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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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Messaggi di Maggio 2021
La finanza pubblica deve essere sana, il debito pubblico deve essere ridotto!
L'arroganza di chi amministra deve essere combattuta e controllata!
Certa popolazione deve ancora imparare a lavorare invece di vivere di sussidi pubblici!
L'aiuto ai paesi stranieri deve essere diminuito per evitare il fallimento di Roma.
Adesso, sono certo, vi piacerebbe sapere in quale contesto, da chi e quando sono state pronunciate queste frasi così corrispondenti ad una realtà che tutti noi conosciamo.
Ebbene, il contesto dove sono rimbombate queste precise accuse, è il senato di Roma.
L'anno in cui è stata vigorosamente espressa la pungente reprimenda, è il 55 A.C.
Infine, il signore che con tanto calorosa e sofferta spinta emozionale, ha pronunciato la severa orazione, è tale Marco Tullio Cicerone.
Sono passati appena 2067 anni e le cose, da allora, non sono poi tanto cambiate!!!
Ancora una dimostrazione delle debolezze umane: la storia non insegna e i posteri non imparano!!!
Questo è un mio post pubblicato su LIBERO il 22 giugno 2012. Pertanto: 2067+ 9 fanno 2076 anni da quel memorabile giorno. Secondo voi e pongo la domanda: "Riscontrate differenze tra i due momenti storici? Oppure ritenete che non sia cambiato granché da allora? Ecco, facciamo noi i posteri...così tanto per regolarci come sarà il futuro di questo paese.
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Comincio a scrivere e volgo la testa spontaneamente a sinistra della mia scrivania: eccola là in alto, ben in vista nella libreria, la mastodontica Enciclopedia Treccani ben allineata con i suoi 14 volumi, in alto ormai da tempo, non più a portata di mano come una volta. Sembra che soffra, sembra in castigo e come un bimbo in punizione, è là che aspetta di essere perdonata per la marachella che non ha mai compiuto. Non meritava la posizione più lontana, se volessi prendere un volume dovrei usare lo scalino per raggiungerlo, ma perché dovrei? Ormai la sua condanna è in atto: il web l'ha relegata lassù, no io, non lo avrei mai fatto e lei sa quanto io e la mia famiglia l'abbiamo sfogliata, passata di mano in mano; i mei figli poi, nonostante le loro enciclopedie e i loro tanti dizionari posti nelle loro librerie nate nelle loro stanze, spesso mettevano in opera la ricerca sulla Treccani: un nome, una garanzia senza togliere niente alle altre opere preziose di altri noti editori. Un must la nostra Enciclopedia per antonomasia, oggi credetemi ogni volta che guardo lassù...mi intristisco e mi si inumidiscono gli occhi. Presumo sarete messi più o meno come me, la rete è là davanti agli occhi e non ho bisogno né di alzarmi dalla mia poltrona e men che mai, dello scalino. Duro prezzo da pagare, ma tant'è, dovuto e necessario per necessità impellenti e urgenti. Questa lunga introduzione è per riferirvi che la Treccani abbia portato a termine la nota rivoluzione lessicale che da tempo era prevista, specie dopo le proteste nate sulle definizioni scorrette che riguardavano le donne. Scrissi tempo fa su questo argomento, anzi elencai tutti i dizionari dove comparivano spregiative definizioni sul sostantivo DONNA. Insomma, un lavoro che riguarda il Dizionario on line, dove appunto si rilevava il mancato aggiornamento richiesto a gran voce. Si avvertiva un clima, un'atmosfera vecchia e secolare di cultura maschilista ormai ricorrente, per quanto concernesse la donna. Un miscuglio di retaggio e misoginia duri da rimuovere nel tempo. Ora ci siamo, i dirigenti hanno fatto un ottimo lavoro, onore e merito a loro. Pertanto scompare quella subalternità al sesso maschile, viene messa in risalto l'indipendenza della donna e la sua piena facoltà di essere non più schiava di sinonimi offensivi. Ahimè, il "cartaceo" non sarà aggiornato per i posteri che spero si faranno due risate sulle nostre limitate cognizioni antropologiche.
