Creato da unica_perla il 19/06/2008

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Post n°230 pubblicato il 05 Novembre 2009 da unica_perla

Se Satana e Dio si contendono l’anima dell’uomo,  sottraendoci alla lusinga ingannevole dei colori, la guerra eterna fra il bianco angelico e il nero demonico è visibile: c’è però un inizio ed è l’istante in cui l’essere umano smarrisce il candore dell’età infantile e la psiche diventa territorio infernale. La fenomenologia della crudeltà gratuita è il centro nevralgico della filmografia di Haneke, ma Il nastro bianco ne capovolge lo schema tipico: gli effetti del male fanno da cornice a una tormentosa indagine sulle radici profonde del medesimo.

 

Tutto ambientato in un microcosmo claustrofobico è il racconto del maestro del villaggio. Un memoriale triste, perché abitato dai fantasmi di due personaggi che, messi insieme, sono nient’altro che la personificazione dei grandi fantocci-dittatori, di cui la storia di quegli anni (ma ce n’è in giro anche oggi) è sovraffollata: si tratta del Barone e del pastore protestante. Nel villaggio tutto è guidato dalla sventura. Il film si apre con l'incidente a cavallo di cui è vittima il dottore del villaggio, scaraventato in terra da una corda tesa tra due alberi, ma di lì a poco anche la moglie di un contadino precipiterà da un soppalco. Il figlio della donna crederà che colpevole dell’omicidio è il Barone, a cui devasterà il campo di cavoli. Insomma, tutta la vita della piccola comunità sarà una catena di montaggio della violenza, ora a botte di corpi che si picchiano, poi attraverso una violenza verbale, che ha la stessa valenza di quella fisica. Terrificante la crudeltà del pastore nei confronti dei figli. Stupefacente, nonostante la tragicità, la scena in cui un bambino pone delle domande alla tata sulla morte, domande che precederanno di poco la scoperta di una madre in viaggio per sempre nell’aldilà.
Non c’è nulla nel film che resta puro, bianco ed immacolato, come il nastro dei ricordi; finanche i bambini, che meravigliosamente fotografati (Christian Berger) mostrano la loro innocenza, man mano che la storia si dipana, emergono anche in loro più le ombre, che le luci, più i grigi, che i bianchi: rappresentazione della loro decadenza morale, di cui si sono nutriti in quel luogo e fra quegli adulti. L’apice della malvagità salirà e raggiungerà il suo culmine, quando arriverà la vigilia della prima grande guerra.
Il nastro bianco è un film a tesi, in cui però, la più importante è quella secondo cui non esiste alcuna purezza e ingenuità nelle azioni umane. D’altronde Haneke non ci ha mai creduto, non ha avuto mai ‘niente da nascondere’. Non sarà un caso che Il nastro bianco è il vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2009[…] Film sulla vita, sulla morte, ma soprattutto sulla mancanza alcuna di espiazione.
Giancarlo Visitilli

Commenti al Post:
Writer_lady
Writer_lady il 06/11/09 alle 17:11 via WEB
...bianco...e nero...Nella realtà è molto facile schierarsi da manichei...Comincio a rivalutare la zona grigia che è più umile. :) Ma ho divagato dall'analisi...mi scuso. Un abbraccio...
 
 
unica_perla
unica_perla il 06/11/09 alle 21:08 via WEB
Secondo me,invece,sei rimasta perfettamente nel tema ;)Questo regista aveva l'intento proprio di indagare le conseguenze dell'assolutismo umano,sociale,politico...Un abbraccio,S.
 
socionica
socionica il 07/11/09 alle 12:50 via WEB
Purtroppo non ho visto il film che mi pare tratti argomenti veramente fondamentali, mi colpisce la mancanza alcuna di espiazione....perchè ho sempre temuto che nei momenti più belli della mia vita, accadesse qualcosa che mi facesse espiare per colpe di cui mi ero caricata per un estremo bisogno di farmi del male.
Ti abbraccio Perlina...*****
 
 
unica_perla
unica_perla il 07/11/09 alle 14:54 via WEB
:)))Mmm,diciamo che io mi sento ancora,ogni tanto, vittima di un q.lche incantesimo remoto ovvero di q.lche mia azione della precedente vita che forse devo espiare in q.sta ;)Purtuttavia,voglio sperare che prevalga il bene,sempre.Al di là delle disumanità e orrori delle ingiustizie....Abbracci a te!! S.
 
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