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Dall’insicurezza dei tanti alla sicurezza che discrimina

Post n°72 pubblicato il 06 Novembre 2007 da diegomenegon
 

Benvenuti alla settima
puntata di “Meneglobe, taniche di pensiero dal mondo”, la trasmissione dedicata
ai temi della stampa internazionale e che propone il punto di vista dei grandi
think tank stranieri.



 



Questa settimana non terrò fede agli impegni e, visti gli
accadimenti degli ultimi giorni, rinvio la lettura e l’analisi dei papers sulle
questioni energetiche alla prossima puntata.



Questa scelta è giustificata dalla rilevanza
internazionale che ha assunto l’assassinio di Giovanna Reggiano a Tor di
Quinto, nella periferia, neanche tanto distante dal centro, di Roma.



Più che il fatto in sé, ha destato l’attenzione della
stampa internazionale prima il raid contro il campo nomadi di Tor Bella Monaca,
poi il decreto legge che propone il ricorso a espulsioni più facili per
risolvere l’urgenza sicurezza.



Anger at EU immigrants
explodes after woman's brutal death


Intitola
il Times



The
brutal murder of a woman — allegedly by a homeless immigrant — as she returned
home from shopping has brought to a head the simmering anger in Italy over the
arrival of tens of thousands of impoverished Romanians.



Qui si parla di Romeni impoveriti.



The
horrific attack has appalled Italians, who blame Romanian immigrants for a wave
of crime in the biggest cities since January, when Romania joined the European
Union, and now threatens to drive a wedge between two nations that have a long
history of cultural ties.



Romano
Prodi, the Italian Prime Minister, telephoned Calin Popescu Tariceanu, the
Romanian Prime Minister, yesterday to demand urgent action to prevent criminals
from crossing the border. On Wednesday Mr Prodi chaired a Cabinet meeting that
approved a measure allowing police chiefs to expel EUcitizens who posed a
threat to public security, as well as immigrants from outside the EU. The
measure, which would appear to contravene EU legislation on the free movement
of people from member states, was due to be debated in Parliament within 60
days. Mr Prodi said yesterday that it would be imposed immediately by decree.



In a front-page editorial
Il Messaggero, the Rome daily, said “Our anger, frustration, fear and grief
cannot be underestimated. This atrocious and vicious attack goes beyond our
darkest imaginings, and is the direct consequence of excessive tolerance. We
have blindly accepted anyone who wanted to come to Italy. We should have
reacted much earlier.”



Corriere della Sera said
that Romanians had “replaced Moroccans and Albanians as Italians’ No 1
nightmare. The difference is that Romanians are now Europeans like us.”



Walter Veltroni, the Mayor
of Rome, said that Italy should have followed the example of Britain and other
EU countries in imposing immigration limits for new EU members.



Mr
Veltroni said that before Romania’s EU accession Rome had been one of the
safest cities in Europe. “These are not immigrants who came here to live, but
criminal types,” he said. Mr Veltroni said 75 per cent of street crimes in Rome
so far this year had been committed by Romanians.



Despite
fears that Romanians would flood into Britain after their country joined the
EU, most have headed for Southern Europe.



In the
past 18 months Romanians have been responsible for 76 murders, more than 300
rapes and 2,000 robberies in Italy.



Concern
that Bulgaria and Romania were let into the EU too soon means that most Balkan
countries will have to wait at least a decade before they can join, officials
in Brussels said yesterday.



Passiamo all’Independent, che già sabato 27 aveva fatto
notizia, caso di metadata, con l’articolo intitolato outcast e la foto dei Rom
cacciati dal loro campo.



Pope urges respect as
politicians turn on Italy's Roma population


The Pope
has called on Italy to respect immigrants' rights after opposition leader
Silvio Berlusconi urged the closure of borders to Romanian workers, and
conservative allies demanded thousands of Roma be deported.



Poco
morbido quindi il quotidiano inglese, che usa il verbo deportare.



despite
a brutal attack on a group of Romanians in a suburb of the Italian capital on
Friday night, top Italian politicians continued their assault on immigrants
over the weekend, with the leader of the post-fascist National Alliance calling
for the expulsion of 20,000 from Rome alone.



