Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 10/10/2011

Grandpa(1) - Oliver Twist 'ncopp' 'o Vesuvio

Post n°719 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da middlemarch_g
 

grandpa(intro)

Mio nonno, a vederlo da fuori, era l'immagine sputata del self-made man. Ma non era sempre stato così.

La sua famiglia era originaria di Salerno. Lui, come usava a quei tempi di italiche e feconde fattrici, era il secondo o il terzo di cinquemila fratelli. Sua madre si chiamava Teresa, e suo padre, Riccardo, era maestro di musica. Quando voglio misurare la distanza di tempo che separa il nostro mondo da quello non troppo lontano dei vecchi che abbiamo conosciuto, mi viene spontaneo pensare soprattutto all'oceano delle reciproche distanze di contesto. All'epoca in cui mio nonno nasceva - era il 1911 - una famiglia con cinquemila figli poteva campare con l'unico stipendio del capofamiglia. Non solo. Quando il capofamiglia faceva un lavoro intellettuale di livello medio-alto come quello del mio bisononno, poteva perfino campare bene.

L'unica controindicazione consisteva nel fatto che il Welfare era ancora di là da venire, e se per caso si verificava qualcosa di imprevisto - una svolta brusca del destino, uno scivolone difficile da prevedere - in un lampo si poteva passare dal relativo benessere alla miseria più nera, declinata secondo certe derive sventurate che se volessi trovarne di simili al di fuori della mia famiglia, mi toccherebbe rileggere l'opera omnia di Dickens. Insomma, pensate a mio nonno come la Piccola Dorritt della costiera amalfitana.

Nel caso in questione la faccenda fu che mentre tutta la famiglia risiedeva a Palermo, dove il mio bisnonno aveva la cattedra d'arpa al conservatorio e dove mio nonno stesso era nato, sia lui che certo numero dei cinquemila figli, morirono di febbre spagnola. La bisnonna Teresa con il resto della famiglia dovette tornare in Campania, e privi di qualsiasi forma di sostentamento, sprofondarono tutti nella miseria più nera. Molti dei figli maschi finirono in collegio, collegio per nullatenenti, cioè paraformatorio; e mio nonno in particolare, con un paio dei cinquemila fratelli, fu costretto a passare diversi anni a Perugia. Di quell'esperienza, che io sappia, da adulto non parlò mai con nessuno, cosa per la quale non occorre scomodare Melanie Klein. Non credo sia stato un periodo molto felice.

Tuttavia per quell'epoca era già relativamente grande, credo avesse intorno ai 12 anni, e un po' per i diversi parametri di maturità, un po' il fatto che era il tipo capace di assumersi l'onere di un ruolo, non se ne lamentò mai. Tra l'altro per moltissimi anni dopo esserne uscito, continuò a mandare soldi a quell'istituto. Magari gli piaceva l'idea di contribuire a mettere il pane in tavola per tanti sfortunati come lui. La fame e il freddo sono quel genere di cose che contribuiscono parecchio a rendere perseveranti i ricordi.

oliver twist

 
 
 

Grampa(intro)

Post n°718 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da middlemarch_g
 

I traslochi, si sa, hanno una dimensione metafisica. E' quella che si scatena quando, nell'ansia di evitare di trascinarti dietro un Annapurna di carte che sai per certo che non ti serviranno mai più nella vita, cominci a rovesciare cassetti e faldoni, e ti imbatti in tutta una serie di tracce e indizi della persona che eri in un lontano passato. E la verità è che nessuno fa mai volentieri il RIS di se stesso. Tuttavia in qualche modo bisogna fare ordine e ricostruire la propria fisionomia conciliando il passato in cui non ti riconosci con il presente di quello che sei. In caso contrario ti tocca la deriva cognitiva paranoide, e devi stare attentino perché passare da quella alla schizofrenia può essere questione di un attimo.

Mi sono imbattuta in mio nonno. Più esattamente, mio nonno mi è apparso nel quaderno con la fantasia scozzese a scacchi verdi e grigi che mi consegnò poco prima di morire più di vent'anni fa. Aveva un progetto, mio nonno, e ancora oggi non so dire esattamente se l'abbia realizzato.

Io invece ho capito che era ora di cominciare a raccontare la sua storia. Volevo farlo da tanto e poi metterla lassù in alto a destra, dove c'è il racconto della pastiera di mia nonna e del matrimonio di mio padre, perché lo so che con le radici tocca sempre fare i conti e non intendo sottrarmi alle mie responsabilità.

Solo che con mio nonno non posso cavarmela con un post. Sarebbe come voler comprimere un tonno intero in una scatola di sardine. Allora lo faccio a puntate, tanto il blog è mio e voglio vedere se qualcuno si oppone. In effetti sarebbe meglio se fosse una storia unica e potesse essere letta tutta insieme. Ma questo è un blog e ha i suoi limiti. Non è che qui possiamo fare miracoli.

Per cui mi sa che stavolta ci accontentiamo del romanzo d'appendice. 

 
 
 

De consolatione philosophiae

Post n°717 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da middlemarch_g
 

Il mio primo nipote acquisito - questo bietolone qua - è ormai a un passo dai diciotto anni, e sta per prendere la patente.

Ieri a pranzo gli domando: sei preoccupato per l'esame?

E lui: no, sono sereno. Ho fiducia nel Ministero dei Trasporti.

Il giustizialismo sta davvero penetrando fin nelle più intime fibre della società civile.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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