Creato da Keith_Gabri il 16/07/2008

My Noise

vieni, senti e vattene ^^

 

 

La sera di Ribolla

Post n°5 pubblicato il 25 Luglio 2008 da Keith_Gabri
 

Il cielo dal sonno supino
sospirava tramonti dal socchiuso sole;
i suoi lenti respiri
si infrangevano su mattoni edilizi,
le ombre fra le sponde cementizie
si sdraiavano lunghe su letti automobilistici;
l’abito azzurro, carnefice di stelle,
cadeva come seta
su un orizzonte di parquet;
cadenzati sbadigli
scrollavano marciapiedi onirici
dalla polvere di eucalipto,

mentre mani nuvolose
stropicciavano lo stanco occhio solare;
la volta celeste accendeva,
a poco a poco, un’elettrica luna:
lume contro le paurose tenebre.
Una coperta stellata
copriva l’anziano spazio,
gatti sui tetti ne tiravano i capi
con unghie e amorosi miagolii.

Intanto, in una disabitata vetrina,
manichini si scambiavano mostruosamente
abbracci eterni con mani immobili,
le teste si sfioravano
e da occhi inesistenti
filtravano amori metafisici.

 
 
 

Pazzia (seconda parte)

Post n°4 pubblicato il 25 Luglio 2008 da Keith_Gabri
 
Foto di Keith_Gabri

“Bene bene miei cari signori voglio saziare la vostra curiosità… cosa uscirà da quella bocca piena di sentenze nere come fango, di critiche taglienti come i pugnali dei killer che nell’oscurità della vostra felicità si celano? Ve lo state giusto chiedendo ora.”

Disse questo mentre si metteva faticosamente a sedere sulla sedia posta nel centro del palco. Tutti gli occhi fissavano la misera plastica dell’oggetto dove aveva appoggiato il suo scaltro corpo. Accortosi che l’attenzione del pubblico era tutta incentrata sulla povera seggiola da bar di periferia, esclamò:

“Volete dunque questo umile appoggio? So che vi turba dato che voi arrancate comodamente su poltrone vellutate di rosso. Come possiamo fare per risolvere questo impellente problema?”

Alzatosi si mise a camminare per lo spazio illuminato. Sembrava che la soluzione di questo problema gli stesse più a cuore di tutte le questioni filosofiche a cui l’uomo non aveva trovato risposta. Ad un certo punto i sui occhi lasciarono trapelare la conclusione di questo nodo gordiano.

Si portò due dita della mano sinistra alla bocca ed emise due acutissimi fischi. Al suo rispose lo scricchiolare di ginocchia dietro alla terza quinta. Entrò un anziano. Nel volto di questo si poteva scorgere l’antichità della vita e l’eterna esistenza della morte. Con fatica costui trascinava al suolo una grande ascia. La fatica gli venava le braccia, lasciate scoperte dalla camicia tipica del contadino.

Da tutte le file si levarono voci che cercavano pronostici certi sul prossimo avvenire nella stupidità dei loro vicini di posto. Il “veterano” consegnò l’arma. Gabriele, l’eccentrico conduttore della serata, la prese e ne bilanciò il peso prima in una mano e poi nell’altra. Dava le spalle al pubblico, non si curava di loro. Solo per un istante girò la testa; un sorriso maligno tagliò la sua faccia. Dopo lo sguardo beffardo rivolto alla sala si mise a frantumare la sedia di plastica. Infinite schegge verdastre si sparsero per tutto il palcoscenico. Animata da una follia omicida l’ascia non si fermava. Colpo su colpo ogni pezzo di quello che era rimasto dell’oggetto veniva chirurgicamente diviso con una furia cieca. Nelle mani che reggevano l’ascia si poteva percepire l’odio verso un nemico, verso un padre che ti stupra, verso un cretino che ingiustamente ti umilia.

Finito il lavoretto si ricompose, lasciò cadere fragorosamente l’oggetto al suolo e riaggiustò la giacca scomposta dallo sforzo.

“Ora arriva la parte più semplice: devo distribuire ogni pezzo.” Prese a gran manciate ciò che era rimasto di verdastro per terra sul palco e lo seminò a grandi manciate verso tutta la sala. La gente sbigottita schivava i pezzetti plasticosi come fossero lebbra.

“Non la volete più? Ma come? Prima la guardavate con indubbia curiosità e ora la rifiutate?! Sempre della sedia di prima si tratta…non è cambiata, anzi è migliorata! Ora quasi ognuno può possedere un pezzo di essa.”

