Non ho parole...

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EVANESCENCE - IL NUOVO GOTICO



 

 

Post N° 212

Post n°212 pubblicato il 18 Settembre 2008 da Zultan

 
 
 

Post N° 211

Post n°211 pubblicato il 18 Settembre 2008 da Zultan

Una giornata alle corse,
seguita da un tuffo
in piscina,
seguito da 5 minuti
nella sauna,
seguita da una doccia,
seguita dalla lettura della posta
 ( non molto interessante )
poi
i miei sette gatti mi accolgono
uno alla volta
e la serata 
comincia...

                                                                             C. Bukowski

 
 
 

Post N° 210

Post n°210 pubblicato il 16 Settembre 2008 da Zultan

 
 
 

Post N° 209

Post n°209 pubblicato il 16 Settembre 2008 da Zultan

 
 
 

Bella la vita...

Post n°208 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Zultan

Stanotte si rientra al lavoro...

non ci posso credere...

mi sembra la fine della vita...

la fine dei colori...

la fine della luce...

la fine dell'aria...

la fine della felicità...

la fine di tutto...

quel posto infernale mi sta rovinando il fisico...

e uccidendo quel poco tempo che mi resta fuori...

non si può condensare la felicità di una vita in un solo mese di ferie...

tutto il resto è incubo...

me ne resto qui con lo sguardo perso...

come un guscio vuoto...

mi viene solo da vomitare...

non  ce  la  posso  fare...

 
 
 

Post N° 207

Post n°207 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Zultan

 
 
 

Post N° 206

Post n°206 pubblicato il 31 Agosto 2008 da Zultan

 
 
 

Una calibro 9 per pagare l'affitto...

Post n°204 pubblicato il 30 Agosto 2008 da Zultan

Duke aveva una figlia, la chiamavano Lala, 4 anni. Figlia unica. C’era stato sempre attento, a non far figli, perché aveva paura di morire ammazzato prima o poi, però adesso stravedeva per lei, la bambina era fonte di gioia: sapeva tutto quello che a lui passava per la testa, c’era un filo diretto fra lui e la bambina.

                Erano al supermarket una sera, Duke e Lala, e parlavano di questo e di quello, come veniva. Discorrevano d’ogni sorta di cose e Lala gli diceva tutto quello che sapeva e sapeva un sacco di cose, per istinto, mentre Duke non sapeva tante cose, lui no, ma però le diceva tutto quello che poteva, e funzionava. Erano felici insieme.

“cos’è quello?” domandò Lala.

“una noce di cocco.”

“cosa c’è dentro?”

“latte e polpa, roba che si mangia.”

“e perché sta lì dentro?”

“perché ci sta bene, dentro al  guscio, e la polpa dice al latte: ma come si sta bene, veh, qui dentro a questa scorza.”

“e perché ci stanno bene?”

“perché chiunque ci starebbe bene. Pure io.”

“non è vero. Mica potresti guidare la macchina da lì dentro. Neanche mi vedresti a me da dentro a quell’affare, non potresti neanche mangiare le uova alla pancetta, lì dentro.”

“le uova alla pancetta non sono mica tutto.”

“e che cos’è tutto?”

“non lo so. Forse il didentro del sole, spento e solidificato.”

“il DIDENTRO del sole…? Solidificato?”

“già.”

“e com’è che sarebbe il didentro, del sole, se si solidificasse?

“ecco, il sole è una palla di fuoco. Chissà se gli scienziati sarebbero d’accordo con me, ma io credo che sarebbe una cosa così.”

E Duke agguantò una per avocado.

“uhau!”

“sì sì, ecco cos’è una pera avocado: sole solido. Uno mangia questo sole e si riscalda il sangue.”

“c’è il sole nella birra che bevi tu?”

“oh sì sì.”

“e c’è il sole nel didentro di me?”

“più che dentro qualunque altra persona.”

“e io penso che tu ci hai un GRANDE SOLE  dentro di te.”

Seguitarono il giro del mercato. Duke non sceglieva niente. Era Lala che gettava nel cestino tutto quello che le pareva. Anche roba non da mangiare: una palla, dei pastelli, una pistola di latta. Un astronauta col paracadute che gli si apriva quando lo lanciavi in aria. Lo guardò con severo cipiglio. Poveretta: la sua faccia era stata scavata e svuotata. Un orrore a vedersi. E lei neanche lo sapeva.

“ciao piccolina,” disse la cassiera. Lala non le rispose. Duke non la sollecitò. Pagarono, si diressero verso la loro auto.

“si pigliano i soldi nostri,” disse Lala.

“si.”