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Desidero parlarvi di amanti, di un uomo e una donna che si amano al di fuori di un contesto "familiare" dove uno di loro sia con un coniuge: "Chi ha una relazione amorosa extraconiugale o segreta" così la Treccani definisce il sostantivo amante. Mi sembra quindi evidente che non parliamo di relazione breve, improvvisa e legata a una circostanza limitata, roba da una botta e via, tanto per capirci! Siamo alla relazione vera, sincera e trascinata da tempo in condizioni occulte, no visibilmente mostrata e volutamente tenuta nell'oblio per la presenza di un coniuge che non avrebbe meritato codesto trattamento. Quindi parlo dell'uomo fedifrago sposato che intrattiene da tempo un rapporto con un'altra donna di cui sia molto innamorato e ricambiato con lo stesso ardore. Ecco, amanti nel vero senso del vocabolo, una coppia ombra, con rapporti continui e prestabiliti, si amano e vanno avanti nella speranza di costruire insieme un futuro alternativo. La loro vita decisamente uguale a tante altre coppie sposate, l'unica variante è il tempo che trascorrono insieme: di questa coppia desidero parlarvi poiché loro trascorrevano tre giorni insieme, e lui passava quattro giorni in famiglia. Ora il problema imporrebbe delle domande semplici: "Perché non chiudere la relazione con la moglie, dividersi e unirsi alla luce del sole con l'amante? Perché rimanere prigionieri dei loro sentimenti genuini, sinceri e realmente affettivi? Era forse innamorato veramente di entrambe e incapace di scegliere? Non stiamo parlando di un triangolo come tanti: lui, lei e l'altro, siamo a trattare coppie a tutti gli effetti, bilanciate e distribuite equamente: una ufficiale consacrata dal rito del matrimonio e l'altra? Come definirla? Ecco che giunge il giorno in cui lui, un operaio torinese di 39 anni, muore improvvisamente in un incidente automobilistico. La polizia stradale riesce a contattare una donna (l'amante) che si precipita sul posto per l'opportuno riconoscimento e la moglie raggiunge il luogo con ritardo perché era fuori città. In quella maledetta circostanza le due donne si incontrano per la prima volta e il colpo di scena almeno per la signora sposata con il defunto, è terribile. Tutto ciò è avvenuto nell'ottobre del 2020, ma oggi si è giunti ad una definizione stravolgente per tutti coloro coinvolti: le due donne saranno risarcite dall'Assicurazione prevista dal congiunto defunto. Un colpo pilotato dall'avvocato che è riuscito a dare un valore alle due unioni: con lei e con l'altra! L'amante ha dimostrato ampiamente grazie a tante testimonianze di parenti e amici, quale realmente fosse il rapporto con l'uomo, affetti stabili e continuativi, una vita in comune anche se limitata nel tempo. Occupavano un appartamento per cui entrambi pagavano il fitto, insomma, chi sapeva, taceva e teneva per se il segreto. Pertanto le due donne hanno goduto degli stessi diritti poiché le due relazioni come dimostrato, erano stabili e durature, etichettate dalla convivenza e dalla condivisione. Mi piacerebbe conoscere il vostro parere su questa storia d'amore impressa sulle due facce della stessa medaglia.
