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Io sostengo che il senso dell'essere (e quindi della nostra vita) è la relazione, la relazione armoniosa, concetto per esprimere il quale il pensiero greco ha coniato la categoria di logos. Quando il quarto vangelo afferma nel suo incipit: "In principio era il Logos" fa un'affermazione decisiva: fisica, prima che metafisica. Sostiene che il senso dell'essere è la relazione. Per questo, tutto nella nostra vita dipende dalla qualità delle nostre relazioni; per questo il senso della vita è amare, essendo l'amore il vertice della relazionalità.
V. Mancuso
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"Scrivere un diario è come guardarsi in uno specchio di fiducia, addestrato a trasformare in bellezza il semplice bell'aspetto o, nel peggiore dei casi, a rendere sopportabile la bruttezza massima. Nessuno scrive un diario per dire chi è. In altre parole, un diario è un romanzo con un personaggio solo."
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Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
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Sogno di Marion
Non ho resistito . . . di Mati
Filastrocca di cartapesta di Marematta
Parma! di Tesi
Futulismo contempolaneo di Gold
dedica di Ilike
post post - mare di Ilike
Sono vento.
Sussurro primavere tra le ciocche.
Raggelo di candide sferzate.
Sono vento.
E tu albero forte.
Cadano le foglie, come muoiono le certezze.
Sono vento d'estate,
solletico al sale sulla pelle,
sollievo alla calura.
Sono vento
e il vento non mi piace.
Mi ci abituo, inseguendo una rondine.
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Cara signora maestra,
possibile mai che debba proporci sempre gli stessi temi ogni anno?
A Natale "Parla delle tue vacanze di Natale", a Carnevale "Parla delle tue vacanze di Carnevale", nel giorno dei morti, beh quelle non sono vacanze ma lei vuol comunque sapere cosa abbiamo fatto durante la tradizionale visita al cimitero.
Non usano più invece quei bei temi in stile libro Cuore.
Me ne ricordo uno, che mi riproponeva tutti gli anni: "Italia, patria adorata, verde di prati, bianca di neve, rossa come il sangue versato dagli eroi."
Immagino che in tempo di Padania, veline, decreti e barzellette politiche sia un po' demodè.
E quello lì, originalissimo per i suoi standard, se lo ricorda?
Era il 1979, un anno dopo, e lei chiese a noi bambini di scrivere un ricordo: "Ricordiamo un grande statista ucciso dalle Brigate Rosse: Aldo Moro."
Non è che ne sapessi molto.
Avevo visto in televisione le foto di quel signore imbavagliato, l'aria smunta, con il giornale in mano.
Mi dicevano che era un brav'uomo, pugliese per giunta …
Per anni invece sentirò un brivido di paura folle tutte le volte che mi capiterà di andare a trovare mio fratello, con il treno obbligato a passare per la stazione di Bologna.
Quel primo binario sempre inagibile.
Certe paure non si scordano mai.
Bisognerebbe sottolinearlo in questo tempo storico di incertezza.
Per tornare a noi, cara signora maestra … ha notato che le do del lei?
La maestra di mio figlio è invece semplicemente Paola.
Ricordo che anche lei doveva avere un nome, la signorina Patrizia ecco, ma non ci sognavamo certo di darle del tu.
Il mondo cambia, credo più in peggio che in meglio.
Mi chiedeva delle mie vacanze e in proposito mi torna in mente un lavoro che le portò mia sorella Azzurra.
Se lo ricorda? Non lo so, ma io si.
Quando lei scrisse a lettere tondeggianti ed in perfetta bella grafia sul suo quaderno: "Parla della tua famiglia", mia sorella furbescamente rispose:
"Come tutti sanno in questa scuola ci sono già venuti i miei fratelli maggiori Carla e Giuseppe. Della mia famiglia quindi conoscete già tutto. Se proprio volete però vi informo sulle ultime novità."
Così anch'io stavolta le dirò:
"Delle mie vacanze sapete già tutto. Stessa spiaggia, stesso mare nei secoli dei secoli. Amen.
Però quest'anno c'è una novità.
Ci siamo concessi, mio marito ed io, una fuga di tre giorni a Praga.
Posto ancora più o meno economico.
Che raccontare?
