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Raggelo di candide sferzate.

Sono vento.
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Sono vento
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TERRONI

Post n°136 pubblicato il 24 Settembre 2010 da nnsmettodsognare

scuolamaterna

Lavoro dei bambini della scuola materna

 

Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni.
E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni "anti - terrorismo", come i marines in Iraq.

Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero liberà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell'invasione, da Sud, per redimere l'Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa).

Ignoravo che, in nome dell'Unità nazionale, i fratelli d'Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma.
E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile.

Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di "Tamerlano, Gengis Khan e Attila".
Un altro preferì tacere "rivelazioni di cui l'Europa potrebbe inorridire".
E Garibaldi parlò di "cose da cloaca".
Né che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, com'è accaduto con gli islamici a Guantanamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione perché musulmani, da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali.
E, se bambini, briganti precoci; se donne brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei di briganti (sino al terzo grado di parentela); o persino solo paesani o sospetti tali.
Tutto a norma di legge, si capisce, come in Sudafrica, con l'apartheid.

Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso.
Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni di massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia.
Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce), come nell'Unione Sovietica di Stalin.
Ignoravo che il ministero degli Esteri dell'Italia unita cercò per anni "una landa desolata", fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli da occhi indiscreti.

Né sapevo che i fratelli d'Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, le regge, musei, case private (rubando perfino le posate), per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati.
Non sapevo che,a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla.

Ignoravo che l'occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia e parzialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988).
Né sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell'aggressione, uno dei paesi più industrializzati (terzo, dopo Inghilterra e Francia, prima di essere invaso).
E non c'era la "burocrazia borbonica", intesa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un "mirabile organismo finanziario" e propose di copiarlo, in una relazione che è "una lode sincera e continua". Mentre "il modello che presiede alla nostra amministrazione", dal 1861, "è quello franco-napoleonico, la cui versione sabauda è stata modulata dall'unità in avanti in adesione a una miriade di pressioni localistiche e corporative" (Marco Meriggi - Breve storia dell'Italia settentrionale).

Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano "a far la stagione", per qualche mese in Svizzera.
Non potevo immaginare che l'Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como.
Avevo già esperienza delle ferrovie peggiori al Sud che al Nord, ma non che, alle soglie del 2000, con il resto dell'Italia percorso da treni ad alta velocità, il Mezzogiorno avesse quasi mille chilometri di ferrovia in meno che prima della Seconda guerra mondiale (7.958 contro 8.871), quasi sempre a binario unico e con gran parte della rete non elettrificata.

Come potevo immaginare che stessimo così male, nell'inferno dei Borbone, che per obbligarci a entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stati d'assedio, lager?
E che, quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni (e non era mai successo)?

Io avevo sempre creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi.
Non sapevo nemmeno di essere meridionale, nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore, positivo o negativo, al fatto di essere nato più a Sud o più a Nord di un altro.
Mi ritenevo solo fortunato ad essere nato italiano. E fra gli italiani più fortunati, perché vivevo sul mare.

Tratto da Terroni di Pino Aprile

 

Mi è tornata voglia di studiare storia. 