Infine Le
Monde:



Le gouvernement roumain critique
les mesures d'urgence prises par l'Italie pour expulser ses ressortissants


Les
ressortissants roumains émigrés en Italie - 342 000 personnes selon les
chiffres officiels, 556 000 d'après l'association Caritas - s'estiment en
danger après l'agression de trois Roumains, vendredi 2 novembre, dans la
banlieue de Rome. Cet incident est survenu après l'agression d'une Italienne,
le 30 octobre, par un Roumain d'origine tzigane. Au lendemain de ce meurtre,
qui a suscité une vive émotion en Italie, le gouvernement de centre-gauche de
Romano Prodi a adopté dans l'urgence un décret qui facilite l'expulsion des
étrangers de l'Union européenne pour des motifs de sécurité publique. Tariceanu
a annoncé qu'il allait se rendre à Rome. "Il est de mon devoir
d'avertir mon homologue que la situation commence à se dégrader et que cette
vague de xénophobie doit être enrayée
, a-t-il déclaré. Nous ne tolérons
pas la délinquance, mais nous devons en même temps protéger nos citoyens."



La manière
dont plusieurs personnes ont été rapatriées ne leur a laissé aucune chance de
s'adresser à la justice pour savoir si cette mesure était justifiée.



L'adhésion de
la Roumanie à l'Union européenne n'a pas été sans susciter des inquiétudes en
Europe occidentale, où plusieurs pays ont restreint l'accès des Roumains au
marché du travail. La majorité des deux millions de Roumains expatriés s'est
établie en Italie et en Espagne. La minorité rom ou tzigane - 537 000 personnes
selon les chiffres officiels, un million et demi selon les leaders de cette
communauté - a, elle aussi, fortement migré vers l'Ouest en raison de la
discrimination dont elle est victime en Roumanie.



"Nous
sommes confrontés à un phénomène qui n'est pas imputable aux Roumains mais aux
Roms
, a déclaré le
ministre du travail, Paul Pacuraru. Nous, les Roumains, nous n'agissons pas
comme ça."
Une éventuelle expulsion massive de Roumains d'Italie
risque de renforcer le racisme anti-tzigane en Roumanie.



E in effetti, se leggiamo i quotidiani romeni e i forum,
il fatto di confondere le due etnie provoca indignazione, che spesso si tramuta
in odio.



Românii din Italia îsi povestesc dramele pe site-urile
ziarelor din "peninsula;"



Ca urmare a infracţiunii comise de Nicolae
Romulus Mailat, viata în Italia a devenit imposibila; pentru românii care
muncesc cinstit. Acestia se plâng că sunt tratati ca niil;te
infractori doar pentru faptul că vorbesc româneste.



Riportano poi le parole di una romena sposata in italia.



Stie cineva ceva de 10 delicventi care au atacat 3
români? Mi-am dorit întotdeauna sa; vad Napoli, dar lucrul acesta nu este
posibil. Sotul meu spune ca nici mort nu merge acolo, pentru ca este prea
periculos.



 

Hagi si Brancusi vor apara romanii din Italia

"Am vorbit deja cu premierul Tariceanu pentru a
initia o actiune de anvergura pe media si societatea italiana pentru promovarea
imaginii Romaniei. Vrem sa aducem 50, 60, 100 de romani de valoare in fata
oamenilor.



 



E’ senz’altro singolare la catena di reazioni suscitate
dal triste evento capitato a Tor di Quinto. L’esasperazione dettata
dall’insicurezza fa presto a tradursi in odio razziale. Le voci più ricorrenti
tra i Romeni e in Romania premono affinché si distingua tra Rom e Romeni, altri
insistono per non colpevolizzare le collettività, ricordando come la responsabilità
penale sia individuale. L’odio interetnico chiama odio interetnico, leggendo i
commenti dei lettori ai giornali romeni, si leggono spesso riferimenti ai
fenomeni criminali della tradizione italiana, la mafia nel meridione, ma anche,
cosa curiosa, il bullismo nelle scuole, oltre che lo sfruttamento della
prostituzione. E poco importa se quest’ultimo reato sia per lo più perpetrato
da loro connazionali, mente avrebbero la possibilità, ma forse non lo sanno, di
chiedere conto delle numerose morti bianche, prodotto del caporalato di via
Togliatti.



