...E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Eugenio Montale
...e per tutti il dolore degli altri è dolore a metà.
Fabrizio de andrè
Ogni poeta s'è angosciato, meravigliato e ha goduto. L'ammirazione per un gran passo di poesia non va mai alla stupefacente abilità, ma alla novità della scoperta che contiene. Anche se proviamo un palpito di gioia a trovare un aggettivo accoppiato con riuscita a un sostantivo, che mai si videro insieme, non è stupore dell'eleganza della cosa, alla prontezza dell'ingegno, all'abilità tecnica del poeta che ci tocca, ma meraviglia alla nuova realtà portata in luce.
Dal "mestiere di vivere" di Cesare Pavese
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Post N° 19
Scendo nel ventre della mia città, una danza di mani e gambe. Monumenti e auto come sfondo, il mare è un intruso acuto. Scivola tutto come un verme abituato a non essere visto. Incrocio uno sconosciuto e mi sembra interessante ed infreddolito. Capto discorsi come panini morsi a tratti, sento il profumo di un eco. Saluto chi conosco, un abbraccio e ci separiamo per andare oltre. Ad intermittenza arrivano l’odore del caffè, l’asfalto umido è un attore consumato. Cammino che sembro un guerriero e scarto un auto per miracolo: non si offende, non mi offendo, faccio un inchino e passo oltre. Ascolto Verdi e Puccini e vorrei andare a teatro, toccare il velluto rosso. Vorrei che si aprisse il sipario, qui in città, che tutto diventasse un coro. Qualcuno mi chiede un soldino, ma non c’è nessun pozzo di desideri. C’è solo la strada, che si è appena ripresa da un temporale: le foglie rapite dal fango. Vado in un luogo conosciuto e cominciamo la recita, la gestualità quotidiana. Scendo le scale di corsa, cerco un libro che nessuno trova. Povero autore, sacrificio inutile il tuo. Salgo le scale di corsa:ho dimenticato che non serve più. Mi passano volti, colori, ad intermittenza rosso, poi il verde… Non posso stare senza musica, mi si prosciuga l’anima e la gola. Saluto tutti con un po’di distrazione e cambio scena, senza cambiare abito. Corro, corro, perché sono in ritardo sul tempo che mi è concesso. Mi fermo di colpo, perché vengo rubata dal colore invadente del cielo. Le linee vorrei averle disegnate io, avrei pagato un buon prezzo, qualsiasi somma per essere così incredibilmente micidiale. La sirena di un’ambulanza mi butta a terra come un sasso. Allora smetto di pensare a quella sinfonia, quell’impasto di visioni. E’ tardi, debbo tornare ad essere più distratta… |
Inviato da: Bigmaxx
il 11/01/2009 alle 11:03
Inviato da: stefanovers
il 26/10/2008 alle 05:49
Inviato da: Giles2004
il 04/10/2008 alle 15:16
Inviato da: myriamy74
il 05/09/2008 alle 13:17
Inviato da: alain_10
il 05/09/2008 alle 11:42