Cerca in questo Blogciel errantJ'aime alors contempler le ciel Avoir l'impression de m'envoler vers les nuages qui passent puis s'effacent Dans le bleu d'une mer sans fin m'ispira - il cielo e i suoi fenomeni - nordens skalder - zacekfoto - lumières d'altitude - toshimi taki - il nostro nord del mondo - akira fujii - olgeir andresson - ladislav kamarad - nils jorgensen - vincent munier - kai rösler - ursula i abresch - cortina stelle - lights in the dark - nuovo orione - le montagne - foto dolomiti - montagna veneta - passeggiando - fortunatophotography - avso - yosedolo - cristaldegivre - astrosurf - twanight - all the sky - vinterriket - weatherscapes - astro-pics Citazioni nei Blog Amici: 2 Area personale- Login
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telescopio riflettore Meade 2120 LX6 10'' f/10
telescopio rifrattore Konus Venus 60mm f/15 oculari Plössl, ortoscopici Meade, zoom Swarovski binocolo Minolta Activa 7x50
« ... chi ha visto il vento? Né tu né io; ma quando gli alberi piegano la testa è il vento che passa » - Ch. Rossetti
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La pace delle cose selvatiche Quando la disperazione del mondo mi cresce dentro
who am I?Nordavind è il moniker che uso e il nome di questo blog. In lingua norvegese significa ''vento del nord''.
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pensieri, immagini, parole
Giovedì scorso, mentre osservavo la cartina topografica dell'Altipiano, come al solito non potevo che fantasticare su una delle mille escursioni possibili, in particolare sulla parte dell'Altipiano che reputo più affascinante, ossia la zona alta (come la chiamiamo qui), vale a dire il gradone sommitale dell'acrocoro dei Sette Comuni, che si cela a nord della conca centrale -laddove si trovano i paesi- e che si eleva su una quota media di 1500m per un'estensione di oltre 300kmq di superficie. Come mi capita di sovente, decido d'istinto di partire per una meta, non meditata ...e questa volta lo faccio sul tardo pomeriggio. Decido di salire fino a Cima Vezzena, una montagna che si erge per 1.908m sul livello del mare e la cui cima è famosa per il grandioso panorama che offre su gran parte dell'Altipiano e sull'intera Valsugana, valle racchuisa tra il bastione dell'Altipiano stesso e la Catena dei Lagorai, 1.800m più in basso. La cima prende il nome dall'omonima Piana, che si trova poco più sotto, il suo antico nome cimbro corrisponde invece a Spitz Verle. Parto da casa verso le 16, il tempo non è dei migliori, tanto che nel percorrere in auto gli oltre 30km che mi separano dal punto di partenza mi becco pure un acquazzone. Neppure la partenza è delle più incoraggianti, il tempo pare volgere al brutto ...e ho pure un problema con uno scarpone (si sta staccando la suola!) ma decido di salire egualmente, magari confidando in un bel tramonto quando sarò lassù. Questa volta -al contrario delle mie precedenti ascese- scelgo la via meno diretta, percorro cioè una vecchia strada militare (costruita dall'esercito autroungarico durante la Grande Guerra) anzichè il sentiero CAI (comunque assai impegnativo). Salgo la lunga mulattiera in religioso silenzio, con me salgono i miei pensieri, mi fa compagnia un gheppio. Il bosco inizialmente è assai brutto, si tratta di una pecceta secondaria (ossia di impianto artificiale, messa a dimora per riparare i danni bellici) assai densa. Mano a mano che salgo il bosco si fa però sempre più bello, incontro anche un paio di caprioli, più su mi trovo in un abieteto puro (bellissimo): enormi e colonnari abeti bianchi si innalzano verso il cielo, brillando d'argento, nel sottobosco l'erica è ancora fiorita e ...con un tuffo al cuore, vengo sorpreso dall'incontro fugace con una femmina di gallo cedrone. L'osservo per un po', prima che scompaia nel fitto della vegetazione, proseguo poi il mio cammino. Dopo quasi due ore sono in cima. Una visione dalla cima (il video non è mio) Sulla vetta, direttamente scavata nella roccia, si trova una fortezza risalente al Primo Conflitto Mondiale (o meglio, quel che ne rimane). Il forte infatti è quasi totalmente crollato a causa dei bombardamenti e del ''saccheggio'' perpetruato negli anni '30 dello scorso secolo. Opera arditissima, quasi mi vengono le vertigini ad osservare il panorama dalle finestre ormai ''sospese'' nei muri rimasti. Capisco il perchè il forte venisse soprannominato ''l'occhio degli altipiani''. Come sempre quando mi trovo in questi luoghi (ce ne sono molti sull'Altipiano) non posso che meditare sulla vita che dovettero condurre i soldati a quel tempo, fatta di sacrifici e paura, tra lo scoppio delle granate nemiche e dei fulmini che numerosi si abbattono a queste altezze. Tra gli altri questo forte ospitò tra le sue mura anche lo scrittore Fritz Weber (autore del famoso Tappe della disfatta) ed il regista Luis Trenker.
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