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UN ALTRO AMORE

Post n°96 pubblicato il 17 Settembre 2009 da fittavolo

Giaceva sul letto, aveva la testa appoggiata sul pugno destro, il gomito le affondava nel cuscino per il peso. I suoi occhi chiudevano lo sguardo su di me. Io ero seduto a cavalcioni su una sedia e poggiavo le braccia sulla spalliera. Ogni tanto le tiravo su e annegavo la testa tra mani, tenendomi sui gomiti. La guardavo mentre mi fissava, cercavo un fondamento d’intesa che mi desse il coraggio di parlarle. Mi piaceva guardarla così. Allora pensai a quanto sarebbe stato bello fare l’amore. Amarla era un mio grande desiderio. Ascoltai le sue parole, ma avrei voluto chiuderle la bocca e mordere le sue labbra. Azzittirla col morso più dolce e farle provare quanto ardore ho dentro.
Markò sedeva dall’altra parte del letto, giocava a carte con Mirko. Spesso si voltava, ascoltava le nostre parole e muoveva il capo con dissenso. Avrei dovuto avere più coraggio, confermare con fermezza ciò che provavo, dare evidenzia dei miei sentimenti, forse così Markò non si sarebbe mosso.
Il lenzuolo era stato sollevato e aveva lasciato scoperto il suo corpo. Indossava una T-shirt, tutta accartocciata sui seni, non aveva l’intimo. Markò le sollevò una gamba e si incuneò.
Mi guardava con sfida, definendo il limite delle mie azioni. Annalisa gemeva e io non capivo. Nessuna parola, nessuna carezza, solo un lungo gemito animalesco, il suo orgasmo. Assistetti all’amplesso senza muovere un muscolo, pietrificato e incredulo.
“A te” disse Markò, invitando Mirko.
Mirko era assente e senza sollevare lo sguardo dal gioco di carte rispose “Adesso non mi va”.
“Vuoi anche tu?” mi chiese Annalisa.
“ Io ti amo “ le risposi.
Prese il lenzuolo e si coprì. Mise le mani dietro la testa e fissò il soffitto.
“Tu mi ami? Ma sai cos’è l’amore?” ribattè.
“Penso di sì” le risposi con titubanza.
“L’amore è qualcosa di fuggitivo, un frutto colto e mangiato che lascia in bocca un sapore dolceamaro” disse.
Ci fu un silenzio che stordiva, le sue parole erano disarmanti. Poi, allungò la mano verso Markò e accarezzò il suo corpo.
“Lui mi ama. A modo suo mi ama. E io amo lui, e amo anche Mirko – disse, poi voltandosi bruscamente verso di me continuò – tu dici di amarmi, ma a cosa pensavi prima che Markò si concedesse? Non desideravi prendermi?”
“Lo desideravo, ma perché sono innamorato di te” precisai.
Markò e Mirko si voltarono a guardarmi come se avessi detto una sciocchezza.
“Sei innamorato! – ripeté Annalisa – e vuoi fare l’amore con me, ma tu non sai che io sono di tutti e di nessuno. L’unico amore che conosco è quello fatto di pochi attimi. Quelle intense emozioni che provo nell’essere posseduta da un uomo, nel sentirlo dentro, nel averlo in mio potere per il piacere che lui trae dal mio corpo”
“Ed è per questo che ti fai sbattere da entrambi?” dissi sconvolto.
Markò fece un cenno con la mano, come per dire “ma che vuoi?” e mi fissò aggrottando la fronte. Annalisa gli disse di non badare alle mie parole, poi gli si avvicinò e gli diede un bacio. Mi alzai, volevo andare via, avevo capito che Annalisa non sarebbe mai stata mia. Ma lei si staccò da Markò e si avvicinò. Mi bloccò la testa e mi baciò. Fu un bacio intenso dato con molta passione. Rimasi immobile ad assaporare passivamente le sue labbra.
“Non hai detto di amarmi?” chiese, notando la mia distanza.
“L’ho detto” risposi con tono triste.
Lei accennò un sorriso e mi spinse verso il letto. C’eravamo seduti e mi teneva le mani.
“Devi imparare a dividermi con gli altri” sentenziò.
“Chi?...Loro?” dissi indicando Markò e Mirko con un cenno del capo.
“Loro, e tutti quelli che attraverseranno la mia strada e vorranno condividerla” rispose decisa.
Aspettavano la mia risposta, la mia decisione. Dovevo rinunciare ad Annalisa, o averne solo un pezzetto. Il nostro rapporto sarebbe stato fatto di pochi attimi consumati in un letto, dove avrei potuto sussurrarle in un orecchio, che era la cosa che più desiderassi al mondo. Tutti quegli attimi raccolti lentamente nel cestino del tempo, sarebbero stati, la mia vita. Lei era diventata il centro della mia esistenza da subito. Il punto che si scorge a malapena all’infinito, e fa parte della stessa retta sulla quale scorre la propria vita. Forse fu così anche per Markò e per Mirko, seppure il loro modo d’amare era diverso dal mio, ma non meno intenso e importante. Noi tre chiudevamo il cerchio dell’amore, occupando ognuno il proprio settore senza mai sconfinare. Passione, perversione e indifferenza, i tre vertici degli angoli che formavano il cerchio su cui girava l’amore di Annalisa.
Furono mesi intensi quelli che seguirono. Conobbi un modo diverso d’amare, fatto di condivisioni ed esperienze comuni. Imparai a dosare i miei sentimenti, a scavarne il contenuto, per tirare fuori la loro vera essenza e, la confrontai con quella degli altri. Allora compresi, con mio grande stupore, che eravamo simili, avevamo la stessa radice: la felicità.
Nessun altro attraversò la corta strada di Annalisa, all’improvviso s’interruppe lasciandoci soli. 

 

 

 
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