Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Questa qui è Beth Ditto, ed è una cantante. Non so perché da un po’ di tempo me la trovo sempre citata di straforo di qua o di là. Siccome quello che so io di musica lo puoi scrivere serenamente su un francobollo, è strano che mi capiti, tanto più che non è celeberrima. Gode di un vasto credito in certi ambienti musicalmente periferici. Quelli che preferiscono tenersi distanti dalle grandi etichette discografiche perché amano la musica, la amano sul serio, e non hanno voglia di andare a fare i pupazzi da gossip a qualche stronzo mtv awards. Credo che nel giro la chiamino indie music, o indie rock.
Ma lasciamo stare, che non è questo il punto. Il punto è che Beth Ditto passa per essere molto anticonformista. In effetti basta darle un’occhiata per capire che non ci tiene ad essere omogeneizzate alle barbie da passerella. Da qualche parte in un’intervista ho letto che certi giorni in cui le pare di essersi tenuta troppo leggera, fa uno sforzo anche se non ha voglia, e ingurgita una porzione da mezzo chilo di gelato tanto per essere sicura di mantenere il suo peso. In più è il tipo che non fa mistero di avere gusti polisessuali, di non amare lavarsi, depilarsi, o dedicarsi ad altre attività che giudica perversamente figlie di una dittatura culturale in cui non si riconosce.
Io questo lo apprezzo. Personalmente non sento la necessità di fare cose altrettanto estreme, ma va da sé che se mi chiedete chi preferisco buttare giù da una torre tra lei e Britney Spears, non c’è storia. Mi sembra che lei almeno abbia qualcosa da dire, mentre Britney Spears sarebbe capace di rendere catalettico dalla noia anche un ragazzino autistico.
Quello che mi ha sorpreso quindi è stato osservare un po’ più da vicino questa copertina, dove è apparsa nuda l’anno scorso. Perché è vero che ha un fisico non standardizzato. Ma è vero anche che la foto è pesantemente ritoccata. Una donna di 35 o 40 chili in sovrappeso non è solo più larga come appare lei. E’ molle. E’ bucherellata. E’ cadente. Trentacinque chili in più non si limitano ad alterare il profilo del tuo corpo, ma lo sgranano, lo fanno smottare a valle. Se a te sta bene lo stesso, hai tutta la mia ammirazione. Lì dove non capisco il senso di questa operazione però è nel ritocco. Perché si raggiungono le vette del surrealismo puro. Ti fai fotografare nuda malgrado tu non corrisponda a uno standard – bene – per dimostrare che si può essere donne e stare bene con se stesse anche senza imporsi un fisico extraterrestre empiricamente praticabile solo tramite photoshop e/o abbondante cocaina – benissimo – non fai nulla per nascondere le tue rotocicce ma anzi ti metti di profilo per evidenziarle e sbatterle in faccia ai plotoni di anoressiche frigide da copertina – fantastico! – e poi acconsenti al ritocco fotoscioppato che allisci tutti quei rotoloni come palle di Natale e che gli dia la consistenza innaturale di un blob in luccicosa pasta di mandorle?
Cadere proprio a un passo dal traguardo. Mi ero illusa che si potesse fare qualcosa di più. Che vi devo dire: non mi pare bello, ecco.
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