Post n°279 pubblicato il 18 Novembre 2010 da unica_perla
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Post n°278 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da unica_perla
La mia idea di "vera famiglia" è sempre stata un po' quella alla Bradford o alla Casa nella Prateria. Peccato che tutta la vita è stata uno scontrarsi con la mia famiglia d'origine, conflittuale e incoerente, e che ora che sono io genitore non posso certo dire : meravigliosa esperienza!! Per conto mio, questi tre mesi sono stati più un 'patire', a livello emotivo, altalene di emozioni, da risate genuine a pianti carichi di dramma, che autentica gratificazione nel vivere il presente. Forte per me lo scollamento tra neonato idealizzato e neonato reale : il pargoletto ha un suo temperamento e questo è quanto. Strilla - quando io ho sempre detestato le urla di mocciosi petulanti e insolenti - ha l'argento vivo addosso - tanto che spesso devo stargli dietro io per intrattenerlo - ecco, bello comunque scoprirsi creativi, sotto quest'aspetto - e richiede continuamente contatto fisico - fin troppo, persino per me che pure sono una coccolona ...
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Post n°277 pubblicato il 21 Settembre 2010 da unica_perla
Eh sì, il nostro E. ci ha sequestrati per un bel po' di tempo... Uscita domenicale al cinema, per visionare "La solitudine dei numeri primi", che ho più apprezzato come libro, che come film, anche se ha co-sceneggiato lo stesso autore del romanzo, Paolo Giordano. Mentre ieri sera, nonostante il periodo difficile del nostro pargolo, affetto da coliche, ho visto in televisione un bel film del 2004, con il mitico Denzel Washington, "Man on fire-Il fuoco della vendetta", film concitato e nervoso, come da recensione su Mymovies. Mi ha lasciato di stucco - ANCORA - l'assenza di scrupoli di certi esseri umani di fronte a vite sacre come quelle dei bambini... S. |
Post n°276 pubblicato il 23 Agosto 2010 da unica_perla
Settimane dure, dedite all'accudimento del nostro piccolo... Un abbraccio a tutti voi, p.s. Andremo in Toscana dal 2 al 18 settembre!!! |
Post n°275 pubblicato il 19 Luglio 2010 da unica_perla
Ineguagliabile qualsiasi fonte di gioia, all'arrivo di un bebè in famiglia... Adoro il mio E., e il padre con cui l'ho generato : spesso, a distanza di giorni - lui è nato il 12 corrente mese! - ci chiediamo ancora se sia davvero stato originato da noi :))) S. |
Post n°274 pubblicato il 08 Luglio 2010 da unica_perla
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Post n°273 pubblicato il 04 Luglio 2010 da unica_perla
Non mi piace affatto il Sistema socio-economico-politico del Paese dove viviamo. Mi espongo e rifletto su questo, a causa del bimbetto che sta per nascere che, come già ampiamente descritto dal giornalista Stella - ogni neonato ha 250.000 euro di debito pensionistico n.d.r.capitolo dal libro La deriva -, temo avrà da studiare strategie di elusione a questo Sistema... Amareggiata dalle difficoltà che abbiamo per vivere NON NEL LUSSO, ma decorosamente, osservo con tristezza come la middle class - la nostra, la mia - Tuttavia non mi faccio deprimere, confido nelle risorse di famiglia - spiacevole a dirsi, ma, pur nei conflitti e scomodità , alla fine la famiglia rimane un pilastro per questo Paese - e nella reale intelligenza dei pochi esseri umani perbene rimasti che hanno a cuore la collettività e il bene pubblico. S.
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Post n°272 pubblicato il 25 Giugno 2010 da unica_perla
... e sarà legge nella vita mia :) Testo E tu come lo sai che questi giorni miei
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Post n°271 pubblicato il 23 Giugno 2010 da unica_perla
Il giorno di Ognissanti del 1755 Lisbona fu Haiti. La terra tremò quando mancavano pochi minuti alle dieci del mattino. Le chiese erano piene di fedeli, i sermoni e le messe al loro apice… Dopo una prima scossa, la cui magnitudo i geologi oggi calcolano possa aver toccato il nono grado della scala Richter, le repliche, anch’esse di grande potenza distruttiva, durarono ancora l’eternità di due ore e mezza, trasformando l’85% delle costruzioni della città in macerie. Secondo testimoni dell’epoca, l’altezza dell’onda dello tsunami che ne risultò fu di 20 metri, causando 600 vittime tra la moltitudine attratta dall’insolito spettacolo del letto del fiume lastricato di relitti di navi là affondate nel corso del tempo. Gli incendi durarono cinque giorni. I grandi edifici, palazzi, conventi, colmi di ricchezze artistiche, biblioteche, gallerie di dipinti, il teatro dell’opera da poco inaugurato, che, bene o male, avevano resistito ai primi colpi del terremoto, furono divorati dal fuoco. Dei 275 mila abitanti che Lisbona aveva all’epoca, si crede ne siano morti 90 mila. Si racconta che all’inevitabile domanda “E adesso, cosa fare?”, il ministro degli Esteri Sebastião José de Carvalho e Melo, che più tardi fu nominato primo ministro, avrebbe risposto “Sotterrare i morti e prenderci cura dei vivi”. Queste parole, che entrarono subito nella Storia, furono effettivamente pronunciate, ma non da lui. Le disse un ufficiale maggiore dell’esercito, in questo modo spogliato del suo merito, come tante volte succede, a favore di qualcuno più potente. Sotterrare i suoi cento venti