Creato da sandykan il 22/02/2008

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IMPARARE A PENSARE A SE STESSI

Post n°33 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da sandykan
 

" da quando non sto bene ho cominciato a pensare un pò più a me e correre un pò meno ogni qual volta mi chiamano cosi' mi sento anche in colpa visto che mio papà e in carrozina, questa è un sintesi molto breve della mia vita "

Signora XXXX, quello che mi scrive è una sintesi, ma è molto importante e significativo.
Lei si trova tra l'incudine ed il martello: da un lato deve finalmente preservarsi, dall'altro è schiacciata dai sensi di colpa perchè non pensa a suo padre.
Io credo che questa situazione è dovuta al non aver pensato a tempo debito ai suoi diritti ed alle sue giuste esigenze individuali. Adesso ha ragione,è veramente dura.
Ma deve rendersi conto che non deve assolutamente smettere di pensare prima a se stessa, i dolori sono li a ricordarglielo.
Vede i pazienti parlano sempre di dolore, in realtà non si tratta di questo, cioè non è lo stesso dolore che siamo abituati a conoscere quando ad esempio abbiamo una ferita,una contusione o una lesione ad un qualsiasi tessuto del nostro corpo. Non per nulla i normali antidolorifici poi non funzionano, nemmeno la morfina che usiamo nel dolore da tumore.
E' in realtà una sorta di alterazione del nostro sistema nervoso che si manifesta a livello sensoriale come il dolore convenzionale.Questa alterazione non è un difettoso funzionamento bensì una modalità con la quale il cervello pensante ci fa sentire tutta la sua disapprovazione per come gestiamo le nostre emozioni (rabbia,paura etc) o meglio, per come non facciamo qualcosa di efficace per alleviare la nostra sofferenza morale. E' per il nostro non-scegliere per paura,sensi di colpa,condizionamenti iniziati sin dall'infanzia. Tutte cose che ci hanno spinto a pensare prima agli altri che a noi stessi. Per non aver agito in funzione di un sano egoismo, egoismo swppur naturale e giustificato, ma represso consciamente ed inconsciamente, per obbedire ad un codice morale che altri hanno scelto per noi senza tener in debito conto le nostre sacrosante esigenze di individui. La legge biologica dell'evoluzione ci impone l'obbligo alla sopravvivenza ed alla riproduzione per salvaguardare la specie "genere umano".
Nel momento in cui andiamo contro queste due regole biologiche nascono problemi.
Alcuni se li gestiscono in un certo modo questi problemi, altri in modo differente: uno di questi modi è la fibromialgia.
Non si scappa, se andiamo contro i nostri interessi individuali in modo innaturale, la malattia è sempre in agguato a segnalarci il danno che ci stiamo facendo.
Ritengo in base a queste mie considerazioni, sviluppate in anni di lavoro con i fibromialgici, che se non c'è un inversione di rotta (per semplificare, di farci un pò più egoisti) è impossibile uscire dalla fibromialgia.
E' per questo che le cure intese come esclusivo ricorso ai farmaci, non funzionano. Non può esistere un farmaco che ci obblighi a sopportare un atteggiamento di autodistruzione.

 
 
 
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