Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Mia nonna, questa nonna, è nata a Napoli nel 1911. Uso un presente letterario perché in effetti saranno almeno vent'anni che è morta, sei mesi esatti dopo la scomparsa del marito. Il che è particolarmente strano tenuto conto che per tutta la vita si scazzarono così furiosamente e in modo talmente pervasivo da suscitare seri dubbi sulla natura dei circostanze nel corso delle quali gli riuscì di concepire 4 figli. Che insomma, come minimo vuol dire che almeno 4 volte nella vita devono essere rimasti in prossimità l'uno dell'altro quel minimo richiesto dalla natura affinché questa potesse fare il suo corso. E se voi li aveste conosciuti, la cosa non avrebbe mancato di sorprendervi tanto quanto ancora oggi stupisce me.
E comunque. Era un donnino di poche pretese concettuali ma di sconfinate ambizioni sociali. Culturalmente risultava un po’ lacunosa. In compenso era del tutto priva di inibizioni nell‘esternare il suo pensiero, con il risultato di rendere pubbliche certe clamorose puttanate che ancora oggi allietano fino alle lacrime in nostri intimi ricordi familiari. A parte questo le piaceva fare vita da signora, ed era una qualità che le apparteneva intrinsecamente, per diritto di nascita. Ci sono persone che vengono al mondo con un'idea precisa della collocazione sociale che gli compete, e che cominciano a rivendicarla molto prima di averla raggiunta, o, al limite, anche molto dopo averla definitivamente persa. Lei era così: nasceva altoborghese negli intenti. Famiglia molto comme-il-faut, a partire dalle pretese per arrivare fino alle intime fibre della biancheria ricamata. Per quello che ne so, negli anni ‘40 una serie di sventure familiari avevano fatto di lei e delle sue otto sorelle l'immagine stessa della borghesia decaduta, quella che simulava benessere passeggiando lungo il Corso senza sapere dove trovare una pagnotta da mettere in tavola per la cena. Un genere molto letterario, a modo suo, anche se non credo ne fossero consapevoli. Poi crescendo - perché pare che le signorine M. fossero tutte delle gran belle ragazze - investirono con intelligenza nella borsa matrimoniale, per cui a partire dal dopoguerra la famiglia, trasferita pressoché in blocco a Roma, finì per raggiungere la posizione a cui puntava fin dall’inizio, e ad arrivare forse perfino un po’ più in alto di quello che aveva sperato.
Degli anni di Napoli nonna mi faceva spesso la cronaca delle serate a teatro da cui traeva un unico beneficio, che poi era anche la ragione che la motivava ad andare: vedere il Re e la Regina che con la straordinaria, leggiadra eleganza che è propria solo delle persone di rango, salutavano con rigida degnazione il pubblico in sala prima dell’inizio dello spettacolo. A settant’anni da quegli episodi dell’allestimento scenico non ricordava granché. Ma i sovrani d’Italia quelli no, non se li è più dimenticati.
Perché mi torna in mente oggi? Perché ho letto quest’intervista qui sulla scia degli ultimi noti eventi. E già che c’ero ho dato anche un’occhiata alla biografia di questo irrecuperabile minchione che sta sovvertendo ogni pronostico di cialtroneria perfino in un paese noto per la generosità con cui applica il francescano talento dell’indulgenza.
E ancora una volta - ma devo averlo già scritto parlando del Principe di Piemonte e Venezia - mi sono ritrovata chiedermi: tenuto conto della misura in cui questa dinastia in generale, e il suo ultimo erede in particolare, rappresentano con efficacia mimetica la natura profonda dell’italianità - che è volgare, inconcludente, vacua, superficiale e trombona, furbetta e ignorante, incostante e talmente egoriferita da non contemplare nemmeno l’ipotesi di impegnarsi in occupazioni alternative all’esegesi del proprio regale ombelico - non è stupefacente che siamo riusciti a toglierci dai coglioni almeno sotto il profilo istituzionale?
Ad ogni buon conto però restiamo un filino sull’avviso, ok?
Perché gli italiani, tra le altre cose, sono anche piuttosto volubili. La difesa della Costituzione repubblicana visibilmente non è il primo dei loro interessi. E ripensarci può essere questione di un attimo. Specie dopo un simile, brillante piazzamento.
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