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Vorrei e Non Parte II. Con Dedica Personale.

Post n°132 pubblicato il 05 Giugno 2006 da mia3v
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Da dove posso iniziare?
Da quello che mi hai scritto qualche riga sotto oppure dai fogli che di anni ne portano addosso parecchi?
Da quello che siamo stati insieme oppure da quello che siamo diventati stando lontani?
Potrei parlare della mia vita, di quello che sono, dei profumi che sento, e parlei comunque anche di te.
Della parte che, chiusa in qualche angolo, mi hai regalato in anni di silenzi, di parole, di schiaffi e di sorrisi.
Vorrei svegliarmi in quel letto ancora, come una volta, con le tue mille felpe addosso e le calze di lana.
Vorrei ricordare le giornate infinite, il tempo senza ore, i movimenti senza scopo.
Vorrei tornare in quel punto dove c'era solo la presenza, la sicurezza, l'appoggio.
In quel punto in cui avevo trovato un casa in cui entrare e lasciare fuori la mia vita.
La valigia in una mano e aspettarti fuori dalla porta.
Pochi anni e troppi problemi che hai assorbito con l'ascolto. Per tanto temo.
Ti voglio bene, amico mio.
Anche se si cambia, si cresce, e non si torna mai a quello che si è lasciato.
Lo si vede in lontanza, con il peso della perdita e la leggerezza di una memoria anziana.
Lo guardi strano, quel ricordo. Presenza e assenza di una fotografia sovraesposta.
E sei parte di quello che tengo in mano anche ora.
Da lontano, ma ci sei.
Perchè ho crescituo il mio carattere in mezzo alle tue parole, perchè sono diventata IO tra i nostri litigi, le incomprensioni, lo stare male privo di destinazione.
Perchè in quel letto ho fatto dormire l'adolescenza e la pretesa di maturità, perchè nella tua casa ho pianto quello che avrei voluto trovare fuori e non ne ero capace.
Ti guardo e tocco la tua insoddisfazione.
Il Vorrei che non diventa altro, il personaggio che chiude la strada a quello che davvero vorresti dire.
Ti guardo e vorrei tornare indietro anch'io.
Alla tua macchina fotografica, mia persecuzione.
Alla tua gelosia che era anche mia ma non lo ammettevo.
Al momento i cui avremmo potuto ricucire lo strappo e non lo abbiamo fatto.
Vorrei.
Ma il Vorrei resta sempre e solo un condizionale.
E io vivo di imperativi categorici, di realtà che tocco e mordo in ogni momento.
Non sono fatta per la stasi e il vivere parallelo.
Sono fatta di polemica, di aggressività, di impulsi e di errori. Lo sai.
IO VOGLIO andare avanti, prendere da terra quello che ho calpestato, rincorrere un'idea e diventare sempre qualcosa di più.
E se crescere significa andare avanti, io vado avanti.
Senza dimenticare ma senza cercare la realtà di un impossibile.
Siamo diventati adulti alimentando la distanza, quella distanza creata forse dal troppo affetto.
Siamo diventati.
Lontani.
Tu devi combattere, amico mio.
Vorrei ci fosse una parola per aiutare quello che in te soffoca e non esprime.
Vorrei ridarti indietro la forza che mi hai lasciato sul tavolo della tua cucina, sotto le coperte di un letto troppo grande, dentro  un maglione che tengo ancora nel cassetto.
Vorrei non essermene andata troppo presto, vorrei non sentire il dolore del tuo stare male diventare il mio senso d'inadeguatezza.
Ti posso lasciare il mio affetto, adesso.
Un sentimento che gli anni ed uno schiaffo non sono riusciti a diluire.
La mia vita di ieri ti appartiene ma quella di oggi corre solitaria.
Senza spazio nè tempo da consegnare a chi abbia voglia di ascoltare.
Tornerò in quella casa, Jean Paul Gautier sulle lenzuola e il phard nel lavandino.
Il caffè rovesciato sul fornello e un motorino e due caschi.
Un cane, una madre, una pinzetta per le sopracciglia e una foto da cui scappare.
Un'altra frase sul muro. Un poeta maledetto e una canzone che parla di quello che non c'è.
Tornerò.
Ma restiamo comunque in uno spazio che non si adatta al tempo che è passato.
Prenditi quello che ti spetta e non piangere la sconfitta prima di aver dato vita ad un tentativo.
Lo devi a te stesso, a quello che mi hai insegnato, alle lacrime che mi hai asciugato.
E io ci sono sempre. Diversa e sempre uguale.
Perchè un ti voglio bene non annega. Non il mio.

 
 
 
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