« Non basta | La luce » |
Poesie
Post n°2 pubblicato il 25 Maggio 2010 da francoceravola
Ultimo giorno di Maggio 2002 Che strano respiro ha oggi la mente nasce da dentro ed è grave e affannoso e urla nel silenzio soffocando il dolore. E' la sera avvolta dal lutto che riempie le case dove le oscurità attenuate dalla luce degli schermi si riempiono di immagini terribili adagiate sui piatti della cena inghiottite poi con noncuranza che vanno ad incollarsi nelle vene in compagnia di sorrisi estorti da pietose comicità confezionate dal digitale con altre opache gioie di glorie sportive e mondanità. Veniamo a toccarle quelle tragedie che restano per sempre appiccicate al cuore con lo stucchevole sogno dell'esistenza. Mentre l'età si fa di giorno in giorno più tarda riemerge dagli anfratti della coscienza quella fanciullezza senza tempo che ci fa corrotti innocenti. Come allora sarebbe opportuno il pianto per lavare con i sali delle lacrime i lati oscuri dell' imbrattata coscienza. Corriamo ancora negli spazi cosmici con il nostro carico d'odio per una realtà che ci distrugge incapaci di capire e di accettare. Giorno di Febbraio 2004 Ho visto il Sole pallido e pensoso mentre s'adagiava sulla groppa della fronte di pietra che nasconde l'orizzonte. "Ho fatto i miei figli" diceva " su quella sfera tanto amata dove i cavalli galoppano nitrendo con vigore e le balene cantano nel mar glaciale quando esplode la mia luce. Quanta pena provo nel ripensare all'uomo autore delle inarrestabili stragi che la sua mente turbata concede alle ragioni della violenza. Ho costruito la creatura perfetta Perché godesse di tutto il tempo del mio calore Anche dopo la naturale morte della terra E di me stesso. Ora con la bramosia del Dio Danaro Sfida la natura per sconvolgerla Provocando inconsolabili lutti. Ha contrabbandato la mia luce Per misteriose e magiche divinità Che ingoiano preghiere e implorazioni E stanno lì negli anfratti della psiche Mute e indifferenti Mentre il sangue scorre Compagno del dolore Rendendo l'esistenza un'insopportabile macigno Che schiaccia la vita Ora diventata inutile da preferire anzitempo il nulla." Così pensava il sole Mentre il suo triste colore Non tingeva di rosso Le nubi dell'ultimo orizzonte. La notte in agguato Spalancava le sue fauci lentamente Per inghiottire con sublime golosità L'immonda sciagura dell'uomo. Giorno di ottobre 2008
Ancora ti parlo amico della strada Raccontami ancora la tua allucinazione Mentre ti aggrappi alla speranza della fede Perché la fede è una sana follia che t'inganna Tutto ti fa vedere bello e giusto Quando ti acceca precipitandoti nel buio La verità è che non c'è una verità Ma mille e poi ancora mille e mille E mille ancora che si rincorrono nel vuoto Che le inghiotte disfacendole nel nulla Il segreto è svelato ma restano segreti i significati E noi corriamo agitando nella luce i pugni vuoti Prede della menzogna che si manifesta cura efficace Senza guarire tutte le nostre piaghe dell'inconscio Il vortice dell'ingiustizia ci trascina in un girone infernale., E non siamo noi a volerlo ma questa incapacità ad essere natura.
|
Inviato da: francoceravola
il 12/12/2010 alle 18:26
Inviato da: noarell
il 23/09/2010 alle 20:57