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Io sostengo che il senso dell'essere (e quindi della nostra vita) è la relazione, la relazione armoniosa, concetto per esprimere il quale il pensiero greco ha coniato la categoria di logos. Quando il quarto vangelo afferma nel suo incipit: "In principio era il Logos" fa un'affermazione decisiva: fisica, prima che metafisica. Sostiene che il senso dell'essere è la relazione. Per questo, tutto nella nostra vita dipende dalla qualità delle nostre relazioni; per questo il senso della vita è amare, essendo l'amore il vertice della relazionalità.
V. Mancuso
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LA LIBRERIA DI CASA SOGNO
IN RICORDO DI SARAMAGO
"Scrivere un diario è come guardarsi in uno specchio di fiducia, addestrato a trasformare in bellezza il semplice bell'aspetto o, nel peggiore dei casi, a rendere sopportabile la bruttezza massima. Nessuno scrive un diario per dire chi è. In altre parole, un diario è un romanzo con un personaggio solo."
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Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
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Post N° 628 di Marion Sogno a Firenze di Cate
Sogno di Marion
Non ho resistito . . . di Mati
Filastrocca di cartapesta di Marematta
Parma! di Tesi
Futulismo contempolaneo di Gold
dedica di Ilike
post post - mare di Ilike
Sono vento.
Sussurro primavere tra le ciocche.
Raggelo di candide sferzate.
Sono vento.
E tu albero forte.
Cadano le foglie, come muoiono le certezze.
Sono vento d'estate,
solletico al sale sulla pelle,
sollievo alla calura.
Sono vento
e il vento non mi piace.
Mi ci abituo, inseguendo una rondine.
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Il mio papà era nato il 31 dicembre del 1900.
E' morto il 12 ottobre del 1940, nel canale di Sicilia, davanti alle coste africane.
Non morto, disperso.
Il suo corpo non è stato mai trovato, così io, nelle mie fantasie di bambina e a volte ancora oggi, me lo immaginavo vivo.
Si, doveva essere andata in questo modo: si era salvato, aveva raggiunto a nuoto la terraferma e poi chissà, aveva perso la memoria.
Qualcuno l'aveva trovato, si era rifatto una vita e io avrò forse dei fratelli africani che non conosco.
Mio nonno e mio zio cercarono sue notizie a lungo dopo la guerra.
Chiesero agli uffici della marina militare e ai sopravvissuti delle altre navi.
Nessuno ha mai potuto confermare nulla.
Mio papà era direttore di macchina e allora deve essere andata in un altro modo; era giù al suo posto di lavoro quando l'incrociatore inglese ha affondato l'Ariel.
Erano usciti in perlustrazione di notte, al buio, per un comando arrivato improvviso la sera prima.
L'Ariel, l'Airone, l'Alcione, l'Aretusa, tutte le cacciatorpediniere di base a Messina.
L'incrociatore inglese ha attaccato, ha affondato le prime due, Airone e Ariel.
Non si è trovato il corpo, mai, la bomba deve aver fatto a pezzettini mio padre.
Io me lo ricordo bene, anche se avevo solo quattro anni.
Era l'undici ottobre, il giorno prima, era arrivato un telegramma, diceva: "Domani arrivo, licenza di qualche giorno."
La mamma uscì a farsi bella, il nonno a comprare provviste per il pranzo.
Il 12 mattina abbiamo acceso la radio, a casa nostra c'era la radio, e abbiamo sentito di quello che era successo nella notte ma nessuno si è preoccupato.
Papà a quell'ora era sicuramente già partito per la licenza.
Ho guardato il nonno e ho detto: "Babbo non torna più, lo so che non torna."
Nonno mi ha dato uno schiaffo, l'unico della sua vita, così forte che mi pare ancora di sentirlo quando ci penso.
Più tardi è arrivato un secondo telegramma che comunicava lo spostamento della licenza per cause non previste.
Hanno capito, io lo avevo capito già, lo sentivo.
Era il 1959, diciannove anni dopo.
Avevo venticinque anni ed ero in archivio a fare il mio lavoro.
C'era un collega, un ex ufficiale di marina.
Capitò per caso il discorso e gli raccontai questa storia.
Mentre raccontavo, lo vedevo diventare pallido e lo sentivo mormorare. "Non è possibile, non è possibile ..."
Allora mi sono fermata e ho chiesto: "Cosa c'è sig. XX? So che anche lei ha combattuto, sono troppo dolorosi questi ricordi?"
E lui con un filo di voce ha risposto: "Dovevo essere io ...al posto di suo padre ci sarei dovuto essere io. Aveva chiesto la licenza, doveva partire la sera dell'undici e io l'avrei sostituito. Ho avuto un attacco improvviso di appendicite, mi hanno ricoverato di urgenza e lui è rimasto su quella maledetta nave ... al posto mio."
Questa è la storia vera dell'infanzia di mia madre.
Non mi ha mai emozionato quando la sentivo da bambina, mi infastidiva piuttosto.
Preferivo quei racconti divertenti della corvetta sulla quale stava mio padre.
Quelli che parlavano del contrabbando di sale e sigarette, dei topi che salivano sulle corde delle navi quando erano attraccate nei porti, della forte ubriacatura a suon di whisky che lo ha reso praticamente fuori uso per tre giorni dopo l'armistizio dell'otto settembre del 1943.
Sentirla raccontata ai miei bambini, mi ha fatto tutto un altro effetto.
E' un pezzo di vita e di storia.
Dà il senso della precarietà dei nostri giorni e fa comprendere perché involontariamente mia mamma ci abbia trasmesso un'ansia esagerata nei confronti dei pericoli.
Mi conferma che il caso non esiste.
E mi fa vivere un po' di quel nonno che non ho mai conosciuto.
Chissà, magari ho qualche zio in Africa e non lo so.
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Inviato da: Valerie Lancaster
il 05/11/2020 alle 11:47
Inviato da: divinacreatura59
il 14/10/2019 alle 18:37
Inviato da: Aisha Sadat
il 14/10/2019 alle 16:33
Inviato da: en güzel oyunlar
il 27/11/2016 alle 12:27
Inviato da: çok güzel oyunlar
il 27/11/2016 alle 12:26