Se dicessi "Che brutta città!", mi prenderebbero per pazza!
E Praga brutta non lo è per niente. Strana magari si.
Un palazzo moderno accanto ad uno barocco.
Un balcone art nouveau verdeggiante di tralci metallici con ai piedi un'insegna colorata di un kebab.
Un ristorante di design affiancato da un residuo di negozio comunista che neanche al mare dove vado io ce ne sono di così tristi e brutti.
In tutta sincerità, una città che non mi ha provocato emozioni particolari.
Bella, è indiscutibile.
Tutti quegli intonaci colorati, quei decori, quelle guglie, l'orologio astronomico, la Moldava sciabordante sotto i ponti antichi.
A trovare un lampione uguale ad un altro si poteva vincere un premio. Ognuno con il suo stile particolarissimo.
Visitare il museo del cubismo, cubista anch'esso nel controsoffitto e nelle ombre delle teche sotto le quali facevano bella mostra di sé i disegni, non è certo come andare a vedere Picasso.
E' stato però interessante leggere la genesi di quest'arte nella terra ceca.
L'idea che una linea obliqua in mezzo a linee orizzontali e verticali, possa creare un senso di tragico e un'emozione. Come un anticonformista in mezzo a un gregge di pecore.
La cucina ottima! Spezie in quantità industriale in ogni piatto, gli stravaganti sapori agrodolci che ricordano l'Oriente e i dolci ricchi di frutta.
Credo di aver mangiato più aglio in tre giorni che in tutta la mia vita!
E quei peperoncini sul formaggio camembert marinato, neanche in Calabria signora maestra!
I granati lavorati in forme ripetitive e antiche di gioielli, non lasciano indifferenti.
Come le marionette di legno e la macchina da cucire di una volta per fabbricarne gli abiti.
Nei negozietti di antiquariato avrei acquistato di tutto, ad averne possibilità.
Quella matrioska fatta a mano, la testa dipinta leggermente inclinata, ogni bambola un decoro differente contornato d'oro, mi rimarrà nel cuore.
Il cristallo di Boemia prendeva nelle vetrine le forme più strane e brillanti, provocando la facile associazione della città con la nostra Venezia.
Praga però mi lascia un po' di amaro.
L'impressione che ne ho ricavato è di una città senza identità.
Passata quasi d'un balzo dall'oppressione alla libertà, ha costruito il suo futuro sullo straniero pagante.
I praghesi sono piuttosto scostanti, sorridono quasi solo quando dai loro la mancia.
Ti trasmettono la sensazione che gli sei di fastidio, pur se necessario.
Ti dicono che sono stati cattolici, protestanti, ebrei, comunisti, anticomunisti, monarchici, repubblicani e che il Golem appare di notte nelle strade del ghetto.
Dove io, a dir la verità, ho visto soprattutto le boutiques del made in Italy che pareva, signora maestra, di stare a via Montenapoleone.
Sembra tutto un gran teatrino da smontare di notte o nei mesi freddi d'inverno, quando credo la città riprende la sua routine senza i turisti.
Perfino le note di Vivaldi, Verdi, Mozart, Smetana, che senti volare nell'aria a ogni vicolo, sembrano uno spot pubblicitario di una qualche tv dell'era del consumo.
Le botteghe dei pittori non hanno nulla di bohémien, assomigliando piuttosto a delle fabbriche di vedute e panorami fatti in serie.
All'aereo, come alla temperatura invernale di questo assurdo giugno, sono sopravvissuta.
Il viaggio è stato scandito dall'insopportabile rosario recitato a chiara voce da chi occupava il posto dietro al mio e dalle perturbazioni meteorologiche.
Ma sono di nuovo qui.
Cara signora maestra, concludo dicendo che, viaggiare, anche solo lontano dai propri schemi, vale in ogni caso sempre la pena."
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Inviato da: Valerie Lancaster
il 05/11/2020 alle 11:47
Inviato da: divinacreatura59
il 14/10/2019 alle 18:37
Inviato da: Aisha Sadat
il 14/10/2019 alle 16:33
Inviato da: en güzel oyunlar
il 27/11/2016 alle 12:27
Inviato da: çok güzel oyunlar
il 27/11/2016 alle 12:26