Senz’altro hanno ragione ad appellarsi al principio di
responsabilità individuale, a voler distinguere tra il tema della sicurezza e
quello dell’immigrazione. Probabilmente ha in parte ragione anche chi vuole tracciare
una linea di demarcazione netta tra Rom e Romeni. La cultura romena sembra più
incline ad integrarsi, è la cultura di quanti si sentono cugini un po’
sfortunati dei popoli neolatini, anzi, degli altri popoli neolatini. E’ il
popolo anche di chi viene in Italia in Erasmus, conoscendo 2/3 lingue in più
rispetto ai suoi colleghi italiani, è la Romania di chi con la laurea in
medicina o ingegnaria si accontenta di fare la badante in un Italia che scopre
neocorporativistica e feudale. I Rom, per abitudini di vita, sono senz’altro di
più difficile integrazione e riesce difficile accettare che dai campi nomadi si
dica con orgoglio: “noi non ammazziamo, noi rubiamo soltanto”.



Ricordo che ad un seminario a Gummersbach una ragazza
romena alla domanda: qual è la situazione attuale tra Romeni e Rom ha risposto
con una vena un po’ sarcastica: il problema dei Rom in Romania è risolto, li
abbiamo mandati tutti in Italia.



Ma anche questo manicheismo ha le sue pecche, non c’è in
Romania un’etnia collettivamente delinquente e una onesta. La responsabilità è
individuale, anche quella del romeno che partecipò alla tortura e
all’assassinio della coppia di Gorgo Monticano, a Treviso. Chi si ricorda di
Lucia Comin e Guido Pellicciardi?



Questo getta un’ombra su un’altra piccola
discriminazione. Al loro funerale non si son visti esponenti del governo e
leader d’opposizione, non è stato convocato il consiglio dei ministri, non si è
avvertita alcuna emergenza. Se ne è parlato in un paio di edizioni del TG, per
2 minuti, sommersi dal giallo più intrigante che vedeva coinvolti uno studente
della Bocconi e due cugine un po’ egocentriche.



La reazione popolare è stata diversa, anzi, non c’è
stata. Nella Treviso nota in genere per le uscite poco eleganti dello sceriffo
Gentilini, la cui furia si concreta in scalmanate prolusioni e qualche misura
poco più che simbolica (celeberrima l’eliminazione delle panchine dei cd
“drogati”), nella Treviso che quando si lamenta è per forza razzista e
xenofoba, solo sgomento, la solidarietà del paese e rassegnazione. Nessun
rigurgito fascista, nessun raid.



L’esasperazione per un problema evidente, quello della
sicurezza, non deve vestire i panni della violenza xenofoba, né esser confuso e
fatto coincidere con quello dell’immigrazione. Murando i confini i primi a
farne le spese sarebbero studenti, lavoratori e imprenditori onesti, italiani e
stranieri. La libertà di circolazione è un diritto, delinquere no. L’on.
Gasparri notava ieri come a Tor di Quinto non mancassero le centrali di
polizia, le caserme. Appunto… magari sarebbe bastato che si affacciassero alla
finestra. Oppure bastava ci fossero un paio di lampioni in più. Magari assieme
ad una telecamera, che potrebbe essere un utile deterrente. So che l’uso delle
telecamere pone un problema di privacy e forse di budget, ma se si trovano i
soldi e l’accettazione di telecamere ai varchi delle ztl, ai bordi delle strade
per fotografare chi supera di 5km orari i limiti di velocità, forse è una
scelta politica quella di confondere il problema della sicurezza e quello della
immigrazione. Se poi consideriamo che la funzione prima dello stato, sulla
quale paiono convergere le idee di pressoché tutte le ideologie, salvo quelle
anarchiche e anarcocapitalista, è la sicurezza, il diritto alla vita dei propri
cittadini, questo fallimento ultimo dello stato mette in crisi il cuore delle
istituzioni.



Lo stato spende il 5% del proprio bilancio per l’ordine
pubblico e il 4% per la difesa. Probabilmente sono mal spesi, e se l’invito di
Progetto nord est di usare l’esercito per presidiare il territorio e
contrastare la criminalità può suonare eccessiva, c’è da chiedersi come vengono
spese queste risorse, se per affollare gli uffici o per mezzi e uomini a
garantire la sicurezza dei cittadini e quali priorità vengono date.



Forse si scoprirebbe che la sicurezza delle ragazze
erasmus romene e inglesi, la sicurezza di una coppia di coniugi che abitano
nelle campagne venete, la sicurezza degli italiani che abitano tanto nelle
periferie dei grandi centri, l’incolumità di un manovale romeno o di una
prostituta moldava non sono la priorità.

 
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