Creato da lamorfea il 13/09/2010

Sbocciata

divoro la mia carne e piango sui miei silenzi

 

 

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Il corpo è l'alveare delle mie parole

Post n°15 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da lamorfea

Mi limito a contare i danni, parto dalle dita dei piedi,
seguendo le curve dolci delle mie dita polpose
alle vene che percorrono il reticolato fragile del dorso,
nervi tesi schioccano all'ombra...
ogni tanto li seguo quei nervi, sono un porto sepolto di azioni inevase
e risalgo le caviglie, ridendo delle corse e alle cadute,
incolume nel respiro forse,
ma non nella solitudine del blocco diviso cartilagine e gesso
salgo in dolci carezze e seguo il disegno di questo clown,
voragine d'occhi...
disegno capricciosa i dadi, la bocca vuota e salgo sulla linea bianca
fino alle ginocchia
soffiando sopra alle cicatrici giovani,
delle corse a perdifiato senza notare e notarmi,
affidandomi al fiato e poi alla polvere
arrivo smaniosa alle cosce, pallide...
che imperfette e mi riuniscono e mi rannicchiano
torcendo il mio busto, le mie parole,
i miei pensieri e i minuti le pieghe e le nuvole non idonee all'essere
m'accade di buttare giù un pensiero e tramutarmi in goccia,
spesso mi perdo nel salto,
ridivento piccolo seme e poi ci ri_vedo i tuoi occhi, madre...
il tempo ad ora soccombe il passo si ferma sul ventre morbido,
curve su curve
allacciandomi alle braccia sui seni riposte e quel neo infilato a destra
al verso che sversa sul collo e percorre le labbra carnose e rosa
quando s'appoggia al foglio
dimenticando che gli occhi ormai son chiusi
rissosi all'interno e percorsi dal dubbio...
le mani, poi, perse fra i capelli, di nero ardito,
di seppie in tentacoli amari
quando il tempo scompare, affissa ai giorni
ore a cui dire e non fare, sgranchendo le parole in carezze,
di quando fummo sfamati
da tutto questo gracchiare come corvi in sciame
in piccole api e poi alveari di sguardi...
mi basta il tempo di sperare di vedere ancora il sole attraverso le mani
in un gioco di vanità e furore, di polsi sospesi ad un sorso dal mare
e ci ameranno ancora le stelle, nella follia, lucida e inesperta
come quando, nati, ci siamo formati in corpo e poi anni, sogni e mesi,
ore e pazienza e minuti assecondati ai secondi
a braccetto e convulsi all'insaputa delle orecchie tarpate.

[testo di mia proprietà.]

© Photos by SalaBoli

 
 
 
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© i testi qui presenti sono di mia assoluta proprietà, certi sono presenti nelle mie pubblicazioni edite nel 2008 e nel 2009, altri in varie antologie e alcuni inediti.

 

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