“e poi a te ti tocca andare a lavorare di notte per fare altri soldi, non mi piace che vai fuori da casa alla sera. Voglio giocare con te a madre e figlio. Io ero la mamma, tu eri il bambino.”

“e va bene. Facciamolo adesso. Io il bambino. Che c’è, mamma?”

“bene. Dì, bambino, sai guidare?”

“ci proverò.”

Partirono. Erano in auto, quando un figlio di puttana all’improvviso accelerò e a momenti li pamponava, mentre facevano una svolta a sinistra.

“ma, bambino, perché la gente cerca di darci contro?”

“vedi, mamma, è perché sono infelici. E la gente infelice ci ha voglia di sfasciare le cose.”

“non ci sono persone felici?”

“ce n’è tante che fanno finta di essere felici.”

“perché?”

“perché si vergognano e hanno paura di confessare che non sono felici.”

“tu hai paura?”

“io ci ho solo il coraggio di confessarlo a te… ho tanta paura mamma, ho paura di morire da un momento all’altro.”

“vuoi il biberon, bambino?”

“si, mamma, ma quando arriviamo a casa.”

Più oltre, svoltarono a destra per Normandie Street. È più difficile che ti tamponino quando svolti a destra.

“devi andare a lavorare, stasera, bambino?”

“si, mamma.”

“ma perché lavori di notte?”

“perché è buio e la gente non mi vede.”

“perché non vuoi farti vedere?”

“perché se mi vedono mi prendono e mi mettono in prigione.”

“che cos’è la prigione?”

“tutto quanto è la prigione.”

“io no, io NON sono la prigione.”

Parcheggiarono, entrarono in casa con le sporte.

“mamma!” disse Lala. “abbiamo fatto la spesa. Soli solidi, astronauti, un sacco di roba!”

La mamma (la chiamavano “Mag) la mamma disse: “brava brava.”

Poi a Duke: “accidenti, vorrei che non uscissi, stasera. C’ho un brutto presentimento. Resta a casa, Duke.”

“tu hai un brutto presentimento, stella? Embè, io ce l’ho ogni volta. Fa parte del mestiere no. No, non posso darti retta. Siamo al verde. La signorina ha fatto un sacco di compere, dal prosciutto in scatola al caviale.”

“ma, sano dio, non sei capace di tenerla a freno?”

“voglio vederla felice.”

“non sarà mai felice, se vai dentro.”

“senti, Mag, nel mio mestiere devi metterla in previsione, un po’ di gattabuia. È come una vacanza. Io non ne ho fatta molta. M’è andata meglio che a tanti altri.”

“che ne diresti di un lavoro onesto?”

“cada, a parte la maggiore fatica, non esistono lavori onesti. Crepi lo stesso, in un modo o nell’altro. E io ormai sono bravo nel mio campo. Sono una specie di dentista, io, che cavo denti alla società. So fare solo questo. È troppo tardi. Lo sai come trattano gli ex galeotti, no? Te l’ho già detto, come. Io…”

“lo so quello che m’hai detto, ma…”

“ma ma ma ma! Vuoi lasciarmi finire, mannaggia?!

“finisci.”

“ci sono certi industria lotti specializzati per ‘riabilitare’ i detenuti, gli ex detenuti. Bocchinari schiavisti che abitano nei quartieri alti, a Beverly Hills, a Malibù. Bene, al confronto la galera è rose e fiore. Si tratta di  una fregatura. Lavoro da schiavi, le autorità lo sanno, noi lo sappiamo. Lo Stato risparmia, qualcun altro ci fa i soldi. È tutta una merdata. Tutto quanto. Ti fanno lavorare tre volte più di un operaio normale: loro rubano a man salva, col benestare della legge. Poi la vendono, la roba, a dieci venti volte il suo valore effettivo. Però col beneplacito della legge. Della loro legge.”

“santo dio, l’ho già sentita tante di quelle volte…”

“e adesso la risenti un’altra volta, perdio! Io non posso stare zitto. Credi che non provo niente? E non dovrei parlare? Neanche con mia moglie? Sei mia moglie, tu, no? Scopiamo, sì o no? Viviamo insieme o no?”

“sei tu che ti sei fottuto da per te. E adesso piangi.”

“vaffanculo, và! Ho fatto uno sbaglio. Ho commesso un errore tecnico. Ero giovane. Non avevo capito le loro merdosissime regole…”

“e adesso cerchi di giustificare la tua ideozia.”

“ah quant’è buona. Mi piace, mogliettina. Mi piace. Una fica, sei, nient’altro che una fica. Una gran fica aperta sui scalini della casa bianca, spalancata, mentalmente trombata…”

“non farti sentire da quella creatura, Duke.”