Disse ciò e grattandosi la lieve barba che gli copriva puerilmente parte del viso aggiunse pensieroso: “Come posso fare per farvi capire ciò?...Vediamo…prendete la società, quella in cui viviamo o quella in cui sono vissuti i vostri antenati fino dai tempi più remoti. Ecco la società era la sedia. Ma ora voi fra le mani non potete avere la società ma solo singoli pezzi grezzi e disuguali. Vedendoli sul parquet di questo palco mi hanno fatto quasi tenerezza… sono soli e indifesi, non hanno più la loro fondamentale certezza, non sono più parte di un’utilissima sedia. Ecco ognuno di questi pezzi siamo noi. Presi singolarmente non siamo che frammenti grezzi di una società ed estrapolandoci da essa, da tutte le convinzioni che ci ha fatto metabolizzare, non rimaniamo che pezzi inutilmente soli, senza meta ne scopo. Quindi capite bene che cosa siamo: materia identica ed estremamente inutile. Pensiamo di essere fondamentali ma fuori dalla sedia non siamo che barchette di carta in mezzo all’oceano in tempesta. Tutto ciò che sappiamo, tutto ciò che siamo è dovuto a ciò di cui facciamo parte; strappati via da essa non siamo che un mucchio di zeri, un eterno nulla che non riuscirà mai a mutare la sua natura fallimentare. Lo so che la cosa è un po’ sconvolgente ma ognuno di voi ha un pezzo di sedia e quindi non dovrebbe poi essere più di tanto triste. Non si possiede nemmeno se stessi quindi prendetevi una rivincita verso questa logica sincera ma perversa possedendo un pezzo della sedia. Sono io che ve lo suggerisco con un ordine…sono il vostro disagio, il dio di questa prima mezzora!”

Detto ciò si chinò prese il suo pezzo verdastro e se ne uscì dal palco giocandoci fra le dita della mano destra. Si stava prendendo, secondo lui una meritata pausa. Rientrò il vecchio sul palco e con voce roca fra un colpo di tosse e un singhiozzo annunciò la fine della prima parte dello spettacolo. Molti rimasero immobili sulle proprie sedie, altri uscirono alla ricerca di aria pura da zozzare con il fumo dei loro tabacchi. Fortunatamente alcune persone raccattarono il loro frammento di sedia sperando con quello di aver riacquistato l’indipendenza della propria anima.

 
 
 

Pazzia (prima parte)

Post n°3 pubblicato il 24 Luglio 2008 da Keith_Gabri
 
Foto di Keith_Gabri

Le luci alogene fendevano il robusto legno dove timoroso aveva mosso solo un passo. Mille o più occhi tiravano i propri cristallini per diradare l’oscurità densa della sala. Il velluto era ghermito da milioni di dita; l’ansia dell’inizio, la gioia della novità e la noia dell’attesa avevano fatto conficcare le falangi in ogni poltrona. L’aria lentamente saliva calda per il calore intenso, andava ad infrangersi contro il soffitto buio notte. Lentamente si apprestava a fare un altro passo; l’avanzata procedeva con lo stesso dolore di un parto, dentro a lui una donna gravida urlava per le laceranti doglie. Sarebbe di nuovo nato, avrebbe nuovamente rinnovato il suo patto con la morte. Non si ricordava se con essa aveva pattuito 70 anni di esistenza media e grigia o solo 25 di vita intensa e lampeggiante. Ma ormai questo non aveva più importanza, davanti a lui si stendeva la tenda grezza, appesantita dall’umidità creata dai sudori della sala. Pensava che sicuramente una scusa non sarebbe bastata per tutto quello che avrebbe fatto o per tutto quello che avrebbe potuto fare ma da cui si sarebbe lietamente privato. Ma poco gli importava. Del resto l’aveva scelta lui quella strada giusta o sbagliata che sia. Il pavimento continuava a scricchiolare sotto i suoi passi grevi. Mancavano solo pochi millesimi; si celava dietro il panno scuro della seconda quinta. Dietro a lui si accasciavano tutti gli interrogativi, uno dopo l’altro come tessere del domino messe in fila. L’ultima pedina lo avrebbe finalmente spinto sul palco. Incominciavano a levarsi sbadigli dalle poltrone, qua e là qualche bocca si illuminava di pettegolezzi che riecheggiavano minacciosi nel silenzio. Finalmente vinse l’ansia da prestazione, la forza di irrompere nel centro del palco si scatenò dalla rottura dell’ultimo sigillo della vergogna. Finalmente era in piedi. Era completamente da solo. Nessuno nella stanza sembrava impassibile a quest’entrata scenica. I suoi occhi stracciavano la noia che gravava sull’oscurità grigia del luogo. A gran voce, con tutta la sua ira, verso tutti coloro che gli si paravano davanti con le loro stupide certezze gridò:

“Io sono il vostro disagio, io sarò il vostro ripiego, io sarò la vostra cura ai vostri rimedi che scioccamente cercherete di utilizzare”.