 
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Rispondi al commento:
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 28/09/10 alle 07:13 via WEB
Ciao Giuseppe, sono stata incompleta nella mia risposta. Sono a metà della lettura e finora ho trovato principalmente citate fonti orali, ma anche altri testi (che a loro volta ritengo citeranno delle fonti) e riferimenti a persone che è scritto impegnano gran parte del loro tempo a cercare documenti negli archivi. Aprile sostiene che è da moltissimi anni che si occupa di questo argomento e ogni volta che ne ha parlato, ha ottenuto scetticismo o indifferenza. Sono d'accordo con te, ci vogliono prove per dimostrare qualcosa. Ma pensiamo alla storia antica, queste prove sono prevalentemente i testi degli scrittori latini; come hai scritto tu stesso nei commenti, ogni fatto narrato è passibile di aggiunte, rivisitazioni, interpretazioni. Scrive Aprile:"Da un giorno all'altro, nelle Due Sicilie, le tante aziende che lavoravano per lo stato perdono le commesse (tutte al Nord, dai cannoni alle matite), lefabbriche coinvolte chiudono e si spara sui dipendenti che protestano: dall'acciaio alla Zecca, dalla cantieristica all'edilizia, dall'abbigliamento (divise) alle ferrovie. Un'ondata di fallimenti e ristrutturazioni getta nella miseria decine di migliaia di lavoratori; moltissimi industriali e commercianti convertono le loro fortune da capitale di rischio, investimenti, a rendite, per metterle al sicuro. Ma "le rovinose e reiterate alienazioni di rendita napoletana effettuate dalle due prime luogotenenze ne fecero precipitare la quotazione da 108-113 fino a 75, fra l'allarme e la disperazione dei risparmiatori meridionali" (Molfese, Storia del brigantaggio dopo l'Unità). Le epurazioni per sospetta nostalgia borbonica (vera o presunta, non c'era bisogno di fornire prove o spiegazioni)buttano in strada migliaia e migliaia di impiegati pubblici, giudici, professori e docenti universitari, militari, professionisti. Il duca di Maddaloni ne fece un elenco impressionante in Parlamento, tra le proteste dei suoi colleghi (dovette dimettersi):persino il latte delle poppe terrone divenne inadatto, e si facevano arrivare dal Nord le balie per i neonati orfani di Napoli. Sulla moralità del pubblico impiego, in Piemonte, Luciano Salera riporta le parole di Angelo Brofferio, nella Storia del Piemonte:"Si vendevano i favori, si vendevano i titoli, si vendevano cariche e si vendevano le sentenze. Tutto si vendeva" (al patriota romagnolo Curletti, che si offre come spia a Cavour, per far l'Italia, il generale Saint-Frond, al quale viene affidato, chiede se gli si può rapire una certa ragazza, per la sera stessa. E non fu il solo servizietto del genere richiestogli). Ma tutto questo passerà alla storia e alle storielle come "borbonico"
Dubito che tutto questo possa essere inventato e in questo caso sono citate come fonti altri testi che bisognerebbe avere la pazienza di andare a leggersi, cercando ancora tra altri riferimenti citati. Le azioni di forza del regno sabaudo descritte sono talmente impressionanti, com'è logico che succeda in qualsiasi guerra, da non poter credere che siano state un semplice tentativo di sedare qualche piccola rivolta. In tanti erano delusi, in tanti appoggiarono la causa dell'unità, in tanti invece (sempre riportato nel testo di Aprile) furono ammazzati perchè renitenti alla leva sabauda, senza sapere neanche che esistesse la necessità di aderire alla causa, poichè nei loro paesi non era stata diffusa la notizia in modo adeguato. La questione della terra poi, è vero i latifondi restarono tali e non furono suddivisi ma ho letto di un libero uso per la propria sussistenza. Mi pare una politica "avanzata" per quella che viene considerata nobiltà sfruttatrice e terribile. Per finire, il servilismo Giuseppe ahimè, non è caratteristica genetica o storica del meridione. Se l'Italia tutta è ancora in condizioni di arretratezza economica e soprattutto culturale e sociale rispetto a molti paesi europei, è soprattutto per questa diffusa pratica del malcostume, della corruzione, dello scambio di favori, del "io sono più furbo di te" che si ritrova a ogni livello sociale e a in tutte le regioni italiane. Infine per il riscatto sociale ... io sono andata via da casa mia non per necessità ma per un caso; a Bari, dove sono nata e cresciuta, stavo bene, avevo un ottimo lavoro, non mi mancava nulla neanche a livello di servizi. Ma guardavo la realtà attorno e mi rendevo perfettamente conto che poteva essere decisamente migliore. Non ci manca niente per ottenerlo, soltanto vincere la rassegnazione. Io piango per la mia terra, come hanno fatto i grandi, tra i quali ricordo in particolare chi si è battuto contro la mafia fino alla morte. Le persone oneste, colte e capaci al sud sono tantissime e quando vengono al nord sono messe in condizione di esprimere le loro potenzialità, in parte almeno, perchè vorrai ammettere che tutto il mondo è paese e anche qui non mancano i problemi. Ci vuole un moto di orgoglio e di rinascita e deve partire da chi nelle nostre terre ci abita ed essere sostenuto e non soffocato da chi come noi da quei posti è andato via. Almeno questo è quello che io credo. Anche per me è stato un piacere dialogare e non ci sono problemi mai se si dice sempre soltanto quello che si pensa. Buona giornata, Carla.
 
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