquinatori del mondo, gli Stati Uniti (che non hanno ratificato il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas-serra), conferma che non muteranno la propria politica sull'inquinamento atmosferico, già definita dall'amministrazione del presidente Gerge W. Bush. Harlan Watson, capo della delegazione americana ha detto: "Gli Stati Uniti vogliono fare progressi in materia di protezione dell'ambiente, il presidente Bush e la sua Amministrazione si sono già fortemente impegnati a prendere le misure appropriate sui cambiamenti climatici, che rappresentano una sfida seria e a lungo termine". Watson ha ricordato come alla base della politica dell'Amministrazione vi sia "la scienza, che incoraggia le ricerche che potranno condurre a novità tecnologiche". Gli Stati Uniti producono un terzo delle emissioni mondiali di gas serra: il 'no' dell'Amministrazione Bush al Protocollo è stato giustificato con il costo elevato della riconversione industriale necessaria, sebbene più volte dalla Casa Bianca siano anche arrivati dei dubbi sulla solidità scientifica della tesi che lega il riscaldamento globale all'inquinamento prodotto dall'uomo, tesi ritenuta incontrovertibile dalla maggioranza della comunità scientifica. Anche in caso di vittoria dei democratici alle imminenti elezioni di metà mandato, non ci saranno fatti nuovi sostanziali. Ma è possibile che venga approvata una delle leggi da loro sostenute contro la riduzione dei gas-serra.

La proposta Ue I Paesi in via di sviluppo sono i più minacciati dalle catastrofi climatiche, e quelli meno in grado di farvi fronte, ha detto il commissario europeo per l'Ambiente, Stavros Dimas. "La Conferenza è un'occasione importante per sostenerli: occorre definire un concreto cammino a tappe per metterli in grado di adattarsi ai mutamenti climatici". Il commissario ha annunciato,inoltre, di voler presentare, entro dicembre, una nuova strategia per obbligare i gruppi automobilistici a ridurre le emissioni del gas C02 dalle auto. Intanto, la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha annunciato che porrà al centro del prossimo semestre di presidenza Ue il tema del clima e della difesa ambientale.

Il costo del riscaldamento globale Secondo un rapporto pubblicato alla fine di ottobre dall'economista britannico Sir Nicolas Stern, il riscaldamento globale potrebbe costare all'economia mondiale fino al 20 per cento del Pil nei prossimi dieci anni, se non si interverrà subito con misure radicali. Secondo l'Ue, la Conferenza di Nairobi deve essere l'occasione per preparare il "Kyoto 2", ovvero un pacchetto di provvedimenti in anticipo sulla scadenza del protocollo, nel 2012.

Il protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, impone ai paesi indutrializzati che l'hanno ratificato (35 nazioni oltre quelle dell'Ue) una riduzione dei gas-serra, sviluppati sostanzialmente dall'impiego dei combustibili fossili (petrolio, carbone gas naturale): entro il 2012 dovranno ridurre le rispettive emissioni al livello che avevano nel 1990. Ma due dei maggiori inquinatori globali, Cina e India, non sono inclusi nell'accordo, in quanto considerati paesi in via di sviluppo. Mentre l'altro grande inquinatore, gli Usa, non ha ratificato l'accordo per le sue ricadute negative sull'economia interna.

In piazza a Londra contro effetto serra Più di ventimila persone sono scese in piazza lunedì nel centro di Londra per chiedere ai leader politici del mondo l'adozione di misure efficaci contro l'allarmante riscaldamento del pianeta. "Il cambiamento climatico è una delle maggiori minacce per la Terra", ha sottolineato Ashok Sinha, capo di 'Stop Climate Chaos', il movimento che ha promosso la manifestazione in concomitanza con la Conferenza dell'Onu sul clima in programma dalla settimana prossima a Nairobi. I manifestanti hanno marciato dall'ambasciata americana (dove hanno protestato contro l'amministrazione Bush per il rifiuto di ratificare il protocollo di Kyoto) fino a Trafalgar Square dove si è svolto un comizio.

La notizia è QUI

 
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