Le facce ancora più sbigottite fissavano le sue membra che tremavano. Uno gioia sadica illuminava il suo viso con un sorriso beffardo, la sensibilità dell’oblio gli appuntiva le pupille rimpicciolite per tutti i riflettori che gli erano stati puntati contro. Si prese alcune decine di secondi di pausa. Scandagliava con lo sguardo tutto il pubblico aspettando forse qualche reazione nelle fronti corrugate di questi spettatori. Si mise a ridere. Le facce della gente inebetita da questa parole lo rendeva troppo di buon umore. La stupidità di quella zona di mondo era arrivata a livelli storici. Fece quindi un gesto con il braccio e improvvisamente entrò dalla quinta un barbone che aveva assoldato il giorno stesso. Prese il bicchiere di rum che si trovava sul vassoio d’argento che il “trovatello” ormai vegliardo gli aveva goffamente avvicinato. Indi prese la mezza barretta mangiucchiata di cioccolato che celava nella tasca della giacca. Inzuppò il fondente nel liquore e ne prese un bel morso. Dopo di ciò ripose non curante la barretta in una tasca dei pantaloni laceri del barbone, si scolò in un sol colpo il bicchierino offertogli e chiese ad uno delle prime file una sigaretta. L’interpellato sbigottito gliela porse e lui, non curandosi del terrore che albergava nel gentile uomo, l’accese. Indi con voce tranquilla disse:

“Carissimi signori e graziose signore, ora che ho ottenuto forse tutta l’attenzione di cui potete disporre, vi chiedo gentilmente di guardare il fumo di questa sigaretta e di ascoltare le mie parole come se provenissero proprio da esso. No gentile signora della seconda fila, non sono pazzo ed è inutile che lo sussurri al suo fedelissimo ed ineguagliabile marito. Non sono cose da dire soprattutto quando si ha delle coscienze sporche come la sua o quella del suo compagno. Si ho detto coscienze carissimo compagno della quarta fila; lei pensa forse di averne una sola di esse? Ne ha una quando sta con la sua compagna, ne ha una quando è al lavoro, ne ha una quando la notte cerca il porno fra le riviste di intimo, ne ha una quando pensa di stare con una foca e di meritare una stella. Mi dispiace ma ho ragione io e se non vuole ascoltare la mia ragione o le miei provocazioni la prego di accomodarsi nelle logge riservate. Lì sicuramente non la vedrò e troverà compagnia della sua stessa forgia.”

Detto questo spense la sigaretta su un piccolo portacenere a forma di cazzo che celava proprio dentro la sua bisaccia.

“Ecco mi avete fatto finire la sigaretta senza aver detto niente di veramente poco importante. Spero che comunque qualcuno abbia osservato il fumo mentre parlavo. Quelli che lo hanno fatto mi devono ringraziare di cuore. Ho creato un essere inconsistente e fluttuante in cui bisogna avere un’immensa fede per credere che abbia parlato, anche se le parole provenivano dalla mia bocca. Vedete ho appena creato per voi, solo per voi un dio. È inutile che urliate dentro di voi che sono blasfemo. La cosa non mi tange e non dovrebbe tangere nemmeno voi dato che sono ateo.” Disse ciò mentre gesticolava con le mani gesti senza senso che però accompagnavano ritmicamente il parlato.

(G.P. cioè Io ^^)

 
 
 

Polvere di neve (Robert Frost)

Post n°2 pubblicato il 24 Luglio 2008 da Keith_Gabri
 
Foto di Keith_Gabri

Il modo in cui un corvo

di sopra una cicuta

                                  scrollò sopra di me

                                  una neve minuta

                                  diede al mio cuore un tale

                                  mutamento d'umore

                                  da salvare un giorno senza valore.

 
 
 
« Precedenti
 

VIDEO DA VEDERE

Vi prego a tutti quelli che passano per questo blog andata a vedere nella mia casella video il filmato del kiwi!
Dopo averlo visto sarete veramente persone differenti ^^

p.s.: a parte scherzi è veramente bello

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

sonounamore2AwayfromthesuNgiovanni.desirelloisabella.madonnosez_esdadefraalbidgl14rgiuly89Fabiuz93blancoalessianicolina.ciancicinziarestaAzzikklaudiaambrogino1966Leonidas91
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

CONTATORE

 

ONLINE PEOPLE

tracker
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963