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L'inquietitudine dei numeri piccoli

Post n°96 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da navigator77
 

La legge dei grandi numeri, in matematica, esprime il modo in cui possiamo essere "sufficientemente certi" che se ripetiamo un certo numero di volte sufficientemente grande, un evento con una certa probabilità, possiamo stare certi che questo evento si verificherà un numero di volte che rispecchia la probabilità attesa di tale evento.

Grazie a questa legge alla base del calcolo numerico, se avessimo a disposizione infinite vite, potremmo essere empiricamente certi di poter diventare in qualcuna di queste i migliori al mondo in qualche specialità, di nascere in un paradiso terrestre, di avere una certa educazione, di essere talmente benestanti da poter vivere di rendita e senza pensieri, e qualsiasi altra cosa più o meno probabile che possiamo immaginare.

Premetto che se già io in questo momento mi trovo ad avere il tempo, la tecnologia, la proprietà di linguaggio e la freschezza mentale di poter formulare questi miei pensieri, posso ritenermi, rispetto ad "infinite" vite, un "privilegiato", così come privilegiato può ritenersi chi è in grado di leggere e comprendere quel che scrivo.

Avere questo privilegio, ed esserne consapevole, non mi basta. Generalmente la chiamano "inquietitudine".

Potrebbe bastarmi in via teorica, se avessi davvero la possibilità di vivere infinite vite, e portare memoria di quelle già vissute, un pò come quando sono ad un tavolo da poker, e so che giocando molto riceverò "infinite" mani, prima o poi tutte le coppie di carte in infinite situazioni, per cui posso operare con la serenità di avere le mie giuste occasioni, e di potere stare lì ad attenderle, giocarmi al meglio quelle che ho, provare a forzare un pò qualche volta, ma avendo comunque alle spalle la solidità di una certezza matematica.

La nostra vita invece non è fatta di grandi numeri, è fatta di un solo piccolo numero, che messa insieme ai tanti altri piccoli numeri formati dalle altre vite che ci circondano, formano i grandi numeri, quelli che vengono presi in considerazione dalle indagini statistiche per intenderci, ma nella sua singolarità resta piccola, e probabilmente è proprio questa sua "piccolezza" ed unicità a poterci spingere a cercare di tirarne fuori il meglio!

Non importa se siamo nati benestanti o poveri, in un contesto di cultura oppure circondati dall'ignoranza, sotto la campana di vetro di un tranquillo paese di collina o tra le pallottole di un quartiere malfamato, con particolari doti atletiche o con qualche handicap, in un posto dove batte sempre il sole oppure dove il ghiaccio regna sovrano, dobbiamo affrontarla con la mano che ci è stata data, nelle condizioni in cui ci siamo ritrovati, con le risorse che abbiamo avuto a disposizione.

Seppure nella nostra piccolezza e limitazione, abbiamo occasione, chi in maniera più agevole, chi meno, di poter modificare, migliorare e rendere più vicine a noi queste nostre condizioni, anche se ovviamente questa opportunità ha un "prezzo", e questo prezzo è rappresentato dal rischio di "peggiorare", o comunque di modificare in maniera non gradita, le nostre stesse condizioni. E' il prezzo da pagare se vogliamo "sentire" la nostra unicità affermarsi, e non preferire di essere parte più stretta dei "grandi numeri", quelli che vengono colpiti dalle ricerche come "stereotipi", quelli che vedono veicolata la propria vita in strade o peggio ancora binari che qualcun altro ha tracciato e steso per noi come potrebbe essere "giusto" se ne avessimo infinite a disposizione per aspettare "il nostro turno". Per cui per poter realizzare questa unicità, per tirare fuori il meglio possibile che ci è potenzialmente possibile da questa vita, dobbiamo correre dei rischi molto maggiori, di quelli che correremmo se ne avessimo a disposizione infinite, se fossimo dei "grandi numeri".

I grandi numeri possono starsene lì tranquilli, e poi sono così grandi da non sentire la mia mancanza, io sono un piccolo numero, ne sono consapevole ed in quanto tale sono inquieto.

Per quanto mi riguarda la "stranezza" sta nel vivere questa vita come se ne avessimo infinite altre... o forse sono io ad essere sempre l'ultimo a saperle certe cose!!! :-)

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Commenti al Post:
principessa_bionda1
principessa_bionda1 il 21/01/12 alle 16:33 via WEB
Non mi sembri affatto un "piccolo numero" e l'inquietudine appartiene un pò a tutti noi, in linea di massima è la spinta a farci superare i limiti, interiori o oggettivi che siano. Nel caso specifico, mi sembra davvero che, rispetto al principio di partenza, tu sia un pezzo avanti alla media e per quanto mi riguarda questo non è causa nè motivo di crogiolarsi, pertanto lo stimolo dato dall'inquietudine è sano. Bisognerebbe avere un'inquietudine maggiore quando si nasce in certe condizioni, ma a volte è solo insofferenza e l'insofferenza non basta. :*
(Rispondi)
 
navigator77
navigator77 il 23/01/12 alle 14:34 via WEB
Essere un "piccolo numero", non è uno sminuirsi.. è la via di mezzo tra nessuno e centomila, tra sentirsi impotenti e sentirsi onnipotenti, inutili ed indispensabili, e potrei continuare a non finire.. anche se realisticamente si tende a volte verso un estremo, a volte verso l'altro. Essere e sentirsi "piccolo" senza guardare troppo i "grandi numeri", almeno per quanto mi riguarda, mi aiuta a non guardare "la media" come riferimento se sto facendo male o bene, ma a guardare me stesso come la "media" di riferimento che l'inquetitudine cerca di migliorare! L'insofferenza se veicolata in chiave positiva, può essere il preludio proprio dell'inquietitudine ;-)
(Rispondi)
Lolita_insonne
Lolita_insonne il 02/02/12 alle 18:26 via WEB
L'unicita' gia'. Mi hai fatto ricordare un libro :" La solitudine dei numeri primi"... Un saluto.:)
(Rispondi)
 
navigator77
navigator77 il 02/02/12 alle 18:27 via WEB
Infatti il titolo del mio posto ha la stessa "ispirazione matematica", pur parlando di altro ;-)
(Rispondi)
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