Viveva, tra le montagne del nord, un drago sonnacchioso, misantropo e anche un po' scorbutico. Un essere alto fin troppo e stranamente magro, nella tradizione di quella specie. Amava girovagare nelle mattinate nebbiose nelle valli inospitali come a cercare nuove vie o veder con nuovo piglio vecchi dettagli. Sapeva di aver un passato, ma non voleva ricordi. La vita era quella che il giorno gli portava e la notte gli nascondeva. La solitudine gli dava personalità e forza per governare quei luoghi quasi ne fosse stato l'artefice. Di quando in quando si recava in un bel posto, sempre lo stesso, un angolo inusuale, quasi dipinto, racchiuso in una stretta vallata. Una fresca bianca cascata tra mille riflessi variopinti, spruzzati ora sulle tiepide morbide rocce, ora sulle piagnucolanti fronde tremule. Lì sedeva assorto, senza nulla pensare, senza nulla vedere, in armonia col luogo come se vi tornasse mille volte a morire per rinascerne altrettante. Unica voce l'acqua. E gli riportava antichi sordi suoni di vulcani minacciosi, di fondali squassati, di venti imponenti, di tuoni invadenti.. Poi, come se impegni improrogabili lo richiamassero, tornava alla nebbia intorno, forse per non gustare mai sino in fondo quell'angolo per rischiare di perderlo nella mente.
Torna anche oggi, è triste e si perde in quell'oblio come a guarire la malattia. Una voce, leggera, gentile lo muove: "Mi son persa.. si, devo essermi persa.. son stanca.. troppo stanca.. chi sei? son sola.. mi aiuti?". Il suono delle parole era in lui come un ricordo da risvegliare e la comprensione viene rapida e sicura, non di ciò che ode, ma di quanto percepito. Elt si trasforma, riprende eroiche forme, sente le ali al loro posto con nerbo, si volge alla creatura "sapendo" ciò che stà per vedere. La tigre così poco fieramente raggomitolata alla ricerca di se stessa, sà che può disporre di questa antica creatura come "sà" chi, con perfetta sincerità, domanda l'aiuto. Non verrà violenza, Elt non ne è capace, la violenza si è spenta con le fiamme del suo fiato quando ha deciso di non appartenere alla sua specie, quando ha scelto il suo destino altrove. La voce è possente e calda: "tranquillizzati piccola tigre, in questo luogo si può trovare ciò di cui abbiamo bisogno, ma tu prima riposa, lasciami vegliare il tuo sonno". "Sono Ant" dice la tigre donando questa intimità, come a ringraziare il buon ospite, poi posa il capo e tenta l'ambito sonno. Se qualcuno lì, tra le montagne del nord, adesso potesse guardare Elt, gli vedrebbe il sorriso. Quel sorriso che cancella pallidi ricordi e si distende se si aprono nuove vie. Ant si sveglia è giorno fatto, "quanto ho dormito? è tardi! la tana, devo trovarne un'altra, presto! devo andare..", si getta tra il fogliame, "grazie buon drago..", "sono Elt..", "grazie Elt, grazie" e scompare. Tra il sorpreso e l'allegro, Elt torna alle sue occupazioni. "Ant, curioso nome!.. Le tigri" pensa "che strane creature". Più in là, Ant torna con il pensiero e.. "Elt.. che buffo drago! il nome però è azzeccato!". Come se un ordine superiore volesse questa assonanza, dopo qualche tempo entrambi tornano alla cascata, Ant sente che può aprirsi, togliere qualche ansia alla propria esistenza, può fidarsi e trovare parole amiche. Elt si sente utile, dà conforto, ascolta con cura, sente forti affinità di pensiero. Pur appartenendo a specie diverse, vivono con una grande sensibilità, una prospettiva di intensa emotività che forse nemmeno gli umani possiedono. Diventano amici, grandi amici. Lui le piace, in questo momento ha bisogno di una presenza sicura che dia voce stentorea alla sua flebile, una presenza serena. Lei gli piace, gli rivela atteggiamenti diversi nell'affrontare queste montagne, una sequela di fatti impensabili. Potrebbe nascere una storia d'amore, ma a loro non serve, vivono anche più intensamente la loro storia, si dicono cose forse solo pensate in passato, confidenze degne di forzieri inespugnabili. Si lasciano piccole tracce al passaggio, scambiano dolci frasi con le quali gli esseri viventi si nutrono, si raccontano le delusioni, le cose di tutti i giorni. Sanno che non vi è malizia, nessuna cattiva interpretazione nelle loro parole. Qualche giocoso broncio, dopo che come cuccioli nell'entusiasmo dei giochi, si morsicano troppo. Ant sempre più spesso torna da Elt e si racconta o lo fà raccontare. Adesso, dopo così tanto tempo, sanno bene l'uno dell'altra e basta loro uno sguardo per comprendere sofferenze o gioie. Provano quel sottile piacere che pervade quando si "prova" ciò che l'amico prova, quando una parola, un gesto dischiudono come petali, un'esperienza. Li unisce un sentimento profondo un amore nell'anima. Le stagioni si succedono e la vita li vede crescere insieme. Oggi lei gli dice che andrà a conoscere Urc una tigre delle pianure ed il buon drago soffia con dolcezza sul rosso pelo di lei, come volesse rinnovarlo per l'occasione. Elt comprende che questa dignitosa tigre adesso vuole un suo percorso, uno nuovo. E' forte e decisa. Questo inorgoglisce il drago e lo rattrista insieme, si prepara un distacco, una nuova fase. Un grande abbraccio li tiene uniti anche quando si separano. Elt torna alla cascata e con le fiamme richiamate dal passato, incide sulla roccia:
Ant.. mi sei entrata dentro.. se te ne vai.. non far rumore.. continuerò così a crederti qui con me. Poi lentamente apre le possenti ali e salendo la cerca invano li intorno.. e lo sguardo và più a nord, là nuove montagne...
Inviato da: umbredemuri
il 10/02/2022 alle 15:25
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il 31/01/2022 alle 09:19
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il 23/11/2020 alle 20:34