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Messaggi del 02/10/2012

TI PARLO DA UNA VITA

Post n°84 pubblicato il 02 Ottobre 2012 da ipazia.0
 
Tag: Io

 

La giornalista Stefania Rossotti ( http://www.grazia.it/author/Stefania-Rossotti) ha

scritto questo libro che ha come sottotitolo “Donne che non hanno creduto al silenzio di chi non c’è più”.

Molti leggendo questo post potranno pensare che Ipazia.0 è una credulona un po’ fuori di testa.

No,non è così.

Mi considero una persona con i piedi per terra,una persona con il pallino per tutto ciò che non ha una spiegazione logica,spiegazione che io cerco sempre.

Sono convinta che ognuno di noi può aprire un “canale” con chi non c’è più,sono convinta che ognuno di noi morendo diventa pura energia.

Energia forte,se in vita sei stata una persona forte e viceversa.

Credo nella reincarnazione e nel karma.

Tempo fa,casualmente,ho conosciuto una di quelle persone speciali,quelle che possiedono il 6° senso.

Era a Milano di passaggio e mi aveva chiesto di accompagnarla in via Dante perché doveva fare degli acquisti.

Abbiamo parlato di questo suo 6° senso (che non utilizza a fini economici).

“Parlo con te perché so che tu puoi capirmi”.

Prima di lasciarci mi ha detto questa frase: “ Tornerete a vivere insieme”.

Non ci ho badato perché in quel momento mi godevo la mia libertà di separata e sinceramente stavo benissimo.

Ora passiamo ai sogni.

Ci sono sogni speciali che non attingono dal quotidiano,ma sono veri e propri messaggi che arrivano dall’inconscio ma NON solo.

Sono da decifrare.

Poi ci sono fatti che non hanno una spiegazione logica,ma che ti fanno capire che il “canale” è aperto.

Tralascio quello accaduto a mia sorella (che era spaventata da un segno che in seguito abbiamo decriptato).

Personalmente due sono stati gli episodi:

2 sms che erano nel mio telefonino,che sono arrivati come nuovi sms e quando li ho aperti ho capito al volo che il messaggio era:”Non ti fidare,sono bugie”.

Ultimo episodio.

Due orecchini messi in una scatolina,quando ho deciso di indossarli ho trovato un orecchino e un minuscolo pupazzetto,l’altro orecchino l’ho ritrovato nel mio cofanetto porta gioie.

Mostro il ciondolo minuscolo per capire se veniva riconosciuto,mia sorella e mia zia dicono di no,che è la prima volta che lo vedono e che avrò fatto confusione.

Il ciondolo rappresenta un arlecchino.

Solo recentemente  ho capito il significato e so con certezza che quando l’ho trovato ero piena di dubbi,mi chiedevo se le mie scelte, dettate dalla mia intransigenza ,erano giuste.

Arlecchino: maschera della commedia dell’arte.

Interpreta ruoli di giovane divertente,di buffone malizioso,di astuto un po’ sciocco e instabile.

E’ soprattutto quest’ultimo aspetto ,che il suo abito variegato sottolinea.

E’ l’immagine della indeterminazione e dell’inconsistenza,senza idee proprie ,senza principi,senza carattere.

La sua daga è di legno e il suo viso mascherato.

La posizione a scacchi nel suo abito evoca una situazione conflittuale,tipica di un essere che non ha potuto completare la sua individualizzazione staccandosi dalla confusione dei desideri,dei progetti,delle possibilità.

Alla fine di tutta questa” sbrodolata”la riflessione:

lo spirito della persona di chi mi ha messo al mondo veglia su di me e mi impedisce con i suoi messaggi di fare “cavolate” in nome di un sentimento che NON c’è più.

La mia daga è d’acciaio tagliente,quella di Arlecchino è di legno,gli occhiali rosa sono nella spazzatura e quando sto per esplodere,perché vivere sotto lo stesso tetto non è facile,penso che molte signore cinguettanti non hanno capito la vera natura di Arlecchino.

TI PARLO DA UNA VITA

Buon ascolto


 

 
 
 

LE VOCI DEL BOSCO di Mauro Corona

Post n°83 pubblicato il 02 Ottobre 2012 da ipazia.0
 
Tag: Libri

Giorni fa ho “spacchettato” il baule che si trova nel box.

E’ un baule che viene dall’Alto Adige ed è stato fatto da un artigiano.

Nella vecchia casa stava in camera e il suo profumo di bosco era inesauribile.

Poi ,con il trasloco è finito nel box,perché in casa non c’era posto.

Impacchettato con plastica a bolle...... quando ho tolto l’involucro si è sparso per il box un profumo di bosco,di cirmolo.

L’ho vuotato e al posto delle coperte e cuscini ho messo vecchie foto in B/N ,diari,e mille altre cose che rappresentano le mie origini,le mie radici,compresa la capsula del tempo,un CD che ho realizzato recuperando vecchie registrazioni dagli anni ’70 in poi.

C’è la mia voce,il canto di mia mamma,la voce della nonna che declama le sue poesie,e le risate di tutti noi,della mia famiglia.

Così sono andata a recuperare un libro “Le voci del bosco” scritto da Mauro Corona.

I brani che seguono sono tratti liberamente da questo libro:

“ A me è capitata la fortuna di aver avuto un nonno che lavorava i tronchi,per far legna e per costruire gli oggetti che i miei genitori e la nonna andavano a vendere nei paesi di pianura.

Anche mia nonna Maria,era una donna del bosco ma,al contrario del nonno lei aveva con gli alberi un rapporto pratico,essenziale.

Sapeva che con le foglie del noce non si poteva fare il letto alle mucche,altrimenti il latte delle mammelle si asciugava immediatamente.

Il suo era un sapere pratico,inteso più che altro ad evitare danni,perciò,come tutte le donne badava alla sostanza delle cose.

Mio nonno parlava con gli alberi e li rispettava per l’uso che ne faceva.

Mi chiedeva di tenere le mani attorno alla corteccia quando la incideva per fare gli innesti.

Era convinto,e lo sono anch’io,che in quel momento l’albero provava paura,tremava e veniva assalito dalla febbre.

Le mie mani strette a lui servivano a rassicurarlo,proteggerlo,aiutarlo a sopportare il dolore che il taglio gli procurava.

Mio nonno a seconda del legno che gli serviva,mi portava nel bosco,perché potessi capire i motivi delle sue scelte.

In quella selva di volti,odori,colori e rumori,paragonabili alla vita di una grande città,con strade,piazze e grattacieli.

Poi con calma e silenzio,come in un rito antico,abbatteva l’albero e prendeva solo il pezzo prescelto,il resto lo raccoglieva in altra occasione”

 

L’ACERO - da “le voci del bosco”

“Devi tagliarlo solo in questo senso - spiegava mio nonno ,parlando dell’acero - perché è un legno bello elegante ma di facciata”

Come tutte le cose solo appariscenti,è intimamente delicato e con un colpo di manera (ascia) neanche tanto violento,lo puoi spezzare in due.

E’ un albero che al momento sembra forte e sicuro di se,invece ha un carattere fragile che si arrende subito e si lascia dominare.

L'acero ha bisogno di luce. Il tormento,la fatica,il buio o una malattia anche lieve possono annientarlo."


 

 
 
 
 
 

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