“bene, ho finito, fica. RIABILITAZIONE. Ecco la fregatura. Quei culirotti, bocchinari di Beverly Hills. Gente bene, come no, brava gente educata e UMANITARIA! Le loro mogli vanno ai concerti, a sentir Mozart e Mahler, e fanno la beneficenza, e fregano il fisco. E poi vengono messe nella lista delle dieci signore più eleganti dell’anno, dal ‘Los Angeles Times’. E lo sai cosa cazzo ti fanno, i loro mariti? Ti trattano come un cane rognoso, alla fabbrica. Ti pagano meno!”

“Duke,” gli domandò Lala, “vuoi che ti chiamo Duke oppure papà?”

“come ti pare, stella, fa lo stesso.”

“perché ci ha il pelo la noce di cocco?”

“oh cristo, e che ne so. Perché ci ho il pelo sulle palle, io?”

Mag si fece sulla soglia della cucina, con un barattolo di piselli in mano. “non parlare a quel modo a mia figlia.”

tua figlia? Ma non vedi che bocca limata che ci ha? Come la mia. E gli occhi? E il cervello? Ha preso tutto da me. Tua figlia… solo perché t’è uscita dalla passera e ti s’è attaccata alle tette. Non è figlia di nessuno. P la figlia di se stessa.”

“ti ripeto che non voglio che usi quel linguaggio in presenza della bambina.”

“tu non vuoi… tu non vuoi…”

“proprio così!” tenava la lattina di piselli in equilibrio sul palmo della mano protesa. “non voglio.”

“te lo giuro, se non sparisci subito, ti giuro su dio che PIGLIO QUEL BARATTOLO DI PISELLI E TE LO FICCO TUTTO SU PEL BUCICCIO DEL CULO!”

Mag ritornò in cucina coi piselli, e ci rimase.

Duke andò nello sgabuzzino e prese il paltò e la rivoltella. Salutò la ragazzina con un bacio. Era più dolce d’un abbronzatura a dicembre e di sei bianchi cavalli al galoppo per un prato tutto verde, sfrenati… questo effetto gli faceva. Qualcosa lo strinse alla gola. Ma si allontanò in fretta, richiuse la porta piano.

Mag uscì dalla cucina.

“Duke è uscito,” disse la bambina.

“si, lo so.”

“m’è venuto sonno, mamma. Mi leggi una favola?”

Si sedettero insieme sul divano.

“torna Duke a casa, mamma?”

“sì quel figlio di puttana, torna, torna.”

“e cos’è un figlio di puttana?”

“è uno come Duke. Gli voglio bene.”

“vuoi bene a un figlio di puttana, tu?”

“sì.” Mag rise. “sì. Vieni qui, stellina, sui miei ginocchi.” Abbracciò la bambina. “sei così tiepida… come la pancetta calda… come le frittelle calde…”

“io non sono pancetta e frittelle. SEI TU pancetta e frittelle!”

“è luna piena stanotte. Troppa luce, troppo chiaro. Ho un brutto presentimento…”

                                                                                                   C.Bukowski

 
 
 

Post N° 203

Post n°203 pubblicato il 25 Agosto 2008 da Zultan

Ho trovato questa pagina per caso...

...volevo piangere...

... e farvela vedere...

http://www.mediciinternazionali.org/photo/vivisection_dogs.htm

Devo riuscire a scolpire nelle vostre teste di cazzo che dobbiamo fare qualcosa per gli animali... vi basta?

 
 
 

Post N° 202

Post n°202 pubblicato il 24 Agosto 2008 da Zultan


          Dord Fionn


Ta se ag dul as,
ta se ag dul as.
Sta scomparendo,
sta scomparendo.
Ci ha lasciati nostro fratello,
ha lasciato la sua Fianna.
Chuaigh se an cnoc,
chuaigh se an cnoc.
E'salito in cima alla collina,
è salito in cima alla collina.
Non vedrà mai più i verdi campi,
non vedrà mai più il mare,
                              non vedrà mai più i monti,
                                non vedrà mai più i fiumi.
                               Leis fanach,
                               leis fanach.
                              Ditegli di aspettare,
                              ditegli di aspettare.
                                 Ta an la ag imeacht
                                 ta an la ag imeacht.
                                 Il giorno sta morendo,
                                 il giorno sta morendo





Un saluto a te, grande amico...

Ora sembra quasi di riaverti tra noi....

Arriva la sera... riposa tranquillo...

Ti abbracciamo forte...


 
 
 
 
 

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