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Post n°59 pubblicato il 19 Settembre 2013 da give_it_to_me
 

A volte mi sembra che i blog siano solo una vetrina, una versione tecnologica dello specchio della matrigna di Cenerentola, o del laghetto in cui si rimirava Narciso.

Soddisfano per alcuni il bisogno di sentirsi dire quanto sono profondi o quanto sono diversi dalla massa, però se lo vogliono sentir dire dalla massa. O comunque da persone sconosciute, con le quali non hanno niente a che fare e con le quali non hanno intenzione di sviluppare alcun tipo di relazione reale.

C'è qualcosa di profondamente malato e sofferente in questo.

E anche sulla definizione di malattia, una precisazione: io non la uso per categorizzare o distinguere nettamente i sani dai folli. Come la psichiatria degli albori. Quella che metteva i matti in manicomio perchè tanto erano diversi e inevitabilmente orientati a non poter condurre la vita "normale".

Secondo me siamo tutti uguali. Potenzialmente sani ma in qualche modo sofferenti e quindi bisognosi di apprendere modi e sviluppare risorse che ci aiutino a contrastare la sofferenza quando si presenta (e si presenterà senz'altro, prima o poi, statene certi) nella nostra vita.

Che sia fin dalla nascita, facendoci crescere in un ambiente poco accogliente e poco adatto allo sviluppo e all'educazione di sane abitudini e capacità umane (quella di amare, sentendoci amati e quella di realizzarci, sentendoci riconosciuti nel nostro valore e nelle nostre peculiarità). Che sia lungo il percorso, sotto forma di prove, di crisi, di lutti e perdite importanti, di malattie o cambiamenti di contesto o di cornice.

Oppure la sofferenza può presentarsi sotto forma di logoramento prodotto dalla vita quotidiana, stress, lotta per trovarsi un lavoro o una casa o pagare le bollette, o solitudine (non è facile oggigiorno trovare una persona che ci voglia bene, che conosca e sappia applicare il concetto, o degli amici fidati) oppure paura di aprirsi agli altri.

Allora, quando la vita ci presenta un gradino, un crepaccio, un ponte tibetano, una parete da scalare..potrebbe arrivare la sofferenza. Mica tutti siamo provetti arrampicatori, atletici alpinisti o appassionati di scalinate che diamine! E noi come la affrontiamo? come la superiamo?

Magari è già arrivata, la sofferenza, nelle nostre vite. E noi come l'abbiamo affrontata? come la stiamo gestendo?

A volte mi sembra che veniamo qui, su internet, a scrivere cose profonde sperando in un applauso. A dire che siamo speciali, anche se non ne siamo sicuri. A sputare sentenze su quelli che (secondo noi) non lo sono (speciali). A dire che a noi la sofferenza non ci tocca (nel senso che non ci frega di quella degli altri? o che ci consideriamo immuni anche dalla nostra, solo perchè magari ne abbiamo già avuta una quota parte nella vita?) e che consideriamo bastante la nostra vita e non abbiamo bisogno di niente e di nessuno. Che crediamo nello scambio, ma non vogliamo andare oltre alla chat e alle mail.

A me dispiace sempre della sofferenza altrui. Forse perchè mi dispiace della mia. E credo nella scrittura, nella comunicazione, come forme di consapevolezza e di condivisione. Consapevolezza per me e condivisione con i miei simili.

Quando scrivo provo a capire e capirmi più a fondo. In fondo la scrittura è una forma antica di "terapia".

Dicono sia più efficace come terapia la scrittura carta e penna, con il foglio bianco davanti e la mano che ad un certo punto scrive senza il controllo razionale, guidata da quell'ancestrale saggezza (la nostra coscienza) dell'Anima che viene anch'essa da lontano, dalla caverna del mito platonico dove le anime in attesa di vivere venivano assegnate ad un corpo che consentiva loro di nascere all'esperienza del mondo terreno e ad un filo, più o meno lungo, che le Moire filavano e alla fine recidevano.

Tuttavia, io trovo che anche la videoscrittura possa assolvere ad un compito di incremento dell'autocoscienza e della lucidità, perchè quando leggiamo quello che abbiamo scritto possiamo a volte vedere le cose da un altro punto di vista, assumendo quello di un osservatore esterno, meno coinvolto se di solito lo siamo troppo, oppure più coinvolto se tendiamo ad esserlo poco.

Per quanto riguarda la comunicazione e la condivisione, invece, qui in chat ho trovato poche persone che puntino a questa forma elevata di relazione con gli altri esseri umani. Forse non ne sono capaci? Forse la praticano in scomparti separati della loro vita, che evidentemente vivono per compartimenti stagni e dissociati, non integrati e comunicanti (scusate il gioco di parole)? non saprei.. Ciò nonostante, quelle rare volte in cui è stato possibile, l'incontro anche solo spirituale o mentale con loro è stato arricchente.