mila, o più, morti è quello che sta facendo adesso Haiti, mentre la comunità internazionale si sforza di prendersi cura dei vivi, nel mezzo del caos e della disorganizzazione multipla di un paese che anche prima del terremoto, da generazioni, già si trovava nello stadio di catastrofe lenta, di calamità permanente. Lisbona è stata ricostruita, anche Haiti lo sarà. La questione, per quanto riguarda Haiti, risiede nel come si deve ricostruire efficacemente la comunità del suo popolo, non solo ridotto alla povertà più estrema ma anche estraneo a un qualsiasi sentimento di coscienza nazionale che gli permetta di raggiungere da solo, con tempo e lavoro, un ragionevole grado di omogeneità sociale. Da tutto il mondo, da luoghi diversi, milioni e milioni di euro e di dollari si stanno riversando su Haiti. I rifornimenti sono arrivati in un’isola in cui mancava tutto, o perché perso nel terremoto, o perché non c’è mai stato. Come per un intervento di una divinità particolare, i quartieri ricchi, in confronto con il resto della città di Port-au-Prince, sono stati poco colpiti dal sisma. Si dice, e a giudicare da quello che è successo a Haiti ci pare certo, che i disegni di Dio siano imperscrutabili. A Lisbona le preghiere dei fedeli non hanno potuto impedire che i tetti e le mura delle chiese gli cadessero addosso schiacciandoli. A Haiti neanche la semplice gratitudine per aver avuto salva la vita e i beni senza aver fatto nulla per meritarlo, ha mosso i cuori dei ricchi verso la disgrazia di milioni di uomini e donne che non possono neanche fregiarsi del termine di compatrioti perchè appartenenti al più infimo dei livelli della scala sociale, ai non-esseri, ai vivi che sono sempre stati morti perchè la vita piena gli è stata negata, schiavi erano dei padroni, schiavi sono delle necessità. Il cuore del ricco è la chiave della sua cassaforte. Ci saranno altri terremoti, altre inondazioni, altre catastrofi di quelle che chiamiamo naturali. Abbiamo il riscaldamento globale con le sue siccità e le sue inondazioni, le emissioni di CO2 che solo perchè obbligati dall’opinione pubblica i governi si rassegneranno a ridurre, e forse è già all’orizzonte qualcosa a cui sembra nessuno voglia pensare, la possibilità di una coincidenza di fenomeni causati dal riscaldamento con l’avvicinarsi di una nuova era glaciale che coprirebbe di ghiaccio mezza Europa e che adesso starebbe dando i primi e ancora benigni segnali. Non succederà domani, possiamo vivere e morire tranquilli. Ma, lo dice chi sa, le sette ere glaciali attraverso cui il pianeta è passato fino a oggi non sono state le uniche, ce ne saranno altre. Nel frattempo, guardiamo verso Haiti e verso le altre mille Haiti che esistono al mondo, non solo quelli che sono praticamente seduti su instabili faglie tettoniche per cui non c’è una soluzione possibile, ma anche verso quelli che vivono sul filo del rasoio della fame, della mancanza di assistenza sanitaria, dell’assenza di una istruzione pubblica soddisfacente, dove i fattori propizi allo sviluppo sono praticamente nulli e i conflitti armati, le guerre tra etnie separate da differenze religiose o da rancori storici la cui origine ha finito per essere dimenticata in molti casi, ma che gli interessi odierni si ostinano ad alimentare. L’antico colonialismo non è scomparso, si è moltiplicato in diverse varianti locali, e non sono pochi i casi in cui i suoi eredi immediati sono state le stesse elite locali, vecchi guerriglieri trasformati in nuovi esploratori del loro popolo, la stessa ingordigia, la crudeltà di sempre. Sono queste le Haiti che vanno salvate. C’è chi dice che la crisi economica sia venuta a correggere la traiettoria suicida dell’umanità. Non sono molto sicuro di questo, ma almeno che la lezione di Haiti possa servire a tutti noi. I morti di Port-au-Prince sono andati a far compagnia ai morti di Lisbona. Non possiamo fare più nulla per loro. Adesso, come sempre, il nostro dovere è di prenderci cura dei vivi. Mi piace ricordare così Josè Saramago, scrittore scomparso la scorsa settimana, che mi sono sempre ripromessa di approfondire. Ho trascritto una pagina dal suo blog, datata 8 febbraio 2010. Mi trova concorde nell'amara riflessione sulla crisi, e sulla necessità di occuparsi, come sempre, dei vivi, di coloro che sono rimasti, che rimangono... S.
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Post n°270 pubblicato il 19 Giugno 2010 da unica_perla
Auguri di serena permanenza in questo variegato mondo web ... S. |
Post n°269 pubblicato il 17 Giugno 2010 da unica_perla
Oggi mi dedico questo pezzo, molto legato ai miei anni di singletudine - dal 2003 al 2009, praticamente! - in cui amavo parlare con le amiche della mia situazione...per poi tornare a casa e godermi la quiete che poteva sempre trasformarsi in inquietudine.... :) S.
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Post n°268 pubblicato il 14 Giugno 2010 da unica_perla
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Post n°267 pubblicato il 06 Giugno 2010 da unica_perla
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Post n°266 pubblicato il 05 Giugno 2010 da unica_perla
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Post n°265 pubblicato il 31 Maggio 2010 da unica_perla
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