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I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita
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Panorama dal Monte Caucaso.
Post n°1327 pubblicato il 25 Agosto 2011 da roky.gz
Rodolfo Valentino Qualche giorno fa, casualmente, ho seguito una trasmissione su Rodolfo Valentino. La figura di quel divo del passato estremo [per me], è sempre stata relegata tra le cose troppo vecchie perché potessero essere interessanti. Gli spezzoni di film e le scarse notizie biografiche lo avevano schiacciato ad un’icona impolverata. Un bell’uomo, con poco cervello, innalzato ad effimere glorie di celluloide e poi dimenticato. Invece, approfondita la figura, devo dire che fu un uomo capace, intelligente e volitivo, magari fortunato ma perfettamente in grado di agire e di costruirsi una vita da leggenda, anche se morì giovanissimo a soli 31 anni. Con la sua vita confermo in me il pensiero che, ad ogni opera grandiosa corrisponde sempre un uomo dalla vita romanzesca ed interessante (Tolstoj, Dostoewskij, Steinbeck, Conrad, ecc.). Questo ebbe a dire Charlie Caplin alla morte di Valentino: « La morte di Valentino è una delle più grandi tragedie che abbia mai colpito il mondo cinematografico. Come attore egli possedeva arte e distinzione. Come amico, riscuoteva affetto e ammirazione. Noi che apparteniamo all'arte cinematografica, con la sua morte perdiamo un carissimo amico ed un compagno di grande valore. » Rodolfo Valentino [nome d'arte di: Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi] (Castellaneta [Taranto] , 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926), è stato un attore italiano naturalizzato statunitense del cinema muto. Fu uno dei più grandi divi cinematografici della sua epoca. Il suo stile recitativo fu ammirato da altri grandi attori. LA VITA Secondo di tre figli (Alberto e Maria erano i suoi fratelli), era nato a Castellaneta, in provincia di Taranto, da padre italiano, Giovanni Guglielmi (veterinario) e da madre francese, Marie Gabrielle Bardin (a Taranto c’è ancor’oggi un ristorante che si chiama “Bardin” in onore di quella donna). A Castellaneta frequentò le classi elementari per poi proseguire gli studi dapprima (1904) a Taranto, dove si trasferì con la sua famiglia, in un appartamento sito in via Massari 16 sul lungomare e poi (1906 - 1909) a Perugia (in seguito alla morte del padre – infatti, a Perugia, era eretto un collegio per orfani figli di sanitari – O.N.A.O.S.I.). Dal collegio fu radiato a causa della sua indisciplina (era svogliato e distratto). Nel 1909 tentò di entrare nell'Accademia della Marina a Venezia, ma fu scartato per problemi fisici e di vista. Si diplomò a Genova in agraria, nell'istituto Bernardo Marsano di Sant'Ilario, ed infine tornò a Taranto con un diploma da giardiniere. Dopo qualche mese trascorso a Taranto partì in vacanza per Parigi (conosceva, infatti, il francese per via della madre). Qui si diede alla vita frivola, ben presto rimase senza quattrini e fu costretto a chiedere alla famiglia del denaro per poter tornare a casa. Questa esperienza non fu poi così negativa, poiché affinò le sue doti di ballerino (aveva appreso ottimamente il tango ed era ricercatissimo dalle donne). Ritornato a Taranto decise di partire per l'America per avverare il suo sogno. Ad aumentare il fascino di quel paese d’oltre oceano su Rodolfo contribuirono anche le notizie circa i successi del musicista tarantino Domenico Savino che, anni addietro, era emigrato negli Stati Uniti.
Nel 1913 si imbarcò sul mercantile Cleveland e raggiunse New York il 23 dicembre dello stesso anno. Nuovamente Rodolfo rimase in breve tempo "al verde" e quindi iniziò ad intraprendere mestieri di fortuna come il cameriere e il giardiniere. Grazie all'amico Domenico Savino, che gli regalò un tight, si presentò al Night-Club Maxim dove riuscì a fare una buona impressione e venne immediatamente assunto come Taxi-dancer (cioè danzava con le signore che lo “noleggiavano”). Con le mance cospicue riuscì a superare il periodo di crisi economica nel quale era incappato. Valentino, dopo queste esperienze si trasferì sulla costa occidentale degli Stati Uniti, a San Francisco, e quindi ad Hollywood (dove stava nascendo il cinema). Qui girò una serie di film di secondo piano da comparsa, prima di interpretare “I quattro cavalieri dell'Apocalisse” (The Four Horsemen of the Apocalypse, 1921) il film che gli diede il successo a lungo sognato. Valentino (come lo chiamavano le sue fan in delirio) recitava e dettava la moda (gli abiti alla Valentino, i capelli alla Valentino, gli stivali alla Valentino, e soprattutto lo sguardo alla Valentino). Fu il primo "divo", o meglio, “iperdivo” maschile del cinema. Altri suoi film importanti sono “Lo sceicco” (The Sheik, 1921), “Sangue e arena” (Blood and Sand, 1922), “Aquila nera” (The Eagle 1925) e “Il figlio dello sceicco” (The Son of the Sheik, 1926 – ultimo film, uscito postumo), in cui impersonava l'eroe romantico e mascalzone, che col suo fascino magnetico ipnotizzava l'attraente protagonista.
TRE DONNE Rodolfo Valentino (ormai: Rudy), subito dopo la morte della madre (1918), conobbe la sua prima moglie, Jean Acker. Si sposarono il 5 novembre 1919. Dopo appena un mese i due però si separarono (pare fosse lesbica). Successivamente, incontrò Natacha Rambova che sarebbe diventata la sua seconda moglie. La Rambova fu molto importante sia per la sua vita sentimentale che per la sua carriera artistica. A Hollywood era molto apprezzata per gli scenari e i costumi che disegnava. Ma anche con la Rambova, a causa di contrasti di lavoro, ci fu la separazione e il rapporto finì. L’ultimo suo film fu: “Il figlio dello Sceicco”. Uscì nelle sale il sei settembre 1926, pochi giorni dopo la sua morte, scatenando scene d’isteria collettiva che non hanno più avuto uguali nella storia del cinema americano. Nessun interprete maschile prima di lui era diventato così famoso a livello mondiale grazie alla settima arte. IL MISTERO DELLA MORTE
Si dice che, nelle ultime ore di agonia, parlasse solo italiano e ricordasse le corse a cavallo fatte a Castellaneta, i bagni nel Mar Grande di Taranto e gli splendidi tramonti sullo Jonio. Scene di isteria e fanatismo, oltre che una trentina di suicidi – non si sa quanto legati alla sua morte – si registrarono nel giorno dei suoi funerali, a New York. Nello stesso giorno furono organizzati due cortei funebri, uno appunto a New York, l'altro a Hollywood; quando, il 30 agosto, il corteo funebre attraversò un quartiere di New York, furono decine di migliaia le persone che vi parteciparono. Il successo di Rodolfo Valentino, in Italia, fu oscurato e sottaciuto a causa delle disposizioni di regime. Infatti. Mussolini, non vedeva di buon grado l’affermarsi in terra straniera di un italiano (eravamo in periodo autarchico e tutto doveva essere “italianissimo”). Le sue spoglie furono sepolte nel Mausoleo della Cattedrale all'Hollywood Memorial Park (ora Hollywood Forever Cemetery ) di Los Angeles, California.
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