Creato da mjago il 09/12/2007

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Dodici settimane e mezzo e un pomeriggio al mare

Post n°51 pubblicato il 25 Maggio 2008 da mjago

“ La memoria è fragile e il corso di una vita è molto breve e tutto avviene così in fretta, che non riusciamo a vedere il rapporto tra gli eventi, non possiamo misurare le conseguenze delle azioni, crediamo nella finzione del tempo, nel presente, nel passato, nel futuro, ma può darsi che tutto succeda simultaneamente”
(Isabel Allende – La casa degli spiriti)

Estate 2007…
Davanti alla fermata di un tram di una delle principali arterie della nostra Capitale, due giovani ragazze aspettano che passi il “14”. Fa caldo, molto caldo, troppo caldo in quella estate romana. Le due ragazze sono lì, accaldate, hanno quasi la stessa età, poco più che vent’anni, ma appaiono molto diverse.
Una è alta, carnagione chiara, con una cascata di capelli ricci neri, vestita con una maglietta a polo ed un paio di jeans. L’altra è sensibilmente più bassa, di carnagione più scura, capelli castani finissimi, come fili di rame. Due occhi grandi le riempiono un viso tondo e solare. Anche lei porta jeans, accompagnati da una maglietta girocollo che trattiene a stento la “gioiosa esplosione del suo petto”. A tutta quella “generosità” non si è mai abituata, quanto imbarazzo, quasi un po’ di vergogna nel sentirsi sempre, maliziosamente, osservata.
Quel tram non vuole arrivare, e lei si scoccia. Succede sempre così, ragazza impaziente, volitiva, un poco mascolina nei modi e nei gesti, burrosa creatura metropolitana dall’aria, avvolte, austera. “Ma che ora saranno? ”, apre la borsetta nera e inizia a frugare…

Ho sempre “invidiato” la borsetta alle donne. Quanto è comoda, quante cose che ci si possono mettere dentro: chiavi, portafogli,portamonete, agendine, penne, matite, cellulari. Ed è bello frugare nelle borsette delle ragazze, curiosare, scoprire i segreti, indovinare chi si ha davanti rovistando dentro quel personalissimo contenitore. Adoro coglierle di sorpresa:
“Mi fai dare un’occhiata?”
E loro stupite, cedono, quasi sempre, ed assecondano così la mia “morbosa” curiosità! Le borsette delle donne sono il regno del caos e del disordine, un mondo magico e irrazionale, pieno di sogni e sorprese, luogo poetico dove fazzoletti appallottolati si fanno compagnia con ammuffite caramelle, dove “provvidenziali pannolini” chiacchierano con vecchie penne dall’inchiostro asciutto che non sognano altro che il momento in cui torneranno a correre su bianchi fogli di carta. In quelle borsette ci sono loro, le donne, con tutta il loro mistero, che le rende così, straordinariamente, uniche.

Finalmente ecco il tram! Sono due addirittura! Che fortuna, meno gente, più comodità, meno promiscuità nauseabonda.
Una volta salite, mentre la “riccia” oblitera diligentemente il suo “titolo di viaggio”, la “liscia”, come al solito, se ne infischia, si siede, occupa un posto per l’amica e spera che anche questa volta, senza biglietto, la riesca a fare franca.
La loro fermata di arrivo non è molto lontana. Poco prima si alzano e si avviano verso l’uscita. La ragazza dai capelli lisci è contenta, per l’indomani è previsto il ritorno a casa, nella sua terra, dal suo mare. Non ama Roma, non l’ha mai capita, la sopporta con fastidio, troppo grande, troppo caotica, troppo rumore paragonato al silenzio della sua isola, nella quale ,avvolte, si riesce anche a non sentire l’assordante rumore dello scorrere del tempo. E mentre era lì immersa nei suoi pensieri, all’improvviso, un rumore sordo cancella tutto. Si sente proiettata in avanti e cade rovinosamente a terra insieme alla sua amica. Gli occhiali volano e l’aria si riempie di urla e imprecazioni. Quei due tram arrivati insieme, una fortuna avevano pensato, si trasformano in una sfortuna, tamponandosi tra di loro e mandando all’ospedale le due giovani ragazze! Per fortuna niente di rotto! Solo una partenza rinviata, un paio di occhiali nuovi e qualche giorno in compagnia di un fastidioso collare ortopedico…


Autunno 2007…una telefonata
- Ciao Mjago! Ti disturbo? (Alice)
- Ciao Alice , se mi disturbassi non ti avrei risposto (Mjago)
- Sei a lavoro? (Alice)
- Si, tu dove sei? (Mjago)
- Si sente subito quando sei a lavoro, hai una voce “professionale”? (Alice)
- Professionale? (Mjago)
- Si e poi non fai lo scemo! (Alice)
- Vabbè e tu dove vai? (Mjago)
- Io vado a fare ginnastica posturale! (Alice)
- Ginnastica posturale? (Mjago)
- Si, non ti ricordi? Male male, allora non mi ascolti! (Alice)
- Si aspetta mi ricordo e per via dell’incidente di questa estate! Ma ti farà bene questa ginnastica? (Mjago)
- Si, dopo il collo e la schiena vanno molto meglio, come è andato il tuo pomeriggio? (Alice)
- Le solite lamentele dei clienti, non sono mai contenti! (Mjago)
- Secondo me fai il filo a qualche signora! (Alice)
- Cara Alice, non faccio mica il “gigione” con tutte! (Mjago)
- Lo fai solo con me? (Alice)
- Ma con te tanto è inutile! (Mjago)
- Perché? (Alice)
- Mi hai già detto che non sono il tuo “tipo”! (Mjago)
- Ancora con questa storia? E tu mi hai detto che non sono la tua “tipa”! (Alice)

E si, io non ero il suo “tipo”, e lei ,forse, non era la mia “tipa”. Ma per fortuna ci siamo incontrati, naufraghi in mezzo alla “tempesta”. Siamo stati “scialuppa” l’un per l’altro e ci siamo aiutati, abbiamo remato insieme per uscirne fuori, per non esserne sopraffatti, ci siamo consolati e voluti bene.
Per dodici settimane e mezzo.
Fino a quel pomeriggio al mare, dove, finita la tempesta, arrivati a riva ci siamo salutati e inconsapevolmente, o forse no chissà, ognuno aveva già deciso di prendere un’altra strada.

 
 
 
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