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Pensavo che immersi già da tempo nel terzo millennio, uomini di un certo tipo con neuroni consunti, fermi al tempo delle more, assorbiti comunque da una società civile sempre movimentata e in continua evoluzione, non esistessero più o quanto meno, avessero provveduto ad aggiornare le loro aspettative e le loro pretese autoritarie. Sono rimasto basito da una storia strampalata e poco attuale, certamente frutto di una sottocultura vecchia e lisa, fuori da ogni contesto sociale e familiare. La notizia arriva da Foggia, dove un uomo ha presentato istanza di divorzio attribuendo responsabilità e colpe, alla sua signora. Ci sta tutto, ormai il divorzio sembra un "atto dovuto" in seno a tante famiglie italiane, un modo per sparigliare un'unione e allontanarsi dalla famiglia per tanti motivi, a volte anche sciocchi e futili. "Non lava, non stira e non cucina...", queste le ragioni principali che giustificherebbero la richiesta dell'uomo. Non è dato sapere se oltre le tre mansioni riferite, ve ne siano altre alle quali la donna non provvede, magari non governa la casa, non spolvera, non lava i pavimenti, i vetri ecc.ecc. Tuttavia l'uomo, determinato e convinto delle sue argomentazioni, si è presentato davanti al giudice con la certezza che avrebbe risolto in un batter di ciglia la sua causa, una formalità e via fuori dal tribunale, con l'atto di divorzio già in tasca. Il giudice invece, rispettoso e legittimamente fedele alle leggi italiane, ha rigettato la richiesta dello sprovveduto signore e gli ha concesso alcune indicazioni circa le normative che riguardano le coppie sposate. "La moglie non è una serva, è inammissibile porla in una situazione di sottomissione perché svolga lavori domestici ai quali peraltro, non solo dovrebbe provvedere anche il marito ma, ove fossero presenti anche figli, loro dovrebbero dare una mano per ricevere un'educazione responsabile". A questa prima lezioncina del giudice, lui strabuzza gli occhi attestando la completa inadempienza da parte della moglie, ai suoi bisogni e alle sue necessità. Vista la "capatosta" e la dura cervice dell'uomo del terzo millennio, il giudice ha concesso un appendice: "Il Codice Civile prevede con il matrimonio che marito e consorte acquisiscano gli stessi diritti e doveri, obbligo reciproco alla fedeltà, piena assistenza morale e materiale e proficua collaborazione nell'interesse della famiglia. Inaccettabile quindi situazioni di sottomissione di uno dei coniugi per svolgere lavori e/o servizi domestici". Concludendo, il giudice ha ribadito il rigetto della domanda di divorzio e ha congedato l'uomo invitandolo a ripensare alla sua situazione familiare. Io concludo invece con un semplice e concreto: "Ciao maschio... fatti un selfie e chiediti...ma che in secolo mi trovo?".
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Credo che mai come quest'anno covidiano e obbligato alla inattività, io abbia perso la tramontana, mi sia lasciato andare e abbia subito la buia e pervasiva atmosfera palpabile ovunque, anche su Libero. Ora però torniamo al classico, all'usuale, all'abitudine: torniamo a me! "Azz! A' Carlè! Perchè vuoi rompere questo piacevole ed effimero idilio, codesto momento così tenero e affettuoso? Perchè infrangere questo clima sereno alla "Volemose bene, core a core, petto a petto"? Perchè se continuassi in queste condizioni mi disconoscerei, entrerei in crisi, dovrei psicnalizzarmi da solo, passando da un divano ad una poltrona e dandomi direttamente le risposte visto che conoscerei già le domande! Sia chiaro, nessun riferimento a voi, ai vostri graditi interventi e alle vostre testimonianze. Sono mutevole di umore, passo da uno stato di sublime esaltazione ad uno di profonda prostrazione: l'essere solare, sorridente, non fa parte del mio repertorio, del mio bagaglio caratteriale. Sono un pessimista diversamente abile, portatore sano di grugno incazzato, mi sazio di visioni catastrofiche, l'ansia mi assale, mi circonda, mi assedia: non sono nel novero di quegli ottimisti che giocano a monopoli e pensano di vincere nonostante posseggano solo "Vicolo corto" e "Vicolo stretto", non appartengo alla categoria dei "Ti piace vincere facile?", semmai, sono nel folto gruppo dei "Ti piace vincere difficile?....e allora perdi, che kakkio vuoi?". Me la tiro e godo, strarompo e affligo, brontolo e assordo, opprimo e frantumo. Con il parossismo acuto ci vado a braccetto, con la trepidazione condivido il mio tempo libero, il pessimismo è mio fratello maggiore: mi consiglia, mi aiuta nei momenti peggiori, mi guida e mi conduce mano a mano proprio quando più ho bisogno di aiuto. Meglio di così non si puo', quindi, riconquisto il mio "territorio", mi tendo le mie trappole e riprendo a vivere. Finalmente!!! Sarò come quel tale che in una cittadina del Brasile, durante una rappresentazione della Passione di Cristo, interpretando Giuda (bel ruolo gli avevano affidato), talmente si calò nella parte che al momento di impiccarsi per il proditorio tradimento perpetrato, strinse il nodo scorsoio così bene che si soffocò veramente! Quattro minuti circa svenuto, la gente applaudiva per la "bravura" dell'attore e non si rendeva conto che stava morendo veramente. Io, invece, il mio nodo l'ho stretto così bene che...
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