Creato da sandykan il 22/02/2008

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PSICOTERAPIA E FIBROMIALGIA

Post n°32 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da sandykan
 

Questo come immaginate è un argomento delicato e scottante.
Spesso mi sento dire dai pazienti fibromialgici "ho gia fatto una (o due) psicoterapie ma senza risultato ".

E mica hanno torto, io me ne accorgo subito se sono stati trattati con "acqua fresca" .
Ci sono più motivi perchè i risultati non sono all'altezza della spesa e dell'impegno:
il primo è che quasi nessun terapeuta conosce la fibromialgia
il secondo, è che la diagnosi cade spesso su alcune definizioni standard, nessuna delle quali si adatta al fibromialgico. Ad esempio: depressione mascherata, buco affettivo, sindrome abbandonica, disturbo bipolare.

Ora, affrontare un paziente facendo una diagnosi ad "etichetta" che in gergo tecnico si definisce "nosografica" è una convenzione che non funziona in moltissimi casi. Non parliamo poi dei malati fibromialgici che sono un mix di varie patologie o meglio,di vari disagi di antica data.

L'aver spostato sul corpo il carico mentale (emozionale-affettivo) ha permesso per molto tempo al paziente di tirare avanti riducendo al minimo i segnali che qualcosa non va.
La depressione non c'entra nulla in quanto è come il dolore: nei fibromialgici non sono interessate le normali vie dolorifiche ma altre, non conosciute, o comunque il dolore è gestito in altra maniera rispetto alle altre persone.

Inoltre è sempre in agguato la diagnosi "psicosomatica" in base alla quale un paziente di questa categoria ha poche o nulle possibilità di essere trattato a livello psic.
Tanto come lo forzi, lui si difende facendo sintomi fisici e ti manda a vuoto.

Bisognerebbe trattare i fibromialgici in maniera INTEGRATA, ovvero essere in grado di gestire sia la parte emozionale sia quella fisica 8o medica che dir si voglia).
Ma quanti terapeuti sanno farlo? Quasi nessuno.
Per cui la questione rimane irrisolta.

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Commenti al Post:
laura5931
laura5931 il 12/05/19 alle 19:00 via WEB
Carissimi, sono rimasta a lungo a leggere, a riflettere, a pensare e "un mod altro" di trattare i pazienti fibromialgici e non solo. A volte ci si addentra in percorsi che sembrano difficili tanto da portarci ad abbandonare le strade intraprese e ahimè anche le speranze. Il vero dramma di chi scopre di avere la fibromialgici non è raccontarlo allo psicoterapeuta ma è quello di convincersi che non ci sarà mai sollievo alle sue pene, ai suoi dolori, al suo senso di invalidità in ogni momento della giornata. Nulla può essere affidato al caso. Ci si accorge che una casa scelta da "sani" al terzo piano senza ascensore e' un dramma, che accompagnare gli alunni in gita e' un incubo, che fare la spesa da soli non si può, che andare in vacanza dove ci piace non è pensabile... È la lista potrebbe essere davvero interminabile. Io sono terribilmente affranta dalla condizione di paralisi della mia vita. Si perde la gioia di vivere ma non credo che la depressione sia parte integrante della malattia bensi' semplicemente una normale risposta a uno tsunami che si abbatte sulle nostre famiglie e sulle nostre esistenze. Vivere non può essere avere paura di tutto ed essere un peso in ogni situazione. Iniziamo a lottare affinché ci sia un riconoscimento di questa patologia invalidante e forse le nostre incertezze e le nostre sofferenze potrebbero apparirci come più leggere. Non è facile avere danni e beffe. Uno Stato civile deve supportare chi non ha scelto di essere malato e non deve negare a nessuno la possibilità di curarsi e di riguardarsi dopo notti insonni e dolori lancinanti in tutto il corpo. In questa condizione pertanto mi sento vittima due volte, della sfortuna di soffrire per questa patologia è della violenza di dover vivere come se non avessi nulla. Questo doppio messaggio che arriva ai nostri cervelli rischia di farci impazzire ma ripeto non solo dal dolore e non solo per la depressione. Un caro è sentito augurio dal profondo del cuore a tutti quelli che come me soffrono per una condizione diversa. Laura
 
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