Qualche volta è stato un incontro anche emotivo, ma ho notato che spesso questo livello di contatto tende a spaventare chi non è capace di gestire le emozioni e quindi rifugge subito lontano da una condivisione affettuosa, anche quando in prima persona ne è stato facilitatore e consapevole attore. Credo che queste fughe abbiano a che fare con il particolare impatto e la poderosa spinta che le emozioni esercitano sulla nostra volontà, orientandoci all'azione reale e quindi al contatto nella vita quotidiana con le persone che per tutt'altri motivi (difensivi, pregiudizievoli, ecc.) vorremmo a priori relegare in un compartimento stagno virtuale.

Anche a me a volte capita di spaventarmi, difendermi e avere pregiudizi. Dunque magari non subito, ma riflettendoci, tendo a riconoscere una paura, una difesa o un pregiudizio quando lo vedo messo in atto. Che sia da parte mia o di qualcun altro.

Mi è capitato anche di aggredire o di risultare insistente o aggressiva per paura, per difesa o per pregiudizio. A volte anche solo perchè volevo capire e non conoscendo l'altra persona non riuscivo a interpretare un silenzio o un gesto o una contraddizione o altro. Di solito provo a rimediare al mio comportamento, se ritengo di aver sbagliato o se anche soltanto osservo che non è stato compreso. Credo che la capacità/volontà di riparare sia anch'essa molto rara. Più comodo è dileguarsi senza fare fatica, spiegarsi, provare a comprendere, mettersi in gioco. La superficialità è più a buon mercato.

Maledetta voglia di capire, di vivere, di condividere! a volte mi frega.. Qualche ancor più rara volta, l'incontro è stato reale. E lì non si può mistificare, non si può mentire, non ci sono vetrine, nè specchi incantati, d'acqua o di vetro.

Dimenticavo: io credo nella realtà. E quindi nella condivisione reale.

Commenti al Post:
elektraforliving1963
elektraforliving1963 il 19/09/13 alle 10:36 via WEB
Questo è uno dei più bei post che io abbia letto nell'ultimo anno...un inchino...elek
 
 
give_it_to_me
give_it_to_me il 19/09/13 alle 17:49 via WEB
Ti ringrazio della lettura..ho fatto qualche integrazione oggi pomeriggio..mi piacerebbe sapere cosa ci hai trovato, al di là del complimento, di interessante e perchè.
 
elektraforliving1963
elektraforliving1963 il 23/09/13 alle 13:37 via WEB
Ma nel complesso direi che mi ha colpita per il contenuto che oltre ad essere personale (Tuo) sicuramente condivisibile da molte persone...e sicuramente una pagina di virtuale realtà ambita e vissuta da Te a prescindere da ciò che può scaturire del lettore...insomma mi piace ecco...senza me e senza se....un saluto...Elek
 
benjamin_longbow
benjamin_longbow il 01/12/13 alle 02:35 via WEB
Trovo il tuo blog interessante, scrivi un sacco di cose vere. Post molto lunghi, non e' facile leggerli, serve uno sforzo di volonta' il che probabilmente ti priva di un buon numero di potenziali lettori. In bocca al lupo.
 
 
give_it_to_me
give_it_to_me il 01/12/13 alle 09:10 via WEB
La capacità di applicare la volontà a qualcosa è l'unico indizio di un minimo di autocoscienza. E la consapevolezza è la qualità rara ma fondamentale sulla base della quale prendo in considerazione eventuali scambi, confronti, affinità. Del resto i miei post non sarebbero comprensibili da "tutti" e io stessa non li scrivo per avere dei followers.. grazie della tua attenta lettura e del tuo commento. Barbara
 
   
benjamin_longbow
benjamin_longbow il 01/12/13 alle 10:24 via WEB
L'avevo intuito, ma il mondo digitale e' un mondo cannibale, mangia la volonta' e rende solo le briciole. Buona giornata.
 
     
give_it_to_me
give_it_to_me il 01/12/13 alle 14:30 via WEB
La volontà non può essere cannibalizzata, non è edibile. In quanto è collegata alla coscienza è libera di essere o non essere applicata..ma anche non volere, non scegliere, è un atto di volontà. Chi viene qui a farsi rosicchiare coscienza e volontà ottiene l'effetto voluto, nulla di più. Se rimangono le briciole è perchè entrambe avevano consistenza friabile e piuttosto disaggregata.
 
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